2-16 Lama Denys Rinpoce: La Piena Presenza

Lama Denys Rinpoce col Dr. Luciano Villa e Graziella Romania.

Lama Denys Rinpoce col Dr. Luciano Villa e Graziella Romania.

2 – Lama Denys Rinpocè: “La Piena Presenza” 14 – 21 maggio 2016.

Appunti ed editing del Dr. Luciano Villa e di Graziella Romania, nell’ambito del Progetto “Free Dharma Teachings” approvato da Sua Santità il Dalai Lama per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Ci scusiamo per qualsiasi errore od omissione.

Domenica 15.05.16 mattino – Lama Denys Rinpocè

Avete dormito bene? Avete messo in pratica i consigli che vi ho dato prima di addormentarvi?

Partecipante. Per me, sopratutto svegliandomi al mattino, la motivazione era molto chiara.

Lama Denys Rinpocè. L’attenzione e la presenza tendono continuamente a scappare, quindi occorre un richiamo continuo per riattivarlo. Ho preparato “Il Giornale dell’addestramento”. Il suo scopo è d’aiutarci nell’addestramento. È un diario su cui annotare l’andamento della pratica, ed è bene iniziare a compilarlo da oggi stesso. Così oggi inizieremo a compilarlo. È un richiamo continuo alla pratica. È il filo conduttore di quest’addestramento ed al contempo uno stimolo alla pratica. Così nei 2 mesi successivi avremo la possibilità di metterlo in pratica. I seminari di presentazione del protocollo corrispondono ad 8 giorni, 1° settimana d’ascolto del corpo, 2° settimana d’ascolto del ritiro. Alla fine dei 2 mesi i partecipanti si possono ritrovare, portando il diario, confrontandosi fra di loro, sulla base del diario di pratica quotidiana. La piena presenza è uno stato che può essere coltivato proprio sulla base dell’addestramento. Oggi i moderni mezzi della scienza ci hanno permesso di comprendere a livello organico cosa succede in certe aree del cervello, il che succede nella continuità dell’applicazione di questi meccanismi. È estremamente importante cogliere l’importanza della ripetizione dell’esercizio, come nell’allenamento muscolare. Questa piena presenza ha una corrispondenza con la visione neurale che si plasma in rapporto alla piena presenza, il cui addestramento si fonda su 2 pilastri: 1° lo stato d’attenzione e 2° il richiamo. Il 1° è uno stato di presenza vivida, lucida stabile, in cui sentiamo piuttosto che pensiamo, è un risveglio sensoriale. L’attenzione può assumere forme differenti. Quel che importa è scoprire e rimanere in quello stato. Il 2° è il richiamo, il tornare continuamente allo stato di presenza qualora ci accorgiamo d’averlo perso. È tornare continuamente a questo stato in modo da stabilizzarlo. Addestrandoci in questo modo diventa un’abitudine, diventando così per noi naturale.

È abbastanza semplice capire ciò che dico, il punto è avere la forza e la costanza di metterlo in pratica.

Domanda. Ieri abbiamo fatto un esercizio che esclude la vista, così gli altri sensi si sono allargati, la domanda è: la vista limita gli altri sensi?

Lama Denys Rinpocè. Alcuni sensi sono più attivi alle percezioni a distanza, altri in prossimità, quindi il gusto, l’olfatto ed il tatto lo sono da vicino e la vista da lontano. Quindi, è anche vero che è particolarmente indicato praticare con gli occhi aperti, e proprio domani ci soffermeremo sul ruolo della visione nella piena presenza.

L’attitudine non è agonistica nel fare l’esercizio, ma è per metterci a nostro agio, osservando così il nostro corpo.

I 7 punti della postura stabile ed armoniosa. Se siamo sulla sedia: i piedi devono toccare bene la terra; quindi si deve essere ben posizionati sulla terra e piantati sulla terra. Il tronco deve stare ben eretto ed il cuscino è utile nel far assumere la corretta postura al tronco. Le braccia sono rilasciate in modo da poter tranquillamente posare sulle cosce, il tronco è ben aperto, il mento deve rientrare leggermente affinché la testa sia ben allineata alla colonna vertebrale. La bocca deve stare rilassata, come pure la lingua che deve toccare l’attacco degli incisivi superiori, gli occhi possono essere più o meno chiusi od aperti. Nel nostro caso v’invito a mantenere gli occhi aperti in modo normale con lo sguardo rilassato. Se rimaniamo con lo sguardo disteso, rilassato, tende naturalmente a realizzarsi uno sguardo ampio, uno sguardo panoramico. Assumiamo una postura equilibrata e confortevole. Rilasciamoci in questa situazione di sguardo disteso. Rimaniamo distesi, disponibili, abbandoniamoci almeno per cinque minuti.

Raccontatemi prego, le vostre impressioni.

Partecipante. Mi era difficile fare la meditazione con la musica, all’inizio ho fatto finta che fosse come dei pensieri, poi è subentrato un tema a me molto caro “Era di maggio”, e non ho capito più niente.

Lama Denys Rinpocè. Qui siamo nella piena presenza aperta e gli stimoli fuori diventano perturbatori. Se invece siamo una piena presenza integrata, allora assumiamo lo sguardo panoramico, senza giudizio, concezioni, preconcetti. A te la musica ha evocati dei ricordi che erano già in te. Magari ti ha evocato ricordi d’amore, ma il punto è di rimanere nella percezione senza giudizio. Non è un giudizio di valori, ma d’entrare in un attitudine giudicativa.

Domanda. Mi piace vedere che l’occhio può vedere nell’istante in cui s’apre. Aprendo l’occhio, spontaneamente vedo. Cosa significa?

Con lo sguardo panoramico non mi ancoravo su un punto ma mi sfuggiva. Cosa significa?

Lama Denys Rinpocè. Nello sguardo panoramico ci distacchiamo dai nostri riferimenti naturali, con un possibile senso di vertigine. Non è un problema. Anzi, quando si verifica, vediamo di non afferrarci a quest’esperienza.

Domanda. Riesco a mantenere la visione panoramica quando non mi fisso su un pensiero. Cosa ne dice?

Lama Denys Rinpocè. Non a caso esiste una relazionale diretta tra sguardo e pensieri. Non fissare lo sguardo aiuta a non fissare i pensieri. Non abbiamo bisogno di fissare i pensieri per pensare bene. La fissazione sui pensieri li oscura, li deturpa, induce blocco, ritenzione. Non fissandoli s’induce una loro naturalità che è positiva.

Quando t’accorgi dello sguardo fisso torna alla visione panoramica. Restate nella visione panoramica, se si va a fondo ci si può dissolvere, svanire o svenire nella luce, ma va fatto all’aperto, nella chiarezza aperta.

Domanda. Cosa s’intende per fissarsi sul pensiero? Perché di solito è un flusso continuo di pensieri.

Lama Denys Rinpocè. Possiamo comprendere la fisssazione dei pensieri come pura fissazione. E stiamo per fare un esercizio per farcelo comprendere.

Guadagniamo ora una postura adatta, comoda ed equilibrata, nella sensazione del corpo, prestate attenzione alla respirazione in voi, sentendo il respiro. Non si tratta d’assumere forme di respirazione particolare, ma di prendere atto di questo processo spontaneo. Possiamo sentire la respirazione a livello delle narici, come pure nel movimento addominale. Possiamo affinare quest’ascolto nel movimento d’andare e venire nella respirazione naturale. La meditazione consiste nel rimanere nella sensazione del soffio continuo, del respiro, facendolo dolcemente con continuità. Provate a rimanere in questa sensazione continua del respiro, sentendo l’aria che entra ed esce, provando ad avvertire la continuità dell’inspirazione ed espirazione. Rimaniamo nella sensazione del respiro senza discontinuità tra inspirazione ed espirazione. Se ci accorgiamo che ci stiamo allontanando da questa sensazione, che ci stiamo distraendo, molto dolcemente ed armoniosamente ci torniamo.

Domanda. Ho avuto paura di lasciarmi andare. Come mai?

Lama Denys Rinpoche. È normale. Con l’abitudine possiamo far sì che diventi meno forte, per ben respirare è utile sentire la respirazione completa, espirando dall’alto verso il basso, nell’inspirazione si va quindi alla respirazione toracica quindi apicale.

Posizionatevi bene nella postura e, per sentire bene la respirazione addominale, potete porre le mani in prossimità dell’ombelico, le mani sentono che la pancia si gonfia e si sgonfia, mettete le mani a piatto sull’addome, respirare più profondamente per sentire meglio il respiro. Quindi poniamo le mani sotto il petto, appena sotto i seni, avvertendo così il movimento toracico che normalmente è più sottile. Per ascoltare la respirazione apicale ponete le dita dietro le clavicole. Iniziamo l’inspirazione dall’addome, quindi al torace, agli apici polmonari in zona clavicolare. V’invito ora a fare dei cicli respiratori completi, molto lentamente e profondamente, sfruttando tutta la capacità polmonare. Con la contrazione addominale favoriamo l’espulsione dell’aria residua. Facciamo 3 respirazioni lente profonde e complete.

Come è andata?

Partecipante. S’incontrano le proprie tensioni. L’espirazione è un mezzo particolareggiato per rilasciare tensioni e lo possiamo fare anche con la bocca.

Lama Denys Rinpocè. È una pratica molto, molto utile, benefica, che ci ventila, ossigena e ci dona felicità.

Facciamo l’ultimo esercizio della mattina. Assumiamo correttamente la postura comoda. Fate 3 respirazioni lente, profonde e complete. Respiriamo ora in modo spontaneo, lento e naturale, contando 21 cicli respiratori. Dalla continuità del respiro nella sua continuità rimaniamo in questa situazione, ciascuno col suo ritmo.

Fin dove siete giunti? A 21, o vi siete bloccati prima? Abbiamo fatto 21 respirazioni in 3 minuti.

Dedichiamo tutto ciò che abbiamo fatto d’utile per il bene di tutti gli esseri.

Domenica 15.05.16 pomeriggio

Lama Denys Rinpocè. Ora facciamo 3 respirazioni profonde per tre minuti. Nell’addestramento ci sono 3 tipi di richiami: pause, piccoli richiami istantanei, per tornare istantaneamente alla piena presenza, poi ci sono dei richiami a situazioni particolari, richiami a persone, circostanze particolari. Ad esempio, nel momento in cui incontriamo una persona, ci laviamo i denti, facciamo la doccia, sono momenti da utilizzare come momenti di richiamo. Le minipause sono la presenza alla in-espirazione, alla presenza mentale. Ora facciamo degli esercizi di stiramento.

Come è andata? Avete delle osservazioni?

Domanda. Quando ho fatto l’esperienza del corpo, l’esercizio, mi faceva stare molto nella sensazione di sentire, percepire il corpo. Quando invece facevo il respiro mi partiva l’ideazione. Cosa vuol dire?

Lama Denys Rinpoche. Prova a vedere cosa succede quando respiri? E quando resti nella sensazione della respirazione.

Nell’addestramento la respirazione ha un ruolo particolarmente importante, il respiro ci accompagna per tutta la vita, è un supporto d’attenzione che non ci abbandona mai. È anche in supporto cinestetico, è una inspirazione espirazione regolare e continua, è il soffio della vita, il soffio vitale. Ha un ruolo particolarmente importante sulla nostra persona. Nella persona abbiamo il corpo, mente e respiro. E lo troviamo in occidente come in oriente, non è peculiare d’una sola cultura. Nella tradizione occidentale abbiamo: anima, soffio e corpo. L’anima è ciò che ci anima, il respiro è il soffio che anima tanto il corpo che la mente, infatti in Grecia si diceva: La natura pneumatica della mente. È un concetto molto importante, che ci permette di comprendere il legame tra corpo e mente. Soffio è sia respiro che energia sottile, una dimensione antica che intende un’energia che anima ed attiva la mente ed i suoi contenuti. È interessante questo modello, in cui corpo e mente si legano attraverso il respiro. Se siamo tranquilli, anche il corpo si pacifica ed anche il respiro, fino a diventare impercettibile e la mente segue fino a tranquillizzarsi. Se siamo in collera, la mente s’agita, il respiro pure, come anche il corpo. Il che dimostra come mente, corpo e respiro sono assolutamente interdipendenti. Ed il rapporto tra corpo, respiro e mente è un principio fondamentale della pratica, è lo yoga integrale: lavorando adeguatamente sul corpo si ha una risposta sul soffio che, a sua volta, agisce sul corpo, è anche un principio fondamentale della medicina che vede integrati corpo e mente. Questa interdipendenza si rivela come blocchi, squilibri mentali, che poi sul corpo diventano fissazioni. Sciogliere i nodi mentali della mente diluisce i nostri blocchi fisici. Allentare le tensioni fisiche con movimenti agisce sulla mente, favorendone il rilassamento. Il soffio ed il respiro rappresentano l’elemento centrale della pratica. Il punto è che attraverso l’attenzione al respiro possiamo favorire la stabilità della mente, in uno stato d’attenzione univoca al respiro, alla sensazione del respiro, al respiro come piena presenza. C’è una particolare idea di continuità nel respiro. È un qualità che si affina con l’esperienza progressiva, tanto più riusciamo a stare tranquilli, quanto più il respiro s’attenua, portando con sé la sensazione d’essere sottile, fine. Così sviluppiamo attenzione nella continuità della presenza stabile.

Domanda. L’attenzione sulla continuità: è un’attenzione sul respiro o sulla pausa fra un respiro e l’altro?

Lama Denys Rinpocè. Il punto non è che tra una respirazione e l’altra facciamo una pausa, ma che manteniamo un’attenzione continua al respiro.

Partecipante. È molto difficile mantenere l’attenzione?

Lama Denys Rinpocè. Fatelo almeno una 20 di volte al giorno. E possiamo fare questo tipo d’addestramento rispetto a qualsiasi cosa, è uno stimolo alla presenza. Quando la presenza attenta si sviluppa in modo stabile sulla respirazione, allora siamo in grado d’utilizzarla come un supporto verso qualsiasi situazione. Occorre stabilizzare la presenza, la respirazione, e lo possiamo fare con l’attenzione al respiro, così possiamo utilizzare questa presenza stabile in altri contesti. L’importante è rimanere tranquilli, stabili ad una sola esperienza. Abitualmente, proprio perché instabile, la mente è versatile e si focalizza su diverse situazioni allo stesso tempo. Ma non complichiamoci le cose.

Gli atteggiamenti caratteristici della piena presenza: ieri abbiamo visto lo spirito del principiante associato al sentire piuttosto che al pensare. Stasera vedremo il non giudizio e l’accettazione. La piena presenza è uno stato di lucida attenzione all’istante senza giudizio, che non concettualizza la situazione, libero da pregiudizi, da preconcetti, è una nuda sensazione senza sovrapporre alcun giudizio, concetto. Non è una concezione prettamente orientale, questa nuda sensazione la troviamo nel mondo greco come nuda visione. L’esperienza di mindfulness, la nuda visione, è naturale ed è sia dell’occidente che dell’oriente. Con ciò rispondo ai detrattori che sminuiscono la mindfulness in quanto proveniente dall’oriente. Ma la nuda sensazione nel non giudizio la si può chiamare anche contemplazione. E, contemplando il fiore, lo possiamo vedere senza volercene impossessare, senza volerlo cogliere. Non giudicare significa eliminare o non sviluppare l’attitudine a catalogare tutto ed a giudicarlo. Più particolarmente, la scienza non si basa su un giudizio morale, rigido duro. Ma allora andiamo verso una mancanza di discernimento di comprendere la differenza tra bene e male? Piuttosto che fondare il nostro discernimento su argomenti d’autorità, qui è una prospettiva di tipo medico. L’inizio in un’ottica morale legislativamente è: “Tu non ammazzerai”. In una prospettiva data da un clan, equivale a non uccidere almeno i tuoi. Mentre in una prospettiva medica, prendiamo come criterio la non violenza come non aggressione, la sospensione della concettualizzazione. Si tratta di contemplare la semplicità in una nudità iniziale, immacolata concezione, una concezione che non concepisce. Quindi l’accettazione che significa accettare che ciò che è così com’è, è puro realismo. Rifiutare le cose non è realistico né intelligente, il che impedisce di percepire la realtà. Accettare non è rassegnazione, non è indifferenza, ma è semplicemente accettare la realtà, per avere una risposta valida ed efficace ed armonica. Ma vuol dire accettare qualcosa d’orribile, spaventoso. Ma in pratica è non lotta, ma accettare il presente così com’è. Non è dire no, non, no. Ma è dire: sì, e poi vedremo.

Allo spirito del principiante stasera accostiamo il non giudizio e l’accettare.

Domanda. Lo posso fare più facilmente con uno spettacolo della natura, ma mi diventa più difficile di fronte ad un pensiero. Come reagire?

Lama Denys Rinpoche. Si, è più difficile. Ma è ancor più necessario. Ciò che ci conduce ad un discernimento profondo e ad una libertà interiore, e di rispondere nel miglior modo possibile alla situazione. Sulla base degli stimoli, gli input, ci sono le reazioni. In mezzo c’è uno spazio, che può essere uno spazio di libertà. Abitualmente c’è un meccanismo d’automatismo condizionato, ad uno stimolo so già che corrisponde una certa risposta. Mentre qui la risposta non è automatica. C’è uno spazio di libertà responsabilità e libero arbitrio.

Partecipante. In ogni situazione di pericolo c’è sempre uno spazio per decidere la risposta, si calcolano 300msec in emergenza stradale.

Lama Denys Rinpoche. La risposta è l’etica naturale verso quella culturale. Un padre ed il figlio e vanno al pozzo a prendere l’acqua, il bimbo cade nel pozzo ma il padre lascia la corda che regge il secchio per afferrare al volo il bimbo. È un gesto etico? Si certo. Ma non è basato su un autorità che impone di salvare la vita, ma il padre ha seguito un’etica naturale, o cooperazione empatica, altrimenti, se si fosse lasciato andare al ragionamento, il bimbo sarebbe già caduto e morto. È una regola di non violenza che può essere riassunta dalla famosa regola d’oro.

Domanda. Sul lavoro ci troviamo di fronte a cose molto difficili, come fare a non rassegnarsi?

Lama Denys Rinpoche. Se la situazione è bloccata, occorre accettare il blocco. Altrimenti chiediamoci cosa possiamo fare? Girarci attorno? Ci sono sempre alternative, c’è una risposta del fuoco, ma anche dell’aria e della terra. L’alternativa di non far nulla, andarsene, è già un possibilità. Se siamo pronti a lasciare, persino a morire, allora ci sono tante forze che possono intervenire. I blocchi vengono anche dalla nostra paura.

Un uomo che non aveva ben chiaro gli insegnamenti diceva sempre di sì, ma sarebbe stupido. Si tratta di cogliere le cose per quello che sono, allora si tratta di dire anche no, sulla base del discernimento, non del rifiuto aprioristico.

Domanda. Cosa ci dice in proposito dei filosofi greci?

Lama Denys Rinpoche. Ci furono diverse scuole in Grecia che affrontarono in modo diversi questi problemi. Ci furono molti scambi tra Grecia ed oriente. Ad Alessandria, dopo Alessandro Magno c’erano i gimnofori: che no erano altro che degli yogi indiani. La saggezza greca, socratica, platonica, in qualche modo ci arrivò tramite la cultura orientale ed ora ci ritorna tramite la mindfulness.

Partecipante. Momento di libertà, zona libera. Ad esempio, sulla seconda freccia del Buddha, la prima ti colpisce ma la seconda è quella che colpisce il sentimento.

Lama Denys Rinpocè. La reazione alla sensazione, di percezione alla sensazione, che amplifica la sensazione di dolore, la piena presentazione è ciò che conduce in uno spazio di libertà nella risposta.

Domanda. E questo spazio lo si raggiunge con la tecnica?

Lama Denys Rinpoche. Qui non si tratta d’uno spazio tra uno stimolo ed una risposta immediata, può riguardare lo spazio antecedente ad una risposta comune.

Introduzione ad una sessione seduta. Ci sono mini meditazioni e grandi meditazioni, di almeno 20 minuti. Entrate nella piena presenza sviluppando una motivazione altruistica, il che porta la pratica in una buona direzione. E possiamo fare gli esercizi in modo più o meno sviluppato. Troviamo una postura comoda ed equilibrata, la respirazione fino a quella profonda, piena presenza nel respiro ed attenzione ad andare e venire nel ciclo respiratorio. Se la continuità al respiro viene interrotta, possiamo tornare al respiro stesso. Completato un primo ciclo di 21 respirazioni, possiamo seguire il respiro senza contarlo, possiamo contare i momenti di riposo come il rilascio nell’apertura panoramica, terminando la sessione con la dedica. V’invito quindi ad entrare nella piena presenza mossi da una motivazione altruistica mantenendo una postura stabile e comoda.

Ieri ho suggerito la pratica del body scan sia per addormentarci sia al risveglio. Inoltre ho evidenziato l’importanza del patto e la motivazione della pratica al mattino ed il bilancio la sera, che possiamo fare attraverso il nostro diario. È un abitudine che vi permette di fare una retrospettiva della giornata, annotando la frequenza e la qualità dei richiami alla pratica. Così utilizziamo situazioni particolari, quando ci laviamo i denti o facciamo la doccia, il che significa che in quel momento siamo completamente lì, al 100% lì, in quell’atto, e non altrove.