Astrologia tibetano-mongola e karma
Alexander Berzin, Monaco, Germania, 13 giugno 1996. Traduzione italiana a cura di Valentina Tamiazzo
I benefici di conoscere l’astrologia
In un contesto buddhista, quando riaffermiamo la nostra motivazione all’inizio di una lezione, sottolineiamo sempre come il nostro obbiettivo nell’ascolto sia quello di imparare qualche cosa che possa aiutarci nella vita. Nello specifico, desideriamo imparare non soltanto qualcosa che possa aiutarci a far fronte ai nostri problemi, ma anche ciò che ci permetta di aiutare al meglio gli altri.
Quando pensiamo all’astrologia sotto questa prospettiva, dobbiamo essere chiari su ciò che possiamo effettivamente trarre dal suo studio ed apprendimento.
Ad un livello, la conoscenza dell’astrologia ci aiuta a conoscere ciò che potrebbe accadere in futuro. In base a questa conoscenza, possiamo prendere misure preventive ed evitare difficoltà. Il Dharma, dopotutto, significa letteralmente misure preventive. Dobbiamo stare attenti, tuttavia, a non diventare superstiziosi, e pensare che ogni cosa sia predeterminata, che certi problemi dovranno sopraggiungere di sicuro, dal momento che non è affatto questa la visione buddhista della vita.
Soprattutto quando si considera l’astrologia predittiva, è molto importante che questa venga compresa nel contesto degli insegnamenti buddhisti sul karma.
Ad un altro livello, conoscere l’astrologia offre delle linee guida per una migliore comprensione di se stessi, permettendo di ricavare alcune idee circa i propri problemi emozionali. Su di un piano più generale, le caratteristiche dei pianeti, dei segni, e così via, forniscono una certa struttura analitica entro cui osservare la propria vita e la propria personalità.
Quando si vuole aiutare qualcuno, non è facile farsi un’idea chiara sul tipo di problema che la persona possa avere, o quale possa essere il modo migliore per comunicare con essa. Conoscere l’oroscopo della persona e il modo in cui questo si confronta con il proprio, è utile per farsi un’idea di come approcciarsi inizialmente a questa persona. Ancora una volta, dobbiamo considerare tutto questo all’interno di un contesto buddhista. E’ molto importante evitare di mettere le persone in categorie solide, e pensare: “oh, quest’uomo è Bilancia, ed io sono Leone; devo agire in questo modo con lui. Quella donna è Toro, per cui devo comportarmi in quel modo.” Questo modo erroneo di pensare non lascia spazio all’individualità e non permette flessibilità. Quando non si ha idea di come relazionarsi con qualcuno, l’astrologia può rivelare la prima carta da giocare con la persona. Dobbiamo avvicinarci all’astrologia partendo da questo punto di vista, e integrarlo sempre con gli insegnamenti buddhisti sul karma e sulla vacuità.
Fra le numerose tradizioni astrologiche del mondo, il sistema tibetano-mongolo è uno dei più complessi. E’ molto più complicato dell’astrologia occidentale. In questa sede copriremo soltanto l’argomento in breve, in modo tale da poterci fare qualche idea sui suoi contenuti. L’astrologia mongola è una leggera variante del principale sistema astrologico tibetano, ma qui, nella prospettiva di un’introduzione, parleremo in generale del sistema tibetano-mongolo. Quindi possiamo poi rivolgere l’attenzione al rapporto dell’astrologia con il karma e la vacuità. Tale ultima discussione non è specifica o limitata all’astrologia tibetano-mongola, ma rilevante per tutti i sistemi astrologici.
La portata dell’astrologia tibetano-mongola
Lo studio dell’astrologia tibetano-mongola tratta numerosi aspetti. La maggior parte delle persone pensano all’astrologia unicamente in termini di calcolo e interpretazione degli oroscopi; e quando si studia l’astrologia tibetano-mongola, certamente si impara a fare questo. Gli oroscopi tibetani e mongoli, però, non forniscono soltanto una lettura della personalità con la quale una persona è nata, la carta natale. Ma elaborano anche il modo in cui la vita della persona potrebbe svolgersi nel corso degli anni, la carta progressiva, in una maniera molto diversa da quella degli oroscopi occidentali.
Non è possibile tracciare un oroscopo se non si conoscono la data di nascita della persona e la progressione della durata della sua vita, nel contesto di un calendario. Pertanto, buona parte dello studio include la matematica e i calcoli per creare i calendari tibetani e mongoli, i quali sono anch’essi abbastanza diversi da quello occidentale. Inoltre, non è possibile fare un oroscopo se non si conosce la posizione precisa dei pianeti al momento della nascita, e in seguito nella vita. Un’altra buona parte di studio, allora, è rappresentata dalla matematica per il calcolo delle effemeridi tibetano-mongole, ossia le posizioni dei pianeti per ciascun giorno. Alcune tavole con iscritte tali posizioni sono disponibili per una pronta consultazione, come in occidente; ma gli astrologi tibetani e mongoli calcolano tutto per lo più a mano.
In concomitanza con il calendario, gli astrologi fanno anche almanacchi. Un almanacco indica i giorni e le ore che sono di maggior auspicio per iniziare a seminare i raccolti nei campi, per la loro raccolta, e altre cose di questo tipo, importanti per una società.
Come nel caso della medicina tibetano-mongola, l’astrologia tibetano-mongola accosta in modo unico elementi derivanti dalle tradizioni indiana, greca antica, cinese, centro-asiatica, e indigena Bon. Il materiale viene suddiviso in base a due aspetti principali: i “calcoli bianchi” e i “calcoli neri.” Tali designazioni non hanno nulla a che vedere con i concetti di bene e male, come nei termini magia “bianca” e “nera.” Bianco e nero sono abbreviazioni dei nomi in tibetano per l’India e la Cina, rispettivamente. L’India in tibetano è conosciuta come “la vasta terra dove la gente è vestita di bianco,” e la Cina come “la vasta terra dove la gente è vestita di nero.”
I calcoli bianchi e il Kalachakra
Si svilupparono numerosi sistemi di astrologia simili in India, molti indù ed uno buddhista. I calcoli bianchi derivano principalmente dal sistema indiano buddhista, che si trova nei testi del Kalachakra tantra. Kalachakra significa “cicli del tempo,” con tre livelli: cicli esterni, interni, alternativi. I cicli esterni si riferiscono ai cicli che attraversa l’universo. Grazie all’esistenza di questi cicli, è possibile misurare il tempo esternamente, osservando il passaggio del sole, della luna e dei pianeti nei cieli. Il Buddhismo definisce il tempo, dopotutto, come una misura del cambiamento. Inoltre, dai cicli dei disegni che i corpi celesti seguono, in relazione l’uno con l’altro nei loro movimenti, si ricavano gli oroscopi. L’intero studio dell’astronomia e dell’astrologia è associato a questi cicli esterni.
Internamente, è anche possibile misurare il tempo in base ai cicli nel corpo. Ad esempio, è possibile misurare il tempo attraverso il numero di respiri di una persona. Lo si può anche misurare con il ciclo vitale di un essere umano, ovvero tenendo conto dell’infanzia, dell’adolescenza, dell’età adulta, della vecchiaia, oppure con il ciclo mestruale di una donna. Quindi, ci sono cicli temporali esterni ed interni; e, secondo gli insegnamenti del Kalachakra, gli uni sono paralleli agli altri.
Quando osserviamo la cosa da un punto di vista buddhista, diciamo che gli esseri ordinari non hanno controllo su questi cicli. I cicli si verificano per la forza del karma, o di impulsi di energia. I cicli esterni, che rappresentano le tabelle di transito delle posizioni quotidiane dei corpi celesti, “maturano,” o derivano dal karma condiviso generale. I cicli interni, che rappresentano le carte natali e progressive di ciascuna persona, maturano a partire dal karma individuale di ognuno. Soffriamo ogni sorta di problemi proprio perché non abbiamo il controllo su nessuna di queste maturazioni karmiche e sui loro effetti su noi stessi.
Alcune persone, ad esempio, sono fortemente influenzate dalle configurazioni del loro oroscopo natale. Non riscontrano soltanto difficoltà legate alla loro vita personale, ma anche ai cicli esterni, come potrebbero essere lunghi inverni o lune piene. Certe persone diventano un po’ pazze durante la luna piena, come lupi mannari! Le persone riscontrano anche problemi legati ai propri cicli interni: lo sviluppo del ciclo ormonale nel passaggio alla pubertà, il ciclo mestruale, il processo d’invecchiamento, e via dicendo. Nel Buddhismo, ci sforziamo di ottenere la liberazione da questi cicli, che si ripetono incontrollabilmente e che chiamiamo samsara, e di proseguire fino a diventare Buddha illuminati, in modo tale da essere in grado di aiutare al meglio tutti.
I cicli del tempo alternativi, implicano le varie pratiche della meditazione del Kalachakra atte ad ottenere la liberazione e l’illuminazione. Questo importante punto rivela l’orientamento di base del Buddhismo nei confronti dell’astrologia. Vogliamo ottenere la liberazione dal trovarci alla mercé degli elementi astrologici come gli oroscopi. Secondo il Buddhismo, il continuum mentale, o flusso mentale, di ogni individuo, sperimenta problemi senza inizio e, se non si fa nulla per cambiare la situazione, si andrà avanti a sperimentare tali problemi all’infinito, una vita dopo l’altra. Questo significa che ci si deve liberare non soltanto dal proprio personale oroscopo in questa vita; ci si deve liberare da tutti i possibili oroscopi di ogni rinascita, incontrollabilmente ricorrente, futura. In altre parole, si aspira a liberarsi dallo zodiaco stesso.
Possiamo osservare da questo approccio, che un oroscopo non è qualcosa di concreto e determinato, qualcosa che detta il modo in cui si dovrà certamente essere, e in merito al quale non si può fare nulla. Vogliamo liberarci da qualsiasi costrizione immaginaria come questa, e, per far ciò, dobbiamo conoscere un poco i dettagli del nostro specifico oroscopo e di tutti gli oroscopi in generale. Questo è dunque il contesto entro cui si deve studiare l’astrologia, sia essa tibetano-mongola, indiana induista, cinese, araba, maya oppure occidentale. Desideriamo superare non soltanto il fatto di essere sotto il controllo del nostro oroscopo personale di questa vita, ma di essere sotto il controllo di tutti i cicli mutevoli del tempo, così come sono misurati dal movimento dei corpi celesti. Comprendere questo punto è cruciale. Altrimenti si può facilmente cadere nella trappola in cui si diventa superstiziosi rispetto all’astrologia, in particolare rispetto all’astrologia tibetana-mongola, dal momento che parla molto di giorni “d’auspicio” e di giorni “infausti.”
Il legame con l’astrologia occidentale
Il Kalachakra tantra è la fonte per il calcolo della maggior parte degli elementi dei calendari tibetano e mongolo, delle posizioni dei corpi celesti nelle effemeridi, e per molti dei fattori negli almanacchi, come i giorni d’auspicio e i giorni infausti. Poiché gli insegnamenti del Kalachakra fiorirono in India prima di diffondersi in Tibet e poi in Mongolia, essi hanno molto in comune con i sistemi astrologici induisti. L’astrologia induista, a sua volta, e molti altri aspetti della cultura indiana antica, hanno molto in comune con la cultura della Grecia antica, dal momento che le due civiltà intrattennero stretti contatti, in particolare al tempo di Alessandro Magno. Vediamo allora, in primo luogo, alcune di queste caratteristiche comuni. Anche l’astrologia occidentale moderna le condivide, poiché deriva dalla tradizione greca antica.
Nell’astrologia tibetano-mongola, vengono calcolate le posizioni dei pianeti soltanto fino a Saturno, non dei pianeti oltre Saturno, e si nominano i giorni della settimana in base ai corpi celesti, come la domenica per il sole e il lunedì per la luna. Poiché i pianeti oltre Saturno sono invisibili all’occhio nudo, il mondo antico ne era all’oscuro. Esiste anche una divisione dello zodiaco in dodici segni, con gli stessi nomi che si trovano nei sistemi greco ed induista. Si tratta degli stessi termini che il nostro moderno sistema occidentale utilizza: Ariete, Toro, e così via. Vi è inoltre una divisione in dodici case, per alcune delle quali vi sono interpretazioni leggermente diverse rispetto a quelle che si hanno nelle controparti dell’astrologia occidentale. Come in un oroscopo occidentale, ciascun corpo celeste si trova in un segno e in una casa, la combinazione dei quali influisce sul significato e sull’importanza di quel corpo nella carta.
Segni e case
Per coloro che non hanno familiarità con l’astrologia, vorrei spiegare brevemente che cosa sono i segni e le case. Entrambi riguardano caratteristiche astronomiche.
Se guardate il cielo, notate che il sole, la luna e i pianeti, chiamiamoli i corpi celesti, viaggiano tutti in una determinata fascia da est ad ovest. In antichità, la gente non pensava che la terra ruotasse. Si pensava che il cielo e i corpi celesti ruotassero attorno alla terra. Si immaginò che la fascia di cielo attraverso la quale viaggiavano i maggiori corpi celesti, l’eclittica, fosse come una gigantesca ruota che girava molto lentamente in senso antiorario. Metà della ruota si trovava al di sotto della terra. Se usassimo un esempio moderno, la nostra prospettiva sarebbe quella di qualcuno che si trova in piedi al centro di una ruota panoramica, la quale, molto lentamente, gira: metà di essa si troverebbe al di sopra di noi, l’altra metà sotto.
Se si considera questa fascia di cielo come una ruota panoramica che gira lentamente, si può suddividere questa ruota in dodici porzioni, delle quali solamente sei risultano evidenti in ogni momento nel cielo. In ciascuna di queste porzioni di ruota panoramica vi è una costellazione prominente di stelle, come i sedili della ruota panoramica. Queste costellazioni sono i dodici segni dello zodiaco.
Ora, supponiamo che la ruota panoramica giri lentamente all’interno di un edificio della forma di una sfera gigantesca. Se dividiamo in dodici sezioni la fascia lungo la parete interna della sfera entro la quale la ruota gira, queste sono le dodici case. Esse non si spostano. Per cui, la sezione della fascia di sfera che scende da est, rispetto a noi, per un sesto in direzione ovest, è la prima casa. Il successivo sesto è la seconda casa, e così via. Le prime sei case si trovano sotto di noi, ossia sotto la linea dell’orizzonte, le ultime sei al di sopra. Supponiamo che il primo sedile, l’Ariete, si trovi vicino al punto sulla parete interna della sfera che è direttamente ad est rispetto a noi, l’ascendente. La ruota panoramica ruota così lentamente che il sedile successivo, il Toro, impiega un mese a raggiungere quel punto. Quando il sedile dell’Ariete è tornato a quel punto nella parete, è trascorso un anno.
Supponiamo che questa ruota panoramica, che lentamente gira in senso antiorario all’interno dell’edificio sferico, abbia la forma di uno pneumatico cavo, e che nove sfere rotolino in senso orario al suo interno, ognuna a velocità diversa. Le nove sfere sono i corpi celesti. La sfera del sole rotola all’interno del pneumatico in un giorno; la luna impiega un mese per completare il circuito, e via dicendo. Quindi, in ogni preciso momento, un corpo celeste si trova in un certo segno e in una certa casa, e tale posizione cambia continuamente. La carta di un oroscopo è come una foto scattata in un momento specifico, come al momento della nascita di una persona, la quale mostra la posizione di ciascun corpo celeste che ruota nella fascia dello zodiaco che lentamente gira in una sezione specifica del cielo, sia al di sopra che al di sotto della terra.
Tale sistema di corpi celesti, segni e case, è lo stesso nell’astrologia tibetano-mongola, indiana induista, greca antica, e occidentale moderna. Diversamente dalle ultime due, però, i sistemi tibetano-mongolo e indiano suddividono la ruota panoramica dell’eclittica anche in base ad un secondo zodiaco di ventisette segni. A volte, mettono ventisette sedili sulla ruota panoramica piuttosto che dodici. Utilizzano questo zodiaco di ventisette segni principalmente per i calcoli del calendario, delle effemeridi, e degli almanacchi, mentre quello di dodici segni principalmente per gli oroscopi.
Stelle fisse e zodiaci siderali
I sistemi astrologici indiano induista e tibetano-mongolo, condividono un’altra caratteristica riguardante lo zodiaco, la quale differisce in modo significativo da quel che si ha nei sistemi greco antico e occidentale moderno. Utilizzano uno zodiaco di stelle fisse, o siderale, mentre gli ultimi due utilizzano uno zodiaco tropicale. In realtà, quel che accadde fu che il sistema del Kalachakra criticò l’utilizzo, da parte del sistema astrologico induista, di uno zodiaco a stelle fisse, e sostenne quello tropicale. I tibetani, tuttavia, ignorarono quest’aspetto quando adottarono il sistema zodiacale del Kalachakra, e tornarono ad utilizzare un sistema a stelle fisse, sebbene questo sia diverso da qualsiasi altro sistema induista.
Invece di spiegare in dettaglio le differenze fra gli zodiaci nei sistemi astrologici tibetano-mongolo, il Kalachakra, e quello indiano induista, sarà sufficiente spiegare soltanto la differenza generale tra uno zodiaco a stelle fisse ed uno tropicale, in termini dello zodiaco a dodici segni, il quale è comune a tutti questi sistemi. La differenza sta nel modo in cui i sistemi collocano i dodici sedili nella ruota panoramica, e sul fatto che questi sedili rimangano fissi oppure si spostino molto lentamente.
Supponiamo che la stessa ruota panoramica venga divisa in dodici sezioni, ciascuna avente il nome di uno dei segni. Anche ciascun sedile porta il nome di uno dei segni. I sistemi tibetano-mongolo e indiano induista posizionano i dodici sedili nella ruota panoramica nelle posizioni esatte in cui iniziano le sezioni che portano gli stessi nomi. La sede dell’Ariete è posta all’inizio della sezione Ariete nella ruota panoramica, e non si sposta mai da questa posizione. L’astrologia tibetano-mongola e quella induista, perciò, utilizzano uno zodiaco a stelle fisse.
I sistemi greco antico, del Kalachakra, e occidentale moderno, posizionano la sede dell’Ariete in qualsiasi punto nella ruota panoramica in cui la sfera del sole si trovi localizzata nel momento esatto dell’equinozio di primavera in India: quel momento, in primavera, in cui il giorno e la notte sono della stessa durata. Poiché il sole passa direttamente sopra al tropico del cancro quel giorno, tale posizione dei segni nel cielo viene chiamata zodiaco tropicale.
Ai fini del nostro discorso, lasciamo da parte ora le considerazioni sul sistema greco antico. Attorno al 290 d.C., il punto dell’equinozio di primavera si trovava effettivamente all’inizio della sezione dell’Ariete nella ruota panoramica, come osservato in cielo. Da allora, in maniera estremamente lenta, sta strisciando all’indietro, ad una velocità di circa un grado ogni settantadue anni. Tale fenomeno è noto come la precessione degli equinozi. La discrepanza tra la posizione osservata di zero gradi dell’Ariete, e la stessa posizione di zero gradi definita in termini di equinozio primaverile, è dovuta al fatto che l’asse polare della terra ruota progressivamente, nel suo orientamento rispetto alle stelle “fisse,” con un periodo di rotazione di 26.000 anni.
Il punto dell’equinozio di primavera si trova ora fra i ventitré e i ventiquattro gradi all’indietro nella sezione Pesci della ruota panoramica, quella direttamente dietro la sezione Ariete. Per cui, il sistema occidentale moderno posiziona attualmente la sede dell’Ariete in un punto fra i sei e i sette gradi nella sezione Pesci della ruota panoramica. Ogni anno, il sistema occidentale fa retrocedere le sedi di una piccola distanza. Si riferisce alla posizione che hanno i corpi celesti in base allo zodiaco definito dalle sedi, mentre i sistemi tibetano-mongolo e induista indiano si riferiscono alla loro posizione secondo lo zodiaco definito dalla ruota panoramica stessa. Pertanto, un pianeta ai zero gradi in Ariete nello zodiaco tropicale, si trova in una posizione fra i sei e i sette gradi in Pesci nello zodiaco a stelle fisse; ovvero, la posizione tropicale meno ventitré o ventiquattro gradi.
L’osservazione del cielo rivela che i zero gradi dell’Ariete del sistema occidentale, corrispondono effettivamente alla posizione osservata dell’inizio della costellazione dell’Ariete meno il fattore di precessione di ventitré o ventiquattro gradi. Dal momento che i sistemi tibetano-mongolo e indiano non hanno mai fatto affidamento sull’osservazione empirica per il calcolo del fattore di precessione, ed, inoltre, ricavano le posizioni dei corpi celesti unicamente da modelli matematici, poco importava che le posizioni calcolate non corrispondessero a quelle osservate. Gli astrologi tradizionali indiani, tibetani e mongoli, non erano interessati a confermare i loro calcoli osservando il cielo.
Posizioni dei pianeti calcolate ed osservate
L’india conobbe gli osservatori astronomici per la prima volta nel diciassettesimo secolo, per mezzo dei conquistatori Moghul, che avevano appreso come costruirli dagli arabi. Le posizioni dei corpi celesti osservate differivano in modo significativo da quelle tradizionalmente calcolate. Sebbene gli indiani sommassero fra i ventitré e i ventiquattro gradi alle posizioni calcolate, i loro modelli matematici non davano ancora risultati accurati. Quando, sotto il dominio britannico nel secolo successivo, gli astrologi indiani appresero le formule europee per il calcolo delle posizioni planetarie, e videro che queste davano risultati che l’osservazione confermava, molti di loro decisero di abbandonare il sistema induista tradizionale di calcolo e le effemeridi ricavate da questo. Al loro posto, i riformatori adottarono le posizioni osservate e calcolate dai matematici occidentali, semplicemente sottraendo fra i ventitré e i ventiquattro gradi, per tradurle nello zodiaco a stelle fisse.
Una simile crisi si sta verificando ora nell’astrologia tibetano-mongola. Da quando gli astrologi tibetani e mongoli sono venuti a conoscenza dei sistemi occidentale e indiano, hanno iniziato a realizzare che benché le formule matematiche del Kalachakra diano posizioni per i corpi celesti che differiscono da quelle ricavate nei sistemi tradizionali induisti, queste non danno ancora un quadro accurato che corrisponda all’osservazione. La grande domanda sta nell’abbandonare o meno le tradizionali formule matematiche, e seguire l’esempio dei riformatori induisti adottando le posizioni, corrette in base alla precessione degli equinozi, dello zodiaco occidentale. I pro e i contro esistono in entrambe le scelte. Il dibattito continua tuttora fra gli astrologi indiani.
La relazione con il karma
Gli insegnamenti buddhisti sono piuttosto chiari sul fatto che l’astrologia non parla di influenze provenienti da divinità che risiedono nei corpi celesti, le quali, in virtù del loro personale potere, determinano gli avvenimenti nelle nostre vite. Né del fatto che i corpi celesti stessi siano capaci di esercitare un’influenza effettiva. Cose del genere sono impossibili. Il Buddhismo afferma, piuttosto, che le posizioni dei corpi celesti in un oroscopo rispecchiano semplicemente una parte delle potenzialità karmiche con le quali una persona nasce.
Diversi specchi riflettono parti del nostro potenziale karmico, e lo fanno nella forma di modelli. Possiamo osservare questi modelli non soltanto nella configurazione dei corpi celesti al momento della nostra nascita, ma anche nel nostro assetto genetico, nella nostra personalità, comportamento, e nelle nostre vite in generale. Per qualsiasi persona, tutti questi modelli sono sincronistici. Ovvero, si presentano in un unico pacchetto come risultato delle forze karmiche che si sono accumulate nelle vite precedenti. Da questo punto di vista, non ha importanza se la posizione calcolata dei corpi celesti corrisponde a quella osservata in cielo. Pertanto, decidere se mantenere le posizioni dei corpi celesti calcolate dalle formule tradizionali del Kalachakra, oppure adottare le posizioni osservate che sono accettate in occidente, avendole corrette in base alla precessione degli equinozi, non è una questione semplice. Sono necessarie una grande mole di ricerca e di analisi per riuscire a determinare quale scelta fornisca informazioni astrologiche che corrispondano in modo più accurato alle vite delle persone.
Oroscopi predittivi
Uno degli elementi da analizzare è l’oroscopo predittivo, il quale predice quello che probabilmente accadrà in vari momenti della vita di una persona. Come nell’oroscopo natale e nelle effemeridi, sono coinvolti nove corpi celesti: il sole, la luna, Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno, e quelli che in occidente chiamiamo “i nodi lunari nord e sud.” Torniamo alla nostra immagine della ruota panoramica, della forma di un pneumatico, con le sfere del sole e della luna che rotolano attorno al suo circuito interno. Queste descrivono l’orbita solare e lunare. Le due orbite non sono esattamente parallele, ma si intersecano in due punti opposti del pneumatico. I punti d’intersezione sono i nodi lunari nord e sud. Quando il sole si trova in uno di questi punti e la luna esattamente nell’altro, si verifica un’eclissi lunare. Un’eclissi solare accade quando il sole e la luna si incontrano in una delle due intersezioni. La maggior parte degli antichi sistemi di astronomia e di astrologia, considera i nodi lunari come corpi celesti. Il Buddhismo li chiama Rahu e Kalagni, mentre i sistemi induisti Rahu e Ketu. Essi costituiscono l’ottavo e il nono corpo celeste.
L’astrologia predittiva tibetano-mongola, calcola la lunghezza più probabile della vita di una persona. Quindi divide la durata della vita in periodi che sono governati da ciascuno dei nove corpi celesti in un determinato ordine. Ciascun corpo celeste governa un dato periodo, una certa percentuale della durata della vita, in base ad una proporzione fissa. La percentuale è diversa per ciascuno. Si calcola qual è il corpo che governa il primo periodo di vita, e, calcolando la percentuale di durata di vita governata da tale corpo celeste, si ricava la lunghezza di quel primo periodo. E’ possibile suddividere ciascun periodo della durata della vita in base alle stesse proporzioni, e suddividere ulteriormente tali suddivisioni. Confrontando la forza, nella carta natale, dei corpi celesti governanti uno specifico periodo, sotto-periodo, e divisione del sotto-periodo, si ricava l’interpretazione di quel che succederà con maggiore probabilità alla persona durante quel tempo.
I sistemi di astrologia predittiva induisti assomigliano a quello tibetano-mongolo, ma differiscono significativamente sotto certi aspetti. I sistemi induisti non calcolano la durata di vita. I nove corpi celesti governano nello stesso ordine e nelle stesse proporzioni fisse, come nel sistema tibetano-mongolo; ma, in tutti i casi, i periodi governati dai nove corpi, sommati insieme, arrivano a 120 anni. Pertanto, se la percentuale governata da un corpo celeste è del dieci percento, questo governerà per dodici anni nella vita della persona. L’unica differenza che c’è tra le carte di ciascuna persona è il momento in cui si verifica questo periodo di dodici anni; lo si determina calcolando il momento in cui inizia la vita della persona nel ciclo di 120 anni. La maggior parte delle persone muore prima di raggiungere i 120 anni, pertanto tale periodo potrebbe anche non verificarsi. Nel sistema tibetano-mongolo, tutti i nove periodi si verificano nella vita di ognuno, e, se la percentuale governata da un corpo celeste è del dieci percento, e la durata della vita di soli 60 anni, il periodo di tale corpo è di soli 6 anni.
Calcoli neri e l’astrologia cinese
I calcoli neri nell’astrologia tibetano-mongola, derivati dal sistema cinese, aggiungono diverse ulteriori variabili all’astrologia predittiva. Un aspetto riguarda i cicli dei dodici animali: topo, maiale, scimmia, e via dicendo; e dei cinque elementi: terra, acqua, fuoco, legno e metallo. Assieme, questi danno luogo a sessanta combinazioni, come cavallo-fuoco, o tigre-legno, nelle varianti tibetane. La tradizione mongola sostituisce i nomi degli elementi con i nomi dei colori ad essi associati, come cavallo-nero o tigre-blu. Le carte natali contengono combinazioni per l’anno, il mese, la data, e un periodo di due ore dell’orario di nascita. Viene calcolata la combinazione animale-elemento che governa ciascun anno di vita, e, confrontandola con la combinazione natale, si ricavano ulteriori informazioni predittive per quell’anno.
I calcoli neri contengono anche un sistema di otto trigrammi e nove numeri dei quadrati magici. Un trigramma è una combinazione di tre linee, continue o tratteggiate, come presentate nel testo classico cinese dello I Ching (Il libro dei cambiamenti). I numeri dei quadrati magici derivano da un quadrato diviso in nove caselle, come la griglia nel gioco del tris , in ciascuna delle quali vi è un numero, da uno a nove; questi numeri sono posti in modo tale che sommandone tre orizzontalmente, verticalmente o diagonalmente, il risultato ottenuto sia sempre quindici. Dal trigramma e dal quadrato magico dell’anno di nascita, vengono calcolati i trigrammi e numeri progressivi per ciascun anno di vita, i quali offrono ulteriori informazioni predittive. Tutte le informazioni ricavate dai calcoli bianchi e neri vengono messe in relazione ed interpretate per produrre un oroscopo predittivo tibetano-mongolo completo. Per maggior precisione, possono essere aggiunte le informazioni bianche e nere derivanti dall’almanacco riguardante i giorni e gli orari d’auspicio e infausti. E’ necessario valutare tutti i fattori che interessano un determinato periodo, perché, se dal punto di vista di una variabile il momento potrebbe essere favorevole, dal punto di vista di un’altra potrebbe non esserlo. L’interpretazione delle carte nell’astrologia tibetano-mongola è un’arte complessa.
Predizione della durata di vita
La maestria nell’interpretazione è ancora più difficile, perché all’interno del sistema possono sorgere molti problemi. A volte, quando si calcola la durata della vita di una persona, si scopre che secondo le formule matematiche, egli o ella avrebbe dovuto morire anni prima. Altri calcoli rivelano che se la persona fa una grande quantità di azioni positive, è in grado di estendere la durata della vita di una certa percentuale. Ma anche ammesso questo, molte persone dovrebbero essere già morte. Inoltre, quante cose positive è necessario fare per estendere la durata della propria vita? Inoltre, esistono soltanto due possibilità, ovvero la durata normale e quella estesa, o nel caso in cui si faccia solo una piccola quantità di cose positive, o la propria motivazione sia impura, si può estendere la durata della vita soltanto di un poco?
La situazione diventa ancora più confusa quando si considerano i testi di diversi maestri di astrologia tibetana e mongola in diverse epoche nel corso della storia. Essi hanno pareri discordanti circa i calcoli della durata della vita di una persona. Alcuni assumono come durata di vita massima ideale i 120 anni, alcuni i 100 anni, e altri gli 80. A seconda di quale di queste viene scelta, il calcolo per determinare quanto a lungo vivrà una persona e che cosa succederà nel corso della sua vita, differisce. Qual è quello corretto? Sarebbe forse meglio seguire l’esempio dell’astrologia indiana induista e non calcolare affatto la durata della vita? Anche se si prende questa direzione, esistono diverse tradizioni di astrologia tibetano-mongola; i calendari calcolati da ciascuna differiscono leggermente. E così è disponibile una varietà ancora più grande di predizioni sul corso della vita di una persona.
Afferrare la verità
L’astrologia tibetano-mongola non è la sola ad avere tradizioni molteplici, le quali producono ciascuna carte predittive leggermente differenti. Anche i sistemi occidentale, indiano e cinese condividono questa caratteristica. Quando le persone si rendono conto di questa situazione, spesso si sentono a disagio. Insicure, si aggrappano all’idea per la quale esse esistono come dei solidi, intrinsecamente trovabili “sé,” e ciò che accadrà nelle loro vite come eventi determinati che esistono intrinsecamente. Sulla base di questa confusione, esse vogliono disperatamente che il proprio “sé,” esistente in maniera indipendente, abbia il controllo di quello che sta per succedere, o, perlomeno, che sappia ciò che sta per arrivare, così da potersi preparare. Quando si trovano di fronte a possibilità molteplici rispetto a ciò che potrebbe accadere, sentono che le loro vite in quanto “sé” esistenti in modo solido, sfuggono al loro controllo.
La frustrazione che provano assomiglia alla loro reazione quando un maestro tibetano o mongolo insegna un testo classico buddhista, e spiega che dal punto di vista di un tale sistema di principi in un tale testo monastico, significa questo. Tuttavia, secondo ciascuno degli altri testi, significa questo o quello; dal punto di vista degli altri sistemi filosofici, ciascun testo ha un’altra interpretazione ancora. E ciascuna delle altre tradizioni buddhiste tibetano-mongole, lo spiega in modi ancora differenti. Di fronte a così tante alternative, la maggior parte degli occidentali reagisce dicendo “ma che cosa significa questorealmente?” Forse il pensiero biblico li ha inconsciamente influenzati, un Dio, una verità, così ricercano un’unica verità, intrinsecamente esistente, del significato reale di un insegnamento. Considerano le informazioni astrologiche alla stessa maniera, e cercano risposte definitive su ciò che avverrà.
Se ci aggrappiamo all’idea che la realtà esista in questa maniera impossibile, verremo delusi e frustrati dalle informazioni che otteniamo dall’astrologia tibetano-mongola. Per ottenere qualcosa da essa, è necessario considerare l’informazione da un punto di vista completamente diverso, il punto di vista degli insegnamenti buddhisti sul karma e sulla vacuità. Le informazioni astrologiche descrivono il samsara: le rinascite e il corso di ciascuna vita che ricorre, incontrollabilmente, sotto l’influenza del karma. Per liberarci da tale ciclo vizioso, è necessario comprendere la vacuità: il fatto che tutto, inclusi le nostre personalità e gli eventi della nostra vita, è privo di modi impossibili di esistenza. Pertanto, dobbiamo comprendere il karma e la vacuità.
Potenzialità karmiche contro predeterminazione
Kaydrubjey, un grande maestro tibetano, l’ha spiegato bene. In un commentario sul Kalachakra tantra, egli scrisse che se l’astrologia rivelasse tutte le informazioni al riguardo di qualcuno, allora un essere umano e un cane, nati nello stesso luogo e alla stessa ora, avrebbero la stessa personalità, la stessa durata di vita, e accadrebbero loro le stesse cose nel corso delle loro vite. Chiaramente non è così. Il motivo è che l’astrologia non fornisce tutte le informazioni riguardo a qualcuno. Molti altri fattori influenzano il corso della vita di un individuo. Gli effetti si verificano a partire da reti enormi di cause e circostanze; il karma e la legge di causa ed effetto comportamentali sono estremamente complesse. Da tempo senza inizio, stiamo accumulando cause karmiche per le esperienze in ciascuna delle nostre rinascite. Una carta astrologica, per quanto elaborata e sofisticata, fornisce meramente un piccolo quadro di un singolo aspetto di uno schema karmico che ci appartiene. Può esistere una probabilità alta che determinati eventi accadano secondo tale carta; ma non si possono scartare probabilità minori che altre cose accadano in aggiunta, oppure al posto, di questi. Niente è intrinsecamente stabilito, fisso. Confutando questa maniera di esistenza impossibile, superiamo le nostre abitudini, profondamente radicate, di afferrarci all’idea di essere un sé solidamente esistente, che conosce quello che realmente avverrà, e che perciò ha sempre il controllo della situazione.
Consideriamo le informazioni che otteniamo da diverse tradizioni mediche. La medicina occidentale descrive il corpo come una rete complessa di vari sistemi: circolatorio, nervoso, digestivo, e via dicendo. La medicina tibetano-mongola descrive sistemi di chakra e canali energetici. La medicina cinese delinea meridiani e punti per l’agopuntura. Se si protesta chiedendo “ma, quale di queste è vera? Quale sistema descrive ciò che realmente sta succedendo nel corpo,” si dovrebbe rispondere che sono tutte corrette. Ciascuna fornisce una fetta valida di informazioni rispetto al corpo, la quale permette un trattamento medico efficace.
Lo stesso vale per l’astrologia. I sistemi occidentali, con lo zodiaco tropicale, producono una serie di informazioni. I sistemi indiano e tibetano-mongolo, con lo zodiaco a stelle fisse, danno altri risultati. Il sistema astrologico tradizionale cinese rivela altre informazioni, mentre i calcoli neri derivati dalla Cina, utilizzati dai tibetani e dai mongoli, forniscono altri punti. Fra le tradizioni astrologiche tibetano-mongole, se si usano i sistemi che calcolano la durata massima di vita fino ai 120, ai 100, o agli 80 anni, si ottengono quadri diversi di ciò che potrebbe accadere nel corso di una vita. Il modo di affrontare tutte queste informazioni apparentemente contrastanti è vedere che ogni sistema descrive una possibile configurazione karmica, la quale ha una certa probabilità di accadere realmente.
Ognuno di noi ha le potenzialità per un numero enorme di configurazioni karmiche, e, quindi, un’enorme quantità di possibili vite che potrebbe vivere. L’approccio non è quello di cercare di conoscere quel che sicuramente succederà domani, “dovrei acquistare più quote azionarie domani, è il mio giorno fortunato?” Ma è in termini di funzioni di probabilità. Se la nostra carta rivela che avremmo dovuto morire dieci anni fa, questo ci dà qualche idea sul fatto che abbiamo accumulato il karma per avere una vita breve. Questa è una possibilità della nostra eredità karmica. Ciò che matura nel corso di una particolare vita, tuttavia, dipende da circostanze e condizioni. Considerate il numero enorme di persone che muoiono in un disastro naturale, un terremoto, o in una bomba atomica. Certamente non tutti gli oroscopi indicavano che egli o ella sarebbe morto quel giorno. Circostanze e condizioni esterne, non indicate nella carta, incidono su quanto avviene.
Per cui, una carta astrologica è come un bollettino meteorologico: fornisce un quadro di quanto è altamente probabile accada, ma che potrebbe, di fatto, non avvenire. Potrebbe piovere oggi, perciò portiamo un ombrello per precauzione. Se succede che non piove, non è stato fatto alcun danno. In modo simile, se i nostri oroscopi indicano che oggi incontreremo il vero amore, avremo successo negli affari, o quant’altro, se siamo consapevoli di questo come di una forte possibilità, rimaniamo ricettivi di fronte alle opportunità che potrebbero sorgere oggi. Se non succede nulla, ricordiamo a noi stessi che niente, in un oroscopo, è fatalistico.
Purificazione del karma
Se desideriamo purificarci da tutte le possibili carte astrologiche, cosa che, dopotutto, è lo scopo dello studio buddhista dell’astrologia, dobbiamo cercare di trarre insegnamenti di Dharma dalle nostre carte. Potremmo imparare, ad esempio, che in tutte le situazioni è necessario essere aperti e ricettivi alle buone opportunità, e attenti di fronte ad eventuali pericoli o battute d’arresto. Se le nostre carte indicano che avremmo dovuto morire all’età di dieci anni e, chiaramente, non siamo morti allora, questo può farci pensare alle cause karmiche di una vita breve. Morire giovani deriva dalle azioni di aver tolto la vita ad altri, o dall’aver fatto loro del male. Anche se tali risultati karmici non sono maturati nel corso di questa vita, ci è stato ricordato che abbiamo accumulato un simile karma, e che, probabilmente, abbiamo la tendenza ad accumularne di ulteriore. Ad esempio, potremmo schiacciare mosche con noncuranza, pensando che farlo importi poco. Una durata di vita breve nelle nostre carte può ispirarci a lavorare verso la purificazione di noi stessi da queste tendenze.
Uno dei principali punti che allora apprendiamo da un oroscopo tibetano-mongolo, è quello di affrontare specifiche cause karmiche all’interno di noi stessi. L’enfasi non è sul cercare di scoprire quello che certamente succederà in questa e quella data, nelle nostre vite. Lo studio ci rende più responsabili, non meno responsabili. Se tutto ciò che accade è predeterminato, qualsiasi cosa facciamo ora, non ha alcun effetto. Non potremmo influenzare nulla di quanto ci accade. D’altro canto, quando vediamo che esistono certe possibilità di quantopotrebbe accadere, non necessariamente di quanto accadrà, siamo responsabili delle scelte che facciamo. Invece di far sì che la conoscenza delle informazioni astrologiche restringa le nostre menti in modo tale che le nostre personalità, il corso delle nostre vite, e le nostre interazioni con gli altri appaiano solide e fisse, la nostra comprensione ci porta a conclusioni opposte. Vediamo che tutto quello che accade sorge in dipendenza da innumerevoli cause e circostanze, e che quanto facciamo contribuisce al corso delle nostre vite.
Il sistema astrologico tibetano-mongolo potrebbe sembrare complicato, ma la vita è infinitamente più complicata di questo. Molte più variabili incidono su ciò che accade, di quanto alcuni corpi celesti, segni, case, animali, elementi, trigrammi, e numeri dei quadrati magici possano rappresentare. Con la consapevolezza delle innumerevoli variabili che influiscono su quanto ci succede nella vita, le nostre visioni rigide e confuse del mondo, della vita, di noi stessi e degli altri, cominciano ad allentarsi. Questo allentamento apre la strada per poter vedere la vacuità in termini di sorgere dipendente. I corsi delle nostre vite sono privi di un’esistenza stabilita, solida, fissa, in maniera indipendente. Hanno luogo, invece, in dipendenza da milioni di fattori. Le informazioni astrologiche e gli oroscopi riflettono soltanto una piccola frazione delle variabili incidenti.
Tuttavia, rivelando alcuni dei possibili eventi che hanno una maggiore probabilità di accadere, possono aiutarci a rimanere consapevoli del karma, della vacuità e del sorgere dipendente. Sotto questa luce, il fatto che le informazioni che otteniamo dall’astrologia tibetano-mongola non siano spesso accurate, risulta di fatto utile. Ci mostra che la vita non è solida e fissa. Numerose maturazioni karmiche sono possibili.
Domande e risposte
Domanda: L’anno tibetano-mongolo viene calcolato in base alla luna, e quello occidentale in base al sole. Quali sono le differenze?
Alex: I calendari tibetano e mongolo combinano elementi lunari e solari. In base alla definizione buddhista, il tempo è una misura del cambiamento. E’ possibile basare le designazioni di anno, mese egiorno, sulle misure di diversi cicli di mutamento. I calendari tibetano e mongolo contano un mese da una luna nuova ad un’altra. Dodici cicli di lune nuove, ossia dodici mesi lunari, ammontano a meno di un anno solare, la misura del periodo che impiega il sole a completare il suo ciclo e tornare allo stesso punto nello zodiaco. Dal momento che i calendari tibetano e mongolo hanno mesi lunari, ma anni solari, richiedono una compensazione per adattarli.
Proprio come il calendario occidentale ha anni bisestili, nei quali si aggiunge un giorno ogni quattro anni per compensare un anno solare che non è costituito da un numero intero di giorni solari, similmente, i calendari tibetano e mongolo hanno elementi “bisestili” per adattare i mesi lunari agli anni solari. A volte viene aggiunto un mese extra; e a volte, per fare in modo che le lune nuove e piene cadano in specifiche date del mese lunare, certe date vengono raddoppiate oppure omesse. Le formule e le regole matematiche sono piuttosto complesse.
Domanda: Da dove derivano gli zodiaci di dodici e ventisette segni?
Alex: Lo zodiaco di dodici segni deriva dalle costellazioni più prominenti che si trovano sull’orizzonte orientale quando il sole sorge in occasione di ciascuna delle dodici lune nuove dell’anno. Lo zodiaco di ventisette segni, ventotto in alcuni calcoli, deriva dalle costellazioni più prominenti che si trovano sull’orizzonte orientale quando la luna sorge in ciascuna delle ventisette o ventotto notti che vanno da una luna nuova alla successiva.
Domanda: L’astrologia tibetano-mongola distingue la nascita nell’emisfero settentrionale o meridionale?
Alex: No, non lo fa. L’astrologia tibetano-mongola non solo manca di qualsiasi elemento per compensare le nascite negli emisferi nord o sud; non prende nemmeno in considerazione diversi luoghi di nascita o diversi fusi orari entro lo stesso emisfero nord. Nuovamente, questo pone la questione se il sistema debba essere corretto, e vi si debbano aggiungere questi elementi, come fecero i sistemi tradizionali induisti, oppure se ciò non abbia realmente importanza.
Risolvere questa questione richiede una ricerca estensiva. Il programma informatico che sviluppai assieme ad un collega per il calcolo di alcuni degli elementi bianchi del calendario tibetano e delle effemeridi maggiormente utilizzati, fornisce uno degli strumenti di base per intraprendere il progetto. I passi successivi, sono quelli di aggiungere i materiali di calcolo nero, e di programmare i calcoli per i diversi sistemi tibetano-mongoli variando gli algoritmi per le variabili in cui questi differiscono. I ricercatori devono poi inserire le informazioni di nascita e di morte di un numero statisticamente significativo di persone, i cui corsi di vita e personalità siano ben noti. Controllare quindi quali varianti per ciascuna variabile diano i risultati più attendibili, quando analizzati secondo il sistema tibetano-mongolo d’interpretazione delle carte. Naturalmente, essi devono tenere in considerazione il fatto che l’astrologia non può mai essere totalmente precisa. Devono inoltre controllare i risultati ottenuti adottando le posizioni dei corpi celesti a partire dalle effemeridi occidentali, compensati per la precessione degli equinozi, e adattandoli ai diversi emisferi, luoghi di nascita, e fusi orari.
Personalmente, sono sicuro che, in aggiunta all’essere utile per ottenere intuizioni sul karma e la vacuità, il sistema astrologico tibetano-mongolo possa anche fornire informazioni convenzionali utili tanto quanto quelle ottenute dagli oroscopi occidentale, indiano, e cinese. Dopotutto, grandi maestri tibetani e mongoli del passato hanno fatto affidamento su questi insegnamenti di astrologia, e li hanno altamente elogiati. Non erano certamente degli stupidi.
Dedica
Terminiamo con una dedica. Auguriamoci che qualsiasi energia positiva, potenzialità, e comprensione, accumulate dal nostro ascolto, possano contribuire a fare in modo che tutti, inclusi noi stessi, possano essere in grado di superare tutti gli aspetti difficili dei nostri oroscopi, e tutti i nostri modi incontrollati di agire. Le nostre carte natali non sono semplici mani di carte che ci sono state distribuite, che vogliamo imparare a giocare abilmente e vincere. Auguriamoci di poterci liberare dal giocare qualsiasi stupido gioco di carte, in modo da poter utilizzare tutte le nostre potenzialità appieno, per essere in grado di aiutare al meglio tutti.
Grazie.