Dagyab Rinpoche: Essere una buona persona

H. E. Loden Sherab Dagyab Kyabgoen Rinpoche

H. E. Loden Sherab Dagyab Kyabgoen Rinpoche

Essere una buona persona: alcuni pensieri fondamentali sulla comunicazione umana di S.E. LODEN SHERAB DAGYAB RINPOCHE

I FONDAMENTI

Voglio essere una buona persona!

Non esiste essere umano che desideri essere cattivo.
Perciò, sarà importante che tutti i giorni

io sia consapevole dei punti seguenti:

1 – Considerazioni generali

  1. Ogni mattina devo iniziare con una buona motivazione. Ciò sarà di duplice beneficio durante la giornata, per me e per gli altri. La sera, dovrei guardarmi interiormente riesaminando lo svolgimento della mia giornata. Dovrei riconoscere le azioni malsane compiute e rallegrarmi delle azioni salutari, mie e altrui.

  2. Se puoi cambiare le cose che ti preoccupano, non c’è bisogno di preoccuparsi. Se non puoi modificare le cose che ti preoccupano, non ha senso preoccuparsi”. Il Maestro indiano Shantideva ha affrontato la questione con molta precisione!

  3. Se in me sorge la collera, sono io l’unico responsabile. E se la assecondo, sarà ancora peggio. Se non la assecondo e invece pratico interiormente la pazienza, la collera svanirà e non arrecherà ulteriori turbamenti a me e agli altri.

  4. Nessuno è perfetto”, ma gli atteggiamenti e i concetti errati che non percepiscono la realtà così come è non sono la vera natura della mente.

  5. Se riconosco chiaramente tutte le mie mancanze, non per questo devo avvilirmi. I sensi di colpa, in questo caso, sono fuori luogo. Ciò di cui ho bisogno sono il coraggio e la determinazione.

  6. Pur sapendo che i concetti sono un’estensione dei veleni mentali, sono incapace di osservare imparzialmente i miei concetti.

  7. Non cerco la felicità all’esterno, ma dentro di me.

  8. Se mi trovassi davvero in contrasto con gli altri, dovrei chiedere il parere di amici capaci di vedere le difficoltà da un punto di vista esterno. Io dovrei restare interiormente calmo e osservare la mia mente.

  9. Ho ancora molta strada da fare, prima di arrivare al traguardo finale. Sfortunatamente non esiste un conseguimento del vero obiettivo che sia rapido e sicuro al 100%, perciò è molto importante che io pratichi la pazienza e conduca una vita tranquilla, priva di agitazioni e stress.

  10. Nella vita esistono molte zone grigie, perciò è limitante pensare “o tutto o niente”; forse sarebbe meglio considerare più spesso “entrambi e il resto”.

  11. L’ottimismo è costruttivo e di sostegno, il pessimismo mi ostacola.

  12. Parlare senza consapevolezza è pericoloso, perciò è utile che rifletta sulle mie intenzioni e sul mio modo di esprimerle, prima di parlare e mentre lo sto facendo, e non chiacchierare troppo. “La parola è d’argento, il silenzio è d’oro”. Il maestro indiano Atisha ha detto: “Quando sei solo, osserva i tuoi pensieri. Quando sei con gli altri, osserva le tue parole”.

  13. Le mie affermazioni non sono l’unico modello esistente, altri possono sapere di più e meglio di me.

  14. Se devo prendere delle decisioni, devo prenderle sempre sulla base di una buona motivazione, tenendo conto del bene del gruppo, di cui io sono soltanto un SINGOLO membro.

  15. E’ importante che io impari ad ascoltare e provi a capire davvero la persona che mi sta di fronte.

  16. E’ sicuro che posso cambiare molte più cose di quanto non creda, sia nel mio comportamento sia nel mio modo di parlare e pensare. Tutto ciò di cui ho bisogno è il coraggio.

  17. Esasperare la mia sofferenza e fissarmi su di essa non farà altro che aumentarla e deprimermi.

2 – Nemici/Amici

  1. L’amore è il modo migliore per domare l’opponente/nemico”, ha detto il geshe kadampa Khamlungpa. Ciò include l’attitudine verso me stesso.

  2. Comme posso occuparmi degli altri se non sono nemmeno capace di occuparmi di me stesso? Per prima cosa ho bisogno di imparare cosa è giusto e sano per me. Ma sarebbe un errore pensare che devo tenermi stretto al mio ego, perché non mi può offrire nessun tipo di sostegno.

  3. Perché è così importante occuparsi degli altri? Perché sarà soltanto a MIO beneficio. Tutte le mie opportunità, tutta la mia felicità, dipendono dal sostegno degli altri.

  4. Mi fa piacere quando gli altri sono gentili e amichevoli, e quando mi comprendono, mi tengono in considerazione, altrettanto quando si mettono nei miei panni e mi manifestano buon cuore. Per questo motivo dovrei essere altrettanto premuroso, amichevole e così via con gli altri. “Riceverai ciò che dai”. Sarebbe molto più saggio se coltivassi dentro di me un atteggiamento amichevole senza mostrare una maschera di ipocrisia.

  5. Se io fossi costretto ad avere nemici, dovrei di sicuro considerarli con ostilità… se per me fosse di beneficio. MA è veramente di beneficio per me?

  6. E’ possibile che all’inizio io debba sforzarmi di essere amichevole. Non ha importanza. Un tal genere di amichevolezza ad un certo punto diventerà autentica semplicemente per la forza dell’abitudine.

  7. La benevolenza, l’attenzione e l’apertura mentale sono qualità della mente autentiche e naturali, perché sono qualità pacifiche. Gli atteggiamenti opposti sono artificiali ed avventizi, nascono da cause occasionali e sono distruttivi.

  8. Ogniqualvolta aiuto qualcuno, lo faccio molto volentieri. Tuttavia non dovrei aspettarmi niente in cambio, nemmeno un grazie, altrimenti renderei inevitabile un danno. L’amicizia non è una operazione commerciale!

  9. Troppe aspettative o un eccessivo scetticismo sono ostacoli.

  10. E’ sbagliato smettere di aiutare gli altri non appena non mi sento apprezzato da loro.

  11. Aiutando gli altri, pongo le cause per essere aiutato dagli altri in futuro.

  12. Se parlo male di qualcuno, in realtà mostro che io stesso sono una persona con bassa autostima.

  13. Se veramente non avessi altra soluzione che allontanarmi da qualcuno, dovrei farlo sempre senza usare parole dure e senza odio (verso lui o lei).

  14. Prima di guardare gli errori degli altri, dovrei osservare i miei.

  15. Dovunque mi trovi e con chiunque mi trovi, la causa dei miei problemi è dentro di me. Nel passato, ho seminato i semi delle mie relazioni con gli altri: adesso devo far fronte al raccolto.

  16. Non riconosco i miei errori più gravi, ma individuo quelli più lievi degli altri. Dal momento che per prima cosa mi concentro sui difetti degli altri, vedo soprattutto le loro mancanze. Comportandomi in questo modo, ignoro o minimizzo le loro qualità buone. Nello stesso tempo, con gli amici, vedo di più le buone qualità e ignoro o sottovaluto le loro mancanze. Non è forse una sciagura?

3 – Egocentrismo

  1. E’ essenziale per me sviluppare fiducia in me stesso e forza interiore. Tuttavia, se continuo ad essere egocentrico, sarà impossibile che io guadagni una tale sicurezza.

  2. Fino ad oggi ho seguito i dettami dei miei concetti egoici. Troppo a lungo mi sono costantemente dedicato ad attività fondate sull’ego (trappole con migliaia di concetti, paura, illusione di proteggere me stesso etc). Non ho mai trovato veramente il tempo di pensare a me stesso, cioè alla mia forza interiore, alla pace, alla chiarezza della mente. E tutto ciò ha provocato tutti i miei conflitti. Da questo momento devo perlomeno provare a prendere il controllo della mia mente.

  3. l’ego è sempre legato all’ansia e perciò genera grande insicurezza, impedendo alla persona di aprirsi. Esattamente per questo motivo, è assolutamente necessario abbattere la falsa distanza, i pregiudizi e le barriere verso gli altri.

  4. Ho pensato al mio ego come ad una funzione apparentemente protettiva, ma non è vera protezione; è piuttosto una posta aperta a tutte le complicazioni.

  5. La mia protezione è l’apertura, non l’ego. Questo è l’unico modo per tenere i miei piedi ben saldi a terra. Soltanto così potrò aiutare veramente gli altri.

  6. Quando sono aperto, non ho più paura e la mia forza interiore si rivela. In questo modo, posso sviluppare tutte le mie capacità, la gioia, la sicurezza eccetera. Mi sento immediatamente più sicuro, perché capisco che in realtà non c’è niente da perdere. Solo attraverso questa esperienza posso acquistare fiducia in me stesso e forza interiore.

  7. Finchè seguirò i dettami dell’ego – cosa che ho fatto fino ad ora – non riuscirò mai a pensare a me stesso in modo sano.

  8. Non dovrei prender tanto sul serio questo mio piccolo ego, ma invece tener conto della situazione nel suo insieme. Se mi comporterò in conseguenza di ciò, sarò senz’altro molto più felice.

  9. Se parlo sempre di me stesso, vuol dire che mi sto comportando da grande egocentrico. (Ci vuole) più “NOI” al posto di “io”.

  10. Se dico “Dopo tutto, anche io ho il mio orgoglio”, sto sostenendo l’ego, con il risultato che mi invischierò in ulteriori problemi.

  11. La sensibilità (nel senso di restare facilmente offeso o colpito) è il segno di una reazione dell’ego, perché è sorta in me la sensazione di non aver ricevuto quanto meritavo. La sensibilità (nel senso dell’empatia verso i sentimenti e i desideri degli altri) e un salutare pragmatismo sono strumenti infinitamente migliori per emergere da questa situazione.

4 – Odio

  1. La mia aggressività ed il mio odio non mi renderanno mai felice. Essi distruggono la ragione e l’armonia dentro di me, negli altri e nella società.

  2. Alla fine, le mie parole aspre mi distruggeranno. Sono come un boomerang. Sono soltanto capaci di far sorgere TURBAMENTI in entrambe le parti coinvolte, nient’altro.

  3. Un linguaggio gentile, chiaro, onesto e costruttivo mi permette praticamente di portare a termine qualsiasi cosa.

  4. Se qualcuno mi dice A, non risponderò B.

5- Arroganza

  1. Anche se godo di una eccellente reputazione sociale, in definitiva è soltanto una facciata. In realtà non sono altro che un piccolo, sperduto essere umano. L’arroganza, quindi, è solo menzogna.

  2. L’arroganza blocca lo sviluppo di tutte le buone qualità. Nel momento in cui ho la sensazione di sapere qualcosa, mentre in realtà ho solo colto un frammento dell’argomento, è il momento in cui sorge l’arroganza. E’ molto pericoloso! “La poca conoscenza è una cosa pericolosa”.

  3. E’ una vera disgrazia che io rimanga arrogante ed egocentrico nonostante tutto. (Specialmente) se sono una persona intelligente ed esperta, così sono un pessimo esempio delle qualità e dei valori umani.

  4. Sarà un buon segno se si rafforza in me il senso di quanto ancora poco conosca, man mano che si approfondisce la mia conoscenza delle qualità interiori.

In breve, non voglio restare così stupido come sono stato fin ad ora.

NOTA FINALE.

Nella mia attuale fragile condizione mentale e spirituale, posso far fronte a tutti questi compiti? Sono sicuro che la mia forza ed energia mentale e spirituale migliorerà tramite essi. Tutto dipende dal comprendere ed apprezzare questo fatto, e per questo ho bisogno di una mente sana. Se non riesco ad uscire dal circolo vizioso della mia mentalità complicata, dovrò cercare un aiuto psicologico. Il che non è una disgrazia!

E’ molto meglio mettere in atto questi propositi piuttosto che apparire una pia persona, in realtà priva della base fornita dai punti che ho citato sopra.

Si dice “l’insegnamento che ha colpito la cattiva coscienza”. Se dovessi sentirmi urtato ascoltando o leggendo i punti esposti sopra, non dovrei offendermi. Dovrei piuttosto essere sicuro che l’insegnamento mi ha raggiunto.

SUA EMINENZA LODEN SHERAB DAGYAB KYABGÖN RINPOCHE appartiene alla tradizione Gelugpa del buddismo tibetano. Essendo stato riconosciuto all’età di quattro anni come il IX ‘Kyabgön’ (Protettore) del Dagyab, una regione del Tibet orientale, al pari dei suoi predecessori a partire dal 17 ° secolo, fu il capo spirituale e politico della regione. Rinpoche è considerato uno dei più elevati Tulku, lama reincarnati, del Tibet ed, in quanto tale, è in stretto contatto con Sua Santità il XIV Dalai Lama. Dopo i tradizionali studi di filosofia buddhista, Rinpoche si laureò presso la scuola monastica di Drepung. Tra i suoi insegnanti della tradizione Gelug v’erano Sua Santità Trijang Rinpoche e Sua Santità Ling Rinpoche (entrambi tutori di Sua Santità il XIV Dalai Lama).
Nel 1959 Rinpoche lasciò il Tibet insieme con Sua Santità il XIV Dalai Lama e si stabilì in India, dove conseguì il sommo grado di Ghesce Lharampa e dal 1964 al 1966 diresse la Tibet House di Nuova Delhi, un’istituzione riconosciuta a livello internazionale per la tutela e la promozione della cultura tibetana. Nel 1966 Rinpoche fu invitato come docente di Tibetano all’Università di Bonn in Germania, dove tuttora insegna.
Dal 1984 Rinpoce ha insegnato il Dharma, principalmente nel suo centro di Francoforte, la Chödzong Choedzong Buddhist Society. Rinpoche ha pubblicato un certo numero di libri di pratica buddista del Dharma che si contraddistinguono per la loro immediatezza pratica. Tra i tulku tibetani in esilio Rinpoche è considerato colui che detiene la maggior parte dei lignaggi non solo della tradizione Gelugpa, ma anche di quella Sakya e Kargyu. Nel 2004 Rinpoche ha fondato a Francoforte la Tibet House Germania
http://www.tibethaus.com/ ed è il maestro spirituale di innumerevoli Centri Chödzong in Germania del Buddhismo Mahayana Vajrayana.