Sua Santità Drikung Kyabgon Chetsang Rinpoche ci illustra la meditazione Shamata ai fini della pratica Mahamudra.
Appunti a cura del Dr. Antonio Busi e revisione del Dr. Luciano Villa nell’ambito del Progetto “Free Dharma Teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.
Domanda: Santità, ci potrebbe illustrare la meditazione Shamatha ai fini della pratica Mahamudra?
Sua Santità Drikung Kyabgon Chetsang Rinpoche
In questo testo, shamatha e vipashyana sono trattati nel loro ordine di addestramento. In primo luogo ci sarà una spiegazione su come coltivare shamatha. Quando questa sarà padroneggiata, continuerete nella coltivazione di vipashyana.
Shamatha è il termine Sanscrito, Shiné è il tibetano. Qual’è il significato di queste parole? Shiné ha due sillabe, ognuna con un significato. Shi deriva dalla parola shiwa, che significa pacificare.
Né significa dimorare, o rimanere. Ciò che si sta pacificando è la tendenza della mente a vagare, ad agire in una maniera incontrollata, selvaggia. Naturalmente, tutto dipende dalla mente. Conseguire il controllo della mente è di primaria importanza nella pratica della meditazione e nella pratica del Dharma in generale. Quindi, prima conseguiamo il controllo della mente, la pacifichiamo, quindi la stabilizziamo, questo è il significato di Nè. Conseguentemente la mente è stabilizzata in questo stato di pacificazione o controllo, chiamato Shinè. In italiano si potrebbe parlare di “quiescenza-immobilità mentale, calma dimorante”. Ci sono due tipi di meditazione sulla quiescenza o quiete mentale. Il
primo ha un oggetto di supporto per la concentrazione meditativa. Il secondo è la meditazione senza un oggetto di concentrazione meditativa. “Supporto” si riferisce a un oggetto effettivo, un oggetto visivo, quindi è chiamata “meditazione che ha un oggetto”. Ogni tipo di oggetto fisico potrebbe essere usato per la concentrazione. Può esserecomposto di legno o pietra, o perfino essere un punto su un tappeto o su un muro. In questo tipo di meditazione, l’oggetto fisico non dovrebbe essere qualcosa di molto luminoso o d’un colore molto chiaro. Qualcosa di attenuato, o di colore più scuro, è meglio. Se è troppo luminoso, l’oggetto può affaticare gli occhi e causare lacrimazione. La concentrazione dovrebbe avvenire con gli occhi chiusi a metà, non completamente aperti e non chiusi. Dovrebbe essere qualcosa che si può guardare comodamente senza battere troppo le ciglia. Troppi battiti di ciglia portano la mente a perdere la sua concentrazione. In questa meditazione di shamatha, o quiescenza mentale, è molto importante capire che state cercando di fermare kalpana (in Tibetano, tok ba). Kalpana è ogni tipo di pensiero, ogni tipo di concetto. Tecnicamente questi sono chiamati pensieri dicotomizzanti, un qualcosa che crea una divisione: tra una cosa e l’altra, di solito tra sé stesso ed un’altra cosa. Tutte queste narrazioni mentali concettuali devono essere fermate.Questa meditazione di quiescenza mentale è solo semplice consapevolezza, focalizzata e calma, su un oggetto. Quando sorgono pensieri e concetti, questi devono essere abbandonati, fermati: mai fatti propri o seguiti. In relazione all’oggetto, ci sono due pericoli: uno che la mente esca verso l’oggetto e l’altro che la mente interiorizzi l’oggetto dentro dentro di noi. Se scegliete un oggetto, per esempio una pietra, e meditate su questa, otreste cominciare a notare che la pietra ha delle linee molto interessanti. Trovate che i colori della pietra sono molto piacevoli.
Quindi, la vostra mente è uscita verso l’oggetto, vi perdete in pensieri riguardo l’oggetto ed avete perso la concentrazione. Si dovrebbero evitare questi pensieri riguardo l’oggetto. Se la nostra mente comincia ad essere distratta dall’oggetto stesso, pensandone le qualità, il colore, la posizione, la fattura, tutte questi aspetti: questo non va bene. Dev’esserci una mera consapevolezza dell’oggetto, per la quale l’oggetto è preso come un intero e non analizzato o valutato. Focalizzatevi su di esso, puramente e semplicemente. Attenzione, può essere anche rivolto internamente, in modo che non siete veramente focalizzati per niente sull’oggetto. State solo pensando: “Oh, ho quest’oggetto che è una pietra, e sto meditando su di esso, ed io sto coltivando questa meditazione di shamatha”. Questo è chiamato prendere l’oggetto all’interno. Si verifica quando state pensando maggiormente riguardo voi stessi o riguardo il processo. Questa meditazione è scorretta, perché è solo un kalpana, un processo mentale che causa una dicotomia tra se stessi e l’oggetto. Nello stesso modo, ogni pensiero analitico come: “Sono come la pietra o sono differente? La mia mente è uguale alla pietra o è differente? La pietra è nella mia mente o è la mia mente nella pietra?” sono solo più kalpana che dovrebbero essere fermati.
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