6 Nagarjuna: Lettera ad un amico

Acarya Nagarjuna: “Diffondi la fama delle immacolate Saggezza, Moralità e Generosità, in tutte le regioni del cielo, dello spazio e sulla faccia della Terra. Consegui, infine, lo Stato Trascendente del Nirvana, il cui nome incontaminato e perfetto, significa Pace ed Assenza di paura”.

Acarya Nagarjuna: “Diffondi la fama delle immacolate Saggezza, Moralità e Generosità, in tutte le regioni del cielo, dello spazio e sulla faccia della Terra. Consegui, infine, lo Stato Trascendente del Nirvana, il cui nome incontaminato e perfetto, significa Pace ed Assenza di paura”.

6 Lettera ad un amico (Suhrllekha) di Acarya Nagarjuna con Commentario “Il Significato Chiarito (Sphutartha)” del Ven. Lama Sakya Rendawa.

C. PERSEGUIMENTO DEL SENTIERO, con la Contemplazione delle VIRTU’ DEL NIRVANA.

Questa sezione include due capitoli, di cui il primo tratta di ciò che è comune a tutti i Veicoli.

CAP. 5. CIO’ CHE E’ COMUNE A TUTTI I VEICOLI.

Il primo dei due paragrafi di questo capitolo dimostra che il Nirvana possiede virtù che fanno di esso l’unico oggetto da conseguire.

1) SPIEGAZIONE DELLE VIRTU’ CHE FANNO DEL NIRVANA UN OGGETTO DA CONSEGUIRE.

Il verso che segue è formulato come una esortazione a sforzarsi per conseguire il Nirvana, una volta che si sia generata una sincera insoddisfazione nei riguardi del mondo e del samsara, così come spiegato in precedenza.

( Verso 104)

Non dovremmo perdere tempo, nemmeno per estinguere

Un fuoco che ci bruciasse gli abiti o anche la propria testa,

Ma dovremmo piuttosto esercitare noi stessi a porre fine

Ad ogni rinascita. Nessuno scopo è superiore a questo.”Se i propri vestiti, o anche la nostra stessa testa, improvvisamente prendessero fuoco, si cercherebbe di spegnere prontamente l’incendio poiché distruggerebbe sia le nostre membra che la vita. Tuttavia, un uomo realmente saggio, conoscendo i difetti del samsara, tralascerebbe ogni tentativo di estinguere il fuoco e si sforzerebbe invece, senza riguardo per le proprie membra e la propria vita, soltanto di porre fine alla rinascita.

In che modo può essere ottenuta la cessazione delle rinascite? Il verso seguente viene espresso per spiegare che essa è raggiungibile per mezzo dei Tre Addestramenti.

( Verso 105)

Attraverso la Moralità, la Saggezza e la Meditazione, deve essere

Raggiunto il Nirvana, l’immacolato stato di Pace e Conquista:

Immune da vecchiaia, immortale, incessante, libero e liberato

Da terra, acqua, fuoco, aria nonché dal sole e dalla luna.”

In breve, il Nirvana viene conseguito per mezzo dei Tre Addestramenti: Moralità (Sila), Saggezza (Prajna) e Meditazione (Dhyana), come menzionati all’inizio del testo.

Il Nirvana è di duplice aspetto: “senza residuo” (niravasesa) e “con residuo” (savasesa).

Il primo è chiamato “Pace”, poiché tutti gli aggregati impuri sono cessati. Il secondo è chiamato “Conquista”, in quanto permette il dominio assoluto delle facoltà (indriya). Poiché sono entrambi liberi dalla confusione delle afflizioni mentali, entrambi sono “immacolati”. Inoltre, si diventa “immuni da vecchiaia” perché il processo di invecchiamento si interrompe, e “immortali” perché la forza vitale non è più soggetta a mutamento. Infine il Nirvana è “incessante” perché dura per sempre ed è interminabile, ovverosia eterno.

Per distinguere questa Liberazione da quella che, secondo alcuni non-Buddhisti, ha ‘il colore della neve o di un guscio di conchiglia, del latte cagliato, della nebbia o di una perla, oppure l’aspetto di un parasole bianco’, il verso afferma che bisognerebbe conseguire uno stato che sia privo di ogni elemento e di ogni qualità identificabile in maniera umana (cioè privo di terra, acqua, fuoco, aria, sole e luna).

2. ISTRUZIONI PER IL COMPLETAMENTO DELL’ACCUMULAZIONE DELLE CAUSE PER IL CONSE-GUIMENTO DEL NIRVANA.

Questo paragrafo ha, a sua volta, sette parti – di cui la prima riguarda i Sette Fattori dell’Illuminazione (Saptabodhiyanga). Il verso seguente viene espresso per descrivere quei dharma favorevoli che, una volta conseguiti, causano l’ottenimento del Nirvana.

I SETTE FATTORI DELL’ILLUMINAZIONE.

(Verso 106)

La Presenza mentale, il Discernimento discriminante, lo Sforzo,

La Gioia interiore, la Destrezza, il Samadhi e l’Equanimità: questi

Sette sono i Fattori dell’Illuminazione, ovvero l’accumulazione

delle sette Virtù che portano al conseguimento del Nirvana.”

Presenza mentale” (smriti), significa non dimenticare mai l’oggetto dell’attenzione, cioè la Verità. La Saggezza discriminante (prajna) è il profondo discernimento della composizione dei dharma. Lo Sforzo (virya) è il piacere di applicarsi costantemente nella virtù. La Gioia interiore (priti) è uno stato di soddisfazione mentale alimentato dalla pratica stessa. La Destrezza (prasrabodhi) è la completa adattabilità del corpo e della mente. Il Samadhi è lo stato meditativo continuo e approfondito. Infine l’Equanimità (upeksa) è uno stato naturale e rilassato in cui sia il torpore che l’agitazione mentale sono assenti. Inoltre, tutti questi dovrebbero essere compresi allorché si presentano e intervengono in occasione del Sentiero della Visione (darsanamarga).

Vengono chiamati “Fattori dell’Illuminazione” poichè sono le cause realizzanti di quella Illuminazione che è intesa come il Sentiero della Visione. In che senso essi costituiscono i Fattori dell’Illuminazione del Sentiero della Visione? Ciò viene spiegato nel testo Mahayanasutralamkara, come segue:

Il primo è il fattore di supporto, il secondo il fattore essenziale,

Il terzo è il fattore della perseveranza, mentre il quarto è quello

Del beneficio che si ottiene. E ancora, tutti gli altri tre fattori,

Hanno per effetto risultante, la non afflizione della mente.” ( Cap. 18, v. 63)

———- LA PRESENZA MENTALE ———

La Presenza Mentale è il fattore di supporto (nisraya) dell’Illuminazione del Sentiero della Visione, perché mantenendo uno stato di consapevolezza, si impedisce la degenerazione dei dharma virtuosi, in quanto essi vengono costantemente riportati alla mente. Poiché permette di realizzare l’attenzione sugli oggetti non ancora realizzati, la Presenza Mentale è simile alla Ruota Preziosa (chakraratna)(1), che permette di conquistare territori sconosciuti. Nel Sutralamkara viene detto ancora:

Allo scopo di conquistare gli oggetti della Conoscenza

Non ancora conquistati, pratica sempre la Consapevolezza.” ( Cap. 18, v. 58)

———– LA SAGGEZZA DELLA DISCRIMINAZIONE ———–

La Saggezza è il fattore essenziale (svabhava) perché è la natura essenziale del Sentiero della Visione. La Saggezza è simile ad un Vigoroso Elefante (hastiratna) che distrugge il suo nemico, in quanto essa supera le concettualizzazioni che falsamente presumono di riconoscere l’esistenza di un sé reale e di reali entità intrinsecamente esistenti. Pertanto, nel Sutralamkara è detto:

Con questa Saggezza e Discernimento discriminante,

Ogni traccia di Concettualizzazione è distrutta.” ( Cap. 18, v. 58)

———— LO SFORZO ————

Lo Sforzo è il fattore della perseveranza (niryana) perché permette di avanzare fino al raggiungimento della mèta. Esso è simile al Cavallo Supremo (asvaratna)(2), che permette di arrivare alla Estrema Regione circondata dal grande Oceano, in quanto conduce rapidamente al conseguimento della Conoscenza Supernormale (abhijna) (3). Sempre dal Sutralamkara:

Grazie a questo ineffabile Sforzo si darà inizio

Alla rapida realizzazione del Trascendente.” ( Cap. 18, v. 59)

————- LA GIOIA INTERIORE ————-

La Gioia è il fattore del beneficio ottenuto (anusamsa) perché rende la mente tranquilla. Essa produce piacere, proprio come per un Re che prova godimento dallo splendore di un Gioiello Raffinato (maniratna) (4). E il Sutra…

“…Con l’accrescimento della luce maestosa del Dharma,

La Gioia Interiore determina un costante sviluppo.” ( Cap. 18, v. 59)

———– LA DESTREZZA ———–

La Destrezza è il fattore grazie al quale non si dà ospitalità a nessun tipo di afflizione mentale, in quanto essa annulla le cause delle afflizioni mentali (vale a dire si respinge ogni stato pernicioso e deleterio (daustulya) di corpo, parola e mente. Tale destrezza è come una Regina (striratna) che provoca l’esperienza di beatitudine di un Re. Nel Sutralamkara è detto:

In quanto essa rende liberi da tutti gli ostacoli,

Si ottiene la beatitudine per mezzo della Destrezza.”( Cap. 18, v. 60)

————- IL SAMADHI ————

Il Samadhi (Stato Meditativo Profondo) è il fattore in cui non possono sorgere afflizioni mentali, poiché in questo stato si è divenuti liberi da queste afflizioni. Il Samadhi è paragonabile al Ministro del Re (grihapati) in quanto porta a compimento tutti gli scopi desiderati. Ancora il Sutralamkara, dice:

Lo stato profondo del Samadhi determina la certezza

Del proprio conseguimento dei risultati desiderati.” ( Cap. 18, v. 60)

———– L’EQUANIMITA’ ———–

L’equanimità è per natura uno stato di essere privo di afflizioni mentali, perché la sua essenza, che scaturisce dal Samadhi, è quella di essere libera da tutte le afflizioni, tali quali la bramosia o altre sofferenze mentali. L’Equanimità è come il Comandante Generale (parinayakaratna) che predispone le quattro armate dell’esercito militare ai vari lati, cosicché esse si schierano secondo la sua volontà. Il Sutra conclude:

E’ soltanto per merito dell’Equanimità, che si può restare

Soddisfatti in ogni circostanza, così come uno desidera.” ( Cap. 18, v. 61)

Questi sette fattori costituiscono l’accumulazione di cause virtuose, le quali producono il Conseguimento del Nirvana e devono perciò essere fermamente perseguite.

——– L’UNIONE DI SHAMATHA E VIPASYANA ——–

Il verso seguente viene esposto per dimostrare che il Nirvana viene conseguito attraverso l’unione di Shamatha e Vipasyana.

(Verso 107)

Certamente non può esservi Meditazione senza Saggezza

Come pure non può esservi Saggezza senza Meditazione.

Chi è padrone di entrambe riduce l’oceano dell’esistenza

Alle minime dimensioni dell’impronta di un’unghia.”

Senza la Saggezza (Prajna) che comprende perfettamente e correttamente tutti i fenomeni nei loro attributi individuali e generali, non è possibile far sorgere la mente della Meditazione (Dhyana)(8). Questo perché la Saggezza priva di dubbio recide tutte le idee superflue concernenti gli oggetti della conoscenza e fissa con calma la mente sull’oggetto di meditazione.

Inoltre, non vi è Saggezza che sia pura ed esatta Conoscenza, senza la Meditazione Dhyana, poiché è stato stabilito che la vera ed esatta conoscenza viene quando la mente è perfettamente calma.

Ogni Yogi che sia in possesso sia del Dhyana – cioè l’unidirezionalità della mente diretta verso un particolare oggetto di meditazione – che la Prajna – cioè la vera ed esatta Conoscenza – è avvantaggiato dal fatto che l’oceano dell’esistenza viene ridotto al quantitativo di acqua contenuto in una impronta d’unghia. Ciò perché egli è in grado di prosciugarlo rapidamente, come pure di attraversarlo velocemente.

In questo caso, “Saggezza” sta ad indicare la realizzazione della natura priva di sé dell’individuo e dei dharma; per cui nessun’altra saggezza ha il potere di troncare le radici dell’esistenza. La saggezza priva del Dhyana non è stabile ed è quindi priva del potere di sradicare le afflizioni mentali. Parimenti il Dhyana senza la Saggezza può eliminare soltanto l’effettiva manifestazione delle afflizioni mentali, ma non può estirpare i loro semi, per cui queste sono destinate a ripresentarsi regolarmente.

Quindi, è il Sentiero di Shamatha (pace quiescente) e Vipasyana (Visione intuitiva) congiunte, che conduce al conseguimento del Nirvana. Delle due, Vipasyana è più determinante di Shamatha, per cui in uno Stotra (inno di lode) viene affermato quanto segue:

Per quell’individuo che non è adatto al Tuo Insegnamento,

Ed è accecato dal desiderio, dall’odio e dall’ignoranza,

La sofferenza sorgerà nuovamente e il suo dolore non finirà,

Anche se dovesse raggiungere le vette dell’esistenza.”

E ancora:

Ed anche se un fedele seguace dei Tuoi Insegnamenti

Non abbia ancora conseguito l’effettivo stato di Dhyana,

Nondimeno respingendo la brama di future esistenze,

Costui sarà salvo perfino in presenza dei demoni.”

Quindi, coloro che desiderano la Liberazione, dovrebbero dapprima cercare l’idoneità mentale di Shamatha e successivamente esercitarsi, mediante la Saggezza discriminante, nello Yoga della Meditazione sui due aspetti della natura non-autonoma, che inizia con la “pratica della consapevolezza completamente stabilizzata”(smrity-upasthana). La Meditazione disgiunta dalla Saggezza discriminante è una semplice calma mentale che, per il fine ultimo, non serve nemmeno a liberare dall’attaccamento mondano e tanto meno, perciò, a condurre alla Liberazione.

L’ASTENSIONE DAGLI ARGOMENTI NON DEGNI DI CONSIDERAZIONE.

IL PERSEGUIMENTO DELLA COMPRENSIONE DELL’ORIGINAZIONE DIPENDENTE.

Il verso seguente viene espresso al fine di distogliere la mente dalla meditazione su argomenti che sono inutili e non degni di valida considerazione, e che ostacolano la Giusta Visione ed il Sentiero che conduce al Nirvana.

(Verso 108)

Il perfetto Yogi non dovrebbe meditare su argomenti

Che il Congiunto al Sole stabilì essere indegni di considerazione,

Chiamandoli Le Quattordici Visioni Inesprimibili;

Poiché la mente non sarebbe mai pacificata da esse.”

Le Quattordici Visioni Inesprimibili (avyakritadristi), così come vengono stabilite dal Buddha Bhagavan (Il Congiunto al Sole) nel Sutra Dirghagama, sono le seguenti:

1) le quattro basate sul passato: che il sé ed il mondo siano eterni (sasvata), non eterni, entrambe le cose o nessuna delle due;

2) le quattro basate sul futuro: che il sé ed il mondo abbiano una fine (antavan), non la abbiano, entrambe le cose, o nessuna delle due;

3) le quattro basate sul Nirvana: che il Tathagata continui ad esistere dopo la sua morte, che Egli non lo faccia, che lo faccia e non lo faccia, oppure né l’una né l’altra;

4)   infine, le due basate sul corpo e l’anima (atman, che in questo caso è sinonimo di sé): che il corpo e l’atman siano la stessa cosa, o che siano differenti.

Ci si potrebbe chiedere perché queste visioni sono chiamate “inesprimibili”. Interrogato da alcuni asceti non-Buddhisti su questi argomenti, il Tathagata riconobbe come loro presupposto fondamentale la credenza in un “sé” permanente, (cioè essi, prima ancora di ricevere risposte, erano convinti che l’ATMAN fosse esistente in modo permanente). Considerando che non sarebbe stato corretto applicare gli attributi di eternità, non-eternità, ecc. ad una sostanza inesistente e, d’altra parte, che anche rigettare l’esistenza di un “sé” non avrebbe giovato ad uno scopo positivo, Egli non diede alcuna risposta. Per tale ragione, queste visioni vengono chiamate “Inesprimibili”.

Un’altra spiegazione è che tale “sé” debba essere la personalità attribuita agli aggregati e che “mondo” debba riferirsi agli stessi cinque aggregati dell’attaccamento. Dal momento che questi due (il sé e gli aggregati) sorgono dipendentemente (cioè uno in conseguenza degli altri) si deve evincere che sono privi di una natura auto-esistente e quindi non possiedono una condizione né di eternità e né di non-eternità, ecc.

Così come è affermato dalle Scritture:

Tutto ciò che sorge in modo dipendente, nella sua vera essenza, è soltanto Pace”.

Gli oggetti di tali visioni non sono, quindi, qualcosa che possa essere definito eterno, non-eterno, impermanente, e così via. Il Buddha non li dichiarò “non-autoesistenti” (cioè che originano dipendentemente), come si dice che siano, perché considerò che i non-Buddhisti non fossero ricettacoli adatti per il “più profondo dei significati”. Per tutte queste ragioni, queste visioni furono dette “inesprimibili”. Come è scritto nel Ratnavali:

Quando gli fu chiesto se il mondo avesse mai una fine,

Il Jina Bhagavan rimase in assoluto silenzio, perché ritenne

Di non voler presentare il Più Profondo Insegnamento

Ad individui che non fossero stati Ricettacoli adatti.

Perciò il Saggio riconobbe senz’altro l’Onnisciente

Come l’unico che è Colui che conosce tutte le cose.” ( Cap. 1, vv. 73-74)

Non si dovrebbero perciò contemplare visioni come quelle appena presentate, perché solo quelle cose che possono essere meditate correttamente e con risultati benefici, meritano considerazione. Dato che presuppongono qualcosa che realmente non esiste, questi argomenti non possono essere meditati. Prendendoli in considerazione comunque, si viene afferrati dal “serpente” delle visioni nocive che causano la diffusione del veleno delle afflizioni mentali; quindi, la mente non vi trova alcuna pace attraverso la loro contemplazione.

I seguenti tre versi vengono espressi per indicare che ciò che bisognerebbe contemplare è l’Originazione Dipendente (pratitya-samutpada), e che così facendo si ha il beneficio di provvedere a procurarsi l’ottenimento della Pace.

(Versi 109, 110, 111)

Il Muni dichiarò che dall’Ignoranza sorge il Karma,

Successivamente, dal karma nasce la Coscienza

Da questa nascono Nome e Forma, da questi

Le Sei facoltà e, ancora, da queste il Contatto.

Dal Contatto sorge la Sensazione; e sulla base

Della Sensazione senza scampo interviene il Desiderio.

Dal Desiderio sorge l’Attaccamento, da questo la brama

Dell’Esistenza e da essa arriva per forza la Nascita.

Quando c’è Nascita ecco che subito sorge il Dolore,

La Malattia, la Vecchiaia e la Miseria, con insieme

La Paura della Morte, e così un’immensa quantità di sofferenza.

Con la cessazione della Nascita, tutto questo cesserà!”

Il Muni, cioè il Buddha Bhagavan, dichiarò nel Pratityasamutpada Sutra: “Oh monaci, quando è presente questo, accade quest’altro. Poiché è sorto questo, sorgerà quest’altro. E’ proprio così: a causa dell’influenza dell’Ignoranza, intervengono i processi componibili (samskara). A causa dell’influenza della nascita, ecco che intervengono la vecchiaia e la morte, il dolore, le manifestazioni di angoscia, la sofferenza mentale ed ogni altra ansia. In questo modo, questa grande quantità di sofferenza viene ad essere e nessuno può fermarla.

Similmente il Buddha affermò che: “Quando però cessa l’ignoranza, si arrestano i processi componibili… cosi pure quando è cessata la nascita, vengono a cessare la vecchiaia e la morte, il dolore, le manifestazioni di angoscia, la sofferenza mentale e tutti i tipi di ansia. In questo modo, questa grande quantità di sofferenza perviene ad una fine.” Tutto ciò corrisponde a quanto qui è stato presentato in versi.

Considerando questi anelli dell’Originazione Dipendente, dall’ignoranza (avidya), che è la credenza che gli aggregati costituiscano o appartengano ad un “sé”, sorgono tre possibili karma (qui designati come “samskara”, semi causali del karma): meritevole (punya), non-meritevole (apunya) e quello neutro o invariabile (aninjya). Da quest’ultimo tipo di karma sorge la Coscienza (vijnana), il deposito delle tendenze karmiche nonché l’agente che prende nascita.

Da Coscienza sorgono Nome e Forma (nama-rupa), la cui natura è quella dei cinque aggregati presenti fin dai primi stadi dello sviluppo del feto. “Nome” si riferisce ai quattro aggregati di sensazione, percezione, processi componibili e corpo, mentre “Forma” ai quattro elementi fisici che li accompagnano ed i loro prodotti (10). Dallo sviluppo di Nome e Forma sorgono le sei facoltà interne (ayatana) dell’occhio, orecchio, naso, bocca, tatto e mente.

Da queste sei facoltà sorge il Contatto (sparsa), che risulta dalla convergenza di oggetto, facoltà sensoriale e coscienza di essi. Dal Contatto provengono le Sensazioni (vedana) di piacere e dolore e sulla base delle sensazioni ecco che interviene la Brama (trisna), il desiderio di acquisire il piacere e liberarsi dal dolore.

Dalla brama sorge l’Attaccamento (upadana), una forte intensificazione del desiderio che conduce ad intraprendere azioni volte all’acquisizione del piacere nonché ad una decisa volontà di liberarsi dal dolore. Da ciò viene ad essere l’Esistenza (bhava). E’ lo stadio in cui le predisposizioni karmiche che causano la rinascita vengono attivate. Dall’esistenza si origina una futura nascita (jati).

Con l’evento della nascita sorgono la malattia, che è uno squilibrio della propria costituzione fisiologica, la vecchiaia (jara) che è la perdita del proprio vigore giovanile e la morte (marana) che è l’esaurimento della propria forza vitale. Quindi sorge anche il dolore, che tormenta sia il corpo che la mente, anche per la mancanza di cose materiali quali il cibo, gli indumenti, ecc., come pure le manifestazioni di angoscia e sofferenza mentale. Tutti questi costituiscono l’immensa quantità di sofferenza, che non costituiscono, né appartengono ad un sé.

In un modo simile, all’inverso, tutta questa enorme quantità di sofferenza perverrà ad una fine, cominciando dalla cessazione dei processi componibili mediante la cessazione dell’ignoranza, fino alla cessazione di vecchiaia e morte, a causa della cessazione della nascita.

Se si volesse misurare il periodo di tempo in cui questi dodici anelli pervengono al loro compimento, l’intero processo coinvolge tre distinte vite, sebbene essi possano essere distribuiti nell’arco di un numero di vite molto maggiore. I tre anelli dell’ignoranza, processi componibili e coscienza vengono a completarsi nella vita antecedente, poiché costituiscono la forza proiettante che causa una nascita (quella attuale).Gli anelli che vanno da nome e forma, fino alla sensazione, vengono a compimento nella vita intermedia, perché la loro natura è quella di costituire la maturazione della vita successiva. Poiché i tre anelli di desiderio, attaccamento ed esistenza intervengono per l’influenza di tale maturazione, anch’essi raggiungono il compimento nella vita intermedia (cioè sono in atto attualmente).

La nascita, insieme alla vecchiaia ed alla morte, vengono a compimento nella successiva vita, poiché lo stadio finale della vita intermedia si ha con l’anello dell’esistenza – cosicché la nascita viene determinata a causa della sua influenza. La vecchiaia e la morte, a loro volta, avvengono a causa della nascita che ha già avuto manifestazione.

Le prime due nascite (cioè quella precedente e quella attuale) non accadono necessariamente in immediata successione, infatti, è possibile che il nome e la forma della vita presente siano stati proiettati dall’ignoranza di tempi assai remoti. Tuttavia, nel caso che la maturazione sia quella di un karma da “sperimentare nella nascita successiva” (upapadya vedaniya), queste due esistenze di vita accadranno in successione immediata.

Le due nascite posteriori vengono sempre in successione, perché la nascita, come pure la vecchiaia e la morte della prossima vita di una persona, iniziano sempre attraverso l’influenza dello stadio di esistenza della vita attuale. Perciò, la nascita relativa a questa vita, come pure la vecchiaia e la morte, non sono dello stesso ciclo di Originazione Dipendente di quello del nome e forma di questa vita attuale, poiché esse non sorgono sotto l’influsso del desiderio e dell’attaccamento di questa vita. Allora, come stanno veramente le cose?

Esse, cioè nascita, vecchiaia e morte di questa vita, sono dello stesso ciclo di Originazione Dipendente di nome e forma della precedente vita, poiché la nascita, la vecchiaia e la morte relative a questa vita sono sorte sotto l’influsso del desiderio, attaccamento ed esistenza della vita precedente.

Quindi, riguardo alle persone comuni (prithagjana), tutti i dodici anelli dell’Originazione Dipendente sono presenti nella vita in corso; nondimeno, essi costituiscono una combinazione di anelli appartenenti a tre distinti cicli di Originazione Dipendente. In altre parole, la propria nascita attuale, come pure la vecchiaia e la morte relative, sono connesse all’Originazione Dipendente di una vita precedente. L’ignoranza, i processi componibili (cioè le tendenze) e la coscienza di questa vita (se ancora presenti) saranno connessi con una successiva Originazione Dipendente, in quanto sono il karma proiettante per future vite. Infine, i sette anelli relativi alla vita in corso, che vanno dal Nome e Forma fino all’Esistenza, appartengono alla Originazione Dipendente di questa stessa vita.

Di conseguenza, i dodici anelli dell’Originazione Dipendente presenti nella propria vita attuale, permettono ad una persona di comprendere la natura delle sue vite passate e di quelle future. In particolare, gli anelli che vanno da Nome e Forma fino alla Sensazione, sono effetti che sono stati proiettati da vite precedenti, mentre la nascita, con la vecchiaia e la morte, è un effetto che deve essere completato e sperimentato nella prossima vita. Da ciò è possibile dedurre e quindi credere nell’esistenza delle vite precedenti.

I tre anelli dell’ignoranza, ecc. sono le cause proiettanti (aksepaka) per una vita futura, mentre i tre anelli del desiderio, ecc. ne sono le cause produttrici (abhinirvartaka). Da questi si può dedurre, e quindi credere, nell’esistenza delle vite future. I dodici anelli dell’Originazione Dipendente, relativi alle vite passate e future, dovrebbero essere considerati come aventi lo stesso tipo di relazione di causa ed effetto di quelli descritti riferendosi ai dodici anelli di questa vita (11). Quindi bisognerebbe arrivare a comprendere il modo in cui i dodici anelli dell’esistenza condizionata ruotano continuamente, senza inizio né fine, come un tizzone ardente che gira intorno a se stesso. Lo stesso Acarya Nagarjuna ha affermato nel suo Pratityasamutpada Hirdayakarika:

Da tre anelli ne originano altri due, da quei due

Sette anelli e da quei sette, a loro volta,

Provengono i primi tre. Questa è la Ruota

Delle Esistenze che gira ancora e ancora…” ( verso 3)

Il verso che segue viene esposto per spiegare che, attraverso la contemplazione dell’Originazione Dipendente con gli attributi prima spiegati, si comprenderà la vera natura dell’esistenza (tattva) e dei fenomeni (dharma).

(Verso 112)

L’enunciazione di questa Originazione Dipendente

E’ il più Prezioso e Profondo tesoro della Parola del Jina.

Chiunque sia in grado di comprenderla, vede direttamente

Il Buddha Supremo conoscitore della Vera Realtà.”

Quindi, questa Originazione Dipendente, è il più prezioso di tutti gli insegnamenti del Jina, perché è il significato essenziale di tutta la Sua Sacra Parola. E’ anche il più profondo nel senso che è assai difficile che altri lo comprendano, in quanto è totalmente libero dai quattro estremi.

Perciò, chiunque pervenga ad una corretta Realizzazione di questa Originazione Dipendente, vede il Buddha, Supremo Conoscitore della Realtà, in quanto il Buddha consiste nel Dharmakaya, la cui natura non è differente da quella dell’Originazione Dipendente. Così come è affermato dal Salistamba Sutra:

Chiunque conosce l’Originazione Dipendente, conosce il Dharma;

E Colui che conosce il Dharma, conosce il Tathagata.”

Il verso successivo viene esposto per indicare che chi abbia una profonda comprensione dell’Originazione Dipendente, dà origine al Sentiero che conduce alle Quattro Nobili Verità Arya.

———- L’OTTUPLICE SENTIERO ARYA ———–

(Verso 113)

Retta Visione, Retto Pensiero, Retta Parola, Retta Azione,

Retto Modo di Vita, Retto Sforzo, Retta Presenza Mentale

E Retta Meditazione sono gli Otto Fattori del Sentiero.

Applicati su di essi e conseguirai la Pace del Nirvana.”

Per rispettare la metrica, nella versione originale Tibetana, i fattori del Sentiero non erano enumerati nell’ordine. In questa traduzione sono stati rimessi nella loro giusta sequenza, che è come segue:

1)   Retta Visione (samyak-dristi) è la Saggezza che compie un accurato esame dell’oggetto realizzato nel Sentiero della Visione.

2)   Retto Pensiero (samyak-samkalpa) è la riflessione che dà origine alla capacità di insegnare agli altri la Verità che uno ha realizzato.

3)   Retta Parola (samyak-vac) è la giusta ed esatta capacità di esprimere verbalmente la Verità realizzata per trasferirla ad altri.

4)   Retta Azione (samyak-karmanta) è l’adeguata manifestazione fisica e verbale di colui che ha abbandonato il comportamento scorretto.

5)   Retto Modo di Vita (samyak-ajiva) è il corretto modo di comportarsi, utilizzando cibo adatto, vestiti decenti, sessualità corretta, ecc., in accordo col Dharma.

6)   Retto Sforzo (samyak-vyayama) è la corretta applicazione per concentrare la consapevolezza.

7)   Retta Presenza Mentale (samyak-smriti) è l’attenzione costante, la consapevolezza continua di sé in accordo agli aspetti del Sentiero.

8)   Retta Meditazione (samyak-samadhi) è la stabilità meditativa che fa restare la mente ferma e univoca su tali aspetti.

Questi Otto Fattori, che intervengono nel processo durante il Nobile (Arya) Sentiero della Meditazione (bhavanamarga) sono chiamati “Gli Otto Fattori del Sentiero” perché sono elementi componenti del Sentiero Arya. Di questi otto, la Retta Visione è il fattore di “accertamento” perché verifica la vera natura delle cose (tattva) così come è stata sperimentata durante lo stato di calma. Poiché da origine alla Parola che si basa sulla propria realizzazione, il Retto Pensiero è il fattore che “produce la Comprensione” negli altri.

I tre fattori della Retta Parola, Azione e Modo di Vita, sono i fattori che infondono il rispetto nella mente altrui. Di questi, la Retta Parola – per mezzo del dialogo e domande e risposte – conduce gli altri alla comprensione dell’assoluta purezza della visione yogica.

La Retta Azione – cioè il corretto comportamento dell’andare, venire, e così via – conduce gli altri alla comprensione dell’assoluta purezza della moralità. Il Retto Modo di Vita, da parte di chi lo mette in pratica ricercando un modo onesto di cibarsi, ecc., induce gli altri a considerare assolutamente puro tale modo di vivere.

Il Retto Sforzo è il fattore che purifica le ostruzioni delle afflizioni mentali poiché, attraverso la generazione di una corretta applicazione si abbandonano tutti i legami residui (samyojana). La Retta Presenza Mentale è il fattore che purifica le oscurazioni delle afflizioni mentali secondarie (upaklesha) poiché, rammentando le caratteristiche del corretto concentrarsi, si previene il sorgere delle due afflizioni mentali secondarie di “torpore” (laya) ed “eccitazione” (auddhatya). La Retta Meditazione, infine, è il fattore che purifica le oscurazioni alle virtù straordinarie, poiché conduce al raggiungimento della Saggezza Trascendente (abhijna) (14).

Questi Otto Fattori sono descritti nel testo Madhyantavibhaga, nel modo seguente:

Quello che accerta, quello che procura comprensione,

Gli altri tre che producono rispetto nella mente altrui,

E i tre antidoti agli impedimenti ed alle oscurazioni:

Tutti questi sono i Nobili Otto Fattori del Sentiero.”                 ( Cap. 4, v. 10)

Perciò, tutti questi otto dovrebbero essere applicati e meditati – al fine di conseguire la Pace, o Nirvana. Il prossimo verso spiega che gli oggetti di meditazione per la Verità del Sentiero sono le Quattro Nobili Verità Arya.

———– LE QUATTRO VERITA’ ARYA ———-

(Verso 114)

Tutto ciò che sorge dipendentemente produce sofferenza;

La brama di vivere è la sua infinita, tremenda origine.

Perciò la sua cessazione è Liberazione – e c’è soltanto

Un modo per conseguirla: Il Nobile Ottuplice Sentiero.”

La nascita dei cinque aggregati provoca attaccamento; l’attaccamento è sofferenza (duhkha), perciò i cinque aggregati sono sofferenza. Come viene asserito in un Sutra:

“…in breve, i cinque aggregati dell’attaccamento sono sofferenza”. La brama, cioè l’attaccamento agli aggregati impuri, è l’origine (samudaya) di tale sofferenza. Un altro Sutra afferma:

“…Qual è la Verità Arya dell’Origine della Sofferenza?

“   E’ la brama ricorrente, che consiste nell’attaccamento

“  Al proprio piacere, come pure un’attitudine

“  A provare diletto, ora in questo, ora in quello.”

Questa brama viene definita “infinita e tremenda” perché è la causa di tutte le nascite nell’esistenza. La cessazione completa e finale di questa brama che produce sofferenza, nonché la sua origine, è la Verità della Cessazione (nirodha satya) che è essa stessa Liberazione. Il Sentiero per il suo ottenimento consiste negli otto fattori del Sentiero Arya sopra descritto; per cui questi fattori introducono al Sentiero che conduce al conseguimento del Nirvana.

(Verso 115, prima parte)

Stando così le cose, sforzati dunque, costantemente,

Di arrivare a comprendere le Quattro Nobili Verità…”

Queste Quattro Verità Arya riguardano ciò che deve essere “realizzato”, “abbandonato”, “manifestato” e ciò su cui si deve “fare affidamento”. Poiché tali sono le Quattro Verità descritte, bisognerebbe sempre esercitarsi nella meditazione, così da poter comprendere, attraverso queste Quattro Nobili Verità, la vera realtà del dharma.

Queste quattro vengono così denominate, poiché esistono – in senso relativo – in quanto sono verità “arya” (cioè nobili), proprio nello stesso modo in cui un termine appropriato potrebbe essere definito un termine “nobile” (cioè arya). Può essere altrimenti spiegato che esse sono Verità “Arya”, in quanto la loro esattezza è stata compresa dagli Arya (cioè i Nobili Saggi).

Come potrebbero, i comuni laici impegnati nella guida di un Regno, comprendere la Verità? Poiché la visione della Verità dipende dallo sforzo personale di ciascun individuo, non ci si dovrebbe scoraggiare.

———— PAROLE DI INCORAGGIAMENTO ————

(Verso 115, seconda parte)

Persino i capifamiglia nelle cui mani vi è grande ricchezza materiale,

Possono, attraverso la Conoscenza, guadare il fiume delle afflizioni.”

Perfino quei laici, come il re Bimbisara, nel cui grembo fu depositata la ricchezza di un regno mondano (come pure la ricchezza relativa all’aver avuto un figlio, e così via), compresero la Verità e attraversarono senza rischi il fiume delle afflizioni mentali, per mezzo della giusta Conoscenza. Perciò, tu o Re, devi fare la stessa cosa.

Il verso seguente viene espresso per dimostrare che il Sentiero Arya viene conseguito grazie al proprio personale impegno.

(Verso 116)

Inoltre, coloro che ottennero la realizzazione del Dharma

Non caddero dal cielo, né germogliarono dalla terra

Come le messi di grano. Essi erano stati, precedentemente,

Proprio persone ordinarie soggette alle afflizioni mentali.”

Sebbene nel mondo siano apparsi molti Arya – che sono coloro che hanno percepito direttamente le Quattro Nobili Verità – nessuno di loro fu tale fin dall’inizio. Essi non caddero dal cielo né spuntarono dalla terra come succede alle messi, ma furono, in precedenza, individui comuni dominati anch’essi dalle afflizioni mentali. In seguito, grazie ad un insegnante spirituale, furono in grado di perseguire il Sentiero e divennero degli Arya. Quindi, anche tu devi esercitarti, senza scoraggiarti, nel perseguimento del Sentiero.

(Verso 117)

Che cos’altro ancora bisognerà predicare all’intrepido?

Domina perciò la tua mente, nient’altro ti verrà imposto –

Perché questa è la più utile ed essenziale istruzione.

Il Bhagavan stesso disse che la mente è la radice del Dharma.”

Il Re, libero dalla preoccupazione che altri possano contrastarlo, viene definito “intrepido”. Che bisogno c’è, dunque, di predicare a lungo? E’ veramente inutile. La principale e più essenziale istruzione di beneficio, sia in senso temporaneo che ultimo, è solo questa: “Domina la tua mente”, distogliendola dalla non-virtù ed impegnandola nella virtù. In questo modo tutte le azioni del corpo, parola e mente diverranno virtuose.

Il Bhagavan ha dichiarato che “Il mondo è prodotto dalla mente, esso viene indotto all’esistenza dalla forza della mente. Tutte le cose vengono ad esistere e procedono dall’influenza di una cosa sola: la mente”. In più, “il bene consiste nell’assoggettamento della mente. L’assoggettamento della mente produce la felicità.”

Il verso seguente sta ad indicare che ci si attiene all’Insegnamento del Buddha, non solo praticando tutto ciò che è stato fin qui spiegato, ma anche portando a compimento almeno una parte dell’istruzione, poiché anche una sola parte è molto significativa.

(Verso 118)

Riuscire a portare a compimento, tutti gli insegnamenti

Ricevuti, sarebbe difficile perfino per un bravo monaco.

Perciò rendi significativa la tua vita, sviluppando almeno

Le buone qualità di qualsiasi istruzione decidi di praticare.”

O Re”, conclude il verso, praticare in modo completo tutto quanto è stato insegnato con queste parole, sarebbe alquanto difficile anche per un pio monaco che si impegni esclusivamente in attività virtuose. Tanto più difficile lo è per un laico, distratto da molte responsabilità, per cui anche tu lo troveresti tale.

Tuttavia, qualunque di queste istruzioni tu renda oggetto essenziale della tua pratica, dai significato alla tua vita abituando te stesso ad evitare la non-virtù e coltivando la virtù. In questo modo ti atterrai strettamente agli Insegnamenti del Buddha e gradualmente perverrai anche al conseguimento di tutte le altre virtù.

CAP. 6) – PERSEGUIRE IL SENTIERO MAHAYANA E I SUOI RISULTATI

Anche in questo capitolo vi sono due parti. La prima tratta delle attività del Sentiero. Avendo soddisfatto la mente dell’ascoltatore con la presentazione del Dharma nei precedenti capitoli, i versi che seguono sono esposti con l’intenzione di farlo aderire definitivamente al Sentiero Mahayana.

1) LE ATTIVITA’ DEL SENTIERO

(Versi 119, 120, 121)

Sii sempre molto felice per tutte le buone virtù degli esseri

E dedica personalmente le tue stesse triplici buone azioni

Al tuo proprio conseguimento della perfetta Buddhità.

Allora, in conseguenza di quest’accumulo di virtù…

Diventa il profondo conoscitore dello Yoga in tutti i mondi,

Sia degli dèi che degli umani, per un immenso numero di vite,

Proteggendo senza sosta tutti gli esseri privi di assistenza,

Con nobili attività come quelle del Bodhisattva Avalokitesvara.

Nella nascita finale, elimina malattia, vecchiaia e desiderio

E soprattutto l’odio, diventando il Protettore del Mondo,

In una delle Terre di Buddha, come fece il Signore Amitabha,

Per mezzo di una durata di vita d’infinita lunghezza.”

Gioisci e sii felice, dice il verso, con le seguenti parole: “Proprio come i Buddha ed i Bodhisattva gioiscono di tutte le virtù, sia quelle impure degli esseri ordinari che quelle pure degli Arya – così anch’io gioisco allo stesso modo”. E dedica pure tutti i tipi di buone azioni, eseguite col corpo, parola e mente, al conseguimento della Buddhità, dicendo ancora: “ Per questa virtù possa io divenire un protettore per tutti quegli esseri che non hanno protettori – un salvatore per quelli privi di salvatore.”

Il verso successivo comunica che si dovrebbe “generare”, grazie ad una tale accumulazione di virtù, acquisita mediante la dedica e il proprio gioire, una durata di vita di “infinita lunghezza” proponendosi di diventare un Protettore del Mondo, fino a che il samsara non sia stato svuotato.

E cosa bisogna fare al fine che ciò avvenga? Ciò potrà avvenire una volta che si siano portate a compimento le qualità di un Buddha ed avviati gli esseri senzienti alla maturità. La prima di queste due attività viene svolta nella seguente maniera: durante il periodo in cui si persegue il Sentiero, si deve rinascere nei mondi degli dèi e degli umani per un infinito numero di vite. In questo periodo si deve pervenire a conoscere a fondo gli Yoga di Dharani (1), Samadhi, e così via, i quali possiedono straordinarie e grandi qualità.

Riguardo alla seconda pratica, cioè di condurre gli esseri senzienti verso la maturità, bisognerebbe intanto proteggere gli esseri più deboli, con attività del tipo di quelle di Arya Avalokitesvara, il quale ha salvato tali esseri dal pericolo costituito da leoni, elefanti e simili. Grazie a questi interventi, le accumulazioni di virtù e saggezza vengono completate. In seguito, prendendo nascita nella esistenza definitiva, ci si dovrebbe liberare dalla malattia e dalla vecchiaia (incluse nell’ambito della Verità della Sofferenza), come pure dal desiderio, dall’odio, e simili (inclusi nell’ambito della Verità dell’Origine della Sofferenza).

Dove, deve essere compiuto tutto ciò? Deve venir compiuto in un Campo (o Terra) del Buddha, che è stato purificato mediante i propri rudimenti di virtù. In che modo deve venir compiuto? Si deve venire a possedere i meriti per l’acquisizione di un “campo”, un seguito (2), una durata di vita, e così via, allo stesso modo del Bhagavan Amitabha (3), che conseguì la Buddhità nel Campo di Buddha Sukhavati (4).

I due versi che seguono vengono espressi per illustrare che dopo l’ottenimento della Buddhità e agendo appropriatamente nell’interesse degli esseri senzienti, si deve conseguire il Nirvana.

2. IL RISULTATO DEL SENTIERO

(Versi 122, 123)

Avendo raggiunto lo Stadio dei Vittoriosi – che placa le angosce

Degli umani abitanti della Terra e delle divinità celestiali intente

Ai piaceri sensoriali e che estingue paura, nonché nascita e morte

Nella mente degli innumerevoli esseri afflitti e privi di aiuto –

Diffondi la fama delle immacolate Saggezza, Moralità e Generosità,

In tutte le regioni del cielo, dello spazio e sulla faccia della Terra.

Consegui, infine, lo Stato Trascendente del Nirvana, il cui nome

Incontaminato e perfetto, significa Pace ed Assenza di paura.”

Qual è lo Stadio Vittorioso che deve essere raggiunto perché si possa ottenere il Nirvana? Questo Nirvana è ottenuto dopo che si è conseguito lo Stadio che hanno raggiunto i Vittoriosi, che annulla gli effetti in cui i negligenti, siano essi esseri umani che vivono sulla terra o giovani divinità eminenti che si trovano nelle sei classi degli dèi del desiderio, si dilettano al piacere dei godimenti sensoriali. Questo raggiungimento pacifica entrambi, facendoli applicare ai preliminari del Sentiero Arya, che sono la Moralità, la Generosità e la Saggezza e stabilizzandoli nel Sentiero Arya stesso.

Esso è, contemporaneamente, lo stadio che estingue la paura (provocata principalmente dalla Visione dei fenomeni deperibili (5), la nascita (causata principalmente dall’Ignoranza, dal karma e dal desiderio) e la morte (provocata dall’esaurimento del karma e della propria durata di vita, nonché dal non aver evitato la collera e l’ira). Tutto questo è ciò che normalmente accade alla moltitudine di esseri senzienti che sono costantemente torturati dalle afflizioni mentali e tormentati dalla relativa sofferenza.

Ci si potrebbe chiedere che cosa bisogna fare prima di entrare nel Nirvana. Bisognerebbe prima aver diffuso la notorietà della Verità della perfetta Saggezza – che discerne, in modo assoluto, la vera condizione della Realtà; della perfetta Moralità – che possiede la qualità di essere incorrotta, ecc.; e della perfetta Generosità – che è libera da attaccamento verso qualunque cosa – in tutti i mondi dei regni celestiali, dei cieli intermedi e delle terre abitate dagli umani.

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Questo Fiore di Loto delle Buone Novelle, emerso dal Tesoro acquatico delle Scritture conservate dai Naga, è una fonte preziosa del Gioiello della Virtù. Esso dovrebbe essere dischiuso mediante i raggi di sole dell’Intelletto e goduto da una moltitudine di fortunate persone, tanto numerose quanto un illimitato sciame di api.

Finché la Buona Parola dell’Insegnamento del Muni e i detti

Delle Grandi Persone vengono proclamate in questo mondo,

Questo Regno avrà un vero Protettore e resterà meraviglioso,

Grazie alla luce del Sole che splende in un Cielo senza macchia.

Ma se le forze negative del Fiore Lanceolato nemico della Virtù,

Aumenteranno il loro nefasto potere, l’Insegnamento del Muni“

Grazie alla luce del Sole che splende in un Cielo senza macchia.

Ma se le forze negative del Fiore Lanceolato nemico della Virtù,

Aumenteranno il loro nefasto potere, l’Insegnamento del Muni

Diventerà oscuro come il declino della vita degli individui

E sempre più esseri devieranno dal Sentiero-Dharma di Pace.

Perciò coloro che aspirano al Nirvana dovrebbero confidare

Unicamente nello sviluppo del loro Sentiero della Virtù.

Possa la pura Virtù, acquisita attraverso questo mio sforzo,

Bianca come il polline del kamuda e preziosa come il Loto,

Rendere gli Esseri capaci di divenire virtuosi ed in grado

Di attraversare indenni l’oscuro fiume delle visioni erronee,

Così da raggiungere la Pura Terra della Liberazione.”

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Questo canto conclude il ‘Significato Chiarito’ (Sphutartha), il commentario che fa seguito all’eccellente testo ‘Lettera ad un Amico’ (Suhrllekha) di Arya Nagarjuna, e che fu composto da me medesimo, Sakya Bhiksu gZhon-nu bLo-gros, presso il grande monastero Sakya, su ordine del grande ed erudito Maestro Tripitaka Upadhyaya rGal-ba dpal ed in risposta alle richieste dei miei discepoli: gTzo-mdo-ba, Kun-dga’ bZang-po ed altri.

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(Finito di tradurre da Cristina Martire nel 1992, e revisionato da Alberto Mengoni nel mese di Settembre 2001, per gentile interessamento della Direttrice delle Edizioni Chiara Luce di Pomaia, Laura Vassallo, a cui vanno i miei ringraziamenti per la pubblicazione di questo importantissimo testo di Dharma.)

(TRATTO DAL SITO: http://www.centronirvana.it/home.htm che devotamente ringraziamo per la sua compassionevole gentilezza verso tutti gli esseri che soffrono in questa dolorosa esistenza samsarica.)