3-16 Lama Denys Rinpoce: La Piena Presenza

Vajradhara Kalu Rinpoche e Lama Denys Rinpocè 1976

Vajradhara Kalu Rinpoche e Lama Denys Rinpocè 1976

3 – Lama Denys Rinpoce: “La Piena Presenza” 14 – 21 maggio 2016.

Appunti ed editing del Dr. Luciano Villa e di Graziella Romania, nell’ambito del Progetto “Free Dharma Teachings” approvato da Sua Santità il Dalai Lama per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Ci scusiamo per qualsiasi errore od omissione.

Lunedì 16. 05. 2016 mattino. Lama Denys Rinpochè.

La prima tappa.

1- La prima tappa è la piena presenza al corpo. L’esercizio che vi consiglio è il body scan, che, di base, comporta il sentire, il percepire, piuttosto che il pensare.

La seconda tappa è l’attenzione al respiro. Attenzione alla respirazione continua, alla respirazione completa tramite le 21 respirazioni.

La terza tappa è la piena presenza all’ambiente, il pieno risveglio sensoriale. Il diario per registrare puntualmente le proprie esperienze è così composto: al mattino il body scan, le mini pause (queste 5 pause), oppure le 6 o 10 (come ad esempio sotto la doccia, lavandosi i denti, al caffè, ecc.). Il questionario d’addestramento consta nella raccolta delle esperienze di cui sopra. Mentre nelle pagine a latere sono contenute le istruzioni, le pagine di registrazione degli esercizi. Le registrazioni si possono fare lungo la giornata o la sera. S’inizia il mattino col richiamo alla motivazione concludendo la sera col bilancio della giornata. Il che consentirà di registrare adeguatamente gli esercizi. Alla fine del seminario presenteremo il bilancio delle giornate per poi effettuare un bilancio complessivo.

Istruzioni o nozioni generali sul metodo.

I due strumenti principali della piena presenza sono l’attenzione ed il richiamo continuo. Nella pratica della mindfulness ci troviamo dinnanzi a sei ostacoli. Il primo è la pigrizia il cui rimedio sta nella piena comprensione della pratica della piena presenza o comprendere ciò che è utile per il nostro vivere. Il secondo è la dimenticanza che combattiamo con la buona motivazione, ma il vero rimedio è il richiamo. Il terzo è l’agitazione il cui rimedio è restare tranquilli, ovvero permanere nella sensazione della non presa. Voler rimanere comunque tranquilli solitamente rincara l’agitazione, qui il vero rimedio è mollare la presa. Il quarto è il torpore, il cui rimedio è stimolarsi all’apertura, all’esperienza sensoriale o aprire questa sensazione alla pratica, riprendendo, ad esempio una postura tonica portando alla mente la motivazione alla consapevolezza. Il quinto ostacolo è il non intervento, nel senso di non voler applicare gli interventi o rimedi necessari, mentre il sesto è il suo contrario o l’eccesso d’applicazione rispetto al quale occorre applicare una chiarezza distesa, preparandoci ad essere in uno stato naturale, la piena presenza emerge dallo stato naturale.

Occorre poi eliminare il superfluo, il che è una pratica continua. La pratica della piena presenza non è solo da seduti, ma nella quotidianità, è quindi applicabile nella vita d’ogni giorno. Ed è utile fare body scan anche per 45 minuti per ridurre quindi i tempi una volta che si è presa familiarità, facendolo quando è più utile. Terminiamo sempre con un augurio di benevolenza verso tutti. In molti approcci psicologici si parte dal presupposto che eravamo sani prima d’ammalarci. Abbiamo sia una natura buona, altruistica sia una egoistica.

La piena presenza all’ambiente è la piena presenza dei sensi in senso globale. La pratica della mindfulness è spesso considerata una pratica di chiusura, di ritirarsi in sé stessi. Ma la pratica della piena presenza è il contrario, è una pratica d’apertura della mente, del cuore, dei sensi. Il modo per eccellenza per scoprire la pratica dei sensi è la visione panoramica. La vera presenza è frutto del nostro addestramento. Si tratta di spalancare tutti i sensi, a partire dalla vista, coinvolgendo tutti gli altri: il gusto, il tatto, l’udito, l’olfatto. Assumendo il cibo proviamo a sperimentare effettivamente l’esperienza gustativa aperta in senso generale. Chiacchierare continuamente è stare sempre nel mentale. Il silenzio favorisce la sospensione del mentale. Non è semplice farlo, ma il fatto di sospendere la parola, porta a sospendere il chiacchiericcio mentale, quando si è immersi al 100% nell’esperienza sensoriale. La parola ci fa divergere altrove, mentre il silenzio ci fa convergere su questa dimensione del presente. Una volta provato il sentire piuttosto che il pensare, viviamo ora questa sensazione nell’apertura senza giudizio. Il richiamo peculiare all’apertura senza giudizio è lo sguardo panoramico con l’attenzione precisa.

Emettiamo ora il suono della vocale A, assumendo una postura adeguata, facendo risuonare il suono della vocale A. Facciamolo lentamente per tre volte. La piena presenza al suono è incorporare il suono. E la vera presenza va realizzata in ogni momento.

Domanda. Si può cadere nell’indifferenza?

Lama Denys Rinpoche. Effettivamente l’indifferenza è una forma di giudizio sottile, ma si tratta di coltivare un qualcosa che affina la sensibilità, questo ne è l’antidoto. Nella piena presenza occorre comprendere cosa o chi è presente: non sono io ad essere presente, è il presente ad essere presente. E il presente è presente quando non sono presente. Nella piena presenza io non sono presente, ma sono incorporato nella piena presenza stessa, ne faccio parte.

16.05.16 pomeriggio

L’apertura è un qualcosa di conviviale, lieto e gioioso. La pratica del ricevere ed offrire, così è mangiare, è condividere, è ringraziare del cibo ricevuto. Approccio contemplativo, quando ad una persona viene offerto del cibo, ringrazia. Si può partecipare facendo delle cose semplici in modo cooperazione, è l’espressione d’un atteggiamento empatico dove si comunica in armonia. Utilizziamo la visione panoramica come richiamo istantaneo che può avvenire in qualsiasi momento e luogo. Andiamo così nella piena presenza e molliamo la presa. Un flash di piena presenza, quindi continuiamo naturalmente quel che stavamo facendo. Touch and go, toccare l’esperienza e proseguirla. È la fonte di richiamo più importante nella vita quotidiana. Addestriamoci a questo tipo di richiamo per andare oltre. Apertura in quanto principio dell’addestramento. Tutto l’addestramento alla piena presenza può essere considerato un addestramento all’apertura dei sensi, della mente e del cuore. Apertura come esistenza distesa che contiamo passo passo nella visione panoramica, apertura a mollare la presa. Apertura è una non appropriazione, un lasciar andare, allentare la fissazione, de-possessione dalla sensazione di sé. Distruggere, eliminare il clinging, il grasping, l’attaccamento. Lasciare andare, mollare la presa. È una presa anche di tipo cognitivo, consistente nell’impossessarsi delle cose come nome e forma: è questo che dobbiamo lasciar andare. È la concezione mentale. Ad esempio, vedendo un quadro, ne evochiamo la forma quadrata, che ne è il paradigma. Le cose sono funzioni cognitive che afferriamo in quanto esistono. È la de-costruzione delle cose, della realtà in cui sono. Le cose sono tanto più reali perché le afferriamo, perché ci afferriamo ad esse. Le cose perdono di realtà quanto più molliamo la presa. La pratica dell’apertura è un modo profondo di interagire con le cose. È un’apertura come depolarizzazione in cui s’apre un atteggiamento più partecipativo. È una comunione di simpatia, empatia, comunione, unione. È importante approfondire la pratica dell’apertura associata a mindfulness. Una vera presenza senza apertura, ma chiusura, non è vera presenza.

Poniamo l’attenzione al respiro continuo, alla visione panoramica. Ora facciamo una camminata lenta e consapevole, dopodiché poniamo attenzione al respiro nello sguardo panoramico.

Domanda. La polarizzazione dell’energia. La destrutturazione delle cose agisce nella visione aperta, panoramica: come facciamo a non perdere il senso di responsabilità per cui siamo parte di questa relazione?

Lama Denys Rinpoche. La nostra responsabilità è nella libertà della piena presenza. Tra stimolo e risposta c’è uno spazio di libero arbitrio che ci consente di rispondere in un modo più o meno armonioso. La risposta armoniosa nasce dall’empatia, che nasce da una benevolenza altruistica.

Domanda. Nella camminata, visto che ho difficoltà a camminare, non ho più pensato, è la libertà?

Lama Denys Rinpoche. Può esserne l’aspetto.

Domanda. Sono stata tanto bene che ho paura di non poterlo realizzare nel quotidiano.

Lama Denys Rinpoche. L’addestramento è finalizzato a stabilizzare.

Domanda. Quale relazione ci può essere, visto che la relazione ha bisogno d’una presa?

Lama Denys Rinpoche. La relazione deriva dalla presa, e, da un lato, c’è chi afferra e, dall’altro, l’oggetto afferrato, è la relazione duale. Ma può esserci anche una relazione d’empatia, con una minore od assenza di presa. Senza separazione non c’è relazione ma c’è l’uno, la relazione svanisce in uno. L’apertura comporta minore separazione, più empatia, unione. La piena presenza ha tre dimensioni, simultanee e concomitanti, anche se una può essere predominante, esse sono: l’attenzione, l’apertura, e, nell’apertura attenta, v’è anche l’empatia. Vi sono tre dimensioni della stessa esperienza. Compassione, amore, altruismo, sono sinonimi di empatia. Sono la compassione altruistica. L’empatia esprime essere con l’altro, e, nella compassione, c’è il sentire la sofferenza dell’altro e desiderare che ne sia libero, da cui discende la benevolenza altruistica. L’apertura vuol dire meno ego, quindi più altruismo.

Domanda. Cos’è l’attenzione al suolo?

Lama Denys Rinpoche. È il sentire appropriatamente il suolo, coi piedi ben a terra e la mente aperta nello spazio.

Domanda. Qual’è la differenza tra empatia e compassione?

Lama Denys Rinpoche. L’empatia ha un che di passivo e la compassione d’attivo. L’empatia significa sentire la persona, è la sensibilità verso l’altro, ben conosciuta negli ambienti medici. Ma, da sola, può anche danneggiarci. Molti operatori nella sanità, mossi da empatia, di fronte alla grande sofferenza, cadono in crisi, nel burn out. La compassione ha una componente attiva, è benevolenza verso gli altri. Nella diagnostica celebrale, le immagini attivate da compassione ed empatia, come espresso da Mathieu Richard, sono espresse in aree diverse. La compassione è anche altruismo. Preferisco il termine altruismo, piuttosto che amore e compassione, perché questi ultimi sono troppo caricati di significati religiosi. L’altruismo è una disposizione, la disponibilità ad aiutare gli altri ed a portare il bene. Mathieu in proposito ha scritto un libro significativo: “La forza della benevolenza”.

Domanda. In un rapporto empatico, come evitare d’assorbire dall’altro le emozioni negative?

Lama Denys Rinpoche. L’empatia è una forma autentica di ricettività senza presa, senza afferrarsi, ed il segreto è qui. Non c’è bisogno, se non ci afferriamo, di caricarci della negatività dell’altro, ma è l’accoglimento illimitato che porta alla dissoluzione.

Alziamoci ora in piedi camminando nella piena presenza, salendo, percorrendo il monastero di Camaldoli in tutta la sua lunghezza. Camminiamo lentamente, normalmente, nella visione panoramica, nella contemplazione aperta, dolcemente, tranquillamente, anche fermandoci, oppure accelerando la camminata, alternando la camminata lenta a quella veloce. Camminiamo nella piena presenza, senza voler raggiungere un punto preciso, camminando fin dove arriviamo, in silenzio.

Come va?

Domanda. È stato difficile rientrare, era molto bella l’esperienza: il panorama, i fiori, le piante. Cosa ne dice?

Lama Denys Rinpoche. Bene, è positivo!

Domanda. Ho sentito tanta bellezza, e questa tanta bellezza l’ho sentita nel cuore. Cosa significa?

Lama Denys Rinpoche. Cercate sempre una forma di qualità straordinaria, la bellezza è nell’occhio di chi guarda. Nella piena presenza il tempo non ha più né ore né minuti, né secondi, il tempo si sospende. Il tempo sospende il suo volo. La piena presenza conduce all’istantaneità. Alcuni mistici parlavano di una sorta di eternità, di non tempo.

La visione panoramica porta naturalmente alla facilitazione dei pensieri ed è importante rimanere in questa natura, coltivare l’apertura nella visione panoramica. Ora ritorniamo all’apertura istantanea.

Domanda. La meditazione camminata è più difficile per me, per rimanere in un’apertura sensoriale. Come mai?

Lama Denys Rinpoche. L’interazione con gli oggetti è importante sia fatta con la visione panoramica.

Continuiamo con la pratica seduta con la visione panoramica. Respirare con presenza, attenzione, sguardo panoramico. Utilizzate ciascuna respirazione come richiamo puntuale a ritornare continuamente allo sguardo panoramico. Nella respirazione, il nostro respiro si dissolve nell’atmosfera e nello sguardo panoramico, in ciascuna espirazione emettiamo aria, la lasciamo andare e lasciamo che vada nell’aperto. Cercate di sentire l’aria che esce nell’espirazione e fluisce nell’aperto.

L’apertura rilassata è fondamentale, è l’apertura rilassata nella piena presenza.

Quando la mente si placa, l’attenzione si pacifica ed il respiro si calma. È una pratica come un tratteggio, ogni espirazione è come un abbandono, è come un sospiro. Quindi, tra un sospiro e l’altro, c’è una pausa nell’aperto.

Ci sono molte cose che possiamo scoprire, è tutto naturale, fanno parte del gioco, e, finche rimaniamo nell’apertura, non ci sono rischi.

Abbiamo visto lo spirito del debuttante, del principiante: sentire senza pensare ed accettazione. Ora vediamo il lasciar andare la presa nell’apertura. L’apertura che ti tocca nell’espirazione, che è mollare la presa, lasciar andare, ti abbandona nell’aperto e si sperimenta nella visione panoramica. Apertura rilassata o mollare la presa nell’aperto. Integrazioni: la motivazione del mattino o motivazione al richiamo, la sera al bilancio e diario. Ora riceverete il diario della terza giornata che corrisponde alla terza settimana d’addestramento. È un supporto al richiamo. Ricordate il body scan, la sera ed il mattino, come la consapevolezza nei pasti consumati nella piena presenza, in silenzio. Ulteriori richiami alla piena presenza è quando ci laviamo i denti e facciamo la doccia. Oggi abbiamo utilizzato la camminata come piena presenza. Concludiamo la giornata con una piccola pausa. Terminiamo con un pensiero positivo di pace e serenità e benevolenza verso tutti.

Martedì 17.06.16 mattino

Lama Denys Rinpoche. Oggi è la 4° giornata di ritiro, corrispondente alla 4° settimana d’addestramento.

Ricapitolando. Il primo giorno è dedicato alla piena presenza del corpo, il secondo giorno alla piena presenza al corpo ed al respiro, il terzo giorno è dedicato alla piena presenza all’ambiente. Il tema chiave di oggi è la piena presenza all’ambiente, il risveglio sensoriale, l’apertura rilassata; le tre dimensioni della piena presenza: attenzione, apertura ed empatia.

Le pratiche sono: la piena presenza alla vista, al suono; la piena presenza camminando a varie velocità, camminando senza meta; l’apertura e dissoluzione nell’espirazione.

L’atteggiamento è il lasciar andare all’aperto.

È importante rendersi conto della qualità della piena presenza. Se si è fumatori incalliti, e durante la giornata si fanno ad esempio 20 pause, non è questo. Devo anche chiedermi: “La pausa anche piccola che ho fatto, è nell’attenzione o mi sono continuamente distratto?”

Oggi vedremo l’apertura rilassata. La presenza nell’apertura rilassata la si può chiamare contemplazione. Non parlerei tanto di meditazione, perché questo termine richiama un attività mentale. È piuttosto una pratica di rilascio nell’apertura, aperto e rilassato. Ieri abbiamo visto il mollare la presa nell’aperto, facendo esercizi con la respirazione, lasciando andare, ed abbiamo praticato la respirazione panoramica. Quest’esperienza d’apertura e di rilasciare è un esperienza di globalità nell’insieme, un esperienza nel rilascio. Nella visione panoramica ci si lascia andare nell’aperto. Non c’è nulla da fare. Si tratta di scoprire questo stato, apprendendo a rimanervi senza tensione, apprensione.

Dalla visione panoramica aperta completamente rilassata, ci abbandoniamo pienamente. Osservate come state. Si tratta di riconoscere questo stato e d’abituarsi a tornarvi.

Domanda. In questo stato: tutti i 5 sensi sono presenti?

Lama Denys Rinpoche. Sì, è una sinestesia.

Si tratta semplicemente di percepire, sentire come sono le cose in modo diretto. Se ci rivolge ad un medico, è importante esprimere con chiarezza i propri sintomi ed è sulla base di questi sintomi che si avanza la diagnosi. Il punto di partenza è l’osservatore astratto, nella visione panoramica, è la qualità della osservazione che si ha, o che si è, nella visione panoramica. È lo stato di apertura nella vostra piena presenza panoramica, in cui possiamo coltivare una qualità leggera, nuda, diretta. È molto semplice. L’apertura ed il non afferrarsi è compatibile con una qualità d’osservazione leggera, nuda, essenziale e precisa. Minfulness ed awareness. Il secondo termine awareness in particolare è panoramico. È quest’azione panoramica che ha una componente di lucidità, d’un senso globale, totale. L’apertura panoramica è aperta, lucida e precisa, mentre mindfulness è l’osservatore astratto e awareness è l’apertura, la globalità. Non si tratta d’iniziare a concepire, ma di sentire quest’esperienza nuda e diretta nella visione panoramica. S’individuano quattro tipi di meditazione o di piena presenza: la prima è la piena presenza attenta, che può essere anche una focalizzazione unica, la seconda è la piena presenza aperta, la terza la piena presenza attenta e contemporaneamente aperta, unendo l’apertura panoramica con la visione puntuale dell’osservatore astratto, la quarta è la piena presenza altruistica ed empatica. Non sono aspetti, ma prospettive diverse, che possono portare nella stessa direzione. Vi propongo un esercizio per sperimentare l’osservazione astratta.

Ognuno prenda un piccolo oggetto, una penna od un qualsiasi altro oggetto, e ponetelo ad un metro circa davanti a voi. Assumiamo la postura corretta, avvertendo la osservazione del corpo. Su questo piccolo oggetto poniamo la nostra attenzione, senza giudizio e con atteggiamento panoramico. Rilasciamoci in una visione panoramica, tenendo al centro la visione dell’oggetto. Non si tratta d’oscillare tra l’una e l’altra esperienza, ma di ritenere compatibili i due aspetti della visione.

Domanda. Se focalizzavo gli occhiali in una visione panoramica, sentivo dolore agli occhi, mentre se restavo nella visione panoramica andava tutto bene. Cosa ne dice?

Lama Denys Rinpoche. Quando eri nello sguardo panoramico: gli occhiali erano lì davanti a te?

Domanda. Se mi focalizzo sull’oggetto, il pacchetto di fazzoletti…

Lama Denys Rinpoche. Ma non ti devi focalizzare sul solo oggetto.

Domanda. Ma, nella visione panoramica il pacchetto di fazzoletti perde di colore e significato, cosa devo fare?

Lama Denys Rinpoche. E va bene, anche se il pacchetto di fazzoletti si diffonde in un arcobaleno. Non si deve far nulla di faticoso, più che la fatica, è la noia che può subentrare e nella noia l’importante è esprimersi.

Un altro esercizio con un grande oggetto, la contemplazione con un grande oggetto lontano, grande abbandonandoci nella sua contemplazione nella qualità dei valori astratti, per qualche minuto.

Domanda. In quest’esercizio esperienza è emersa maggiormente, una presenza dello sguardo sull’oggetto indipendentemente da me. Cosa mi dice?

Lama Denys Rinpoche. Non è necessario restar lì, ma lasciar fare, il punto è non trattenersi.

Domanda. Guardavo la porta od oggetto della meditazione solo quando l’agitazione andava scomparendo.

Domanda. Ho avuto la sensazione come se l’oggetto grande mi riempisse gli occhi.

Domanda. Non ho visto differenza alcuna tra oggetto vicino piccolo e grande lontano, erano sempre nitidi.

Lama Denys Rinpoche. Non necessariamente debbono esserci grandi differenze tra le due esperienze.

Domanda. Con lo sguardo panorama ogni occhio vede il suo, perdo la convergenza. È normale?

Lama Denys Rinpoche. Ci possono, ma non necessariamente ci devono essere, delle dissociazioni dei 2 campi visivi, ma non te ne preoccupare, le cose si sistemeranno gradualmente.

Così, le vostre osservazioni sono lo spunto, non per entrare in un ottica di giudizio, ma per osservare, per stare attenti nella meditazione.

Facciamo un cammino meditativo, fermandoci a contemplare il suolo, i fiori, in una nuda contemplazione, senza una meta particolare, all’aperto, in una visione panoramica. Contemplate un piccolo ed un grande oggetto. È la stessa esperienza, d’un osservando astratto, esperienza nuda all’aperto, ma contemplate lo spazio il più aperto possibile, rilassiamoci nella nuda contemplazione dello spazio. Se ci sono nuvole è bene, è un modo per non avere troppa luce. In questa nuda visione ci abbandoniamo completamente, finché la mente si fonde con lo spazio, senza trattenimenti. E, dopo pranzo, avremo modo di raccontarci l’esperienza.

Martedì 17.06.16 pomeriggio

Ci siamo stamane lasciati dicendo che ci saremmo ritrovati di pomeriggio per condividere le nostre esperienze.

Domanda. C’è stato un momento in cui mi sono commossa in quest’esperienza. Cosa mi dice?

Lama Denys Rinpoche. In certi momenti di comunione emergono spontaneamente delle emozioni di comunione.

Partecipante. Sul particolare tendo a scegliere ciò che mi piace, un bel colore, una forma, mentre nella visione panoramica, dal momento che le cose meno attraenti si confondono con quelle più belle, si migliora la visione.

Partecipante. A tratti, l’oggetto della visione scompariva. Ma più che perdermi all’aperto è come se mi fosse venuto addosso ed ho avuto come una sensazione di nausea.

Lama Denys Rinpoche. Potrebbe valere anche il contrario, piuttosto che farti cadere l’aperto addosso era sufficiente vivere spontaneamente l’aperto.

Partecipante. La difficoltà è nell’integrare le persone, mentre l’aperto è molto apprezzabile.

Lama Denys Rinpoche. Perché una persona ha un carattere meno neutro, è portatore di personalità, e dopodomani praticheremo proprio in relazione alle persone, praticando con una persona in apertura riusciamo anche a vederne l’aura come l’aura degli oggetti. Non è un fenomeno legato ad una persona in particolare, piuttosto in una percezione veramente lucida ammiriamo la luminosità degli oggetti. Ad esempio, se la vediamo controluce ed il sole è basso, possiamo avere la sensazione che la montagna sia fiammeggiante, ma c’è qualcuno che si diverte a fare le cose molto complicate.

Domanda. Spesso mi capita di vedere l’aura su tutto ciò che guardo. Dipende dalla luce od è un epifenomeno?

Lama Denys Rinpoche. Sì, è un epifenomeno dell’esperienza meditativa o dell’esperienza distesa. Ci sono vari epifenomeni dell’esperienza contemplativa che si manifestano come fenomeni di chiarezza, che ci possono essere utili per comprendere lo stato in cui siamo. Il che è ricorrente nell’iconografia religiosa, come nel caso di santi e mistici raffigurati con l’aureola di luce. Ma non vuol necessariamente dire che la persona sia di luce, ma che, quando siamo di fronte alla persona che veramente c’ispira, andiamo in uno stato d’incanto che ne fa emergere la brillantezza.

Partecipante. Guardando nello spazio m’è capitato di guardarne la profondità e di perdermi in questa profondità.

Lama Denys Rinpoche. Questo tipo di meditazioni, quando la mente inizia a fondersi nello spazio nella percezione visiva, possono apparire come tanti diamanti luminosi. È simile come a particelle in sospensione in movimento, è un segno d’apertura e di distensione profonda.

Partecipante. Avevo la netta percezione che lo sguardo fosse da dietro, come se guardassi da dietro, da dietro alle particelle luccicanti di fronte a me.

Lama Denys Rinpoche. È uno dei tanti esempi di ciò che può succedere, dobbiamo essere cosciente che queste cose possono accadere, ma non ce ne dobbiamo preoccupare, ma possono essere il sintomo che ci stiamo incamminando in un esperienza di distensione aperta. Qualsiasi cosa accada, non preoccupatevi, abbandonatevi nell’apertura. In essa le tensioni si dissolvono o sublima in esperienze luminose, è quindi bene lasciarsi dissolvere o sciogliere nella luce.

Meditazione.

Vediamo ora il passaggio dalla presenza abituale a quello di piena presenza. Alla recente conferenza che ho tenuto al CNR, ho presentato la coscienza abituale come la polarizzazione con due poli, come una pila, che entrano in relazione per la differenza di potenziale, più la batteria è carica, maggiore è la differenza di potenziale. I poli sono il soggetto e l’oggetto, sono un’analogia della coscienza. Quanto più tendiamo ad afferrare l’oggetto più abbiamo la sensazione d’esistere, tanto più è intenso l’atteggiamento di afferrarci alla presa tanto più forte è la sensazione di soggetto ed oggetto. Per questo, a livello inconscio, ci attacchiamo alle cose e, quest’attaccamento, ci fa esistere. Per un rapporto d’interdipendenza più è forte la presa, più è forte la polarità tra soggetto ed oggetto. Se c’è qualcosa di molto duro di fronte a noi, così maturiamo un atteggiamenti molto duro, con collera avversione, ma anche negli stadi intensi d’avidità. L’intensità della relazione, della passione, della presa, deriva l’intensità del rapporto tra soggetto ed oggetto. Tutte le nostra pratiche della piena presenza vanno sempre nella direzione di lasciare la presa, il che conduce ad allentare la solidità tra soggetto ed oggetto, a sospendere la loro solidità. C’è un ravvicinamento tra soggetto ed oggetto come partecipazione e comunione ed unione. Comunione, in cui si è presenti al 100%, rappresenta la piena presenza. Ma esserlo, non vuol dire affatto che io sono presente. La presenza al 100% significa che faccio parte dell’esperienza, la pratica della piena presenza non è una pratica di spiritualizzazione, ma d’incorporazione.

Partecipante. È una splendida risposta logica alla nostra angoscia della morte, vivere senza essere.

Lama Denys Rinpoche. È vivere senza io, il piccolo io, il me, vivere la persona autentica, è la persona che è nessuno. C’è tutta un’ontologia, metafisica, teologia della persona, sopratutto nella tradizionale teistica. In una storiella sufi, un saggio folle partì nel deserto per meditare in solitudine, dopo un mese tornò in estasi mistica, scintillante, meraviglioso. “Ho incontrato dio” diceva. Ma quel dio chi c’era? Nessuno! È la metafisica della persona, dell’esperienza dell’assoluto tra la persona ed il tutto, e nel contempo la persona è nessuno.

Rimanete nell’aperto nella visione panoramica rilassata, rimanetevi, per tornarvi quando v’accorgete d’averlo abbandonato e fate caso a com’è la vostra mente.

Partecipante. Stamane ho insegnato ai miei 25 ragazzi, che fanno tanta confusione. Solitamente gli strilli mi danno fastidio, oggi non mi davano fastidio, ed ho fatto fare le stesse cose anche ai ragazzi. Ora, portare ciò nel quotidiano in modo stabile è un qualcosa che sono riuscita a realizzare.

Lama Denys Rinpoche. Ci sono molti insegnanti che fanno piena presenza ed è positivo, dove l’attenzione al respiro funziona e ci sono risultati importanti che hanno una buona ricaduta sia sugli studenti fin da piccoli. Ma per proporlo ai bimbi occorre formare gli insegnanti ed i genitori.

Quindi, in questa situazione d’apertura, come sono i pensieri?

Partecipante. Conto fino a 21, poi mi viene da cantare, li sento calmare,

Lama Denys Rinpoche. Lascialo parlare, lascia libero, lascia emergere. Se sei sola, canta, esprimiti liberamente.

Partecipante. Avverto dei pensieri emergere con minore o poca intensità, come in sottofondo.

Partecipante. Nella contemplazione profonda emerge un commentatore che le fa rilevare,

Lama Denys Rinpoche. Il commentatore è il pensiero discorsivo, gradualmente scopriamo che non abbiamo bisogno del commentatore, scomparirà da solo.

Partecipante. Non riesco a fare una pratica di piena presenza senza pensieri, prima li cacciavo, ora li osservo in apertura, così s’integra col resto, con gli altri sensi, e perde d’interesse.

Lama Denys Rinpoche. Domani vedremo i pensieri e le emozioni. Nell’apertura abbiamo, anzi, notiamo, la tendenza a far perdere d’importanza ai pensieri.

È importante che in una pratica regolare ci sia una sessione di 20 o 30 minuti al giorno, ma, in un ritiro, può durare tutta la giornata, si tratta d’entrare nella presenza con una motivazione altruistica, è uno stato particolare della mente e del cuore, si può anche iniziare con esercizi di stiramenti del corpo. Importante è imparare ad utilizzarli secondo le esigenze, a seguire almeno 3 respirazioni lente, profonde, complete. Quindi piena presenza al corpo in una postura equilibrata ed armoniosa. Iniziamo e continuiamo nella sensazione continua della respirazione: inspirazione, espirazione senza interruzione. Importante è vivere la respirazione, ascoltando particolarmente all’espirazione, come richiamo alla piena presenza, nella espirazione c’è il rilascio, la dissoluzione all’aperto, associato allo sguardo panoramico. Possiamo alternare i momenti di espirazione con altri di semplice presenza aperta, nell’abbandono dell’osservatore astratto.

E, se ci accorgiamo d’esserci distratti, possiamo tornare con l’attenzione al respiro, il che ci porta ad uno stato armonico di piena presenza, l’apertura e l’abbandono all’aperto e l’ascolto del respiro non si escludono mutualmente, posiamo praticare allo stesso tempo. Concludiamo la sessione con un auspicio di dedica altruistica per il bene di tutti e di ciascuno.

È bene non creare una rottura tra la sessione e lo spazio successivo, quindi al termine della sessione conserviamo la figura dell’osservatore astratto, con momenti di richiamo che ci riconducono all’apertura panoramica ed alla visione nuda dell’osservatore astratto. Non è che durante le sessioni siamo dei provetti meditanti per poi fare come i bambini che si scatenano nella ricreazione.

Domanda. Facendo attenzione al respiro, esso deve scorrere lento o veloce?

Lama Denys Rinpoche. Naturalmente, senza forzare né rallentare. Si tratta di prendere la respirazione naturale così com’è, come un richiamo per andare nella natura fino a dissolverci.

Il modello economico della piena presenza. Tutto si sviluppa in un contesto economico. Qual’è un buon modello economico. Quello fondato sull’egoismo del profitto o sull’altruismo sempre del profitto, ma con beneficio di tutti. Nella piena presenza stiamo attenti che lo spirito s’ispiri anche al suo modello economico, la trasmissione della piena presenza sull’idea altruista del dono e della generosità. È un modo di fare molto antico ma sempre più raro nei tempi attuali. Si tratta di garantire la qualità della trasmissione, senza motivazione egoiste e personali, permettendo di rendere il più possibile accessibile a tutti la trasmissione. Per evitare d’instaurare una dinamica di profitto stiamo sviluppando contenuti aperti a tutti. Chi è il beneficiario lo può fare in modo consapevole, lo fa liberamente, apprezzando e dando valore a ciò che ha ricevuto e permettendo che si sviluppi la trasmissione. È un modello di partecipazione cosciente che permette lo sviluppo della tradizione. È importante che sia l’espressione della soddisfazione e della lietezza, lasciando a ciascuno un margine di libertà.

Ecologia e spiritualità significa che i temi ecologici sono pure economici. Nell’interdipendenza è necessario una responsabilità con uno sguardo ampio. Economisti con modelli matematici dimostrano che la cooperazione è molto più potente della competizione.

L’attitudine della giornata. Abbiamo visto lo spirito principalmente associato al sentire, al non giudicare, all’accettazione, al mollare la presa nell’aperto, quindi vediamo la presenza aperta, il lasciarsi andare nell’aperto conduce alla presenza aperta, quindi, a partire dalla presenza aperta, il non sforzo. L’assenza di costruzioni mentali, manipolazione è il non sforzo. Senza alcun tipo di fabbricazione, lasciando le cose come sono. Non sforzo o non fabbricazione, lasciar essere così com’è. Questi sono gli atteggiamenti numero cinque e sei.

Domanda. Lasciare essere, così com’è, non è il non agire, vero?

Lama Denys Rinpoche. È il non agire dell’ego, qui si trova la perfezione dell’azione altruista, è un’abitudine rivoluzionaria. Lasciar sublimare all’aperto.

Non dimenticate l’integrazione: il mattino, la sera, a pranzo, sotto la doccia, lavando i denti, camminando, contemplando la natura, contemplando il cielo, mentre laviamo i piatti o puliamo la casa.

Si dice che arhat fosse un spazzino, molto umile, cui il Buddha aveva insegnato a spazzare nella piena presenza, e raggiunse l’illuminazione mentre era intento a pulire ed attraverso il pulire.