Ven. Ghesce Yesce Tobden: Le sei perfezioni.
8. Insegnamenti del Ven. Ghesce Yesce Tobden al Centro Ewam, Firenze.
Questa persona, una volta che ha realizzato dentro di sé questo tipo di determinazione, cioè la mente dell’illuminazione, si impegna, con questa motivazione, nelle azioni, che sono principalmente sei:
la perfezione della generosità,
la perfezione della autodisciplina morale,
la perfezione della concentrazione,
la perfezione dello sforzo entusiastico,
la perfezione della saggezza,
la perfezione della pazienza.
Queste sono le sei principali azioni del bodhisattva, le sei paramita. Perfezionando queste sei paramita l’essere diventerà Buddha. Questa è la spiegazione di come un essere ordinario può diventare Buddha attraverso questo sistema: questo è l’insegnamento del sentiero sutra, cioè la perfezione della saggezza.
C’è un’altra possibilità: quando la persona possiede dentro di sé la mente dell’illuminazione, cioè quella motivazione, e poi inizia ad impegnarsi nel perfezionare le sei azioni, anziché continuare solo su quella strada, potrà aggiungere la pratica della visione di saggezza, quindi della visione della vacuità. Così da una parte abbiamo la motivazione della mente dell’illuminazione, e dall’altra abbiamo l’addestramento mentale nella visione della vacuità: su questa base si applica il metodo tantrico, il sentiero tantrico. Attraverso l’applicazione del metodo tantrico, avendo come base la motivazione di bodhicitta e della visione della vacuità, alcuni fortunati riescono a completare la propria illuminazione durante la vita.
Domande e risposte:
D: Conosco l’esempio del serpente. Nel caso in cui la corda fosse veramente il serpente vorrei sapere che cosa dovrei fare? Dovrei dire: “Ti offro il mio corpo, buon appetito per il benessere di tutti gli esseri senzienti”. Forse questa sarebbe la soluzione, ma sono sicura che non sarei in grado e allora che cosa dovrei fare?
Ven. Ghesce Yesce Tobden: Quando qualcuno ci danneggia, ciò che ci interessa non è se io devo reagire o meno. Ciò che ci interessa sapere è che cosa succede se io reagisco negativamente o se reagisco positivamente.
Se io reagisco negativamente accumulo un karma negativo, cioè le mie azioni negative lasciano la loro impronta negativa, questa impronta negativa lasciata dalla mia azione negativa fa maturare un effetto negativo su di me. Sulla base di questo tipo di osservazione ognuno valuterà se conviene reagire negativamente o se è utile reagire positivamente. Se qualcuno ci danneggia e noi proviamo a praticare la pazienza, sarà un’azione positiva che lascerà un’impronta positiva.
Questo è un modo di pensare. Un altro è che se noi abbiamo una certa forza mentale di compassione, intesa come la comprensione corretta della persona, non c’è modo di odiare quella persona che ci danneggia.
La terza possibilità è quella di abituarsi a ragionare prima di reagire, cioè di valutare che cosa succederà se reagisco in un certo modo, se sarà utile per l’altra persona, per me oppure no e se reagisco in un altro modo sarà negativo, distruttivo per l’altro, per me o no. Dobbiamo quindi valutare in questo modo e, alla fin fine, decideremo di reagire, o di fare quello che ci sembrerà più utile, possibilmente per tutti e due o almeno per noi stessi.
Prendiamo l’esempio di una madre con un figlio pazzo che talvolta può essere anche violento o aggressivo verso di lei, la quale, però, non reagisce in modo aggressivo o violento verso il figlio anche se questo agisce aggressivamente, perché è pazzo. La madre ha amore verso suo figlio, e questo suo amore è la forza che lei ha per continuare ad amare questo figlio pazzo anche se agisce aggressivamente.
Un altro esempio da considerare: se una persona ti rompe una gamba, hai due possibilità: o non gli rompi la sua o gli rompi la sua. Se rompi la sua, sommando si hanno due gambe rotte.
Se in casa marito e moglie litigano e il litigio diventa grave, il marito rompe la gamba della moglie e la moglie, a sua volta, riesce a rompere la gamba del marito. Alla fine, sommando, abbiamo due gambe rotte e ci sarà un problema: nessuno dei due può portare l’altro in ospedale. Se almeno uno dei due non avesse la gamba rotta potrebbe portare l’altro in ospedale, ma adesso nessuno potrà aiutare l’altro.
Invece, quando il giorno precedente uno disturba l’altra che non reagisce aggressivamente, praticando la sua pazienza, passa la giornata e magari il giorno dopo il marito aiuterà la moglie.
Per esempio se ci sono un marito ed una moglie, quando la moglie si lamenta il marito deve praticare la pazienza e quando si lamenta il marito deve praticarla la moglie: così nella famiglia ci sarà armonia, ci sarà equilibrio. In questo modo si potrà cercare di mantenere un rapporto equilibrato; al contrario se quando uno si lamenta l’altro esagera ancorà di più e così via, aggravandosi questa situazione uno crede di essere coraggioso e dice: “Divorziamo”. Faticosamente riescono a divorziare e potrà funzionare bene, ma potrà funzionare anche male, ci potranno essere grossi problemi per tutti e due e alla fine faranno una vita stressata.
Quando qualcuno ci disturba o ci danneggia, per prima cosa cerchiamo di capire l’altra persona e quindi cerchiamo di aiutarla a risolvere il suo problema.
Questa persona è un essere umano, dotato di una mente, una capacità di pensare, anche se in questo momento preciso la sua mente è disturbata, quindi non è capace di pensare correttamente, però ci sarà un momento di tranquillità, di calma, nel quale penserà e si accorgerà che noi lo abbiamo aiutato. Quindi in questo modo anche lui imparerà ad aiutare gli altri quando sono in difficoltà.
Un’altra considerazione ancora: quando qualcuno ci disturba e noi riceviamo i disturbi, non è sempre vero che noi siamo completamente innocenti e che l’altro è colpevole al cento per cento. La cosa non sta così.
Quando una persona riceve disturbi o danni da qualcun altro c’è una spiegazione perché questo avviene tra loro due: uno è come un agente nel provocare disturbo e l’altro è l’oggetto che subisce il disturbo. Non avviene per caso, ma il loro rapporto avviene sulla base della forza del karma, cioè la persona che subisce ha un karma negativo che viene maturato.
La considerazione è questa: cosa è più vantaggioso per noi, praticare l’aggressività o la pazienza? Per noi è più vantaggioso praticare la pazienza e meno vantaggioso praticare l’aggressività, perciò ognuno saprà cosa fare.
Nell’insegnamento del venerabile Shantideva troviamo un intero capitolo dedicato alla pazienza dove vengono spiegate sufficientemente tutte le diverse tecniche dell’addestramento mentale.
Voi, gradualmente, leggete, pensate e poi provate ad applicare gli esercizi.
Iniziamo subito riflettendo su un verso del venerabile Shantideva che dice: “Utilizzando questa barca della rinascita umana” il nostro corpo umano è paragonato ad una barca “ dovremmo attraversare l’oceano della sofferenza della esistenza ciclica” la sofferenza della nostra esistenza viene paragonata all’oceano “e bisogna fare questo subito mentre abbiamo ancora questo corpo umano. Quando perderemo questo corpo umano sarà molto difficile avere in futuro la stessa opportunità. Perciò non perdere tempo con il sonno dell’ignoranza”. L’ignoranza viene paragonata al sonno.
Noi, perciò, abbiamo bisogno di non rinascere mai più in una esistenza infelice, cioè nell’esistenza inferiore. Possiamo evitare di rinascere in una esistenza di infelicità, o inferiore, facendo delle richieste, o preghiere, a Buddha, Dharma, Sangha, e principalmente quella di evitare di accumulare delle azioni distruttive, negative, e impegnarsi il più possibile nelle azioni costruttive e positive. Questo è il primo livello, il primo grado, che noi possiamo fare.
8. Insegnamenti del Ven. Ghesce Yesce Tobden al Centro Ewam, Firenze. Fontehttps://www.facebook.com/ciampa.yesce?fref=ts che si ringrazia di cuore.
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