1 Nagarjuna: Commentario alla mente dell’illuminazione 1-59
In Sanscrito: bodhitzitabiuarana nama
In Tibetano: bjang chub sems kyi ‘drel pa
Omaggio al Glorioso Vajrasattva!
È stato detto che:
Separata da tutte le cose
avendo abbandonato l’oggetto e il soggetto
degli aggregati, degli elementi e delle sorgenti,
poiché i fenomeni sono uguali in quanto privi di sé
la propria mente è da sempre innata,
della natura della vacuità.
‘Nello stesso modo in cui i Buddha Baghawan e i Bodhisattva Mahasattva hanno generato la mente suprema, anche io, per salvare quegli esseri senzienti che non sono salvi, per liberare coloro che non sono liberi, per dare respiro a coloro che non respirano, per portare nello stato completamente al di là della sofferenza coloro che lo non sono, da ora finché non avrò raggiunto l’essenza dell’illuminazione genero la mente della suprema illuminazione’.
I Bodhisattva che praticano il mantra segreto, dopo aver generato in questo modo l’aspetto convenzionale della mente dell’illuminazione, che ha la natura dell’aspirazione, devono generare la mente dell’illuminazione ultima, tramite la forza della meditazione. Quindi spiegherò ciò che è la sua natura.
1 Prostrandomi al Glorioso Detentore del Vajra
che incarna la mente dell’illuminazione,
spiegherò la meditazione della mente dell’illuminazione
che è ciò che distrugge il samsara.
2 La mente dell’illuminazione dei Buddha
non è oscurata dai concetti
della concezione del sé, degli aggregati ed altro.
È detto che è sempre caratterizzata dalla vacuità.
3 Questa mente irrorata dalla compassione
deve essere coltivata con sforzo.
I Buddha che incarnano la grande compassione
coltivano costantemente questa mente dell’illuminazione.
4 Il sé designato dai Thirtika
anche se analizzato con le ragioni
la sua esistenza non si trova
in nessuno degli aggregati.
5 Gli aggregati esistono ma non sono permanenti,
inoltre non sono della natura del sé.
Comunque, permanente e impermanente,
non possono esistere come sostegno e sostenuto.
6 Se ciò che si chiama sé non esiste,
come può ciò che si chiama agente, essere permanente?
Se il fenomeno in questione esistesse,
come i fenomeni nel mondo, sarebbe agibile.
7 Poiché il permanente non ha funzione,
né gradualmente, né istantaneamente,
per cui sia dentro che fuori,
una tale entità permanente non esiste.
8 Se avesse capacità, perché dovrebbe dipendere?
Questa cosa dovrebbe prodursi simultaneamente.
Ciò che dipende da un’altra cosa
non è permanente e non ha capacità.
9 Quindi, poiché le cose non sono permanenti,
le cose sono sempre momentanee
e, rispetto a qualunque cosa impermanente,
l’agente non viene confutato.
10 Questo mondo privo del sé e così via
è distrutto dalla mente
che concepisce soggetto e oggetto
di aggregati, elementi e sorgenti.
11 Coloro che sono premurosi
hanno insegnato agli Uditori i cinque aggregati:
forma, sensazioni, discriminazioni,
fattori composti e coscienza.
12 Colui che è eccellente fra gli umani ha sempre insegnato
anche che le forme sono come schiuma,
le sensazioni sono come le bolle d’acqua,
e le discriminazioni sono simili al miraggio.
13 I fattori composti sono come il plantano,
la coscienza è come un’illusione magica.
Presentando gli aggregati in questo modo
hanno insegnato ai Bodhisattva.
14 Ciò che è della natura dei quattro grandi elementi
è spiegato chiaramente che è l’aggregato della forma.
I rimanenti che sono indispensabili
sono quindi stabiliti come non forma.
15 Con questo gli occhi, le forme visibili e gli altri,
vengono descritti come elementi,
sono anche conosciuti come campi sensoriali,
ed anche come oggetti e soggetti.
16 Gli atomi della forma e gli organi sensoriali non esistono altrove,
inoltre, non esistono organi sensoriali che sono agenti.
Perciò, produttore e prodotto
sono totalmente inadatti alla produzione.
17 Gli atomi della forma non producono le coscienze sensoriali
perché trascendono il reame dei sensi.
Se sono prodotti per aggregazione
anche la raccolta non è accettata.
18 Tramite la divisione delle direzioni
anche l’atomo è visto in parti.
Ciò che è designato in termini di parti
come potrebbe logicamente essere un atomo?
19 Rispetto ad un singolo oggetto esterno
sorgono delle percezioni differenti.
La forma che per qualcuno è bella
per qualcun altro è diversa.
20 Rispetto allo stesso corpo femminile
ci sono tre percezioni diverse
che avvengono, quella dell’asceta, del carnale e del cane:
un cadavere, un oggetto della lussuria e del cibo.
21“E’ la similarità dell’oggetto che funziona”
Non è forse come essere ferito nel sogno?
Non c’è differenza fra il sogno e la veglia
per quanto riguarda il funzionamento delle cose.
22 L’entità di oggetto e soggetto,
appaiono alle coscienze
a parte la coscienza stessa,
gli oggetti esterni non esistono affatto.
23 Perciò l’entità delle cose
non esiste affatto esternamente.
Sono gli aspetti delle coscienze individuali
che sorgono come apparenze di forma.
24 Così come la persona con la mente allucinata
vede illusioni magiche e miraggi
e la città dei gandarva,
anche le forme a e il resto sono percepite.
25 Per superare la concezione del sé
ha insegnato gli aggregati, gli elementi ed il resto.
Rimanendo nella sola mente
gli esseri molto fortunati abbandonano persino quello.
26 Per gli esponenti della coscienza
queste varietà sono stabilite come mente.
Quale sarà la natura di quella coscienza?
Ora spiegherò questo punto.
27 ‘Tutto questo è sola mente’.
Il Capace ha insegnato questo
con lo scopo di alleviare la paura negli esseri infantili.
Non è verità.
28 Completamente immaginato, dipendente,
e interamente stabilito
sono solo vacuità,
la cui natura è designata sulla mente.
29 Per colui che gioisce del grande veicolo,
il Buddha in breve ha insegnato
che i fenomeni sono ugualmente privi di sé e
che la mente è innata da sempre.
30 Gli Yogaciari dicono che
tramite il controllo della propria mente
la mente purificata dopo il cambiamento
è la sfera specifica del suo auto conoscitore.
31 Qualunque sia il passato non esiste più,
il futuro non è ancora avvenuto e
nel momento in cui rimane si trasforma completamente,
perciò dov’è il presente?
32 Tutto ciò che è non è come appare,
tutto ciò che appare essere non è così.
La natura della coscienza è priva di sé,
la coscienza non ha un’altra base.
33 Quando è vicino al magnete
un oggetto di ferro si muove velocemente in quella direzione.
Esso non ha la mente
ma appare come se l’avesse.
34 Nello stesso modo, anche la coscienza fondamentale
sembra essere vera anche se è falsa;
in questo modo va avanti e indietro
e così si afferra all’esistenza.
35 Così come l’oceano e gli alberi
si muovono anche se non hanno la mente,
nello stesso modo anche la coscienza fondamentale
si muove dipendendo dal corpo.
36 Quindi se si considera che
senza il corpo non c’è coscienza
devi spiegarmi cos’è questo auto conoscitore
che è l’oggetto della sua conoscenza specifica.
37 Chiamandola auto conoscitore specifico
tu stai asserendo che è una cosa
eppure dicendo che è questa,
stai anche asserendo che non ha capacità.
38 Per fare sorgere certezza
in se stessi e negli altri,
gli eruditi procedono ottimamente
sempre senza errore.
39 Il conoscitore percepisce il conoscibile,
senza conoscibile non c’è conoscitore,
perciò: perché non ammetti
che conosciuto e conoscitore non esistono?
40 La mente è un mero nome,
eccetto il nome non esiste nient’altro,
perciò considera che l’aspetto cognitivo è un mero nome
e anche il nome non ha una natura propria.
41 Sia dentro che fuori,
o da qualche parte tra i due
i vittoriosi non hanno mai trovato la mente.
Perciò la mente ha la natura di un’illusione.
42 La distinzione dei colori e degli aspetti
o dell’oggetto e del soggetto
maschile, femminile, neutro e altro:
la mente non possiede queste entità.
43 In breve i Buddha non l’hanno mai vista
e nemmeno mai la vedranno.
Perciò: come possono vedere la natura intrinseca
di ciò che non ha natura intrinseca?
44 Ciò che si chiama ‘cosa’ è un concetto,
l’assenza del concetto è vacuità.
Dove avviene il concetto,
come può esserci vacuità?
45 Gli aspetti mentali di percepito e percettore
è ciò che i Tathagata non hanno mai visto;
dove ci sono percepito e percettore
non c’è illuminazione.
46 Privo di caratteristiche e di nascita
senza divenire e al di là delle parole.
Spazio e mente dell’illuminazione possiedono
le caratteristiche non duali dell’illuminazione.
47 Coloro che dimorano nel cuore dell’illuminazione,
come i grandi esseri illuminati
e tutti i Grandi Compassionevoli,
realizzano sempre che la vacuità è come lo spazio.
48 Perciò medita sempre su questa vacuità
che è la base di tutti i fenomeni
pacificata, e come un’illusione,
senza terreno e che distrugge il samsara.
49 Senza nascita è vacuità
il non sé è vacuità:
il meditare su una verità minore
non è il meditare.
50 I concetti di virtù e non virtù
caratterizzate dal disintegrarsi,
il Buddha ha insegnato la loro vacuità.
Eccetto questa, non c’è un’altra vacuità considerata.
51 La mente senza oggetto d’osservazione
è lo stato con la caratteristica dello spazio;
questa meditazione sulla vacuità
è una meditazione sullo spazio.
52 Con il ruggito del leone della vacuità
tutti gli esponenti sono terrorizzati.
Dovunque essi risiedano
là li aspetta la vacuità.
53 Per chi la coscienza è momentanea
non può essere permanente;
quindi se la mente è impermanente,
come farebbe ad essere in opposizione con la vacuità?
54 In breve, se i Buddha considerano
che la mente è impermanente,
come non potrebbero considerare
che la mente è anche vuota?
55 Fin dall’inizio la mente
non ha mai avuto una natura permanente.
Non diciamo che un’entità che è stabilita per propria natura
non esiste per propria natura.
56 Se dicessimo questo, rispetto alla mente,
abbandoneremmo la nostra posizione.
Non è la natura delle cose
il trascendere la propria natura.
57 Così come la natura della melassa è dolce
e il calore è la natura del fuoco,
nello stesso modo asseriamo che
la natura di tutti i fenomeni è la vacuità.
58 Se si parla di vacuità come natura,
non si asserisce il nichilismo
e nello stesso modo con ciò non si
asserisce nemmeno l’eternalismo.
59 A cominciare dall’ignoranza e fino alla vecchiaia
tutti i processi che sorgono
dipendendo dai dodici anelli
li consideriamo essere come un sogno o un’illusione.
Tradotto e curato dal Sanscrito in Tibetano dall’abate Indiano Gunakara e dal traduttore Tibetano Rapsi Shenyen. In seguito è stato corretto dall’abate Indiano Kanakavarma e dal traduttore Tibetano Patsap Nyima Drak.
Tradotto e curato dal Tibetano in Italiano da Fabrizio Pallotti Champa Pelgye © il 6 novembre 2014 sulla base del testo originale in Tibetano espresso nel Tengyur.