Sangye Khadro: Meditazione sulla consapevolezza della morte

Sangye Khadro (Kathleen McDonald): Il principale beneficio della pratica di questa meditazione è che ci obbliga a decidere quali atteggiamenti e attività hanno veramente valore.

Sangye Khadro (Kathleen McDonald): Il principale beneficio della pratica di questa meditazione è che ci obbliga a decidere quali atteggiamenti e attività hanno veramente valore.

Sangye Khadro: Meditazione sulla consapevolezza della morte

Quando affrontiamo per la prima volta l’idea di meditare sulla morte possiamo avere una reazione di sconcerto. Forse pensiamo che la meditazione dovrebbe avere come oggetto delle esperienze felici, mentre la morte e le cose a essa associate, lacrime di dolore, abiti neri, scheletri e cimiteri evocano sentimenti di timori e panico. Consideriamo la morte come la negazione della vita, della bellezza e della felicità: appartiene al regno dell’indicibile, dell’impensabile. Ma perché siamo incapaci di accettare la morte con la stessa calma con la quale accettiamo che i fiori freschi di ieri siano appassiti oggi? Il cambiamento, la disintegrazione e la morte sono aspetti naturali ed inevitabili dell’esistenza.
Il Buddismo spiega la morte come la separazione della mente dal corpo,dopodiché il corpo si disintegra e la coscienza continua in un’altra vita. L’ego convenzionale o Io, che dipende dall’attuale combinazione di mente-corpo, termina al momento della morte, mentre una diversa immagine del sé sorgerà con la nuova vita. La morte è pertanto non una cessazione ma una transizione, una trasformazione.
Alla radice del nostro malessere e della nostra negazione c’è la ignoranza. Noi ci aggrappiamo all’immagine che abbiamo di noi stessi come a qualcosa di permanente e immutevole e vogliamo viverla per sempre. Questo desiderio può non essere conscio, esprimibile in pensieri o parole, ma è definitivamente presente ed è il motivo per cui istintivamente fuggiamo, lottiamo o proteggiamo noi stessi quando la nostra vita è minacciata. Questo non vuol dire che c’è qualcosa di sbagliato nel cercare di soprav-vivere: la vita è davvero molto preziosa, ma sarebbe utile esaminare la natura dell’io che non vuole morire.
Il difetto non sta nel desiderio di prolungare la vita, ma nell’idea fondamentale di chi o che cosa siamo veramente. “Chi sono io, il corpo o una parte qualunque di questo composto di ossa, sangue e carne?” “Sono la mia coscienza?” “Sono qualcosa oltre il
corpo e la mente?”
La comprensione della vacuità o la non-esistenza di un Io autonomo e permanente ci libera dal timore della morte e da tutti i timori e le concezione errate. Fino a che non si raggiunge quel punto, è importante conservare la consapevolezza dell’impermanenza e della morte.
Il principale beneficio della pratica di questa meditazione è che ci obbliga a decidere quali atteggiamenti e attività hanno veramente valore. La vita umana è altamente significativa per le opportunità che provvede alla nostra crescita spirituale sviluppando il nostro amore, comprensione, chiarezza, saggezza e, alla fine, la realizzazione dell’illuminazione. Ciascuno di noi ha questo potenziale.
Ma la vita è breve. La morte può arrivare in qualunque momento e il morire, senza aver intrapreso l’unico lavoro che abbia un beneficio duraturo sia per noi che per gli altri, sarebbe molto sfortunato. La nostra vita attuale e le nostre esperienze sono
passeggere: aggrapparsi a qualcosa in questo mondo è come cercare di afferrare un arcobaleno. Se lo terremo sempre in mente non sprecheremo tempo in scopi mondani ma l’occuperemo saggiamente evitando quello che è negativo, e quindi anche la causa dell’infelicità, coltivando ciò che è positivo e di conseguenza, la causa della felicità.
Il modo in cui viviamo la nostra vita influisce inevitabilmente sulla nostra morte. Se viviamo pacificamente moriremo in pace, ma se manchiamo di prendere nella giusta considerazione la morte, e di conseguenza di prepararci ad essa, è probabile che moriremo con paura e con ripianti: stati mentali che si aggiungeranno alla nostra sofferenza.

A: L’inevitabilità della morte
Tutti dobbiamo morire: Noi pianifichiamo per i giorni, i mesi e gli anni a venire i nostri progetti e le nostre attività, ma sebbene la morte sia il solo evento certo, essa non fa mai parte dei nostri progetti. Per generare un’esperienza dell’inevitabilità della morte, per prima cosa ricordatevi delle personalità del passato: governanti famosi e scrittori, musicisti, filosofi, santi, criminali e persone ordinarie. Tutte queste persone, una volta erano vive, hanno lavorato, pensato e scritto; hanno amato e lottato, hanno goduto la vita e sofferto, ed infine sono morte. C’è mai stato qualcuno che sia vissuto senza dover morire? Per quanto saggia, ricca, potente o famosa possa essere una persona, la sua vita deve finire. E’ questo è vero per tutti gli esseri viventi. Malgrado i progressi della scienza e della medicina, non c’è ancora nessuna cura contro la morte e nessuno ha la speranza di poterla eliminare

B: La durata della vostra vita diminuisce costantemente

Il tempo passa: i secondi diventano minuti, i minuti diventano ore, le ore diventano giorni, i giorni diventano anni e voi vi avvicinate sempre più alla morte.

Mantenete per qualche tempo la vostra consapevolezza sull’esperienza di questa corrente ininterrotta del tempo che vi trasporta verso la fine della vostra vita.

Se foste sul punto di cadere da un aeroplano senza paracadute, sarete pienamente consapevoli della prossimità della morte. Immaginate che questo è quello che vi sta
effettivamente succedendo e controllate i pensieri e sentimenti che attraversano la vostra mente.

C-: La quantità di tempo della vostra vita dedicata allo sviluppo della vostra mente è molto ridotta. Ammesso che solo la mente continui dopo la morte, la sola cosa che avrà qualche valore quando morirete sarà l’energia positiva e costruttiva creata proprio durante la vostra vita. Ma quanto tempo dedicate effettivamente a capire la vostra mente, ad essere gentili con gli altri, a sviluppare saggezza e compassione? Quante ore dormite mediamente al giorno? Quante ore lavorate? Quante ore passate a mangiare, a socializzare? Quanto tempo passate a sentirvi depressi, frustrati, annoiati, in collera, pieni di risentimento, gelosi, pigri o critici? Ed infine quanto tempo passate cercando coscientemente di migliorare il vostro stato mentale?

D: L’incertezza del momento della morte. La durata della vita è incerta: Se gli esseri umani morissero a un’età precisa, diciamo ottant’anni, avremmo molto tempo per prepararci alla morte. Ma non esiste una tale certezza e la morte ci coglie prevalentemente di sorpresa.

La vita può finire in qualsiasi momento: alla nascita, nell’infanzia, nell’adolescenza, all’età di ventidue, oppure cinquanta anni. Anche se adesso siamo giovani e sani, non c’è alcuna garanzia che vivremo ancora a lungo. Possiamo sperare di vivere fino all’età di settanta, oppure ottant’anni, ma non possiamo essere certi di poterlo fare. Non possiamo essere nemmeno certi che non moriremo più tardi, nel corso della giornata. E’ molto difficile essere convinti che la morte potrebbe avvenire in qualsiasi momento. Abbiamo la tendenza a credere che, poiché siamo sopravvissuti fino a oggi, così la prosecuzione della nostra vita sia sicura, ma migliaia di persone muoiono ogni giorno e pochi tra loro lo avevano previsto.

E: Vi sono molte cause di morte

Ogni giorno abbiamo notizie di qualche disastro o di altre catastrofi: terremoti, incendi, tempeste, alluvioni, terrorismo, che provocano la morte di migliaia di esseri umani… Per quelli di noi che si sentono lontani e al sicuro da morte violente di questo tipo, ci sono cause di morte più banali come: gli attacchi di cuore, il cancro ed altre malattie mortali; Gli incidenti d’auto ed aerei, gli annegamenti e l’omicidio. Anche delle cose che hanno il compito di aiutare e proteggere la vita possono provocare la morte: il cibo e le medicine, se ingerite impropriamente, possono portare alla morte. Infine c’è la vecchiaia che non risparmia nessuno.
La gente muore nel sonno, nell’utero materno, tornando a casa dal lavoro, andando a scuola, sui campi da gioco e mentre prepara la cena. Contemplate queste situazioni.

F: Il corpo umano è molto fragile

Il corpo fisico è estremamente vulnerabile, si può ferire e rompere facilmente. Nel giro di pochi minuti può trasformarsi e da forte ed attivo diventare disperatamente debole e pieno di dolori.

In questo momento potete sentirvi sani, sicuri e pieni di energia, ma una cosa piccola come un virus o tanto insignificante come una spina può assorbire la vostra forza e provocare la vostra morte.

Tratto dal sito http://www.centronirvana.it/home.htm, http://www.centronirvana.it/articolididharma104.htm che devotamente ringraziamo per la sua compassionevole gentilezza verso tutti gli esseri che soffrono in questa dolorosa esistenza samsarica.

Sangye Khadro (Kathleen McDonald) è nata in California nel 1952. Ha vissuto per tre anni nella comunità di monaci e monache occidentali al Monastero di Kopan, a Kathmandu, studiando e partecipando a ritiri di meditazione. Ha insegnato in Australia, in Nepal, è stata insegnante-residente nel Centro Buddhista Amithaba, a Singapore, e in seguito ha viaggiato e dato insegnamenti in varie parti del mondo. Frequenta attualmente il Masters Program di cinque anni all’Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia-Pisa. È autrice del noto volume “Come meditare” http://www.chiaraluce.it/index_file/ChiaraLuceEdizioniLibriComemeditare.htm