La Ruota della Vita o ruota del Samsara – Tratto da: “La pratica della divinità nell’arte tibetana” di Jonathan Landaw e Andy Weber ed. Chiara Luce.
Kalu Rinpoche, “le cause del samsara sono prodotte dalla mente, e la mente è ciò che ne sperimenta le conseguenze. Null’altro che la mente crea l’universo, e null’altro che essa lo sperimenta “.
Secondo la dottrina buddhista, il cosmo non è né permanente né creato.
Al suo vertice vi sono i quattro regni di rinascita puramente mentale, senza forma; al di sotto i regni di pura forma, dove abitano gli dei, che non sono né permanenti, né eterni; al di sotto il regno del desiderio, dove vivono gli dei vedici, gli animali, gli uomini e gli dei gelosi.
Ancora al di sotto vi sono i regni degli spiriti famelici e gli inferi.
All’interno di questa ruota si trovano sei sfere d’esistenza in ognuna delle quali può rinascere l’ Esistenza.
Il diagramma noto come Ruota della Vita, che illustra i vari reami dell’esistenza ciclica e gli esseri che li abitano, è principalmente un supporto visivo che ci permette di ottenere una chiara comprensione di come opera la nostra mente.
Contemplandolo bene e studiando gli insegnamenti che essa illustra, possiamo riconoscere che la causa di tutta la nostra indesiderata sofferenza è radicata nei difetti mentali e nelle illusioni che oscurano la natura essenzialmente pura della nostra mente. In tal modo saremo motivati a eliminare completamente le illusioni e i difetti mentali, ed a conseguire così la liberazione dall’esistenza condizionata.
Sin dagli inizi del buddhismo, queste raffigurazioni hanno avuto un ruolo importante nel fornire gli insegnamenti spirituali a persone di ogni livello intellettuale e continuano ad essere tuttora utilizzati al medesimo scopo.Ad esempio, nel Nepal odierno spesso si possono osservare monaci itineranti spostarsi di villaggio in villaggio portando con sé, tra le altre cose, un dipinto arrotolato raffigurante la Ruota della Vita, o qualche altro insegnamento.
Arrivando in un villaggio,il monaco si trova presto al centro dell’attenzione dei paesani, interessati ad ascoltare le notizie della campagna circostante e delle lontane città.
Poi egli srotola la tanka letteralmente, (documento scritto) ed intrattiene ed istruisce gli astanti spiegandone il significato, a volte mediante una prosa ordinaria, a volte con versi cantati facilmente memorizzabili.
Come dimostra questo esempio, l’arte buddhista e gli insegnamenti buddhisti si sono sempre diffusi contemporaneamente, e lo sviluppo dell’una ha sempre comportato lo sviluppo degli altri.
Si afferma che il diagramma della Ruota della Vita abbia avuto la seguente origine.` Uno dei maggiori benefattori di Sakyamuni, re Bimbisara di Magadha, aveva ricevuto un prezioso regalo da un re suo vicino e non riusciva a trovare qualcosa di adatto con cui contraccambiare il dono. Venuto a conoscenza del dilemma di Bimbisara, Buddha spiegò come disegnare la Ruota della Vita e disse: “Dai questo disegno al tuo amico ed egli ne sarà completamente soddisfatto”.
Il sovrano amico di Bimbisara era sufficientemente maturo per ricevere l’istruzione spirituale, e l’ispirazione del Buddha si rivelò così intensa che non appena egli ebbe letto le strofe scritte sotto il diagramma sviluppò la rinuncia e una profonda comprensione intuitiva della realtà. Quando l’immagine della Ruota della Vita e gli insegnamenti che essa rappresentava vennero diffusi in tutto il regno, tutti coloro che la contemplarono e ne meditarono gli insegnamenti ottennero un grande beneficio. Dirigendo l’attenzione al centro della ruota, possiamo osservare tre animali che rappresentano i tre fondamentali difetti mentali o illusioni, cause di ogni sofferenza e insoddisfazione. Questi sono un maiale, che rappresenta l’ignoranza; un piccione, che rappresenta l’attaccamento colmo di bramosia e un serpente, che rappresenta la rabbia.
Nel dipinto, (cerchio interno) il piccione e il serpente escono dalla bocca del maiale, per indicare che i deleteri difetti mentali dell’avido attaccamento e della terribile rabbia derivano entrambi dall’ignoranza fondamentale riguardo l’effettiva natura della realtà. (Piccione = attaccamento, Serpente = Rabbia. Maiale = ignoranza).
In altre versioni, i tre animali vengono raffigurati in cerchio, per indicare l’interdipendenza di questi tre fondamentali difetti mentali.
La ruota è divisa in sei sezioni per illustrare le esperienze degli esseri che, a causa dell’onnipervadente influenza della fondamentale ignoranza, nascono nei seri reami come dei, semidei, esseri umani, animali, spiriti famelici o esseri infernali. Questi reami sorgono non per opera di un dio creatore, bensì dal maturare delle potenzialità precedentemente create dalle nostre azioni positive o negative (sanscr. karma). Poiché tutte queste azioni del corpo, della voce e della mente vengono motivate dalla mente, tutti i sei reami in definitiva sono creazioni della nostra stessa mente.
Questi sei stati di esistenza si possono anche interpretare come particolari stati di coscienza, esperibili proprio in questo momento nella nostra condizione di esseri umani, ad esempio quando ci imbattiamo negli estremi del piacere o del dolore mentale o fisico.
Nella parte inferiore della ruota si trova il reame infernale (sanscr. narak), caratterizzato da una terribile sofferenza.
Lo presidia Yama, il Sovrano della Morte, che regge nella mano destra un bastone che utilizza come indicatore e nella sinistra uno specchio. Davanti a lui vi è inginocchiata una persona da poco deceduta – da interpretarsi come la persona stessa che osserva il dipinto – e le varie azioni positive o negative della sua vita appena terminata vengono riflesse nello specchio di Yama e pesate sulla bilancia del demonio che gli è accanto. Se le attività negative superano quelle positive, lo sfortunato essere viene condotto a subire l’estrema calura, il gelo, la prigionia, il dolore lancinante e gli altri terribili tormenti di questo angoscioso stato di esistenza.
E’ importante rammentare che malgrado ciò che viene tanto vividamente e drammaticamente raffigurato, le esperienze dolorose di questo e degli altri reami non sono punizioni inflitte da un agente esterno. Né occorre considerare questi reami come luoghi di prigionia preesistenti, cui gli esseri sofferenti vengono condannati da qualche forza esterna. Come scrisse il grande maestro indiano Shantideva: Chi ha creato intenzionalmente tutte le armi che tormentano chi si trova all’inferno? Chi ha creato la superficie di ferro incandescente? … Il Buddha ha affermato che tutte questi fenomeni derivano dall’operato di una mente malvagia. Per cui all’interno delle sfere dei tre mondi l’unica cosa da temere è la mia stessa mente.
Nel caso della sofferenza infernale, le cause predominanti che conducono a sperimentare tali terribili situazioni sono il nocivo difetto mentale dell’ira furibonda, presente nella nostra mente incontrollata, e le azioni dannose, come l’omicidio, che possiamo commettere motivati da questo potente difetto mentale. Anche nel reame umano è possibile provare una piccola parte di sofferenza infernale, ad esempio quando schiumiamo di rabbia o siamo prigionieri di una angosciosa paranoia.
Alla sinistra del reame infernale viene raffigurato il reame degli spiriti famelici (sanscr. preta). L’avarizia è il principale difetto mentale che causa la rinascita in questo luogo dove si sperimentano situazioni estremamente miserevoli.
In conseguenza di azioni negative motivate da tale difetto, gli spiriti famelici soffrono in particolare una fame e una sete insaziabili. Hanno colli sottili, spesso pieni di nodi, uno stomaco grande e cavernoso, e incontrano inoltre numerosi ostacoli nella loro ricerca di cibo e di bevande. Anche quando riescono a trovare qualcosa da mangiare, spesso terribili demoni, proiezione mentale delle loro negatività, impediscono loro di avvicinarsi al cibo. E anche quando riescono a far passare del cibo attraverso il loro sottile collo, facendolo arrivare nello stomaco, questo si trasforma in acido procurando loro unicamente un grande dolore.
Alla destra dei reami infernali si trova quello degli animali. La principale causa di rinascita in questo reame deriva dal seguire servilmente e stupidamente i propri desideri dei sensi, e sebbene le esperienze all’interno di questo reame possano essere molteplici, in generale gli animali soffrono a causa della loro scarsa intelligenza. In aggiunta, vengono cacciati e mangiati da altri animali, sono braccati e utilizzati per il lavoro pesante dagli esseri umani, devono subire il caldo e il freddo privi di alcun riparo e sono costantemente afflitti dalla fame e dalla sete. A volte capita di leggere o di venire a conoscenza di persone la cui situazione esistenziale è a tal punto degradata che pare non abbiano mai vissuto un’esistenza umana, e siano invece ridotte a livello di animali.
Nella metà superiore della ruota vengono raffigurati i tre reami superiori dell’esistenza ciclica, così definiti perché rispetto ai tre reami inferiori comportano una sofferenza meno evidente. Tuttavia anche nei reami superiori si sperimentano grandi delusioni ed insoddisfazione. Alla sommità e alla destra vi sono i reami degli dei (sanscr. deva) e dei semidei (sanscr. asura), tra loro collegati ed a volte raffigurati insieme. Avendo compiuto in precedenza sufficienti azioni positive, gli esseri del reame dei semidei godono di un ambiente estremamente gradevole, della compagnia di attraenti compagni e di grandi piaceri sensoriali. Tuttavia, questi asura sono a tal punto divorati dall’invidia nei confronti dei superiori deva che, invece di rallegrarsi di ciò che possiedono si impegnano in una continua guerra con i deva a loro superiori (vedi immagine).
Per quanto riguarda i deva, mentre alcuni sono impegnati a difendersi dagli attacchi degli inferiori asura, altri vivono una vita fatta di continui piaceri sensoriali. Altri ancora, a livelli superiori, trascorrono la loro lunghissima vita in un ‘ assorbimento meditativo simile al sonno, non provando né piacere né dolore, immersi in un totale black-out mentale.
Queste divinità scambiano facilmente le loro esperienze per la vera liberazione dalla sofferenza. Tuttavia, non avendo eliminato dalla loro mente la fondamentale illusione dell’ignoranza,non sono realmente liberi. Alla fine, come avviene per tutti gli esseri del samsara, le cause che consentono di vivere in quel loro reame si esauriscono. Poiché la propria raccolta di energia positiva si è esaurita, anche il deva più longevo muore e, ciò che è ancor peggio, inevitabilmente deve discendere in un reame inferiore.
Si afferma che l’angoscia mentale di un deva, in precedenza cosi fortunato, che prevede il suo destino in un reame inferiore sia ancor più terribile dei tormenti fisici degli esseri infernali più sfortunati.
Infine, alla sinistra dei deva si trova il familiare reame degli esseri umani.
La vita qui, come comprese tanto dolorosamente il principe Siddharta, è colma di sofferenze, a causa della nascita, della malattia, della vecchiaia e della morte, come pure per l’incertezza, l’insoddisfazione, la frustrazione, la noia e così via. Inoltre, in questo reame i piaceri sono, effimeri e possono facilmente trasformarsi in dolore, ad esempio quando l’indulgere troppo nel mangiare provoca una indigestione.
Malgrado il loro desiderio di volere la felicità e d’evitare la sofferenza, gli esseri umani vengono continuamente sviati dalla loro ignoranza, e così devono involontariamente affrontare ripetutamente gravi problemi. In termini di opportunità di crescita spirituale, tuttavia, il reame umano è in assoluto il più fortunato.
Questo perché, in generale, gli esseri umani godono di un margine di libertà non accessibile né agli esseri dei reami inferiori – colpiti costantemente dal dolore – né agli dei superiori intossicati dal piacere.
Motivati dalla sofferenza e dall’insoddisfazione che sperimentano, e dotati di vari livelli di intelligenza discriminante, gli esseri umani sono in una posizione particolarmente privilegiata per sfruttare le potenzialità della loro esistenza. In particolare, essi possono imparare a coltivare l’autocontrollo morale, la concentrazione e la saggezza della comprensione interiore, elementi necessari per eliminare le cause della sofferenza e per ottenere la liberazione dalle ripetute rinascite nei reami dell’esistenza ciclica.
Nessuna esperienza in ognuno dei sei reami samsarici è permanente o eterna: la nostra situazione dipende totalmente dal mutare delle cause e delle circostanze. Psicologicamente parlando, possiamo elevarci dalla situazione di insoddisfazione di un preta alla condizione di beatitudine di un Deva per poi di nuovo ricadere giù in un inferno di agonia nel corso di pochi istanti .
Inoltre in qualsiasi reame dell’esistenza ciclica viviamo al momento, presto o tardi il nostro soggiorno avrà termine.
L’impermanenza pervade l’intera esistenza ciclica e questo fatto viene rappresentato dal terribile Sovrano della Morte, raffigurato mentre afferra la Ruota della Vita, tenendola tra le zanne e gli artigli.
Secondo gli insegnamenti di Buddha Sakyamuni, la morte non è l’annichilimento o l’estinzione totale, come alcune persone erroneamente ritengono.
Essa segna invece semplicemente la transizione tra una vita e quella successiva. La mente stessa è un continuum di coscienza privo di inizio che passa da una vita all’altra e da un corpo all’altro allo stesso modo in cui un viaggiatore trasloca da un albergo all’altro.
E proprio come nel corso della nostra vita sperimentiamo costantemente gli alti e i bassi , provando alternativamente piacere e dolore secondo il mutare delle situazioni , allo stesso modo passiamo da una vita a quella successiva in base al maturare delle impronte depositate nella nostra mente dalle azioni positive o negative che abbiamo compiuto.
Tra il termine di una esistenza e l’inizio di quella successiva vi è lo stato intermedio (tib. bardo), raffigurato nella Ruota della Vita nel cerchio metà nero e metà bianco posto tra il mozzo dei tre difetti mentali e le varie sezioni che raffigurano i sei reami dell’esistenza condizionata.
Lo stato del bardo è simile a un sogno, che avviene tra il sonno della morte e il risveglio della rinascita successiva, e in questo dipinto vengono raffigurati sei esseri del bardo nelle forme che essi assumeranno dopo che si saranno risvegliati nei loro futuri reami di rinascita.” Per cui a sinistra sono raffigurati un futuro essere umano, un asura e un deva che salgono verso ii reami superiori , mentre a destra vediamo un futuro animale, un preta e un essere infernale mentre discendono verso i reami inferiori.
Il particolare processo mediante il quale gli esseri vengono spinti dalla loro ignoranza a passare da un reame superiore a uno inferiore viene raffigurato nel bordo esterno della Ruota della Vita.
Il bordo è diviso in dodici segmenti, ognuno dei quali corrisponde a un ‘anello’ della catena dell’origine dipendente. Partendo dal primo in alto a destra, i dodici anelli e le loro immagini simboliche sono i seguenti:
(1) L’ignoranza: una persona vecchia e cieca.
(2) Formazioni karmiche o azioni compositive: un vasaio che fabbrica vasi.
(3) Coscienza: una scimmia che si arrampica su e giù da un albero.
(4) Nome e forma: un uomo che rema su una barca.
(5) Sorgenti sensoriali (sei sorgenti): una casa vuota con cinque finestre.
(6) Contatto: un uomo e una donna abbracciati.
7) Sensazione: un uomo colpito a un occhio da una freccia.
8) Bramosia: un uomo che beve alcool.
9) Attaccamento: una scimmia che afferra un frutto.
10) Esistenza o divenire: una donna incinta sul punto di partorire.
11) Nascita: un bambino che nasce.
12) Invecchiamento e morte: un uomo che trasporta un cadavere.
Un’approfondita analisi di questi dodici anelli va oltre la portata di questo libro, tuttavia possiamo fornirne una breve spiegazione, per quanto riguarda la rinascita nel reame umano. Per esigenze di semplicità, l’ordine seguito nella spiegazione varierà leggermente rispetto all’ordine dell’elenco.
In una vita passata, sotto la pervasiva influenza dell'(1) ignoranza riguardo la natura della realtà, siamo stati motivati a preservare e difendere la presunta esistenza intrinseca del nostro Io. Per cui abbiamo compiuto una grande varietà di (2) azioni, positive e negative, che hanno depositato numerose impronte mentali, o istintive potenzialità karmiche, nella nostra (3) coscienza. Alcune di queste azioni sono state sufficientemente costruttive o positive da depositare potenzialità per una futura rinascita umana.
Mentre la vita passata si avvicinava al suo termine, abbiamo provato una grande insicurezza e un’intensa paura di morire. La nostra identità, l’Io, si è trovata di fronte alla minaccia d’estinzione, per cui abbiamo provato bramosia e attaccamento, sia per il corpo che eravamo sul punto di lasciare sia per il nuovo corpo che avrebbe sostituito quello che eravamo costretti ad abbandonare.
A causa di tale bramosia e attaccamento sorti al momento della morte, alcune impronte mentali depositate nella nostra coscienza sono maturate a scapito di altre, e tale processo di maturazione è culminato alla fine nell’esistenza , la decisiva azione mentale ha fatto in modo che la nostra coscienza morente rinascesse in un’altra esistenza umana.
Poiché questa azione decisiva causa l’avvento di un’altra vita, essa riceve il nome dal suo risultato finale e viene definita esistenza o a volte divenire.
Durante il processo della morte la nostra coscienza diventa sempre più sottile e infine si è separata dal corpo, e quindi è entrata nello stato intermedio o bardo. Sospinta dai venti del proprio karma, la nostra mente ha sperimentato delle visioni simili a quelle di un sogno , di rigetto e di attrazione, sino a quando non si è imbattuta in una coppia di esseri umani dotati delle necessarie connessioni karmiche per diventare i nostri genitori, Il nostro continuum mentale di nuovo è diventato sempre più sottile e alla fine è entrato in contatto con l’unione di sperma e ovulo dei nostri futuri genitori.
Il concepimento ha segnato la nostra nascita nel reame umano, come pure l’inizio del nostro sviluppo embrionale che inizia con nome e forma. (Nome si riferisce al nostro flusso di coscienza che racchiude in sé varie impronte mentali e potenzialità del passato, mentre forma si riferisce alla base da cui si svilupperà il nostro corpo fisico – l’uovo fecondato stesso).
Mentre ci trovavamo ancora nel grembo materno, si sono sviluppate le sei fonti , le cinque facoltà sensoriali più la coscienza mentale che hanno condotto al contatto con gli appropriati oggetti di senso. Tutto ciò alla fine ha provocato le nostre prime sensazioni di piacere, dolore e indifferenza riguardo tali oggetti, in quanto effetto maturante di passate azioni positive, negative o neutre.
Dal concepimento in poi iniziamo a invecchiare, subendo i vari cambiamenti e sofferenze comuni alla condizione umana, per cui alla fine sperimentiamo l’invecchiamento e infine la morte. Mentre la nostra futura morte segnerà il completamento della catena dei dodici anelli, nel contempo abbiamo iniziato a forgiare innumerevoli nuove catene continuando, nel corso della vita, a depositare impressioni nella nostra coscienza e impegnandoci in ulteriori azioni motivate dall’ ignoranza. In tal modo rimaniamo legati al ciclo della continua esistenza insoddisfacente, noto come samsara, termine che letteralmente significa ‘vagare’ o ‘girare in tondo’.
Sino a quando noi e gli altri esseri imprigionati nel samsara non avremo eliminato l’ignoranza sviluppando la penetrante saggezza, condanneremo noi stessi a migrare incessantemente da un insoddisfacente reame dell’esistenza all’altro. Tuttavia, anche se questo ricorrente ciclo di morte, rinascita e perpetua insoddisfazione è stato definito Ruota della Vita, abbiamo la possibilità di vivere un altro tipo di esistenza, una che si trova al di fuori di questo circolo vizioso.
Essa è rappresentata negli angoli superiori del dipinto dalla figura di un Buddha, un essere che si è pienamente risvegliato dall’incubo dell’ignoranza che in piedi indica la luna simbolo del conseguimento del nirvana, la totale eliminazione di ogni illusione e sofferenza.
Per cui, come la Ruota della Vita rappresenta le prime due nobili verità della sofferenza e delle sue cause, le figure esterne alla Ruota rappresentano le altre due nobili verità: la cessazione della sofferenza e il sentiero dello sviluppo spirituale che conduce a tale cessazione.
Citiamo infine le strofe che Sakyamuni appose sotto il primo diagramma della Ruota della Vita, che ebbero tale profondo effetto sull’amico di re Bimbisara. Esse affermano: Compiendo il positivo e abbandonando il negativo, metti in pratica l’insegnamento del Buddha.
Come un elefante in una casa di paglia, distruggi le forze del Sovrano della Morte.
Chiunque con coscienziosità pratica questa dottrina di disciplina abbandonerà la ruota della vita, estinguendo ogni sofferenza.
In questi versi il Buddha spiega che se ci impegniamo con sufficiente sforzo nei tre addestramenti della disciplina etica, della concentrazione e della saggezza, come vengono illustrati nel Dharma, anche le sofferenze più terribili del samsara potranno essere completamente e definitivamente eliminate. Poiché le fonti di ogni sofferenza l’ignoranza e gli altri conseguenti difetti sono totalmente prive di esistenza intrinseca, il praticante ben addestrato potrà facilmente sconfiggere il Sovrano della Morte, proprio come un possente elefante distrugge una fragile capanna d’erba.
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