A. Berzin: Introduzione a Guhyasamaja

Guhyasamāja mandala

Introduzione al sistema Guhyasamaja di Anuttarayoga Tantra

Alexander Berzin, Mosca, Russia, ottobre 2012, trascrizione inedita

Questa sera mi è stato chiesto di parlare del sistema Guhyasamaja della più alta classe di tantra, l’Anuttarayoga.

Il mio background su Guhyasamaja

Vorrei iniziare raccontandovi un po’ della storia del mio coinvolgimento con esso. Ho iniziato a studiare il sistema Guhyasamaja nel 1968 quando ero all’Università di Harvard come studente laureato. A quel tempo avevamo una lezione in cui stavamo leggendo il primo capitolo di Guhyasamaja, confrontando le versioni sanscrita, tibetana e cinese. Il mio amico Bob Thurman era in classe con me; eravamo compagni di scuola insieme ad Harvard. Ed ero molto attratto dal sistema. Mi piaceva molto. Anche se ovviamente non avevamo idea di cosa significasse veramente o in cosa fosse coinvolto. Stavamo principalmente esaminando il modo in cui è stato tradotto. Ma il mio professore, il dottor Nagatomi, un professore giapponese, mi ha suggerito di studiare il sistema Guhyasamaja per la mia tesi di dottorato e di scriverne. Così ho ricevuto una borsa di studio Fulbright per andare in India a studiare Guhyasamaja con i tibetani. Ma avevo studiato solo la lingua tibetana scritta. Non conoscevo la lingua parlata. E non c’erano libri di testo a quel tempo, quindi come un antropologo ho dovuto capire la struttura del suono ed imparare la lingua parlata una volta arrivato in India.

Ho incontrato Tsenzhab Serkong Rinpoche nel gennaio del 1970. Alla fine è diventato il mio insegnante principale insieme a Sua Santità il Dalai Lama, ed ho chiesto il suo consiglio con chi avrei potuto studiare questo sistema, anche se ovviamente ero totalmente non qualificato per farlo. E mi ha suggerito di studiarlo con uno degli abati emeriti del Lower Tantric College perché viveva a Dalhousie, dove mi trovavo proprio all’inizio del mio soggiorno in India. Ma, all’epoca, stava facendo un ritiro di tre anni e disse: “Finirà a maggio, quindi puoi andare a trovarlo a maggio quando uscirà dal ritiro”. Quindi, questo mi andava molto bene perché avevo bisogno di portare il mio tibetano parlato al livello in cui avrei potuto effettivamente studiare con lui.

Nel frattempo, ho ricevuto l’iniziazione da Ling Rinpoche, tutore anziano di Sua Santità. Penso di averla ricevuta prima di chiedergliela. Non ricordo esattamente. Forse è stato un po’ dopo. Ma in ogni caso, sono andato a trovare l’abate quando è uscito dal ritiro e mi disse: “È meraviglioso che tu voglia studiare questo. Dopo una settimana andrò al mio prossimo ritiro di tre anni, e questo sarà di Guhyasamaja. Ti piacerebbe unirti a me in questo ritiro di tre anni?” E ho capito che ovviamente questo era oltre le mie possibilità, e ho detto: “No, ho bisogno di prepararmi di più”, che era ovviamente ciò che Serkong Rinpoche sapeva che sarebbe successo, motivo per cui mi ha mandato da questo abate. E così poi sono andato a vedere Trijang Rinpoche, il defunto tutor junior di Sua Santità, e lui mi ha suggerito: “Perché non studi il lam-rim?” Questo era prima che qualsiasi cosa fosse tradotta nelle lingue occidentali, prima dell’Ornamento del Gioiello o qualcosa del genere. Così ho deciso che avrei cambiato l’argomento della mia dissertazione nella tradizione orale del lam-rim invece di Guhyasamaja ed avrei rimandato i miei studi a più tardi.

Ed in realtà ora ricordo più precisamente. Fu dopo che ricevetti per la prima volta l’iniziazione di Guhyasamaja. Questa fu un’occasione meravigliosa. In realtà era nel 1971, ed era l’ultima volta che Sua Santità il Dalai Lama fungeva da discepolo, il discepolo principale, avendo ricevuto le tre iniziazioni principali: Trijang Rinpoche diede l’iniziazione Chakrasamvara e Ling Rinpoche diede Guhyasamaja e Yamantaka. Questa fu un’occasione davvero speciale.

E dopo di ciò, ho ricevuto parecchie volte delle iniziazioni da Sua Santità e ho ricevuto diversi insegnamenti da Sua Santità sullo stadio della generazione di Guhyasamaja. Non sono sicuro su quale testo fossero basate, e l’insegnamento di Sua Santità sul testo di Tsongkhapa sui Cinque Stadi di Completamento di Guhyasamaja [Una lampada per chiarire i cinque stadi (Rim-lnga gsal-sgron)], che ho studiato a lungo con Tsenzhab Serkong Rinpoche, il cosiddetto assistente tutore di Sua Santità. Quindi con lui ho studiato quattro diversi testi sullo stadio di generazione, il testo di Tsongkhapa sullo stadio di completamento ed il commentario di Gyu Sherab-senggey [An Extensive Explanation of “Illuminating Lamp” (sGron-gsal rgya-cher bshad-pa)] sul primo capitolo del Tantra radice di Guhyasamaja (gSang-ba ‘dus-pa rtsa-rgyud).

Quindi sono stato coinvolto in questo sistema più o meno per un periodo piuttosto lungo. Ed è un sistema molto, molto vasto con un’enorme quantità di letteratura. Tsongkhapa considerava questo il tantra principale all’interno del sistema che è da lui emanato, che ha stabilito, e ha scritto su ciò, cinque volumi delle sue raccolte di opere sono i suoi commentari su Guhyasamaja.

La storia di Guhyasamaja

Allora da dove viene questo tantra? Alcuni studiosi, studiosi occidentali, dicono che è apparso per la prima volta nell’VIII secolo, all’inizio dell’VIII secolo. Il primo riferimento ad esso nella letteratura è in un testo di un monaco sogdiano. Il suo nome era Amoghavajra, era un traduttore in cinese, ed elenca diciotto testi in cinese, e Guhyasamaja era uno di questi, che era tradotto in cinese. Lo scrisse a metà dell’VIII secolo. I sogdiani erano i principali mercanti della Via della Seta e traducevano molto in cinese. Sogdia è ciò che è attualmente l’Uzbekistan.

Quindi ora abbiamo versioni diverse. Abbiamo una versione in termini di storia degli studiosi occidentali e quindi la versione tradizionale buddista della storia di questo tantra. La versione tradizionale narra che il Buddha si manifestò come Vajradhara ed insegnò il sistema Guhyasamaja al re Indrabhuti, che era il re di Oddiyana, Ogyen (U-rgyan) in tibetano, che è lo stesso luogo da cui Guru Rinpoche venne molto più tardi.

Come ci avviciniamo a tutto ciò come occidentali? Perché da Indrabhuti si dipanano molti lignaggi diversi. E non solo da Indrabhuti. Se guardiamo ai lignaggi, abbiamo un lignaggio del tantra radice, che è quello di Indrabhuti, un lignaggio dell’iniziazione, un lignaggio dello stadio di generazione ed un lignaggio della sadhana. Nel lignaggio della preghiera a Guhyasamaja nella sadhana, si va da Vajradhara ad una manifestazione di Manjushri, a Nagarjuna, quindi ad un tempo completamente diverso nella storia. Abbiamo inoltre anche un lignaggio dello stadio di completamento. Allora, cos’è questo?

Per prima cosa dobbiamo spogliare veramente la nostra visione della storia dalle nostre tradizioni bibliche occidentali. Non è che Buddha, come Dio, abbia rivelato la verità a Gesù o a Mosè o a Maometto come profeta, e ora hai la parola di Dio, e quindi questa è la parola di Buddha (come Vajradhara) che viene trasmessa alle masse . Non è così. Venendo dalla nostra tradizione, è molto facile pensare a questo tipo di rivelazione, per così dire, da Vajradhara secondo l’analogia delle rivelazioni bibliche. E a cosa porta quel tipo di sovrapposizione? Porta a una visione molto settaria: che questo è il più elevato, questo è il migliore, questa è la vera verità, la verità finale.

Ma non è così nelle tradizioni indiane, sia che parliamo in termini di buddismo o d’induismo. La loro visione della storia è molto diversa. La nostra visione della storia tende ad essere molto lineare e basata su fatti e documenti oggettivi, mentre una visione indiana della storia è molto mescolata col mito, ciò che chiameremmo mito. Quindi, da un punto di vista indiano, Krishna con le vacche e così via è reale come il re Ashoka. Quindi, quando guardiamo alla storia, dovrebbe illustrare qualcosa, insegnarci qualcosa, non solo registrare i fatti. E in termini di tantra … e non solo tantra, ma anche con i sutra Mahayana e così via, che hanno molti grandi maestri che ricevono cose dirette dal Vajradhara in varie manifestazioni, od il Buddha che insegna a qualcuno che poi lo trasmette ai naga e poi viene restituito, o ascende in qualche paradiso di Tushita e riceve insegnamenti da Maitreya, e questo genere di cose. La materia buddista è piena di questo: Mahayana e tantra all’interno del Mahayana.

Vajradhara come forma tantrica del Buddha è una manifestazione della mente di chiara luce che tutti noi abbiamo. Quindi, in un contesto indiano, abbiamo tutti la capacità di comprendere la verità: modi che porteranno alla liberazione ed all’illuminazione. Abbiamo tutti questa capacità, perché tutti abbiamo una mente di chiara luce. Quindi, chiunque abbia quel tipo di rivelazione o comprensione, lo riceve da Buddha Vajradhara, perché Buddha Vajradhara non è una figura storica dal nostro punto di vista oggettivo storico occidentale. E la persona che per prima riceve quella rivelazione e la trasmette non è una sorta di profeta finale o qualcosa del genere, merita riguardo e rispetto, ovviamente, ma non allo stesso modo di Gesù Cristo o Maometto.

Quindi penso che questo sia importante da capire quando guardiamo a sistemi di tantra come Guhyasamaja e guardiamo questo incredibile labirinto di lignaggi che ne derivano e si contano le figure nel lignaggio senza sommarle. Ci sono troppe poche cifre e troppe lacune nella storia. E Sua Santità lo dice molto bene quando le persone mettono in dubbio la tradizionale presentazione buddhista che la tradizione tantra, come quella Mahayana, è stato tramandata oralmente in modo segreto fino a quando non è stato finalmente scritta e resa pubblica: se la tua ragione per dirlo è semplicemente ” Non ci credo”, non è un motivo valido; questo non lo smentisce. Basta con questo argomento.

Guhyasamaja come Tantra Padre

In ogni caso, Guhyasamaja è considerato uno dei sistemi tantra più antichi, se non il più antico, ad emergere in forma scritta in India. E, all’interno della classificazione del tantra, il modo in cui è classificato nel cosiddetto periodo della Nuova Traduzione (gSar-ma) è Anuttarayoga tantra, il che significa che ha a che fare con i sistemi del corpo sottile: chakra, canali, venti, questi tipi delle cose, al fine di ottenere l’accesso al livello più sottile di attività mentale, la cosiddetta mente di chiara luce, e usare quel livello di attività mentale come causa immediata dei Quattro Corpi di un Buddha.

Ora, l’Anuttarayoga tantra è diviso in diverse classi e si potrebbe fare un’intera rassegna storica dei diversi modi in cui è stato diviso e delle ragioni per classificarlo in un modo o nell’altro. Ma in ogni caso, se scendiamo al sistema avviato da Tsongkhapa, divide il tantra Anuttarayoga in tantra padre e madre (pha-rgyud e ma-rgyud). E la base che usa per questa divisione è che il tantra padre offre le spiegazioni più dettagliate su quello che viene chiamato il corpo illusorio (sgyu-lus) come causa che si trasformerà nei Corpi della Forma (fisici) di un Buddha, ed il tantra madre pone l’accento sulle pratiche per ottenere la mente di chiara luce. Da un altro punto di vista, il tantra padre pone la massima enfasi sui vari yoga che si occupano dei venti energetici per scendere al livello più sottile, ed il tantra madre dispone di una grande quantità di dettagli su come lavorare con i crescenti livelli di beata consapevolezza interiore nel canale centrale per discendere alla mente di chiara luce con pratiche come il tummo (gtum-mo), il calore interiore.

Quindi Guhyasamaja è il sistema principale nel tantra padre. Offre enormi dettagli su come lavorare coi venti energetici all’interno dei chakra e dei canali, e così via, al fine di arrivare al livello più sottile, come pure dispone di grandi dettagli su come trasformarci od ottenere il livello più sottile di venti o energie che rappresentano il culmine della mente di chiara luce: come la fai apparire sotto forma di corpo illusorio, che alla fine diventerà un Corpo della Forma di un Buddha. Quindi, se dividi i sistemi in generale tra metodo e saggezza, il cosiddetto metodo e saggezza, Guhyasamaja pone maggiormente l’accento sul lato del metodo.

Nel sistema principale di Guhyasamaja praticato nella tradizione Gelugpa, abbiamo trentadue divinità. E proprio come un esempio dell’enfasi sul lato del metodo: all’interno della sadhana, il metodo che viene fatto nella prima fase della pratica, la fase della generazione (bskyed-rim), in cui lavori con l’immaginazione, come una figura di Buddha, tu immagini di emanare ciascuna di queste trentadue figure ed ognuna di esse aiuta gli altri a eliminare l’uno o l’altro tipo di emozione disturbante o l’uno o l’altro tipo di interferenza. Quindi, è un sistema meraviglioso per sviluppare un apprezzamento dentro di te del fatto che devi manifestarti in molti, molti modi diversi per aiutare persone diverse con i loro problemi individuali. Ed essendo un sistema così ampio, con una letteratura così ampia, fornisce ciò che è noto come il modello per la pratica dell’Anuttarayoga tantra, sia per lo stadio di generazione (bskyed-rim) che di completamento (rdzogs-rim). In altre parole, fornisce la struttura che viene poi seguita in tutti gli altri sistemi del tantra.

Il significato del nome Guhyasamaja

Il nome Guhyasamaja (gsang-ba ’dus-pa) significa “l’assemblea di fattori nascosti o segreti”. Guhya (gsang-ba) significa “segreto” e samaja (‘dus pa) significa “assemblea”. Quando pronunciamo la parola segreto, non è come se: “Ooh, devi mantenere questo segreto!” Non è questo il senso principale della parola. Vuol dire che è naturalmente nascosto od oscuro a chi non è pronto a capirlo, nascosto a causa del suo linguaggio. Ma anche in termini di insegnamento, dovresti tenerlo nascosto a coloro che non sono pronti a capirlo.

E l’assemblaggio di questi fattori nascosti può riferirsi a tutte le divinità all’interno del sistema, oppure può riferirsi ai tre principali fattori nascosti, spesso chiamati i tre vajra – corpo vajra, parola vajra e mente vajra – che si riferiscono agli aspetti illuminati o illuminanti di questi tre. Ci sono due modi per riferirsi a questo: in un certo senso, corpo, parola e mente sono stati sviluppati fino allo stadio illuminato. Ma sono fonte di ispirazione per gli altri, quindi sono illuminanti; possono aiutare ad illuminare gli altri.

I lignaggi

Il testo stesso. Il tantra radice (gSang-ba ‘dus-pa rtsa-rgyud) è in diciassette capitoli. Sette capitoli sono stati tradotti in cinese da Danapala nell’anno 1002. Ma i rituali e la pratica di Guhyasamaja non ebbero mai successo in Cina, dove non sorse davvero una tradizione, ma il testo, almeno i sette capitoli, fu tradotto in cinese. Ed il tantra radice fu tradotto in tibetano più o meno nello stesso periodo dal grande traduttore Rinchen Zangpo che operava assieme a un esperto del Kashmir chiamato Shraddhakaravarman.

Ci sono sei tantra esplicativi di Guhyasamaja (bshad-rgyud), ma solo cinque di loro furono tradotti in tibetano (uno di loro, chiamato Tantra Appendice di Guhyasamaja [gSang-ba ‘dus-pa phyi-rgyud], è considerato il diciottesimo capitolo del tantra radice). Questi concernono vari aspetti dello stadio di generazione e di completamento, ma sono scritti in un modo molto, molto oscuro e nascosto in modo che solo dai successivi commentari indiani si ottiene il sistema per poter decifrare il linguaggio e le immagini di questi testi. Questi testi sono pieni di passaggi come “il vajra con il loto”, e sono solo tutte immagini. E come appresi impegnandomi a studiarlo ad Harvard nelle tre lingue, diventa quasi privo di significato se non si ha l’idea di cosa si stia veramente parlando. È molto intrigante.

Esistono quattro tradizioni che spiegano il tantra radice ed i sei tantra esplicativi:

Una di Aryadeva, che era un discepolo di Nagarjuna.

Una di Jnanapada. Il suo nome completo era Buddhashrijnana.

La terza è di Anandagarbha.

E la quarta di Shantipa.

Ma le primi due sono considerate le migliori.

Laspetto principale, tuttavia, che di solito viene studiato è all’interno della tradizione di Aryadeva, a volte abbreviata come tradizione Arya (“phags-lugs), e qui abbiamo una grande quantità di letteratura in sanscrito dall’India. Ed è interessante notare che i suoi principali autori hanno gli stessi nomi dei principali autori Madhyamaka:

Quindi Nagarjuna ha scritto tre testi, non ne elencherò tutti i nomi, due sulla fase di generazione ed uno sulla fase di completamento, anche se in realtà non ha terminato quello sulla fase di completamento.

Aryadeva ha scritto due testi, uno che spiega il significato del testo di Nagarjuna sullo stadio di completamento che non ha terminato.

Poi un altro discepolo di Nagarjuna, Nagabodhi, scrisse tre testi.

Shakyamitra ha scritto un testo, che ha completato il testo di Nagarjuna.

E Chandrakirti ha scritto tre testi principali. Il commentario di Tsongkhapa al commentario di Chandrakirti e poi dei commentari successivi, alcuni di questi commentari, costituiscono l’aspetto principale di studio all’interno dei collegi tantrici.

Rahulamitra ha scritto un testo.

E Naropa ha scritto due testi.

Abbiamo di nuovo un problema con la storia. La tradizione considera Nagarjuna, Aryadeva e Chandrakirti come gli stessi autori che hanno scritto i testi Madhyamaka più famosi. Dal punto di vista degli studiosi occidentali, ciò non ha senso. Quindi, gli studiosi occidentali ritengono che questi furono autori molto successivi che, per legittimare ciò che scrissero, scelsero i nomi di questi grandi maestri Madhyamaka. Ma come ho cercato di indicare prima, la visione della storia in occidente è molto diversa da quella del mondo indo-tibetano, quindi è irrilevante che si tratti o meno della stessa persona, perché il punto principale è che la comprensione e la spiegazione di Guhyasamaja è nel contesto di Madhyamaka, la visione Madhyamaka della realtà. È lo stesso punto della versione tradizionale del Buddha che insegna i Prajnaparamita Sutra https://www.sangye.it/altro/?p=206 sul Picco dell’Avvoltoio ed appare simultaneamente come Kalachakra nell’India meridionale ed insegna le quattro classi di tantra dalle quattro facce di Kalachakra. Il punto è che i sistemi tantra devono essere compresi e praticati nel contesto degli insegnamenti Madhyamaka sulla vacuità.

In Tibet la tradizione per spiegare la radice ed i testi esplicativi del tantra, i cinque tantra esplicativi tradotti in tibetano, proviene da Goe Lotsawa (“Gos Lo-tsa-ba). E la tradizione per spiegare l’insegnamento delle linee guida in termini di pratica viene da Marpa. Quindi c’è una grande tradizione anche nella linea Kagyu della pratica di Guhyasamaja. Non dovremmo pensare che questa sia esclusivamente una pratica Gelugpa; certamente non lo è.

Quindi la tradizione Gelug segue entrambi questi lignaggi, quello di Goe Lotsawa e quello di Marpa. E delle tre forme di pratica di Guhyasamaja, la principale praticata nella tradizione Gelugpa ha Akshobhya come figura principale. E, all’interno di quella tradizione, nella letteratura Akshobhya a volte è chiamato Vajradhara e talvolta chiamato Vajrasattva. (Ricordatevi, come vi ho annunciato, che questo è il modello che fornisce la struttura per tutto l’Anuttarayoga tantra.) E questo è il sistema con trentadue divinità, ed è il lignaggio che proviene da Marpa, da Tilopa e Naropa.

Poi ci sono altre due forme di Guhyasamaja. Una si chiama Jamdor (“Jam-dor), e ha Manjuvajra – che è una forma di Manjushri – come figura centrale, e nel suo mandala ci sono diciannove divinità. E poi c’è una terza forma, chiamata Jigten Wangchug (‘Jig-rten dbang-phyug), e che come figura centrale ha una forma di Avalokiteshvara. E quei due lignaggi provengono da Goe Lotsawa. Non ho davvero alcun dettaglio sulla forma di Jigten Wangchug. Serkong Rinpoche poco prima di morire fece il ritiro di quella forma di Guhyasamaja e pochi giorni dopo è spirato, quindi non ho mai avuto la possibilità di chiederglielo.

Come ho detto, cinque dei diciotto volumi delle opere raccolte di Tsongkhapa sono su Guhyasamaja, quindi è la cosa principale di cui ha scritto – o la cosa su cui ha scritto di più, dovrei dire. È il maggior Anuttarayoga tantra nel sistema Gelug e l’argomento principale studiato nei college tantrici.

E, solo per indicare come è un modello per le pratiche, il Guru Yoga in sei sessioni (Thun-drug-gi rnal-‘byor) – che è una pratica formulata dal Primo Panchen Lama per essere in grado di mantenere i samaya, il legami stretti, dalla pratica Anuttarayoga tantra – ha come figura centrale davanti a noi Vajradhara, per poi trasformarci in Vajrasattva. Questo è secondo il sistema di Guhyasamaja. Queste sono entrambe figure blu come nella pratica di Guhyasamaja. Non sono il nostro Vajrasattva bianco di purificazione, che è la forma standard. E poi, se lo si vuole fare in una forma più specializzata, si possono sostituire le figure principali con quelle di una diversa pratica Anuttarayoga, come Kalachakra o Yamantaka. Non fa alcuna differenza. Ma è il modello. E il mandala del corpo che si trova nel Lama Chopa (Bla-ma mchod-pa, The Guru Puja) ed in questa pratica L’Inseparabile Maestro Spirituale ed Avalokiteshvara di cui parlerò questo fine settimana, ancora una volta hai il mandala del corpo di Guhyasamaja. Quindi troviamo Guhyasamaja che spunta in tutti i posti all’interno almeno della tradizione Gelug.

Le otto fasi del processo di dissoluzione

Quindi cosa c’è di così fantastico in questo sistema? Cosa ci offre? Una degli aspetti principali che troviamo sono degli enormi dettagli su quella che è la pratica centrale dell’Anuttarayoga tantra, che è la trasformazione della morte, del bardo e della rinascita. Quindi, questa è la fonte del materiale sugli stadi del processo di dissoluzione nel momento della morte.

La pratica dello stadio di completamento.

Quando parliamo di mente nel buddismo, parliamo di attività mentale. Stiamo parlando dell’esperienza individuale soggettiva di cose, cose conoscibili, cose validamente conoscibili. Quindi, se pensi in termini di esperienza, penso che ci aiuti ad avvicinarci un po’ più che pensare semplicemente alla parola mente, che ti fa pensare ad un oggetto fisico. Non è un oggetto fisico. Stiamo parlando dell’esperienza soggettiva di cose che potresti conoscere, di alcuni contenuti. E c’è sempre una base fisica per questo. Quindi, possiamo descrivere un evento, un evento cognitivo, dal punto di vista dell’esperienza o dal punto di vista del fenomeno fisico che è coinvolto, l’energia e così via.

Ci sono molti livelli di attività mentale e questo livello di sottigliezza o finezza dell’attività mentale è direttamente correlato al livello di sottigliezza o grossolanità della base fisica. Così, mentre moriamo, la coscienza si ritira dall’avere come base gli aspetti più grossolani del corpo (che è simile al processo di come ci addormentiamo):

In primo luogo l’elemento terra non può più supportare l’attività mentale, quindi è l’aspetto solido del corpo.

Quindi l’elemento acqua, che si riferisce alle parti liquide del corpo.

Quindi l’elemento fuoco, quindi gli aspetti del calore del corpo non possono più supportare l’attività mentale.

E poi il vento, che si riferisce, non solo ai gas ma anche più verosimilmente a un livello di energia, un sottolivello di energia più grossolano (ci sono livelli di energia più sottili).

Quindi l’attività o la coscienza mentale si sta ritirando – in altre parole, ha sempre meno una base od un fondamento solido – e alla fine arriviamo al livello della chiara luce. Guhyasamaja presenta enormi dettagli su questo processo.

Vogliamo simulare quel processo nella meditazione sul secondo stadio della pratica Anuttarayoga, lo stadio di completamento, in modo da poter effettivamente accedere a quel livello più sottile, il livello di chiara luce, senza morire. E poi vogliamo usarlo perché è il livello più efficiente per acquisire la cognizione non concettuale delle due verità. Giusto? Questa mente chiara è automaticamente non concettuale. È più sottile di tutti i livelli concettuali della mente. Ed è a questo livello che le due verità sulle cose, la loro vacuità ed il loro aspetto, possono manifestarsi simultaneamente. E non deve attaccarsi ad una vera esistenza, quindi è più sottile di così. Non è ancora illuminato e non comprende automaticamente la vacuità, ma è il livello più efficiente di attività mentale con cui ottenere quella realizzazione (se abbiamo costruito in anticipo abitudini straordinarie attraverso la pratica dei sutra). Quindi Guhyasamaja fornisce tutti i dettagli su come raggiungere quel livello lavorando con i venti energetici ed, in un certo senso, dissolvendo questi venti in modo che l’attività mentale non li cavalchi più.

Quindi immaginiamo di scendere al livello di chiara luce – quindi al processo di dissoluzione in otto fasi – e otteniamo una cognizione concettuale della vacuità. Quindi lo applichi nella tua immaginazione col fatto d’essere a quel livello di chiara luce.

Traduttore: è concettuale?

Alex: Certo, che è concettuale.

E poi dal vento più sottile o energia di quel livello di chiara luce, invece di ottenere il bardo dopo la morte, immagini di ottenere il Sambhogakaya, quindi un Corpo della Forma di un Buddha che può insegnare agli arya bodhisattva. E poi immagini di sorgere in una forma completa come sostituto della rinascita, che sarà come ottenere il Nirmanakaya.

Quindi è il modello, la struttura principale di tutta la pratica Anuttarayoga.

A proposito, la Fase completa (rdzogs-rim), la seconda fase, a volte viene tradotta [rdzogs] come fase di completamento. Non è questo il significato. Il significato della parola è “completo”. Tutto è ora completo per poter effettivamente simulare per davvero questo processo col sistema energetico, per scendere effettivamente a quel livello sottile e così via, lavorando col sistema energetico, non solo nella tua immaginazione.

La pratica dello stadio di generazione

E se vuoi praticare il processo di dissoluzione, Guhyasamaja ne presenta i maggiori dettagli anche nella fase di generazione. Lo stadio di generazione è quando generi o simuli tutto … beh, non solo il mandala ma le divinità, tutti i vari aspetti, con la tua immaginazione. Quindi abbiamo venti o venticinque oggetti da purificare in questa fase di generazione. Questi venti o venticinque oggetti di cui stiamo parlando qui sono:

I cinque aggregati: Corporeità Rupa, Sensazione Vedana, Percezione Samjna, Forza formativa psichica Samskara, Coscienza Vijnana.

I quattro elementi del corpo; Terra, Acqua, Fuoco, Aria.

I sensori cognitivi, sei di loro. Il sensore si riferisce alle cellule fotosensibili degli occhi, al sensibile al suono delle orecchie, dell’odorato, del gusto e del tatto.

E i cinque oggetti sensoriali: immagini, suoni, odori, Sapori, Oggetti tangibili.

Quindi ne fanno venti. E poi per venticinque, aggiungereste il livello base dei cinque tipi di consapevolezza profonda: simile a uno specchio, equalizzante, dell’analisi, che porta a compimento le attività, della natura dei fenomeni.

Quindi ognuno di questi ed altri sono rappresentati da una figura nel mandala. Ed abbiamo un gruppo di loro, una loro assemblea, esternamente all’interno del mandala. E poi, all’interno del tuo corpo come figura centrale, hai tutti questi diversi aspetti rappresentati nella forma di queste divinità. Hai trentadue divinità nel tuo corpo – una volta trentuno e un’altra volta trentadue in momenti diversi all’interno della sadhana – e ad un certo punto nella sadhana, hai anche l’insieme dei trentadue all’interno del corpo anche della figura femminile.

Quindi hai portato tutto all’interno del mandala del corpo della figura principale. E il punto è che, quando fai la dissoluzione, immagini gruppi di queste figure che si dissolvono nel cuore, il che imita ciò che accade durante il processo di morte. Quindi, nelle prime quattro fasi di questo processo in otto fasi, avremo un aggregato che viene meno, un elemento mancante e la mancanza di uno dei sensi e degli oggetti di quel senso, come accade quando si sta morendo o, ad un livello più grossolano, quando ti addormenti. E hai varie figure energiche sulle tue membra e così via, ed alcune di esse si dissolveranno ad ogni fase.

Quindi c’è un intero ammasso da cui la coscienza si sta ritirando man mano che diventa sempre più sottile, e tu cerchi di simularlo. Quindi è molto, molto difficile e stimolante mettere tutto insieme nella tua mente – e non solo a livello di visualizzazione, ma di come sarebbe effettivamente. Ma, poiché è così incredibilmente dettagliato, allora ti alleni davvero a riconoscere ciò che sta accadendo durante quel processo di morte, che vuoi simulare non solo nell’immaginazione nella fase di generazione, ma per davvero nella fase completa della tua meditazione.

Ma ovviamente per fare una pratica dello stadio completo, hai bisogno del raggiungimento di shamatha e vipashyana combinati, la cosa reale. Quindi concentrazione assolutamente perfetta, ovviamente. Se provi a manipolare le energie nel corpo e lavori con esse e non hai concentrazione, sei in grossi guai; puoi rovinare le tue energie molto seriamente.

Nell’anuttarayoga tantra ci sono molti modi per sviluppare vipashyana. È un qualcosa che si ottiene al culmine di shamatha. Quindi, per esempio, potresti visualizzare una piccola goccia all’estremità superiore od inferiore del canale centrale – in Guhyasamaja è l’estremità inferiore – e all’interno di quella goccia l’intero mandala delle trentadue divinità di Kalachakra, fino al dettaglio del bianco e nero dei loro occhi.

Traduttore: Guhyasamaja? Hai detto Kalachakra.

Alex: Guhyasamaja nel punto, nella goccia.

Alex: E poi i sistemi sottili. Quindi tieni l’unica goccia, e poi hai altre due gocce, e poi hai altre quattro gocce, e poi hai altre otto gocce – e il mandala completo è in ciascuna di esse – e poi lo ritiri, in ordine. E poi ancora meglio, ancora più difficile: dentro quella piccola goccia, dentro la figura principale nel mandala della figura centrale del mandala dentro la goccia, all’estremità inferiore del suo canale centrale c’è anche una goccia più piccola, e dentro quella c’è il mandala completo. E puoi andare sempre più in basso.

Quindi non illudiamoci di pensare che: “Oh, sono un grande praticante. Posso lavorare con i chakra, i canali e così via.” Chi stiamo prendendo in giro? Questo è incredibilmente difficile ed avanzato, perché hai bisogno di questo preciso tipo di concentrazione laser per essere in grado di manipolare e spostare con successo le energie all’interno dei canali del sistema di energia sottile. Altrimenti puoi persino impazzire per la commistione d’energie. È come succede in microchirurgia, facendo un intervento chirurgico attraverso un microscopio ed una mano robotica. Stiamo parlando di questo tipo di pratica nella fase completa. Va bene? Ho ancora molte cose che vorrei spiegare. Voglio dire, ci sono alcune cose incredibili in questo sistema se lo studi davvero in profondità.

Le tre apparizioni

Ora, nel processo di dissoluzione, dopo che ti sei dissolto dai quattro livelli più grossolani, ottieni ciò che a volte viene tradotto come le tre apparenze (snang-ba gsum) e quindi la chiara luce. Sono termini molto difficili da tradurre e d’ottenerne davvero il sapore. C’è una parola che viene tradotta come apparenza in tibetano, ma in realtà traduce due parole diverse in sanscrito che vengono utilizzate entrambe in questo contesto. Una significa “aspetto” e l’altra significa “brillantezza”. Ma non è nemmeno una brillantezza; è una certa chiarezza.

Prima di tutto, il processo di dissoluzione sta entrando nella chiara luce. Ma poi hai il processo inverso di uscire dalla chiara luce, che descrive come perpetuiamo il samsara: rinascita normale, bardo e poi rinascita. Quindi una versione del processo di inversione, un livello più sottile, si verifica col raggiungimento di un corpo di bardo, e la versione completa si verifica col raggiungimento di un corpo di rinascita.

Quindi queste tre apparenze – a volte chiamate aspetto bianco, aspetto rosso e aspetto nero – sono il livello più sottile delle menti concettuali, ed i nomi sono dati in riferimento al processo di dissoluzione:

Per prima cosa hai la parola apparenza o luminosità (snang-ba). Quello è l’aspetto bianco.

E quello rosso a volte viene tradotto come incremento (mched-pa). Ma, in realtà, la parola sanscrita significa “lucentezza”, che, da un certo punto di vista, è un tipo di luce più forte, ma anche questo è un po’ fuorviante. È difficile da tradurre.

Vedi, il problema è, come traduci queste parole? Hai l’impressione che stiano parlando di un’intensità di luce più forte finché non arrivi alla luce chiara, ma non può essere così. Non stiamo parlando di intensità della luce, come una lampadina e d’aumentare la tensione. Quindi, se guardi le spiegazioni nei commentari, stanno parlando di diventare sempre più chiari. Così, chiari di cosa? Non stiamo parlando di concentrazione. Stiamo parlando di allontanarsi sempre più da un’apparenza di vera esistenza. Quindi, l’apparenza della vera esistenza, che si ottiene con la cognizione concettuale, sta diventando sempre più sottile. Quindi, sta diventando più chiaro arrivare al livello di mente di chiara luce, che non fa sembrare un apparenza di vera esistenza. È così che ottieni la terminologia.

E quello nero, il terzo (nyer-thob), si chiama … Voglio dire, Jeffrey Hopkins lo traduce come un risultato quasi raggiunto. È come una soglia. Sei quasi arrivato alla chiara luce.

E questo terzo ha due livelli, due passaggi: uno con consapevolezza, l’altro senza consapevolezza. Tsongkhapa lo spiega molto bene, molto chiaramente. Mindfulness (dran-pa), questo è il collante mentale che ti permette di ricordare qualcosa. Allora cosa non ricordi? Su cosa non hai la colla mentale? Qual è la variabile per consapevolezza e senza consapevolezza? È la consapevolezza della mente stessa. Ma non si tratta di consapevolezza che è coinvolta nella concentrazione. Ci sono pratiche in Guhyasamaja per meditare sulla vacuità con ciascuno di questi quattro livelli della mente – questi tre livelli concettuali più sottili ed il livello non concettuale della mente di chiara luce – così puoi avere la consapevolezza che è coinvolta con la concentrazione, ma non hai consapevolezza della mente stessa. Spiegherò cosa significa.

Questo è ben spiegato nel Kalachakra. Abbiamo un processo simile alla dissoluzione che si verifica nel sonno, l’addormentarsi, anche se non scendi completamente all’effettiva definizione di mente di chiara luce. Ma cos’è che appare quando sei in un sonno profondo senza sogni? È un’oscurità. Ricordi quell’oscurità quando ti svegli? No, perché sei in un qualcosa che è simile a questo aspetto nero senza consapevolezza. Non riesci a ricordare l’oscurità. Puoi ricordare i sogni, ma non puoi ricordare l’oscurità, sebbene appaia l’oscurità. E, nella pratica avanzata e proprio avanzata, puoi meditare sulla vacuità in quello stato di sonno profondo. Non pensare che sia facile. Così puoi avere la consapevolezza per la concentrazione in quel sonno profondo, ma non ricorderesti l’oscurità.

Quindi, se parliamo in termini di sequenza inversa (come ottenere più samsara), cosa abbiamo con questo sistema? I venti energetici ora stanno diventando più grossolani, quindi stanno emergendo da questo stato di chiara luce. Va bene? Quindi cosa ottieni con questi livelli mentali più grossolani, questi sette stadi al di fuori della chiara luce?

Abbiamo ciò che viene chiamata la goccia indissipante (mi-shig-pa’i thig-le). Un livello di questo è parlare della mente più sottile di chiara luce combinata all’energia più sottile che passa da vita in vita. Quando nasci come essere umano, si unisce ad una goccia di quella che viene chiamata bodhicitta rossa e bianca (byang-sems dkar-po e byang-sems dmar-po) dalla madre e dal padre, ed il bianco va al chakra della fronte ed il rosso al chakra dell’ombelico. Quello che sta accadendo nel processo di dissoluzione è che il bianco ricade nel chakra del cuore, dove si trova la goccia che non si disperde, e quindi hai l’aspetto bianco. E poi il rosso sale dal chakra dell’ombelico al cuore, così ottieni l’aspetto rosso. Quindi si uniscono di nuovo con la goccia che non disperde, in modo da ottenere l’aspetto nero, quindi la chiara luce.

Allora di cosa si tratta? Questa è la mia attuale comprensione: non la trovi effettivamente nei testi. È solo frutto del lavoro con questo argomento e di rifletterci, su ciò che ha senso.

Prima di tutto, queste sono cognizioni concettuali. Conoscenze concettuali di cosa? Abbiamo già tutte le menti concettuali più grossolane che si dissolvono prima di questo (e lo spiegherò tra un minuto). Ma quello che allora ci resta è quell’aspetto più sottile della cognizione concettuale che produce un’apparenza di vera esistenza. Questo è ciò di cui stiamo parlando a questo livello. Ed essendo una cognizione concettuale – e ne ho conferma dai miei maestri – hai una categoria, questa categoria di vera esistenza, attraverso la quale si percepiscono queste tre apparenze con un movimento sempre più sottile dei venti energetici che stanno supportando queste tre apparizioni che fanno le menti. Giusto? L’apparenza nera è quella dal minor movimento di vento, quindi hai un movimento più forte con la rossa ed un movimento ancora più forte con la bianca. E questa è una cognizione concettuale che ha di fronte questa categoria. Ma le categorie non hanno forma, quindi cosa rappresenta questi sottili livelli di apparenza creatori della vera esistenza?

Ciò che la rappresenta è un’apparenza di nero, un’apparenza di rosso, un’apparenza di bianco. E non sono solo dei colori, come quelli della vernice. Il bianco è come il chiaro di luna che si riflette sulla neve. Il rosso è come il bagliore dell’alba o del tramonto. Ed il nero è come la notte senza il sole o la luce della luna. Quindi, la mia comprensione è che questa è la rappresentazione di questi diversi livelli di apparenza di solidità.

Traduttore: La solidità di cosa?

Alex: Della vera esistenza, l’apparenza della vera esistenza.

Ora, dopo i primi quattro passi della dissoluzione, quando la coscienza viene ritirata dagli elementi grossolani del corpo e dei sensi, prima che tu ottenga queste tre cosiddette menti che fanno o creano l’apparenza e la chiara luce, hai un passo intermedio, che non è contato come uno degli otto. Ed è qui che si dissolvono le ottanta menti concettuali sottili universalmente presenti (rang-bzhin kun-rtog brgyad-cu). Sottili livelli concettuali di attività mentale universali – livelli primitivi di attività concettuale, uno degli aspetti più misteriosi e affascinanti degli insegnamenti su come funziona la mente. Fantastico.

Quindi ora dobbiamo capire che ci sono tre livelli di attività concettuale (concettuale è con una categoria, come la categoria cane). Questi ottanta sono divisi in tre gruppi: trentatré, quaranta e nove. E sono indicativi – questa è la parola – indicativi delle menti apparentemente bianche, rosse e nere. Un gruppo è indicativo del bianco, uno del rosso, uno del nero. Allora cosa significa che sono indicativi? Significa che ognuna di queste tre ha un diverso livello di movimento dei venti, proprio come queste tre menti che creano l’apparenza hanno tre diversi livelli di movimento dei venti. Movimento dei venti e delle energie, questo è davvero importante. Se diventi molto sensibile, puoi sentirlo, lo senti come energia nervosa, e inizi a diventare consapevole dei diversi livelli di energia nervosa e dei vari pensieri selvaggi, idee concettuali ed emozioni disturbanti, e così via, che sono trasportati da questa energia nervosa.

Quindi stiamo parlando di concetti primitivi che tutti hanno, incluso il lombrico. Non stiamo parlando dei nostri concetti individuali più grossolani della mia casa o altro. E questi includono concetti primitivi di varie emozioni positive e negative, come preoccupazione amorevole, odio, paura. Quindi questo è vagamente ciò che in Occidente chiameremmo sentimenti, come ti senti annoiato o ti senti pigro. Includono anche i concetti primitivi di varie forme di sensazioni come fare qualcosa o voler fare qualcosa, come mangiare qualcosa, abbracciare qualcuno, raccogliere beni.

Non hai bisogno di impararli; la nostra attività mentale dà origine a questi concetti che si verificano universalmente, istintivamente con ogni rinascita samsarica che prendiamo. Dobbiamo imparare i nostri concetti grossolani personali. Devi imparare chi è tua madre o com’è la tua casa. Non devi imparare il concetto di mangiare.

Quindi, con questi tipi di attività concettuale primitiva, non stiamo parlando della rozza attività mentale concettuale coinvolta ogni volta che sperimentiamo istanze di emozioni simili che appartengono alla stessa categoria di emozioni. Diciamo che ogni volta che provo paura, sono in grado di identificarla con un concetto generale, una categoria di “adesso ho paura”. Non stiamo parlando di quel livello. O quel livello di fame. Come fai a riconoscere di avere fame? È attraverso una categoria, un concetto di fame, che poi ti identifichi con questa sensazione, la sensazione fisica. Giusto? Stiamo parlando di qualcosa di più primitivo di quello.

Quindi sto basando la mia comprensione, la mia analisi, non lo troverete nei libri, ma la sto basando su qualcosa sul commentario di Tsongkhapa sulle cinque fasi dello stadio completo. Stiamo parlando del sottile processo concettuale alla base del sorgere di istanze individuali di impulsi karmici o costrizione ad eseguire azioni simili che appartengono tutte alla stessa categoria generale di azioni primitive che avvengono universalmente, come mangiare qualcosa. Tutto questo è legato al karma, alla compulsione.

Devi avere un concetto primitivo dell’azione del mangiare affinché ogni istanza sorga da un bisogno di mangiare. Pensaci. Questo è davvero molto affascinante: più che affascinante; è fantastico. Stiamo qui parlando di concetti istintivi. In termini di vita samsarica, in ogni individuo deve esserci un istinto di mangiare o di possedere cose affinché sorga l’impulso, questo è il karma, di mangiare effettivamente qualcosa. Perché vorresti mangiare qualcosa? Come funziona? E poi un livello più grossolano di mente concettuale è che ogni volta che stai mangiando, saresti in grado di concettualizzare che ora sto mangiando. Questo è un livello diverso. Questo è un livello più grossolano.

Quindi questo livello primitivo che rende solo l’intero meccanismo di una vita samsarica – che mangerai, che avrai voglia di mangiare o che proverai paura o proverai amorevole preoccupazione o compassione che ti permetterebbero di prenderti cura dei bambini: deve esserci quella per iniziare a livello primitivo, prima che tu possa effettivamente sperimentare diversi casi come un atto di mangiare o d’avere paura. E questo sta accadendo con un certo livello sottile del movimento dell’energia all’interno del corpo, il corpo sottile. E ciascuno di questi livelli di mente concettuale ha diversi gradi di movimento dei venti, forza dell’energia nervosa.

Quindi questo sistema Guhyasamaja, con i suoi commentari e la sua enorme letteratura, sta solo aprendo un vasto mondo di materiale per analizzare cosa sta succedendo nel mondo col samsara, cosa sta succedendo col modo in cui operiamo, come lavoriamo. È fantastico. Quindi, anche se non arriviamo al livello in cui siamo effettivamente in grado di praticare e dissolvere tutta questo materiale nella meditazione, impararne comunque è molto, molto utile per essere in grado di riconoscere qual è l’intero processo che è il perpetuare la mia sofferenza samsarica. Se non avessi il concetto primitivo di mangiare, non mangeresti mai. Perché dovresti mangiare? E questo è davvero un fastidio come essere samsarico, che devi mangiare tutto il tempo, non è vero? Quindi questo è un aspetto, un argomento che viene discusso in dettaglio nel Guhyasamaja.

Le sei alternative e le quattro modalità

L’altro grande sistema, che non abbiamo il tempo di spiegare, ma ho un buon articolo sul mio sito web – è il sistema chiamato le sei alternative e quattro modalità (mtha’-drug tshul-bzhi). https://studybuddhism.com/en/advanced-studies/vajrayana/tantra-advanced/explaining-vajra-expressions-6-alternatives-4-modes Questo è il sistema di analisi di come derivare tutte le pratiche dello stadio di generazione e dello stadio completo da questo linguaggio incredibilmente oscuro, le cosiddette parole vajra, del Tantra radice.

Quindi le parole possono avere:

Significati espliciti (drang-don).

O significati impliciti (nges-don).

Possono essere metaforiche (dgong-can).

Possono essere non metaforiche (dgongs-min).

Possono rappresentare un linguaggio convenzionale (sgra ji-bzhin-pa).

Possono rappresentare un linguaggio non convenzionale (sgra ji-bzhin-pa min-pa).

Una parola può essere molte di queste. E potrebbe avere:

Un significato letterale (yig-don).

Un significato generale e condiviso (spyi-don).

Un significato nascosto (sbas-don).

E un significato finale, ultimo (mthar-thug don).

E una parola o un’espressione potrebbe avere molti di questi diversi livelli contemporaneamente.

Come ho detto, ho studiato il libro di testo sul primo capitolo del Tantra radice di Guhyasamaja che viene usato nei college tantrici. Voglio dire, studiano tutti i capitoli (ho studiato solo il primo capitolo), da cui derivare l’intera pratica di Guhyasamaja da queste parole. È un sistema straordinario.

Conclusione

Quindi questa è una panoramica generale di Guhyasamaja. Ho centrato solo alcuni dei suoi punti salienti. C’è molto di più in esso. Quindi, quando pensiamo alla pratica di Guhyasamaja, non dovremmo pensare solo in termini di una serie di rituali. È importante rendersi conto che questo è un vasto sistema che, come ho detto, offre il modello per ciò che sta accadendo in generale nella pratica di Anuttarayoga tantra nella fase di generazione e nella fase completa. E ha dettagli straordinari sul processo della morte, bardo e rinascita, su come lavorarci, su come riconoscere cosa sta succedendo. E poi c’è l’intero apparato da cui possiamo effettivamente derivare il significato del tantra dal tipo di linguaggio oscuro in cui è stato scritto.

Domande e risposte

Quindi questo ci porta alla fine di questa conferenza. Forse avete delle domande.

La differenza tra questo ed altri sistemi indù

Partecipante: A quanto ho capito, la fase dzogrim (completa) è ciò che porta effettivamente il risultato del percorso. Ci sono molti sistemi in India, per esempio, lo shadanga yoga, che, sebbene non siano buddisti, funzionano anche con un processo di dissoluzione. Allora qual è il significato, qual è lo scopo, dell’utilizzo dello stadio kyerim (generazione)? Ha qualche altra applicazione?

Alex: Va bene. Prima di tutto, lo yoga in sei fasi, lo yoga in sei rami, è una struttura che può essere applicata in molti, molti sistemi diversi, sia indù che buddisti, per descrivere ciò che sarebbe l’equivalente di pratiche di stadio completo. Quindi in ciascuno di questi sistemi, le pratiche specifiche di ciascuno dei sei sono abbastanza diverse, ma il nome è lo stesso.

Le versioni buddiste di esso – che trovi in Guhyasamaja, trovi nel Kalachakra, trovi in altri sistemi – hanno ovviamente le caratteristiche distintive di bodhicitta e la comprensione della vacuità. Ma come si dice ripetutamente in ogni commentario, non c’è modo che tu possa avere alcun tipo di successo nella pratica dello stadio completo senza la pratica dello stadio di generazione, e non puoi avere successo con la pratica dello stadio di generazione a meno che tu non abbia ricevuto l’iniziazione, e non puoi avere successo con l’iniziazione a meno che tu non abbia prima fatto tutti i preliminari ecc..

Quindi tutti i preliminari sono una purificazione iniziale di ostacoli ed impedimenti e la costruzione di una forza positiva, in modo che l’iniziazione od il potenziamento possa, in un certo senso, risvegliare e stimolare i potenziali della natura di Buddha. Altrimenti sei troppo oscurato. Non sei ricettivo. E poi su questa base, con la fase di generazione ti alleni con l’immaginazione per costruire le cause che matureranno, questo è il termine tecnico, fino alla realizzazione della fase completa.

Quindi non solo costruisci una forza più positiva ed una comprensione più profonda lavorando con l’immaginazione nella fase di generazione, non solo sviluppi una perfetta concentrazione univoca, unita al binomio di shamatha e vipashyana, che sono tutti indispensabili per il conseguimento dello stadio completo con lo yoga a sei rami – ma, simulando nella tua immaginazione il processo di come le varie cose si dissolveranno nel processo di dissoluzione, per esempio, è come un allenamento in modo che tu possa riconoscerlo quando accade effettivamente nella meditazione. Altrimenti vai troppo velocemente, non hai idea di cosa stia succedendo, e non sarai in grado di farlo nella meditazione.

Pensa in termini di pratica dello dzogchen, per esempio. Parli di manifestare rigpa, pura consapevolezza, e questo avrà tutte le apparenze: sarà inseparabile dalla vacuità e dall’apparenza, dalla beatitudine e dall’apparenza, e tutte queste cose (hai la stessa cosa nel Mahamudra). Ma, a meno che tu non abbia costruito le cause attraverso la pratica del mahayoga e la pratica anuyoga: perché queste apparenze automatiche dovrebbero essere nella forma delle divinità che poi formeranno la base per un Corpo Forma di Buddha? Deve esserci una ragione. Qualcosa si è costruito perché diventasse così. La stessa cosa in termini di simulazione della consapevolezza della beatitudine in modo che il rigpa appaia sotto forma di beata consapevolezza.

Quindi, quando parliamo della parola maturare (smin-pa), è una parola molto significativa. Maturare qui significa come un frutto, che deve crescere e maturare in modo che alla fine diventi completamente maturo e sia pronto da mangiare. Il successo nello yoga in sei rami non avverrà senza una causa. Quindi, nella fase di generazione ed anche prima, inizia a costruire le cause. È come un piccolo frutto, e tu aggiungi sempre di più ad esso attraverso la pratica, in modo che maturi nel conseguimento dello yoga a sei rami e alla fine nel diventare un Buddha.

Vajra-Respirazione

Partecipante: Potresti dire qualche parola sulla pratica del respiro vajra nel sistema Guhyasamaja?

Alex: C’è un altro sistema introdotto da Nagarjuna, i cinque stadi della pratica dello stadio completo, e la pratica della respirazione vajra si ha nel secondo di questi stadi, quella che viene chiamata parola isolata (ngag-dben).

Traduttore: Questo è un altro sistema rispetto allo yoga in sei rami?

Alex: Puoi dividere la pratica dello stadio completo nello yoga a sei rami. Puoi dividerlo nella pratica in cinque stadi. C’è un modo in quattro stadi per dividerlo. Esistono molti modi diversi per tagliare la torta.

Quindi col primo stadio, corpo isolato (lus-dben), quello che stai cercando di fare è fondamentalmente di far entrare i venti, le energie dei sensi, nel canale centrale.

Ma col respiro vajra, la parola isolata, quello che stai facendo è combinare il respiro col suono di OM AH HUM. Quindi questo è il livello più definitivo della pratica del mantra. Stai lavorando con l’effettivo processo di inspirazione ed espirazione con OM AH HUM, che è un modo per portare le energie insieme al respiro nel canale centrale per scendere al chakra del cuore. Esistono molte varianti di come eseguire questa pratica. La trovi anche in molti altri sistemi tantra. Ma una delle sillabe OM AH HUM sarà con l’inspirazione, una con la permanenza nel canale centrale, una con l’espirazione. Quindi è fondamentalmente iniziare a portare gli altri venti verso il basso nel chakra del cuore una volta che i venti sensoriali entrano nel canale centrale. Non si tratta solo di recitare OM AH HUM nella tua mente mentre respiri. È molto più difficile.

La Sadhana abbreviata

Partecipante: Penso che la maggior parte delle persone qui abbia un’iniziazione Guhyasamaja. Penso che molte persone abbiano problemi con la sadhana abbreviata, problemi principalmente associati alla visualizzazione delle divinità. Quindi potresti parlare solo un po’ della sadhana abbreviata e di come farla da solo, quanto tempo ci vuole e come farla, in modo che soddisfi i nostri impegni e ci permetta di non romperli durante quel processo? Quindi alcune parole sulla sadhana abbreviata.

Alex: Questa è una domanda molto difficile. Serkong Rinpoche ha detto che la sadhana abbreviata è per praticanti avanzati. Inizi con quella molto lunga. E solo quando hai molta familiarità con quella molto lunga puoi poi andare a quelle più abbreviate, riempiendola senza dover recitare tutto ciò che è nella sadhana lunga. Quindi recitare o praticare solo quella abbreviata senza sapere cosa vi è d’abbreviato non è in realtà così facile. E, alla fine, puoi arrivare ad un punto in cui, in realtà, non hai bisogno di recitare nulla, tranne i mantra e cose del genere, e fai semplicemente la pratica in termini di essere nella tua mente, senza dover recitare tutte le parole.

E, devo confessare, che non ho mai praticato la sadhana abbreviata. Ho praticato quello lungo e poi quella media, e ci vuole molto tempo.

Partecipante: È solo che abbiamo solo la sadhana abbreviata tradotta in russo. Questo è il problema.

Alex: Beh, devi far tradurre quella più lunga.

Ma qual è l’essenza principale della sadhana? Questo è molto importante. Non è un esercizio di visualizzazione. Quindi, non preoccuparti di come sono tutte le divinità e di cosa tengono in mano e cose del genere, perché è incredibilmente difficile essere in grado di visualizzare tutti quei dettagli. È quasi impossibile per i principianti essere in grado di farlo. E la cosa più problematica nella pratica della sadhana è quando rimani bloccato sui dettagli della visualizzazione perché pensi che sia la cosa principale.

Tsongkhapa lo dice molto chiaramente. La cosa principale è l’orgoglio divino (lha’i nga-rgyal), sulla base della natura di Buddha e così via, sentendo di poter designare “me” sulla mia illuminazione non ancora avvenuta, che è rappresentata da quello che visualizzo. Quindi, come dice Tsongkhapa nella sua Lettera di consigli pratici su Sutra e Tantra (Lam-gyi rim-pa mdo-tsam-du bstan-pa), prendi semplicemente la forma generale della divinità e delle figure, solo vagamente, ed enfatizza il sentimento di “me”, su sui è etichettato il “me” convenzionale. La chiarezza dei dettagli della visualizzazione verrà automaticamente man mano che la tua concentrazione migliora, ma ovviamente devi aver memorizzato quello che sembra.

L’essenza della sadhana è la simulazione della morte, del bardo e della rinascita. Questa è la cosa principale. Attraverso lo stesso meccanismo con cui funzionano la morte, il bardo e la rinascita, usi lo stesso meccanismo per immaginare Dharmakaya, Sambhogakaya e Nirmanakaya. Questo si chiama prendere la morte, il bardo e la rinascita come via per il Nirmanakaya, Sambhogakaya e Dharmakaya. Questo è il suo nome. Quindi, all’interno della sadhana abbreviata, metti la tua enfasi su questi punti, la sensazione di essere già ciò che sto per ottenere. Ecco perché la bodhicitta è assolutamente essenziale per la pratica del tantra. Bodhicitta è una mente focalizzata sulla nostra illuminazione non ancora avvenuta, la nostra illuminazione individuale che non è ancora avvenuta: i fattori della natura di Buddha. Allora, come rappresenti questa illuminazione non ancora raggiunta? La rappresenti immaginando di essere già nella forma di un Buddha. Quindi la tua visualizzazione, e l’orgoglio della divinità con questo, fa parte di bodhicitta.

E tutto questo è sulla base della comprensione della rinuncia (così rinunci all’apparenza ordinaria come essere samsarico) e della comprensione della vacuità di questo intero processo – che a causa della vacuità della mente, è possibile ottenere questo (la mente non esiste intrinsecamente contaminata). E, comprendendo la vacuità del processo di causalità, allora comprendi come puoi effettivamente ottenere l’illuminazione. E pratica all’interno di quella comprensione. Altrimenti non raggiungerai mai l’illuminazione. Hai appena compiuto, come si dice nei testi, la rinascita come un fantasma nella forma della divinità che immagini di essere. Quindi tutto questo è a beneficio di tutti gli esseri. Questa è l’essenza di qualsiasi livello di sadhana che stai facendo.

[l’audio finisce qui]

Quindi terminiamo qui con una dedica. Pensiamo che qualunque comprensione, qualunque forza positiva ne sia derivata, possa andare sempre più in profondità ed agire come causa per tutti per raggiungere l’illuminazione, non solo per me, è così che Shantideva fa le sue dediche, quindi è compito di tutti raggiungere l’illuminazione, perché è a vantaggio di tutti.

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