Gheshe Ghedun Tarcin: Rilassarsi e dimorare nello stato originario della mente

Ven. Gheshe Ghedun Tarcin: Superando la visione dualistica, ci rilassiamo e impariamo gradualmente a dimorare nello stato originario della mente, che è spazio aperto senza limitazioni.

Ven. Gheshe Ghedun Tarcin: Superando la visione dualistica, ci rilassiamo e impariamo gradualmente a dimorare nello stato originario della mente, che è spazio aperto senza limitazioni.

Insegnamento e meditazione del ven. Gheshe Ghedun Tarcin: “Rilassarsi e dimorare nello stato originario della mente” al Centro Mandala (Milano) il 22 marzo 2014.

Il ven.Geshe Gedun Tharchin, è nato nel 1963 in Nepal da genitori tibetani. Ha avuto l’educazione di base in una scuola tibetana e ha completato il classico addestramento nel Buddhismo Tibetano al Collegio Jangtse dell’Università Monastica Gaden di Tibet in India. Ha ricevuto l’ordinazione a novizio dal Lama Yong-Zin-Ling Rinpoche e l’ordinazione completa da Sua Santità il quattordicesimo Dalai Lama.

Ha ricevuto la completa trasmissione del Sutrayana e Mantrayana nel Buddhismo della tradizione Geluk, da questi due grandi maestri e da molti altri istruttori a Gaden e a Gyudmed durante 18 anni del corso intensivo di formazione.

Si è specializzato nei cinque grandi trattati del Buddhismo: la Prajnaparamita, la Madyamika, l’Abhidharma, la Pramana e il Vinaya, conseguendo così i gradi di Karam, Lopon e Lharam del Gelukpa University. Nel 1993 gli è stato conferito il titolo di Geshe Lharampa in occasione della cerimonia della grande preghiera di “Monlam Chenmo”. Dal 1996 insegna filosofia e meditazione Buddhista in molti centri in Italia e all’estero.

La mente originaria

Viviamo in un periodo storico turbolento, agitato, caratterizzato da un continuo cambiamento. Se fossimo nati qualche secolo fa, avremmo potuto ignorare questo stato di cose, poiché i cambiamenti si producevano in modo molto più lento e graduale. Oggi, i cambiamenti avvengono quotidianamente, ed hanno una diretta influenza sul nostro stile di vita e sul nostro modo di essere: dunque non possiamo semplicemente ignorarli, dobbiamo diventarne consapevoli! Nonostante la nostra epoca in continuo divenire possa sembrare negativa, in quanto fonte di stress e instabilità, racchiude anche potenzialità ed aspetti positivi: proprio perché il cambiamento è all’ordine del giorno, anche noi possiamo cambiare in ogni momento, agendo nel presente per muoverci verso una condizione esistenziale migliore. Noi siamo praticanti del dharma, e abitanti di questo mondo agitato: è importante riuscire a non portare questa agitazione nella pratica, a non essere motivati dalla fretta. La fretta e la paura aumentano rischi e deviazioni durante il sentiero spirituale. Oggi è tutto a portata di un click, grazie a internet abbiamo a disposizione una enorme mole di informazioni, e potremmo illuderci di avere padroneggiato alcuni aspetti del dharma solo perché abbiamo letto qualcosa a riguardo, o perché ogni tanto abbiamo praticato. Vogliamo avanzare in fretta, tutti indaffarati corriamo verso l’illuminazione: questo atteggiamento è molto sbagliato! Dobbiamo eliminare la fretta dalla pratica del dharma, e porre solide basi avanzando gradualmente lungo il sentiero, senza l’ansia di giungere a un obbiettivo. Per realizzare una pratica distesa e consapevole, dobbiamo rilassarci, ridurre lo stress che inevitabilmente le situazioni quotidiane ci portano. Dobbiamo prenderci cura del corpo e rilassare il corpo, questo aiuterà a rilassare la mente, perché mente e corpo sono interdipendenti. Questo rilassamento ci porta più vicini alla nostra mente originaria. Ma che cos’è questa mente originaria? È la nostra natura, una mente innocente, pura come una kata bianca. Per dimorare in questo spazio originario, in questa innocenza originaria, è necessario purificare la nostra mente ordinaria: lo si fa diminuendo il flusso di pensieri, riducendo le continue associazioni mentali che offuscano la nostra vera natura. Certo, dobbiamo eliminare i pensieri cattivi, che sono nocivi per l’intero complesso psicofisico. Ma se osserviamo la nostra vita psichica, questi pensieri di natura molto negativa e violenta sono pochi rispetto alla quantità di spazzatura mentale che ogni giorno produciamo: i pensieri inutili.

Il karma inutile

I pensieri inutili hanno come conseguenza karma inutile, letteralmente inutile! Perché non porta frutti, è solo causa della produzione di oggetti mentali di cui prima o poi siamo costretti ad occuparci, sprecando energie mentali e di conseguenza aumentando il flusso di pensieri (causa primaria dello stress). Continuare a creare pensieri inutili equivale a costruire una città fantasma: perfettamente edificata ma tetra e impossibile da abitare. Con il karma inutile non possiamo fare nulla. Non ci porta energia: mentre il karma positivo ci dona un certo benessere, e il karma negativo come la rabbia rappresenta una riserva di energia esplosiva, il karma inutile ha la caratteristica di assorbire le nostre energie e di tenerci occupati. Dunque non dobbiamo preoccuparci tanto del karma negativo, quanto di evitare quello inutile. Per oltrepassare il livello del karma inutile dobbiamo abituarci a pensare solo l’essenziale, aderendo alla situazione che stiamo vivendo così come ci si presenta: dobbiamo lasciare la presa sulla concettualità. Lo stress è perdita di energia a causa di inutili pensieri. Entrando in conflitto con i pensieri e con le situazioni della vita non si ottiene altro che aumentare i pensieri inutili, che è proprio quello che vogliamo evitare. Si tratta di nuovo di rilassare la mente! Per rilassare la mente è necessaria la non-mente. Se tentando di rilassarci pensiamo continuamente al concetto di relax, al fatto che ora noi non siamo rilassati, e sentendoci in colpa per questo, non raggiungeremo mai uno stato di vera distensione. Il rilassamento si raggiunge con la non-mente, imparando a lasciare andare. È importante non fissarsi su nulla, imparare a non preoccuparci in modo particolare di nulla. Anche fissarsi sul concetto di stress è sbagliato: esso in una certa misura è necessario ad affrontare le situazioni quotidiane con slancio. Chiaramente uno stress esagerato porta danno e negatività, ma in una certa quantità si trasforma in energia, di cui abbiamo bisogno per superare i pensieri inutili. Dunque non dobbiamo fissarci su nulla, nemmeno sugli stati di beatitudine che possono insorgere di tanto in tanto, come una scintilla nel buio. Bisogna mantenere la consapevolezza di questa esperienza di beatitudine senza esserne attaccati. È importante rimanere equanimi, superare le etichette di karma negativo e positivo: dobbiamo rispettare tutto e diventare consapevoli di tutto, negativo o positivo, utile o inutile. Per questo sono necessarie forza e determinazione: il dharma è potenzialità! Potenzialità di raggiungere la nostra mente originaria. Durante questo percorso senza dubbio lungo e faticoso non ci dobbiamo scoraggiare: infatti la qualità della nostra mente è la stessa del Buddha. Perché aspettare a cambiare la propria vita? Perché aspettare le prossime vite? Agiamo nel presente. Oggi si cambia il karma, domani cambia la vita. Non dobbiamo preoccuparci del karma passato o del karma futuro, ma del karma presente, sulla possibilità di agire per cambiare il nostro presente. Il karma è un principio di responsabilità totale, e in effetti non c’è momento migliore di questo per cambiare. Mia madre non ha mai studiato, ma possedeva la tipica saggezza popolare delle persone semplici. Era solita dirmi :”cambiare il karma del passato è come fare un giro intorno a una montagna; mentre cambiare il karma presente assomiglia a fare un giro intorno ad un dito.” Cambiare il presente è un processo rapido e immediatamente attuabile. È possibile liberarci dal disagio perché la nostra mente originaria è pura e incontaminata.

Mahamudra

Possiamo tradurre il termine “mahamudra” con “grande postura” o “grande modo di essere”. Per i praticanti del mahayana, è l’attitudine fondamentale che deve guidare le nostre azioni di corpo, parola e mente. È la nostra “grande performance” che ci libera gradualmente dall’attaccamento al senso dell’io, per aprirci agli altri e alla nostra natura originaria. Dunque mahamudra non è solo la grande postura tenuta in meditazione, ma la postura tenuta nella vita quotidiana verso i nostri pensieri e verso le persone con le quali entriamo in contatto, è l’etica di un praticante del dharma. Questo grande modo di essere si realizza praticando l’amore, la gentilezza e la compassione, che ci liberano dal nodo dell’attaccamento al sé. Proprio come un nodo, più irrigidiamo questo complesso di attaccamenti, più il nodo diventerà saldo e ci terrà legati. È invece con la consapevolezza e con la compassione che lascia andare che questo nodo si allenterà gradualmente, rivelandoci quello che veramente siamo al di là dei nostri condizionamenti abituali. Nella vita samsarica tendiamo a essere gelosi delle nostre energie, ad essere restii a donarle. In realtà, l’attaccamento verso le nostre energie è la vera causa del loro dissipamento. L’atteggiamento mahamudra inverte questa tendenza, insegnandoci che donare ci riempie di energia. Paradossalmente, donare ci rende più ricchi! A produrre la maggior parte dei nostri errori è la mancanza di consapevolezza, che ci fa muovere male, alla cieca. Bisogna dunque praticare l’attitudine dell’equanimità, per superare le categorie rigide con cui tendiamo a intrappolare e giudicare gli altri. L’amore e la compassione portano al rilassamento, dunque aprono una via alla mente originaria. Lo stato della mente originaria è la vacuità della mente. La mente originaria è infatti vacuità, spazio aperto. Grazie a mahamudra, rendiamo davvero grande il nostro modo di essere e impariamo a coltivare l’equanimità fondamentale verso noi stessi e gli altri, trascendendo un po’ alla volta il livello personale ed incamminandoci verso il risveglio.

L’equanimità fondamentale

Per concludere, nei confronti degli alti e bassi della nostra vita mentale è necessario sviluppare un sentimento di equanimità, che sia in grado di accogliere e osservare qualsiasi tendenza si presenti, sia essa negativa e positiva. L’equanimità è un ulteriore fattore di rilassamento, in quanto allena una sana abitudine a non giudicare quello che ci succede, ma a cercare di comprenderlo per quello che è. Durante il nostro percorso non dobbiamo provare eccessiva preoccupazione verso il karma negativo o il karma positivo, in definitiva essi dovranno essere superati nel momento del risveglio. Dobbiamo cercare di produrre un’azione equanime, non attaccata ai propri frutti. Si tratta di imparare a scorrere con le situazioni che ci si presentano trattandole con equanimità, senza falsarle producendo pensieri inutili e senza entrare in conflitto con esse etichettandole come positive o negative. Superando questa visione dualistica, ci rilassiamo e impariamo gradualmente a dimorare nello stato originario della mente, che è spazio aperto senza limitazioni.