Ven. Ghesce Tenzin Temphel: Insegnamenti sul Commentario alla Mente dell’Illuminazione di Nāgārjuna

Ven. Ghesce Tenzin Temphel: Siamo noi che dobbiamo trasformare la nostra mente. Siamo noi che dobbiamo cambiarla. Siamo noi i responsabili di trasformare, cambiare la nostra mente, di realizzare la nostra felicità.

Ven. Ghesce Tenzin Temphel: Insegnamenti sul Commentario alla Mente dell’Illuminazione di Nāgārjuna. Istituto Lama Tzong Khapa, Pomaia, Pi, 30/07-06/08/2023

È sempre importante generare una buona motivazione quando si ascoltano gli insegnamenti di Dharma e verificarla, chiederci se effettivamente la nostra motivazione è positiva e cosa significa.

Tutti noi desideriamo la felicità e la desiderano tutti gli esseri. Tuttavia siamo sofferenti. Perché? Ci si ammala perché il nostro corpo è della natura della sofferenza, tuttavia abbiamo dei mezzi per lenire la sofferenza del corpo. Siamo avanzati nel progresso materiale, ma, a livello interiore, non lo siamo molto. Se manca questo livello interiore è impossibile ottenere la pace e la serenità. Il miglioramento economico non ha portato ad un progresso della mente, al miglioramento della nostra interiorità, ed è li che dobbiamo arrivare.

Il luogo principale dove creare la felicità è nella mente. E, per farlo dobbiamo trasformare il nostro modo di pensare. Proprio perché non vogliamo alcuna sofferenza non vogliamo problemi e quando li troviamo diventiamo infelici. Non possiamo eliminare la sofferenza semplicemente non desiderandola. Diventiamo infelici quando incontriamo un problema. In tal modo il potere della nostra mente si affievolisce.

Dobbiamo accettare la situazione.

Se c’è un rimedio allora dobbiamo applicarlo per risolvere il problema. Altrimenti: che serve preoccuparsi? Una gran parte della nostra infelicità deriva dal non voler sperimentare la sofferenza e proprio il non voler sperimentare i problemi diventa a sua volta causa della sofferenza.

Le afflizioni sono la causa della sofferenza e la loro radice è l’ignoranza.

Finche non avremo abbandonato le cause della sofferenza, le afflizioni e l’ignoranza, ci sarà sempre sofferenza. Tutti noi abbiamo in noi la causa della sofferenza. È certo che incontreremo problemi. Se non reagiamo rimanendo nell’infelicità mentale, rimarremo sempre infelici ed alla sofferenza data dai problemi si aggiungerà la nostra sofferenza. Se non rimaniamo con una mente infelice, se ci impegniamo a praticare, allora riusciremo ad alleviare la nostra sofferenza, altrimenti questa s’incrementerà sempre più.

Nel nostro continuo abbiamo le cause della sofferenza. Abbiamo un corpo della natura della verità della sofferenza. Se non facciamo attenzione, la sofferenza è dietro l’angolo. Se non curiamo il nostro corpo, possiamo incorrere in problemi, ma alcuni sperimentano problemi pure per le troppe cure al nostro corpo. Anche se siamo degli Arhat il nostro corpo sperimenterebbe la sofferenza fisica. Ma un Arhat probabilmente in tal caso sparirebbe.

Finché avremo questo corpo non potremo pensare di non avere problemi, anche in famiglia ci sono. Anche se li risolviamo temporaneamente ne arriveranno degli altri. Questa vita è piena di problemi. C’è chi, pieno di problemi, si suicida, pensando cosi di non avere più problemi. Ma non è così, rinascerà ed avrà ancora problemi. Non esiste una mente che è nel samsara che non abbia problemi. Se invece otteniamo la liberazione, non dobbiamo pensare che tutto sparisca, ad esempio, se l’otteniamo in questa vita, il nostro corpo sarà sempre lo stesso, ma avremo la capacità di mostrare cose miracolose ed alla nostra morte rinasceremo nella terra pura di Sukhavati senza un corpo della verità della sofferenza, ma tutto di natura mentale, e sarà tutto molto piacevole. Ma c’è uno svantaggio, perché, pur dimorando nella pace ed in equilibrio meditative gli Arhat vi rimangono per molti eoni, ed è un difetto, perché non hanno la grande compassione, perché non svolgono attività per il bene degli esseri senzienti. Rimangono solo in equilibrio meditativo.

Se viceversa un Arhat insegna il Dharma, lo può fare in modo sorprendente, perché ha grandissima conoscenza, chiaroveggenza, capacità di azioni miracolose, parliamo di un Arhat Hinayana che ha una realizzazione diretta della vacuità. Ma, quando si assorbono nella stabilizzazione meditativa, ci rimangono per un lungo periodo di tempo. Gli Arhat hanno tuttavia indirizzato moltissimi esseri sulla via della illuminazione, ma non hanno abbandonato le oscurazioni cognitive all’onniscienza.

Immaginiamo che ci siano due persone, una pratica il sentiero dello scopo inferiore ed intermedio, diventa Hinayana.

Un’altra nasce in un inferno e ci vorrà molto tempo per rinascere e per uscirne, ma, quando rinasce, diventa Mahayana e ci vorrà meno tempo perché raggiunga l’illuminazione rispetto all’altra persona. Perché? Il primo trascorre periodi lunghissimi nella stabilizzazione meditativa, pur avendo le capacità di azioni miracolose, mentre il secondo non deve trascorrere questi periodi lunghissimi nella stabilizzazione meditativa che gli impediscono d’essere di beneficio agli altri. Il primo ha ugualmente la grande compassione ma, pur entrando nel Mahayana, ha una forte assuefazione alla concentrazione meditativa e quindi non beneficia gli altri. Nel Mahayana occorre una mente pura nel beneficiare gli altri.

Serve un assenza di attaccamento ed avversione per amici e nemici, l’equanimità. Questo vale anche per animali ed insetti, ancor più per le persone, evitando discriminazioni di razza e nazionalità. Pensiamo a delle famiglie molto ricche e potenti, come faccio a provare compassione per i ricchi? Quindi è chiare che non è per nulla facile provare la compassione ed ancor meno facile è provare la grande compassione.

Chi genera la grande compassione non lo fa senza sforzo, ma così, impegnandosi e sforzandosi, ottengono la grande compassione.

Ad esempio, verso una persona negativa, ma come faccio ad essere compassionevole?

Oppure, verso un ricco e potente: come faccio ad essere compassionevole? Se ci pensiamo, anche i ricchi e potenti sono state sempre così? Anche loro diventeranno anziani. Ma, avranno dei figli che se ne occupino? O li metteranno in ospizio? Quando rinasceranno, saranno ancora ricchi e potenti? Come sono diventati ricchi? Alcuni ingannando o sfruttando gli altri, allo scopo di arricchirsi, ma costoro moriranno ed avranno un karma negativo per le loro nefandezze. Pur essendo ricchi, sono davvero degli oggetti della nostra compassione.

Tutto ciò che abbiamo detto per i ricchi e potenti vale anche per un povero che dovesse rinascere ricco e o che diventi tale sfruttando ed ingannando gli altri.

Se pensiamo agli insetti, agli animali, come i cervi, i caprioli, sono costantemente in pericolo di essere aggrediti dai carnivori. Molti animali sono in pericolo di vita perché sono in lotta tra di loro, si aggrediscono per nutrirsene. Ma anche gli umani sono oggetti di compassione.

Nessuno non ha diritto alla compassione, perché la maggior parte di noi conduce una vita in cui non si ottiene felicità ma solo sofferenza.

Ciò ci permette di ottenere lo stato di onniscienza, la maggior parte delle persone sono effettivamente degli oggetti di compassione e se ci pensiamo non possiamo che generare in noi la compassione.

Quando i cinesi giunsero in Tibet, vedendo l’acqua, la terra, ed il cielo del Paese delle Nevi dissero che qui non si può morire di fame. Sulla terra ci sono molti animali, l’acqua è piena di pesci ed il cielo d’uccelli. Ma noi non mangiavamo i pesci, né gli uccelli, né i polli, né gli animali selvatici. Noi tibetani mangiavamo gli yak. Mentre i cinesi mangiano tutto.

L’unico modo per liberarci dalla sofferenza è liberarci dal samsara, generando la grande compassione.

Di vita in vita ci sono problemi su problemi.

Perché non c’è felicità? Dipende dalla nostra mente. Quindi è sulla nostra mente che dobbiamo lavorare.

Lunedì 31/07/23 h 10. Generiamo la motivazione positiva e verifichiamo che sia effettivamente tale, e non dimentichiamoci di dedicare i meriti conseguiti dall’ascolto degli insegnamenti affinché tutti gli esseri senzienti siano felici.

Tutti vogliamo pace e serenità, tuttavia giunge sempre la sofferenza, ed è un succedersi di problemi l’uno dopo l’altro. Se non facciamo attenzione, finiamo per ammalarci, ma, se abbiamo una mente tranquilla e serena lo stato della nostra mente influisce positivamente anche sul nostro organismo fisico.

Ma è necessario anche praticare una certa attività fisica ed avere attenzione a quanto mangiamo.

È impossibile eliminare le malattie. Ma possiamo fare in modo di avere uno stile di vista sano, che non sia incline alle malattie e ci mantenga in salute. Avere una mente rilassata è la cosa più importante, altrimenti la mente diventa infelice e sopraggiungono malattie a causa della nostra mente in tensione. Così, l’elemento vento, che è il supporto della mente, si scompensa e prende il sopravvento sugli altri tre, squilibrando l’organismo. Se facciamo tutto ciò, è il meglio che possiamo fare.

Se siamo in grado di rilassare la mente, ma non facciamo attività fisica, né facciamo attenzione a quel che mangiamo, possiamo comunque andare incontro a malattie: obesità, diabete, ecc.

Fondamentale è curare la salute della mente, facendo sì di avere una mente rilassata. Pur non desiderando sofferenza, sperimentiamo continuamente problemi che ci portano sofferenza indesiderata, che ci rende infelici. Queste sono cose che di norma accadono.

Sono quindi in grado di affrontare i problemi?

È possibile rimediare al problema? Allora impegniamoci a risolverlo.

Ma, dopo un problema ne nasce un altro.

Quindi dobbiamo innanzitutto accettare questa situazione ed adoperarci a curare la nostra mente.

I problemi sono come le onde del mare, ci sono sempre, a volte piccoli ed a volte grandi. Basiamoci sul fatto che ci sono i problemi, se di fonte ai problemi siamo infelici, allora ci creiamo ulteriore sofferenza.

Quel che dobbiamo fare è coltivare una mente rilassata e serena fino a giungere al momento della morte ed avere un passaggio sereno.

Ma molte situazioni non sono effettivamente dei problemi.

Se una persona è sgradevole perché ci insulta, se noi ci offendiamo: lo facciamo diventare un nostro problema e diventiamo infelici.

Se siamo in grado di rimanere con la mente tranquilla, pensando: se rimango infelice per quel che mi dice quella persona, non faccio che crearmi dei problemi, allora: che senso ha reagire in modo irato? Se penso: “Quella persona è così, è maleducata, è aggressiva, devo considerarla come tale, non ha senso che me la prenda”. Se incontriamo questa persona, e se incontriamo quindi i nostri amici e riferiamo loro che è sgradevole ed aggressiva ed i nostri amici lo rimarcano, anzi ne aggiungono del loro e continuo a pensare negativamente a quella persona, mi creo un circolo vizioso negativo. In questo modo sviluppiamo ancor più infelicità ed un’abitudine negativa. In realtà questa persona dovrebbe essere un oggetto di compassione. È triste che sia aggressiva. Ma è possibile far sorgere in noi la compassione.

Le occasioni in cui incontriamo una persona sgradevole e litigiosa sono innumerevoli, se ci farà sorgere sensazioni sgradevoli, mi dovrò chiedere: sono divenuto infelice per il mio modo scorretto di pensare? Allora come praticante devo essere grato a quella persona, è stato di beneficio, perché mi ha dato modo di capire il mio modo errato di pensare, che mi crea ulteriore sofferenza. Quindi, se ne prendo coscienza, sono in grado di capire non il suo, ma il mio di errore e di porvi rimedio.

Addestrare la nostra mente non è un qualcosa che facciamo senza difficoltà e senza problemi. No, i problemi ci sono e vanno affrontati.

Ma, è necessario incontrare situazioni sgradevoli per verificare se siamo in grado di rilassare la nostra mente? No. Perché la nostra mente è fragile e nella nostra mente abbiamo tantissimi pensieri concettuali ed è estremamente facile che la nostra mente diventi infelice anche per piccole situazioni esterne.

Se quindi se non faccio attenzione, la mia infelicità mentale si incrementerà sempre di più e per tutta la vita.

Dobbiamo fare attenzione ai nostri desideri.

Ma, desiderando qualcosa: il desiderio si avvera? No, non c’è certezza. Se ci aspettiamo che le cose vadano come vogliamo, e, quindi nutriamo repulsione per quando non vanno come vorremmo, allora questo mio atteggiamento è causa della mia sofferenza. Semplicemente non volendo il clima caldo, ma desiderando il fresco, ma stando al caldo, finiamo per crearci sofferenza. Dobbiamo avere un modo di pensare in accordo con la realtà. E ce lo dobbiamo chiedere e verificarlo.

C’è poi una varietà di modi diversi di pensare. Quando insorge la nostra infelicità mentale, dobbiamo chiederci perché sorge.

Pensiamo: è davvero facile che la mia mente diventi infelice?

Quali sono le ragioni che mi fanno insorgere l’infelicità mentale?

Se lo comprendiamo siamo già sulla buona strada per capire la nostra infelicità e come uscirne.

Ci sentiamo infelici senza una ragione.

A volte poi ci sentiamo infelici ed è senza una ragione, come mai? C’è stato un piccolo disagio mentale che ci ha resi infelici. Dipende da una abitudine radicata nella infelicità mentale che ci condiziona. Cosa fare?

Dobbiamo portare la nostra mente in uno stato di felicita mentale.

Abbiamo profondamente in noi una tendenza all’infelicità e, se non vi facciamo attenzione, e non cerchiamo di tenere la nostra mente in uno stato tranquillo e rilassato, allora questa infelicità s’incrementerà sempre di più. Se analizziamo davvero questa sofferenza, si manifesterà il desiderio di utilizzare comportamenti mentali corretti per eliminare l’infelicità, per stabilire delle impronte di felicità nella nostra mente.

Come si instaura linfelicità?

Ad esempio: anni prima si sono incontrati dei problemi che ci hanno reso infelici, poi non abbiamo lavorato su questa situazione, che ha condizionato la mente sulla attuale infelicità mentale.

Ponendo invece la mente in uno stato rilassato, si porranno le basi per generare una condizione di felicità per la nostra mente.

La nostra infelicità può dipendere anche da quando eravamo in gestazione nell’utero della nostra madre, poi il bambino piange per piccole cose, per bisticci con gli altri bimbi, all’asilo, nella scuola coi rapporti con gli insegnanti, gli altri bambini, così si creano le abitudini, le basi per l’infelicità. Chiediamoci quindi: quanto è radicata in noi questa infelicità? Quanta ne abbiamo sperimentata nel passato? Sorge con facilità in me il malessere mentale? Se comprendiamo la nostra situazione, possiamo favi attenzione. Altrimenti la nostra infelicità s’incrementerà e saremo sempre più infelici. Pensiamo quindi che la nostra mente può essere felice e rilassata. Avremo la possibilità di risolvere i problemi che altrimenti diventeranno cause della nostra infelicità mentale. E lo dovremo fare costantemente, altrimenti potremmo ricedervi di nuovo anzi di peggiorare, perché la nostra pratica non è perfetta, non ha raggiunto il culmine e c’è sempre il pericolo che peggiori.

Come fare a rilassare e mantenere rilassata la nostra mente?

Se l’infelicità insorge, dobbiamo innanzitutto rendercene conto. Dobbiamo rasserenare la nostra mente. Possiamo cantare una canzone, fare una passeggiata, incontrare degli amici, dobbiamo dare uno svago alla nostra mente.

Domanda. L’insoddisfazione è anche una caratteristica intrinseca della mente, dell’ego volto all’autodifesa ed al progresso?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Non è una caratteristica intrinseca della mente. Nel Lorig, il testo “Menti e Cognitori”, è ben descritta la mente ed i fattori mentali, e vi consiglio di consultare questo testo importante. Ad esempio, la coscienza non è né mente né un fattore mentale, può suddividersi in cognizione valida o non valida. Dobbiamo studiare molto se vogliamo comprendere il Buddhismo.

Lunedì 31/07/23 h 15.

Cos’è la mente d’illuminazione ultima?

È la mente che realizza direttamente la vacuità ed è sempre in relazione alla mente d’illuminazione convenzionale e quindi necessariamente è presente la grande compassione.

Le Otto Caratteristiche della Grande Compassione nel continuo di chi possiede la mente d’illuminazione ultima, quindi non sempre sono presenti tutte le Otto Caratteristiche, perché non è detto che si possieda la mente d’illuminazione ultima.

L’addestramento alla grande compassione parte dagli stadi dell’individuo di scopo inferiore, quindi di quello intermedio ed infine si entra nel Mahayana dell’individuo di scopo superiore. Ma sono pratiche possibili solo con la mente equanime verso tutti gli esseri senzienti.

L’addestramento alla mente d’illuminazione si può realizzare o con le Sette Istruzioni di Cause ed Effetto (1 Riconoscere che tutti gli esseri sono stati nostra madre. 2 Riconoscere la loro gentilezza. 3 Sviluppare il desiderio di ricambiare la loro gentilezza. 4 Amore. 5 Compassione. 6 Attitudine straordinaria. 7 Bodhicitta.)

e o Scambiando Sé Stessi con gli Altri https://www.sangye.it/altro/?p=2184 o Ton Len https://www.sangye.it/altro/?p=3661, che con Lama Tzong Khapa https://www.sangye.it/altro/?p=11772 si unificano, ma occorre sempre essere equanimi, altrimenti qualsiasi sforzo sarebbe vano.

Se davvero vogliamo generare la mente d’illuminazione, dobbiamo essere equanimi senza distinzione alcuna tra gli esseri. La mente d’illuminazione è per raggiungere l’illuminazione ed anche per la liberazione. È necessario essere equanimi, altrimenti abbiamo dell’attaccamento per chi ci è vicino ed avversione per chi è lontano. Sono afflizioni che ci impediscono di conseguire la liberazione.

Quali sono gli oggetti da abbandonare? Sono le oscurazioni afflittive, innanzitutto attaccamento ed avversione, sono ostacoli per la liberazione e le oscurazioni cognitive, sono ostacoli all’onniscienza.

Non tutte le oscurazioni afflittive sono rappresentate da attaccamento ed avversione, ce ne sono altre, ma queste due ci causano le rinascite peggiori.

Il karma negativo è motivato non solo da attaccamento ed avversione ma anche da orgoglio ed invidia, ma l’attaccamento è sempre presente, è il generatore delle altre afflizioni.

Con la rabbia è sempre presente l’attaccamento.

Non esiste negatività grande come la rabbia, un solo istante di rabbia è in grado di distruggere le radici di virtù accumulate in grandissimo tempo, non così con le altre afflizioni.

Nei testi Madyamika si dice che un istante di rabbia verso un figlio di un vittorioso, un Bodhisattva, è in grado di distruggere infinite quantità di meriti.

Dal momento che non sappiamo chi è un Bodhisattva, dobbiamo stare molto attenti, perché, dato che può essere chiunque sotto celate spoglie, se dovessimo cadere in atteggiamenti negativi verso un Bodhisattva, quindi potenzialmente verso chiunque, rischiamo di vanificare in un solo istante grandissime quantità di meriti.

Ma non possiamo sapere in che modo la rabbia distrugge le radici delle virtù, perché è un fenomeno estremamente nascosto. Arrabbiarsi non va mai bene, e se ci arrabbiamo continuamente anche la nostra salute ne subirà le conseguenze. Proprio perché desideriamo star bene e la rabbia mina la nostra salute, dovremmo cercare di evitare il più possibile di arrabbiarci.

Qualcuno giunge a 90 o 100 anni ed il corpo è sempre più anziano e degenerato, potremmo avere una vita lunga ma poco in salute, altri invece lo sono e, per riuscirci, dobbiamo avere una mente rilassata, distesa. Se saremo in salute, utilizzando la mente per studiare, stiamo utilizzando la saggezza ed utilizziamo la memoria, frenando anche la degenerazione mentale. Cosi avremo una vita lunga con un corpo sano ed una mente sana, altrimenti non sarà una mente di così alta qualità.

Alcuni sono molto anziani in buona salute e lucidi di mente, ma per molti non è così.

Se non facciamo lavorare, se non teniamo in allenamento il nostro corpo, la sua degenerazione sarà inevitabile e veloce, altrimenti più lenta. Inoltre, oltre all’attenzione sull’alimentazione è importante avere una mente aperta e duttile.

Per raggiungere l’onniscienza è necessaria la mente d’illuminazione e per farlo occorre la grande compassione, comunque, anche solo per conseguire la liberazione, è necessaria l’equanimità, anche in questa vita, senza equanimità non potremo avere una vita felice, così cadremo nelle afflizioni, se avremo attaccamento per gli uni ed avversione per gli altri, attaccamento per gli amici ed avversione per i nemici.

Anche verso i nostri amici e parenti possiamo avere attaccamento ed avversione. Rendendocene conto, dobbiamo impegnarci per ridurre questo atteggiamento negativo, che quindi ci fa maturare karma negativo.

Gli esseri senzienti, è un po difficile parlare di tutti gli esseri. Ma, anche in questo mondo, non siamo tutti eguali. Ci sono differenze nel modo di pensare, di etnie, di colore della pelle, delle loro aspettative e desideri. Non possiamo cambiare le differenze.

Ma possiamo eliminare le divisioni, le preferenze o meno nella nostra mente, così ciò sarà causa di felicità.

Siamo noi che dobbiamo trasformare la nostra mente.

Siamo noi che dobbiamo cambiarla. Siamo noi i responsabili di trasformare, cambiare la nostra mente, di realizzare la nostra felicità.

Quando si ha studiato ed acquisito conoscenza si ha modo di aiutare gli altri, e la conoscenza l’acquisiamo in dipendenza degli altri. Il metterlo in pratica dipende da ciascuno di noi. Tutte le afflizioni, in particolare l’attaccamento e l’avversione, sono cause di sofferenza.

In particolare, per conseguire la felicità, è quindi importante ridurre l’attaccamento.

Anche tra marito e moglie, se c’è troppo attaccamento può diventare una causa di disarmonia di coppia.

Sulla base dei consigli degli altri, possiamo trasformare il nostro modo di pensare, ma, se non mettiamo in pratica gli insegnamenti: dov’è il beneficio?

Gli altri possono darci dei consigli o insegnamenti, ma questo non basta per farci eliminare la nostra infelicità mentale, occorre metterli in pratica.

Domanda. In un sogno, possiamo soffrire, e, se agiamo in modo non etico, si può creare karma negativo da purificare?

Ven Ghesce Tenzin Temphel. Si, è possibile eliminare la sofferenza di un brutto sogno, dobbiamo far attenzione a non produrre pensieri negativi nella giornata. Facendolo, la nostra mente avrà sempre meno sogni negativi. Molti dei nostri sogni sono in stretta relazione col vissuto della giornata.

Inoltre, i sogni sono sogni, non esistono nel modo in cui ci appaiono, non sono stabiliti.

Se sogniamo di compiere azioni negative, nel sogno si può creare del karma negativo in rapporto alla motivazione, ma l’azione negativa non è completa. Quando si va a dormire non bisogna tenere delle armi vicino a noi, perché in sogno la nostra mente diviene disturbata c’è il rischio di fare del male a qualcuno o a noi stessi.

Martedì 01/08/23 ore 10. Generiamo una motivazione positiva, un pensiero d’amore verso tutti gli esseri, e non dimentichiamoci di fare la dedica, affinché questi insegnamenti contribuiscano a far acquisire la felicità a tutti gli esseri senzienti.

Tutti desideriamo una vita felice, al di là di differenze di religione o d’etnie o di nazionalità. Nonostante la desideriamo, perché non l’otteniamo?

Per quanto desideriamo la felicità c’è sempre qualcosa che non va bene.

C’è sempre in noi un senso di scontento, di disagio, d’antipatia o simpatia o d’invidia o d’attaccamento o repulsione rispetto agli altri. Queste ci nuocciono e dobbiamo cercare d’eliminarli.

Perché non riusciamo ad eliminare l’atteggiamento discriminate verso gli altri? Dipende dal nostro forte egoismo, da cui sorge l’apprezzamento verso qualcuno ed il disprezzo verso agli altri. Se ne parla nel Lam Rim https://www.sangye.it/altro/?cat=110 e nel Bodhisattvacharyavatara specialmente nell’VIII capitolo https://www.sangye.it/altro/?p=2418 quando si parla dello scambiare sé stessi con gli altri, spiegandone sia le motivazioni che gli svantaggi ed i vantaggi.

Perché non riusciamo a stare in pace con gli altri?

È sempre il nostro egoismo che ci impedisce di stare in armonia con gli altri.

Quanto tempo durerà la nostra vita?

Certamente moriremo, ma non sappiamo quando.

È comunque un tempo breve, anche se dovessimo vivere 100 anni. Cosa facciamo in tutto questo tempo?

Se ci concentriamo sul fatto che siamo tutti esseri umani, il nostro atteggiamento verso gli altri cambierà. Perché l’amore che a questo punto avremo generato verso gli altri ci cambierà. Proprio perché dobbiamo realizzare in noi un buon cuore. E possiamo benissimo riuscirci.

Dobbiamo guardare, comprendere, analizzare. Nella società in cui viviamo ci sono etnie e religioni diverse. E magari guardiamo con distacco e con sospetto gli altri, il che ci crea infelicità, crea disagio e sofferenza in noi. Proprio perché ci sono tante persone diverse ci sono tante religioni e portano benefici a tutti. Se poi ci sono casi positivi o negativi dipende dalla religione. Il nostro modo di distinguere gli altri, anche all’interno di una stessa religione, ci crea solo infelicità, pur desiderando una vita felice. Avendo compreso tutto ciò dobbiamo portare in noi un cambiamento.

Perché non riusciamo a stare in pace con gli altri?

Se diciamo agli altri di stare in armonia con gli altri, sarà molto difficile far diventare amorevoli tutte le persone di questo mondo.

La cosa principale è invece di far stare bene noi stessi.

Il buddismo non è riuscito a far diventare tutti delle buone persone.

Comunque in ogni religione ci sono sempre stati degli esseri buoni ed amorevoli. Sua Santità dice che in tutte le religioni ci sono dei praticanti che praticano od hanno praticato in modo puro. Tuttavia non possiamo far diventare forzatamente positivi gli altri, tuttavia possiamo dare loro dei consigli.

Per creare la pace nella nostra società è necessario che le persone che ne fanno parte abbiano una mente positiva ed un buon cuore. Sempre più persone si interessano alla meditazione ed alla pace interiore.

Guardando al futuro dobbiamo concentrarci sui bambini e sui giovani e dove dobbiamo concentrarsi? Sui giovani, sui bambini. Ed è importante costruire un tipo di insegnamento verso i bambini che non sia necessariamente di tipo religioso, ma dovrebbe essere una materia di studio basata sul miglioramento della mente.

Ora la scuola si basa sulla competitività, sul fare meglio degli altri, ed è ciò che dobbiamo cercare di cambiare.

Insegnanti e genitori spesso inducono i ragazzi ad essere competitivi. Gli studenti cresceranno pensando di essere meglio degli altri. Così facendo, quando saranno inseriti nel mondo del lavoro, faranno sì il loro lavoro, ma senza amore, senza gentilezza.

L’amore è necessario per tutti e pur parlandone nelle religioni, non è dipendente dalla religioni. Quindi la pace e serenità dipendono dall’amore.

Nel nostro continuo mentale l’amore è già presente.

Dobbiamo cercare d’incrementarlo, di espanderlo.

Molti problemi sono creati dalla nostra stessa mente.

Molti altri problemi, come l’invecchiamento, esistono e li dobbiamo accettare. Possiamo cercare di portare la nostra mente in uno stato rilassato, pensare in modo corretto, così facendo la nostra mente non ne verrà disturbata.

Nel VI capitolo del Bodhisattvacharyavatara https://www.sangye.it/altro/?p=2405 si parla dei benefici della pazienza e del suo opposto la rabbia, che è un disagio mentale. Quindi lo dobbiamo annullare, così la nostra mente rimarrà in uno stato rilassato, ma va fatto costantemente e gradualmente, così vedremo un miglioramento e diventeremo sempre più esperti nell’avere una mente rilassata. Se la rabbia diminuisce, permette l’incremento della pazienza e la generazione dell’amore. Anche nel Ton Len https://www.sangye.it/altro/?p=10418 si parla dei benefici dell’altruismo e dei difetti dell’egoismo. Se riuscite a farlo allora la vostra pratica diventerà perfetta e di qualità.

Meditiamo analizzando nel nostro continuo mentale questa infelicità dentro di noi.

La rabbia inibisce la pazienza e questa è la base della pratica. Ma a volte questo disagio o malessere mentale sopraggiunge anche senza particolari condizioni. Accade perché fin da piccoli, fin dalla gestazione nell’utero di nostra madre i nostri genitori tendevano ad essere felici od infelici. E siamo poi andati incontro ad infelicità mentali ed è cresciuta in noi questa abitudine senza condizioni. Se l’ignoriamo si presenterà ancora e soffriremo. Per uscirne dobbiamo pensare ad un qualcosa che ci rassereni, e lo dobbiamo fare con continuità, pensando che andremo a rilassarci in un ambiente piacevole un buon pasto.

Dovremo utilizzare la nostra intelligenza per rilassare la nostra mente e, se guardiamo dentro di noi, comprenderemo di essere in gradi di farlo. Se vi facciamo attenzione questa infelicità può cessare, viceversa sarà più facile arrabbiarci. Il che ci crea ulteriore infelicità. Facendolo, incrementiamo pure l’amore che è già dentro di noi.

Quando incontriamo o meno situazioni problematiche, in ogni caso non lo dobbiamo ignorare. Siamo in grado di rilassare la nostra mente? Certo, con l’addestramento mentale. La nostra mente diventerà quindi più rilassata e serena.

Domanda. I 5 riti tibetani fanno parte della vita dei praticanti?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Chi pratica non pubblicizza la propria pratica. Qualsiasi esercizio del corpo va bene. C’è chi a 60, 70 anni fanno attività fisica ed hanno visto un qualche miglioramento, il che va bene.

Domanda. Cos’è la felicità?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. La felicità in generale è avere una mente rilassata e felice, ma in senso non comune è non avere afflizioni nel nostro continuo, poi abbandonare le oscurazioni afflittive ed oscurative. Tutti possiamo almeno la felicità di tipo comune, proprio per questo abbiamo parlato di come far cessare il disagio e la infelicità mentale.

Se abbiamo una mente distesa e felice allora gli altri vorranno stare vicino a noi. Viceversa, chi vorrebbe stare con persone sgarbate ed aggressive?

Comunque abbiamo bisogno di stare assieme agli altri, altrimenti incorriamo in un’altra sofferenza: quella della solitudine.

Martedì 01/08/23 ore 15. Abbiamo ormai concluso la spiegazione riguardante la mente d’illuminazione ultima. Tutte terminano con l’essere libero da tutte le cose, dall’aver abbandonato gli aggregati, nell’uguaglianza dei fenomeni nella non presenza del sé, tutti si riferiscono alla vacuità. Il significato essenziale è che tutti i fenomeni sono vuoti, parliamo di fenomeni composti di materia, forme e colori, coscienza, fattori di composizione non associati = persona.

Assenza del sé della persona e dei fenomeni, intendendo tutti i fenomeni e tutte le persone. Assenza = oggetto di negazione.

Non essere stabilito per propria natura, per la propria parte sono sinonimi.

Misura dell’oggetto di negazione: un qualcosa che è veramente esistente deve essere trovato nel momento in cui gli si attribuisce il significato o il nome.

Per Madyamika Prasangika, se cerchiamo l’oggetto designato, nel momento in cui gli diamo un nome, non lo troviamo, non è veramente esistente e non è esistente per la propria parte o per loro caratteristiche. Ma per Svatantrika lo troviamo: i fenomeni esistono per proprie caratteristiche, per la propria parte ma non sono veramente esistenti. Per loro i fenomeni non esistono in modo designato ma esistono per la propria parte non designata da una coscienza concettuale.

Per i Cittamatra i fenomeni sono esistenti per propria natura, per proprie caratteristiche e sono veramente esistenti. Ma i fenomeni completamente designati non sono veramente esistenti e non lo sono per propria natura né per proprie caratteristiche, mentre lo sono i fenomeni potenziati e quelli completamente stabiliti. Fenomeni completamente designati possono essere esistenti o no, in quanto designati da una coscienza concettuale non esistono veramente. Mentre quelli potenziati lo sono. Il non essere meramente designato da una coscienza concettuale è = per Svatantrika e Chittamatra = esistere dalla propria parte senza essere meramente designato da una coscienza concettuale. Per i Cittamatra i fenomeni esistono senza essere meramente designati da una coscienza concettuale e sono quelli completamente stabiliti o potenziati da altro.

Per Svatantrika i fenomeni sono esistente dalla propria parte ma non sono veramente esistenti e non esistono veramente.

Oggetto di negazione per Svatantrika è l’oggetto designato che esiste, ma non lo è per Prasangika.

Ciò che non è oggetto di negazione per i Cittamatra, lo è per Svatantrika, entrambi lo definiscono nello stesso modo: essere veramente esistente o per propria natura. Per Svatantrika, pur esistendo, non lo sono per propria natura, mentre lo sono per i Cittamatra e non lo sono affatto per Prasangika. Per Svatantrika i fenomeni sono designati o imputati da una coscienza concettuale ed è possibile trovarli, come? Il fenomeno esiste di per sé.

La coscienza concettuale designa ad esempio un uomo, se non ci fosse nulla dalla sua parte, non potrebbe essere designato come uomo, ma è meramente designato da un coscienza concettuale, perciò non è meramente esistente, e sarebbe stabilito così come appare. Se i fenomeni fossero stabiliti così come ci appaiono, sarebbero sempre tali e ciò che è spiacevole o piacevole lo sarebbe per sempre. Ma non è così. Più persone vedono la stessa cosa e c’è chi la vede piacevole o spiacevole, può apparire in modo diverso a diverse persone, se fosse completamente stabilita come appare dato che appare in modi diversi dovrebbero esserci più fenomeni, ma ce n’è solo uno. Allora non è vero il modo in cui è stabilito ed è = ai Madyamika Prasangika = fenomeni non veramente esistenti e non stabiliti dalla propria parte.

La base di designazione per designare uomo c’è = aggregati – della forma o della materia- ed in base ad essi designiamo maschio o femmina che non sono stabiliti dalla propria parte. L’aggregato del corpo non è né uomo né donna, intendiamo persone, non corpi. Se cerchiamo uomo o donna di per sé non lo troviamo. La persona è un fattore di composizione non associato, quindi non lo troviamo nel corpo. Se analizziamo il corpo che vediamo non è né uomo né donna. Altrimenti, se rimaniamo all’apparenza, diciamo che ciò che vediamo è la persona. Ma non sappiamo fare questa differenziazione. Come identifichiamo la persona? Sulla base del corpo, degli aggregati intesi come il corpo. Normalmente ci basiamo solo su ciò che ci appare, ad esempio, il corpo: può essere alto, basso, grasso, magro. Ma se cerchiamo la persona solo nel corpo, è segno che la persona è meramente designata in base alla coscienza concettuale. Abbiamo la tendenza ad apprendere le cose come ci appaiono. Riconoscere l’oggetto di negazione per Prasangika, non lo dobbiamo cercare nei fenomeni, che non esistono dalla propria parte, ma va cercato nel modo del loro apparire. L’oggetto di negazione è l’essere stabilito nel modo in cui appare, non dobbiamo negare i fenomeni e gli aggregati ma la loro vera esistenza, non il fenomeno in sé.

Negare non è la persona, ma l’essere stabilito nel modo in cui appare. Se neghiamo i fenomeni sulla base su cui appaiono, manca poi la base per negare l’oggetto di designazione. Si nega la vera esistenza dei fenomeni o che esistano di per sé. Persona ed aggregati appaiono come veramente esistenti e ciò va negato. Oggetto di negazione 1 della ragione tramite o ragionamento: la persona appare come veramente esistente, ma è non esistente di per sé; 2 del sentiero – o concezione di vera esistenza che concepisce i fenomeni come veramente esistenti, il fenomeno deve esistere, altrimenti come potrebbe cessare, se non fosse convenzionalmente esistente?

Per Prasangika se esiste un qualcosa di veramente stabilito se ….

la persona non esiste dalla propria parte, esiste o è stabilita nel modo in cui appare?

Non esiste un oggetto che viene cercato tramite il significato designato da una convenzionalità, se lo fosse sarebbe stabilito da una sua parte. Ma è meramente designato da una coscienza concettuale, se invece i fenomeni esistessero di per sé non ci sarebbe bisogno di essere designati da una coscienza concettuale.

Domanda. Quando si genera la mente di grande compassione, a che livello del sentiero mi trovo?

Ven Ghesce Tenzin Temphel. La grande compassione viene generata prima della mente d’illuminazione, prima di entrare nel sentiero Mahayana. Gr compassione negli Hinayana Pratyeka Buddha, realizzatori solitari Sravaka, alcuni dicono che l’anno altri no, ma per altri no. Non hanno la grande compassione ma hanno la compassione illimitata che beneficia molti esseri senzienti. Se avessero nel loro continuo la grande compassione, perché non potrebbero entrare nel Mahayana? Grande compassione è l’amore che tutti gli esseri siano liberi dalla sofferenza. Quindi sorge il pensiero speciale sulla base della grande compassione: sarò io a farlo, a liberare gli es dalla sofferenza, ma dato che solo i Buddha hanno questa capacità, quindi si genera la mente che ricerca lo stato di Buddha.

Quindi essi, Pratyeka Buddha, realizzatori solitari Sravaka si addestrano negli stadi degli individui di scopo inferiore e poi in quello intermedio e penso di non aver le capacità di impegnarsi per tutti gli esseri, pur impegnandosi per il beneficio degli esseri, non lo fanno per tutti gli esseri.

Leggendo i testi della vita dei Bodhisattva si comprende che proprio per soddisfare le esigenze degli esseri, giungono perfino a donare i propri arti. Perciò molti pensano di non potercela fare ad intraprendere il sentiero Mahayana ed imboccano quello Hinayana. Infatti sono molti di più i secondi dei primi.

Molti sono i Bodhisattva che assumono volontariamente questo tipo di pratica, nessuno glielo chiede, né tantomeno glielo ordina.

Noi giriamo da tempo senz’inizio nel samsara. Quante persone, nel corso delle infinite vite passate, abbiamo ucciso perché ci è stato ordinato di farlo? Il Bodhisattva non solo si astiene dal nuocere qualsiasi essere ma fa di tutto per beneficiarlo.

Mercoledì 02/08/23 h 10. Iniziamo generando la motivazione positiva di beneficio altrui, e non solo quando ascoltiamo il Dharma. Se lo facciamo spesso avremo una mente gentile.

Quali sono gli svantaggi di una mente non gentile?

D’alta parte avremo dei vantaggi se coltiviamo la mente gentile.

Tuttavia in questo possiamo essere discontinui, perché? Dipende dal non avere familiarità in tal senso. Se riusciamo a generare con continuità la mente gentile essa diverrà rilassata ed armoniosa.

Sta crescendo ultimamente l’attenzione al Buddhismo. In Cina in particolare c’è interesse per il Buddhismo, in particolare per quello tibetano. Dipende dal fatto che hanno scoperto che nei testi buddhisti tibetani si danno istruzioni per portare la persona alla pace e alla serenità. Ma non c’è nessuna intenzione di convertire qualcuno. Se qualcuno vuol farsi buddhista o meno è una sua scelta. Non si cerca di convertire qualcuno al Buddhismo. Stabilire la pace e la mente gentile significa stabilizzare in noi gli insegnamenti del Buddha.

Il Buddha ha esposto moltissimi insegnamenti raccolti in 100 volumi, perché? Lo scopo è di fare in modo che la mente non cada sotto il controllo delle afflizioni. Altrimenti con le azioni si accumula karma negativo tramite corpo parole e mente. E la mente è fondamentale perché è dalla mente che partono le parole o le azioni negative che causano sofferenza. Se proteggiamo corpo parola e mente allora il risultato è la virtù che da la felicità. Non c’è limite al miglioramento della mente. Dobbiamo fin d’ora addestrare la nostra mente. Purtroppo non ci rendiamo conto dei nostri errori, ma non di tutti. In tal modo creiamo cause della nostra sofferenza. Ancor più se non lo sappiamo e non ce ne rendiamo conto. Praticare significa essere attenti, onesti, gentili, educati e comportarci bene. Ma non è bene essere onesti ma non gentili e viceversa. È difficile essere onesti se si ha un forte egoismo. E più è forte più è difficile essere onesti perché si considera sé stessi come più importanti e critichiamo ed invidiamo gli altri, perché innanzitutto pensiamo a noi stessi. Dobbiamo riflettere sugli svantaggi dell’egoismo. Dobbiamo quindi ragionare, esaminare i difetti dell’egoismo, ad es nel Lamrim. Quindi dobbiamo indagare in noi quanto siamo egoisti. Ed una volta riconosciuto, mi impegno a diminuirlo fino ad eliminarlo. Così come i Bodhisattva hanno iniziato da un essere ordinario, quindi un essere arya, quindi raggiungono lo stato di Buddha. Con l’impegno, studiano de praticando sono stadi che possiamo ottenere.

Pensiamo alla nostra infelicità e alla nostra capacità a rasserenarci, ma i Bodhisattva non si arrabbiano quando incappano in condizioni avverse. Ma continuano a meditare perché non hanno perfezionato fino in fondo la loro pratica. Devono meditar perché hanno ancora le afflizioni, anche se non sono manifeste. Perché, fin tanto che non si saranno abbandonate, non si sa quando potranno sopravvenire. Quindi dobbiamo indagare la nostra mente e bloccare i pensieri negativi quando insorgono.

La meditazione, se la vogliamo fare, per sapere come farla dobbiamo studiare e possiamo meditare molto. Se non sappiamo molto e ci limitiamo a meditare sul respiro, il che è di poco conto, tuttavia la nostra mente si rilassa e non segue, non cade fortemente nelle afflizioni, ci pone in una condizione volta al beneficio altrui ma non ha la capacità di farci abbandonare le afflizioni. Un altro discorso è la meditazione sul respiro nel tantra. Se ci addestriamo nella meditazione e ci familiarizziamo, allora la troveremo bella e piacevole.

Più riusciamo a ridurre l’attaccamento più si riesce a rimanere in modo univoco sull’oggetto di negazione. Sulla base dell’attaccamento si compiono le azioni negative, così come per l’attaccamento sorgono la rabbia e l’invidia.

Domanda. Come assicurare il continuo della pratica di vita in vita, così come assicurare il miglioramento della mente di vita in vita? È una mente individuale o collettiva?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. La mente in generale non si riferisce ad una singola persona, ma non è una mente in comune a tutti ed ognuno ha una propria mente. Nel Lorig, mente e fattori mentali, si parla di mente in generale non di quella di una specifica persona. Se in questa vita abbiamo scarsamente praticato è difficile dire quanto sarà rilassata la mente nelle vite successive.

Per pratica intendiamo innanzitutto impegnarsi a studiare, così sapremo cosa meditare. È tramite il conoscere che possiamo correttamente meditare. Ed è importante inoltre confessare le negatività e dedicare le virtù accumulate per il benefico di tutti gli esseri senzienti. Per poter praticare è necessario un corpo umano ed incontrare il Dharma ed un maestro qualificato. Così grazie alle virtù accumulate si progredisce di vita in vita. La nostra pratica diventa perfetta se ci impegniamo in quanto descritto. Anche praticare la confessione quotidiana è importantissimo farlo ogni giorno. Se confessiamo le negatività evitiamo di sperimentare gli effetti negativi del karma negativo accumulato.

Mercoledì 02/08/23 h 15. Il commentario al testo radice divide il testo in 8 sezioni, la 1 è sulla mente di illuminazione ultima, 2 libero da tutte le cose o dall’esistenza per propria natura 3 aver abbandonato tutti gli aggregati 4 uguaglianza dell’assenza del sé dei fenomeni 5 significato della non nascita della propria mente, la mente non è prodotta a livello ultimo, esiste a livello convenzionale ma non a livello ultimo. Vacuità = essere vuoto di esistenza per propria natura. Stabilire = siamo noi a dover comprendere – stabilire – che i fenomeni sono vuoti dall’essere stabiliti o dall’esistere per propria natura. Nel nostro continuo abbiamo l’ignoranza del modo di esistere dei fenomeni e li comprendiamo come se esistessero come ci appaiono, da qui nascono le afflizioni, da qui il karma. Lo stabilire che i fenomeni sono vuoti per propria natura si oppone all’ignoranza. I fenomeni sono comunque vuoti sia che li consideriamo o meno non stabiliti per propria natura.

Non è che i fenomeni sono stabiliti per propria natura e diventano non stabiliti quando lo comprendiamo. Il che dipende dal sorgere dipendente. Altrimenti non lo sarebbero. Siccome sono sorgere dipendente non sono stabiliti per propria natura. Buddha diede tantissimi insegnamenti sulla vacuità, basati su puri ragionamenti. Siamo noi che dobbiamo analizzare le cose e renderci conto del vero modo di esistere dei fenomeni. Così possiamo realizzare una mente che si oppone all’ignoranza.

Il vero modo di funzionare del sistema buddhista è di ragionare, verificare, stabilire una fede basata sulla conoscenza. Ma non è così per la maggior parte dei buddhisti che sono ancora legati ad una fede cieca.

Tutti i fenomeni sono vuoti dall’essere stabiliti per propria natura.

Impermanenza grossolana, la morte, non vogliamo morire, non ci pensiamo e non ci prepariamo. Così la nostra pratica non è ben indirizzata. Lo stabilire l’impermanenza è finalizzato ad opporsi alla permanenza.

Non pensando alla morte ed all’impermanenza, non è che cesseremo di morire o che vivremo a lungo. Se abbiamo una vita felice va bene, ma se continuiamo ad aver problemi, perché continuare ad accumulare soldi come se dovessimo vivere a lungo.

La pace e la serenità non dipendono certa dall’essere ricchi o famosi o circondati da tanti amici, ma dipende dalla nostra mente.

L’impermanenza dei fenomeni composti è caratterizzata dal cambiamento istante per istante, è l’impermanenza sottile mentre quella grossolana è la morte. Non c’è certezza di alcunché. Qualsiasi cosa di questo mondo è priva di essenza, non è stabile, è impermanente.

Pensiamo a quanti sono gli esseri di questa terra, ad un certo punto si distruggerà.

All’inizio meditare sull’impermanenza è un modo per impegnarsi nella pratica, nel mezzo continuiamo nella pratica, alla fine è l’impermanenza della morte che ci permette la serenità e la pace.

Nel Lam Rim trovate molti ragionamenti sull’impermanenza.

La pratica si fa dal profondo della mente, generando l’amore, la compassione, una mente gentile, quindi chiedendoci se sono capace d’avere o meno una mente rilassata. La pratica non si limita a fare le prostrazioni, preghiere, circumdeambulare gli stupa. È corretta se la nostra pratica comprende un positivo cambiamento mentale, allora anche le preghiere, le prostrazioni ecc vanno bene.

Se si è in gradi di meditare, fondamentale è avere vigilanza e consapevolezza = il non dimenticare di avere una mente rilassata, che la mente non diventi chiusa, rigida, coltivando una mente gentile, non arrabbiarsi; la vigilanza è chiedersi: la mia mente è gentile? Rigida, chiusa, cade nella rabbia? Inoltre occorre riflettere che i fenomeni sono vuoti dall’essere stabilito per propria natura? Perché non sono stabiliti nel modo in cui appaiono? La persona non è stabile = impermanente.

Se desideriamo una vita felice, e le cose possono cambiare. Tutto è possibile e può succedere, allora blocchiamo l’infelicità mentale, quindi occorrer riflettere tramite la mente.

Domanda. La mente e la coscienza sono la stessa cosa?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Sono diverse perché la coscienza è una mente ma la mente non è coscienza, il che è bel illustrato nel Lorig: menti e cognitori. Studiare, se ne abbiamo la possibilità e capacità, è di grande beneficio, previene la degenerazione di consapevolezza e vigilanza. Tiene in salute la mente e ci permette di conoscere ciò che non conoscevamo. Con l’età aumenta il rischio di degenerazione mentale, mentre se studiamo c’è un gran beneficio a questo livello.

Domanda. Capacità della mente di separare le afflizioni..

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Non siamo abituati ad utilizzare consapevolezza e vigilanza, ed il modo migliore per attivarle è studiare. È molto più facile, se studiamo, controllare se abbiamo una mente gentile. Per riconoscere le afflizioni è importante controllare se la nostra mente è in grado o meno di rilassarsi. I problemi possono sempre arrivare. Quale beneficio ho diventando infelice? Comprendendo le afflizioni vedremo i difetti e gli svantaggio.

Evitate di accettare quel che vi dico senza analizzarlo, verificarlo.

Giovedì 03/08/2023 ore 10. Iniziamo generando la motivazione positiva e comprendendone i benefici, altrimenti non la genereremo compiutamente. Il suo beneficio è conseguire una mente felice che ci conferisce benessere anche al nostro corpo.

Quando recitiamo il mantra della Dakini dal Volto di Leone, con la mala conto il mantra al contrario perché ciò rappresenta l’eliminazione degli ostacoli, così facendo possiamo pensare in modo molto vasto, eliminando gli ostacoli non solo per noi stessi ma per tutti gli esseri senzienti. Il modo proprio per utilizzare la mala è di tenerla al cuore pensando recitando il mantra mani, pensiamo che le benedizioni di Cenresi giungono al ns cuore che a loro volta si irradiano a beneficio di tutti gli infiniti esseri senzienti. Avendo ottenuto la benedizione di Cenresi ma ho pure ottenuto una grande capacità di essere di beneficio a tutti gli esseri senzienti. È come se avessimo accumulato tanti mantra quanti sono gli esseri senzienti.

Qualsiasi nostra pratica, mantra, offerte d’incenso, circumdeambulazioni, preghiere, prostrazioni ecc, se pensiamo di farlo allo scopo di beneficiare tutti gli esseri senzienti accumuleremo immense virtù, tante quante sono gli esseri senzienti.

Così quando mangiamo inizialmente si fa l’offerta ai tre gioielli al Buddha, al Dharma ed al Sangha e si assume il cibo per nutrire il nostro corpo. Se vogliamo essere di beneficio agli esseri senzienti dobbiamo avere un corpo in salute, quindi mangiamo e stiamo nutrendo pure gli 84000 organismo che dimorano nel nostro corpo pensando – ora sto nutrendo col cibo questi esseri quindi in futuro li nutrirò col Dharma, avendo così la possibilità di accumulare tantissime virtù.

Fondamentale è realizzare nel ns continuo la compassione e la mente d’illuminazione a beneficio degli altri. Per far sì che sorga dobbiamo analizzare da molti punti di vista. Compassione è amore per gli altri, ma se abbiamo un forte egoismo è impossibile che possa sorgere l’amore per gli altri. Egoismo è considerarci piu importanti degli altri, allora è difficile essere d’aiuto agli altri.

Abbiamo il bisogno di chiarire molte situazioni ma non abbiamo l’abitudine a riflettere.

Io sono uno e gli altri sono infiniti. Lo sappiamo ma non ci riflettiamo. Tra uno ed infiniti è certo più importante il numero infinito degli altri. Senza di loro come potremmo sopravvivere, il lavoro, lo studio, tutto dipende dagli altri. Anche il nostro corpo dipende dagli altri, dai nostri genitori. Andando a ritroso nel tempo vediamo che dipendiamo da un numero infinito di esseri. Il denaro che guadagniamo dipende dal lavoro, che dipende dagli altri.

Il padrone della fabbrica, di una qualsiasi attività produttiva, dipende a sua volta dai suoi dipendenti che a loro volta dipendono dal proprietario. Tutto ciò che facciamo dipende dagli altri e riflettiamoci.

La pratica più importante è meditare la compassione, la mente d’illuminazione, la pazienza. Tutte presuppongono la presenza degli altri. L’invidia, la rabbia sorge sopratutto verso gli altri esseri, così pure le negatività che accumuliamo. Se mancassero, non potremmo praticare. Come facciamo a meditare la compassione senza gli altri. Quindi ci rendiamo conto dell’importanza degli altri.

Poi trovandoci di fronte a qualcuno magari proviamo repulsione, ed anche in famiglia, proprio perché si dice che è l’ambito piu difficile per coltivare la pazienza, perciò ci dobbiamo coltivare la pazienza gli uni verso gli altri, se abbiamo la capacità d’essere pazienti, non c’è bisogno di arrabbiarci. Ma, se ci rendiamo conto che non c’è bisogno d’arrabbiarci, se coltiviamo la pazienza, anche in famiglia possiamo poi espandere l’oggetto della nostra pazienza.

È più difficile essere pazienti in famiglia che con gli altri. Pensiamo: quando incontriamo qualcuno per la prima volta magari ne siamo attratti e pensiamo che si particolarmente interessante, ma se gli stiamo vicini poi ne scopriamo dei difetti. Ma con la nostra famiglia dobbiamo passare tutta la vita. Dobbiamo fare attenzione, proprio perché abbiamo una tendenza a coltivare un’antipatia crescente quando le cose non vanno tanto bene. Il che accade anche coi luoghi, all’inizio ci piace, poi col tempo preferisco magari un altro posto. Dipende dalle ns abitudini negative, a scarsa abitudine a tollerare, poca pazienza. E qualunque situazione diventerà un problema e qualunque situazione porterà infelicità.

È così o no anche per noi? Se lo siamo, siamo felici? Allora capiamo che dobbiamo cambiare. Ci sono varie sfaccettature, dobbiamo capire se e quanto abbiamo questo atteggiamento in noi. Se non me ne rendo conto penso che non devo cambiare nulla in me. Se non trasformiamo noi stessi, nessuno vorrà stare in nostra compagnia e troveremo solo tristezza ed infelicità.

Molti pensano di non aver problemi e di non avere nulla di sbagliato ed è colpa degli altri se non vado bene con loro. Perché inizialmente quella o quelle persone o quel luogo mi è piaciuto, il che è segno che dipende da noi, non da loro.

Ma non è detto che gli altri non hanno difetti e non commettano errori, tutti non sono infallibili. Ma il fatto che non ci piace qualcuno o qualcosa e che diventiamo infelici, è un nostro problema.

La famiglia è molto importante. Sono le persone più vicine. Se i genitori sono anziani che hanno difficoltà a muoverci, è difficile che i genitori ci aiutano. Di norma, comunque, se sono in grado, sono i genitori i primi a venirci in aiuto.

Inizialmente andiamo d’accordo con una persona, poi ne vediamo i difetti e non ci piace piu, allo stesso modo ci stanchiamo dei luoghi: un posto prima ci piaceva poi ha finito per stancarci. Guardiamoci dentro e, se abbiamo questa tendenza e quanto c’è, allora dobbiamo trasformare questo atteggiamento, altrimenti sarà un grosso ostacolo alla felicità.

Quando non ci piace o proviamo disprezzo od antipatia verso una persona, dobbiamo fare attenzione. Perché, se continuiamo ad avere questo atteggiamento, se questa persona non ci va bene e passiamo di persona in persona e se non trasformiamo questo atteggiamento, passeremo di infelicità ad infelicità. E dobbiamo farci molta attenzione.

Lo stesso vale quando aiutiamo o beneficiamo gli altri. Non dobbiamo attenderci che le cose vadano come dovrebbero andare. Se si tratta dei nostri genitori dobbiamo aiutarli.

Domanda. Conosci qualcuno che ha raggiunto l’illuminazione in questi tempi?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Non posso dire chi è il Buddha, è molto difficile, non posso sapere quali realizzazioni abbiano conseguito un vero praticante che non va certo a dire le sue realizzazioni. Ma ce ne sono ed è possibile che ci siano effettivamente dei Buddha viventi.

Domanda. Cosa significa scambiare la sofferenza degli altri con la mia infelicità? Diventerò infelice?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Se ne parla molto nel Lam Rim, il Ton Len, dare agli altri il nostro meglio

la si fa per espandere il nostro amore verso gli altri, non è per soffrire ma dato che ci sono moltissimi Bodhisattva che praticano iil ton len, dovrebbero essere tutti felici, ma non è così.

Il Buddha disse: “Non posso lavar via le impurità degli altri come se le lavassi con l’acqua od imponendo le mani, non è possibile trasferire le nostre qualità negli altri, l’unica possibilità è quella di indicare il sentiero.” non pensate in modo ristretto ma in modo vasto. Se si ha una spina nella mano va bene toglierla. Se si consola chi è triste va bene, così come curare o prendersi cura degli altri. Ma è impossibile eliminare alla radice la sofferenza altrui. Non è possibile eliminare la sofferenza così come si estrae una spina dalla mano, quel che si può fare è indicare il sentiero.

Sofferenze temporanee come la fame o sete possono essere eliminate col cibo o l’acqua, va benissimo farle, ma non eliminano definitivamente i problemi, che si ripresenteranno. L’unico metodo per eliminare alla radice la sofferenza è realizzare il sentiero.

Giovedì 03/08/2023 ore 15. Il primo degli 8 punti è la mente di illuminazione ultima che riguarda la vacuità, i punti dal 2 al 5 sono ancora sulla vacuità.

Il 6° punto è sulla mente dell’illuminazione convenzionale, che cerca o aspira all’illuminazione, è quella effettiva, cui si può arrivare solo per gradi.

È più facile generare la vacuità che la mente d’illuminazione nel proprio continuo. La mente dell’illuminazione si suddivide in 1 mente dell’illuminazione dell’aspirazione, in cui non ci si impegna nella condotta; 2 mente dell’illuminazione dell’impegno; ci sono poi altre suddivisioni, come la generazione della mente simile alla terra, oro, ce ne sono 4 o 22 suddivisioni. Per prima è generata la mente dell’illuminazione dell’aspirazione quindi successivamente quella dell’impegno. Inizialmente sorge desiderio aspirazione all’illuminazione quindi si intraprende l’effettiva condotta dell’impegno per ottenere l’illuminazione. Con la mente dell’aspirazione si prendono i voti del Bodhisattva e si intraprende la condotta del vittorioso. Non basta però prendere i voti del Bodhisattva per prendere la mente d’illuminazione nel proprio continuo, pensa – mi addestrerò nella condotta del Bodhisattva. Se abbiamo preso delle iniziazioni abbiamo preso anche i voti del Bodhisattva ed eventualmente anche i voti tantrici se abbiamo preso iniziazioni di anuttarayogatantra, si tratta di gravi impegni.

Non solo non si deve essere di danno ma anche di disprezzare, insultare gli altri, perché sarebbe in contraddizione coi voti di Bodhisattva.

Farò il bene di tutti gli esseri, così cerco l’illuminazione impegnandomi nella condotta del Bodhisattva, lo facciamo per liberare gli esseri dai problemi, si abbandona l’atteggiamento di lodare sé stessi e di sparlare degli altri. Bisogna fare molta attenzione anche se non si sono presi del Bodhisattva è un qualcosa che non va bene parlare male degli altri, ma se li abbiamo presi i voti del Bodhisattva ci siamo impegnati a fare del bene agli esseri senzienti. Se agiamo in linea coi voti presi, non faremo altro che incrementare le virtù. Bisogna quindi coltivare una mente gentile, tenere una buona condotta, essere persone oneste, ed il nostro atteggiamento non sarà in contrasto coi voti del Bodhisattva né con quelli tantrici. Ma non è facile. È difficile essere persone buone e gentili. Se non lo facciamo, non ci addestriamo, la nostra mente peggiorerà e guarderà negativamente gli altri. Dobbiamo creare un’abitudine ad un modo corretto di pensare.

Ci sono tante persone buone che aiutano gli altri ed è difficile che lo facciano continuamente, certuni possono cambiare in peggio, perché? Guardiamo anche dentro di noi, eravamo tempo fa delle persone migliori? Accade perché non fanno attenzione, insorta l’infelicità mentale, hanno continuato a coltivarla, tendendo alla rabbia. È purtroppo molto piu facile peggiorare che migliorare, perché in noi ci sono le afflizioni. È difficile aiutare gli altri, avere pazienza, ecc. proprio perché siamo in balia delle afflizioni.

Molti di noi hanno preso i voti del Bodhisattva e tantrici, con l’impegno del rifugio Mahayana. Sono in grado di osservarli? Se li ignoriamo, li possiamo infrangere. Cosa fare? Avvicinare riflettere il ns continuo alla mente illuminazione, cercare di essere persone oneste, così non infrangeremo nessun voto od impegno. Così sarà solo di beneficio e molto karma negativo cesserà. Non accumulandolo anche le sofferenze che possiamo sperimentare cesseranno e molte azioni negative si fermeranno, ciò porterà all’accumulazione di molte virtù. Se abbiamo anche preso dei voti, qualsiasi voto, è importante non infrangerli, coltivando una mente gentile, cercando di essere di beneficio e di non nuocere, senza compiere azioni negative, in particolare se abbiamo preso voti del Bodhisattva o tantrici.

Prima si genera la mente d’illuminazione, quindi i voti del Bodhisattva, poi quelli tantrici.

Inizialmente si vede che tutti gli esseri senzienti soffrono e sorge la grande compassione verso tutti gli esseri senzienti e sorge il desiderio che vengano liberati dalla sofferenza, ma non se ne ha la capacità, che ha solo il Buddha, si genera quindi l’aspirazione allo stato del Buddha, da qui la mente d’illuminazione, aspirazione nella condotta del Bodhisattva, voti del Bodhisattva ed impegno delle 6 paramita. Per i sutra ci voglio da 3 a 10 eoni per conseguire lo stato di Buddha. È un tempo lunghissimo in cui gli esseri senzienti continuano a soffrire.

Serve così un qualcosa più veloce, il veicolo del mantra, con cui si può raggiungere lo stato di Buddha a partire da 1 a 16 vite da quando vengono presi i voti del Bodhisattva e si è generata la mente d’illuminazione. Il Bodhisattva non ha problemi ma non può sopportare che gli esseri senzienti continuino a soffrire, non ha problemi a rimanere nel samsara, finche sarà vuoto. Incalcolabili eoni, non sono infiniti, hanno una quantità di tempo.

Non sono comunque dei periodi di tempo illimitato, perché c’è una fine.

Meditiamo sulla compassione. È difficile pensare a tutti gli esseri senzienti, pensiamo solo a quanti esseri umani ci sono in questo mondo, generando compassione.

In questo mondo ci sono tanti esseri che non conosciamo e pensiamo a quanti animali esistono e quanti animali sono in pericolo di vita non solo perché cacciati dagli altri animali ma anche dagli umani. Non vediamo tutta la gente sofferente, perché chi soffre di più è a casa o negli ospedali. Quanti sono in preda ad invidia, litigi, dissidi, conflitti, tutti generatori di sofferenza: sono tutte situazioni da cui si genera compassione.

Domanda. L’atomo è sostanziale vacuità?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Vacuità non è il vuoto, il niente. Se l’interno di un qualcosa non è vuoto vuol dire che non c’è vacuità. Per vacuità s’intende essere vuoto di una certa essenza intrinseca.

Domanda. Quando siamo troppo preoccupati per noi stessi, cosa possiamo fare per uscire dalla nostra chiusura mentale e pensare anche agli altri?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Siamo noi stessi che ci relazioniamo agli altri. Per farlo dobbiamo avere un modo corretto di pensare. Se siamo infelice non riusciamo ad interagire in modo corretto con gli altri. Se ci preoccupiamo perché dobbiamo risolvere un problema, perché preoccuparsi, è meglio impegnarsi a risolverlo. Se quindi abbiamo una mente rilassata avremo buone relazioni con gli altri e poterli aiutare.

Anche se pensiamo agli altri, se siamo sempre preoccupati, gli altri percepiranno la nostra tensione e non avranno voglia di stare con noi. Se non abbiamo una mente rilassata, è un problema, perché gli altri non vorranno rilassarsi con noi.

Per la maggior parte di noi è difficile avere una mente rilassata. È piuttosto facile che insorga una infelicità mentale, pensiamo: sarà facile che gli altri si relazionino con noi? No, non lo è affatto.

Quindi, se siamo sempre infelici o preoccupati, sarà difficile che troviamo delle persone che siano disponibili a stare con noi. Dobbiamo comunque stare nella società ed il nostro benessere interiore dipende molto dal modo in cui ci relazioniamo, e se ne parla molto nel Bodhisattvacharyavatara.

Venerdì 04/08/2023 ore 10. Generiamo una motivazione positiva volta al beneficio altrui e non dimentichiamoci di fare la dedica. Qualsiasi virtù accumulata non dimenticate lai la dedica. Vediamo molti problemi e guerre. La dedica non solo è volta a trasferire le nostre virtù accumulate al beneficio altrui ma la dedica ci favorisce anche lo sviluppo di una vita armoniosa e felice.

Non desideriamo la sofferenza ed in ciò siamo tutti eguali. Sofferenza ha diversi stadi. La sofferenza grossolana può essere quella che sperimentiamo giorno dopo giorno. Possiamo alleviarla, se è fisica, con dei farmaci. Ma non possiamo eliminare del tutto i disagi e tantomeno le malattie. Non possiamo quindi eliminare la sofferenza fisica.

Ma se miglioriamo il nostro modo di pensare miglioreremo il ns modo di affrontare la sofferenza. Ma nel nostro continuo mentale ci sono le afflizioni, date da abitudini negative da tempo senz’inizio.

Ma è possibili giungere all’onniscienza? Sì, occorre la realizzazione della vacuità che è essere vuoto di tutti i fenomeni di essere stabiliti per propria natura, dalla loro parte, la base è la Madyamika Prasangika.

Le oscurazioni afflittive sono il principale ostacolo alla liberazione, la principale è la concezione dei fenomeni, che sorge prima, quindi sorge quella del sé della persona poi le altre afflizioni, rabbia, attaccamento ecc, le oscurazioni afflittive sono tutte le afflizioni, mentre le oscurazioni cognitive sono le latenze lasciate da quelle afflittive, e sono l’ostacolo all’onniscienza: è possibile eliminarle sulla base della realizzazione della vacuità. L’ottenimento dello stato d’onniscienza è la realizzazione della vacuità congiunta alla mente d’illuminazione. Riconoscendo una persona, lo facciamo sulla base degli aggregati, sorge innanzitutto la concezione del sé, relativa agli aggregati della persona, quindi sorge la concezione della persona.

Le concezioni del sé dei fenomeni e della persona sono coscienze errate, non sono valide e possono essere eliminate. Gli aggregati non sono stabiliti per propria natura e la mente che li comprende o stabilisce come presenti per propria natura non è valida. I fenomeni non esistono di per sé, in quanto dipendono da parti. Si parla di vacuità di essere stabilito per propria natura o dalle loro parti. Se lo fossero, più analizziamo più dovremmo trovarne l’esistenza. Non essendo stabiliti per propria natura, più analizziamo più diventa chiaro che non posseggono tale proprietà.

La concezione della esistenza intrinseca sé dei fenomeni e della persona deriva da una abitudine inveterata e non è supportato da una cognizione valida. Il suo opposto è la mente che realizza la vacuità. Se ce ne abituiamo a questo modo d’apprendere avremo sempre più chiarezza. Analizzando ed indagando se i fenomeni esistono come appaiono allora ci rendiamo conto che non esistono di per sé.

Per stabilire, provare, dimostrare l’assenza del sé della persona e dei fenomeni, va fatto sulla base di molti ragionamenti, tra cui il sorgere dipendente. Ma non basta, occorre fare offerte del mandala, praticare la generosità, cibo, ecc Il che ci fa accumulare meriti. Altrimenti non potremo realizzare i nostri desideri, perché avremo ostacoli. Se confessiamo le nostre negatività, ma non abbiamo sufficienti meriti non riusciremo a realizzare la vacuità, inoltre è importante trovare un maestro qualificato, in particolare se abbiamo accumulato suff meriti. Quindi lo studio da solo non basta, finché non avremo accumulato sufficienti meriti.

Gli ostacoli si incontrano per il potere del karma. Tutte le diverse situazioni che incontriamo dipendono dal karma accumulato nelle vite passate ed in questa vita. Perché solo noi incontriamo una certa persona, che è negativa. Il karma si accumula sulla base delle afflizioni, che si accumulano sulla base della concezione del sé e dell’egoismo. Il problema è in non è fuor ma dentro di noi, perché solo evitando di accumulare karma negativo potremo evitare d’andare incontro a situazioni negative.

Quindi è importante rendersene conto, perché accumuliamo azioni negative senza saperlo. Quando recitiamo il mantra, facciamo la purificazione delle negatività: lo facciamo davvero in modo puro? Se non desideriamo sperimentare sofferenza, perché sperimentarne le cause? In base al corpo ed alla parola rischiamo di accumulare senza rendercene conto le non virtù. Quindi è molto importante la continua consapevolezza e vigilanza.

La confessione delle negati va fatta con la mente pura, da cui sorge la mente che non desidera ricadere nell’azione negativa e lo trovate nel II capitolo del Bodhisattvacharyavatara.

nella confessione dobbiamo pensare agli effetti negativi che abbiamo posto, non desideriamo a causa delle ns azioni negative, rinascere in luoghi svantaggiosi, negli inferni. Nel lam rim si descrive l’intensità degli ieffetti in base alla intensità delle azioni negative. Pensiamo a causa di non conoscere il Dharma nelle innumerevoli vite precedenti, quante non virtù possiamo aver accumulato. E, rendendomene conto: potrei sopportare tali risultati di maturazione di tutte queste negatività. Se allora in consapevolezza effettuiamo la confessione di tutte queste negatività ed accumuliamo necessariamente virtù con prostrazioni, offerte, preghiere ecc, allora la nostra mente diventa pronta alle purificazioni. Se non abbiamo davvero una mente che ha una pura motivazione allora anche le pratiche di purificazione, come quella di di Vajrasattva, avranno poco valore. Viceversa, se ci impegniamo in una purificazione vera e genuina, ne trarremo grandi giovamenti.

Meditiamo analizzando a quale è il nostro modo di pensare quotidiano e che tipo di persone siamo. Qual’è la nostra motivazione per la meditazione? Facciamo la dedica dopo la pratica? Se sì, è una motivazione pura? C’è qualcosa per migliorare, per rendere più pura la nostra pratica? Se ce ne rendiamo conto possiamo farlo, possiamo migliorarla.

Altrimenti se non verifichiamo analizziamo dentro di noi, pensiamo di compiere virtù ma non lo stiamo facendo ed il tempo finisce, se capiamo qual’è la nostra motivazione, ne capiamo le mancanze ed i difetti, la pratica non è fatta in modo migliore, mi dimentico della dedica. Se non facciamo attenzione il tempo trascorre inutilmente. Se lo facciamo con una buona motivazione, non servono tante pratiche, l’importante è che siano di buona qualità. Ma non mi riferisco solo alla pratica del Dharma, qualsiasi lavoro se lo facciamo con attenzione lo facciamo bene, in modo corretto. A maggior ragione riguardo la pratica. Se non verifico la mia motivazione, e sto sprecando il mio tempo e sto vanificando la pratica.

È importante davvero analizzare la propria mente. La meditazione analitica è davvero molto rilevante perché permette di capire se sto praticando con una motivazione corretta e pura. Così posso rendermene conto e migliorarne la qualità. Anche nelle pause di sessioni, nel periodo post meditativo è importante mantenere la consapevolezza e l’attenzione. Così evitiamo di compiere azioni negative. È inoltre molto utile il gruppo di discussione dopo l’insegnamento, perché permette di capire meglio e quindi di praticare meglio.

Domanda. Come incrementare la pazienza oltre che con la meditazione, come elevarla?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Occorre comprendere quando e come insorge la rabbia. Moltissime occasione di rabbia sono senza necessità e davvero di poco conto. E comprendiamo che non ci sarebbe dovuto essere motivo d’arrabbiarci. Così nel futuro cercheremo di non arrabbiarci. Altrimenti continueremo ad arrabbiarci anche senza motivo e ne risentirà negativamente non solo la nostra mente, ma anche il nostro corpo. Coltivare la pazienza non è stare in posizione di meditazione, ma è non arrabbiarci, non far sorgere la rabbia. Altrimenti se stiamo chiusi a meditare non funziona perché non avremo una base su cui meditare, e per meditare occorre cimentarsi sulle situazioni più o meno sfavorevoli. Dovremmo meditare sui benefici della pazienza e degli svantaggi della rabbia e mote cose diventeranno chiare e la pazienza si espanderà.

Domanda. Come mai si possono prendere i voti del Bodhisattva senza avere nel continuo la mente dell’illuminazione?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Dove Sua Santità il Dalai Lama dà insegnamenti e conferisce i voti del Bodhisattva: sono forse tutti dei Bodhisattva? Quindi si possono prendere i voti del Bodhisattva senza avere nel continuo la mente dell’illuminazione. Se si ha una motivazione pura i voti sorgono nel nostro continuo anche se non è presente la mente d’illuminazione. La motivazione purea è: “ora pur non avendo la mente d’illuminazione, possa io praticare ed essere di beneficio a tutti gli esseri senzienti ed osservare sempre i voti che ho preso e mai infrangerli, ad esempio i voti del Bodhisattva”.

Venerdì 04/08/2023 ore 15. Confessare e purificare le negatività è molto importante, e lo dobbiamo fare la sera, perché ogni giorno accumuliamo azioni negative. Commettiamo azioni negative anche senza volerlo, ad esempio, uccidere, rubare, mentire. Si uccidono molti esseri quando guidiamo la macchina, quanti insetti vengono uccisi nella coltivazione degli ortaggi, uccidiamo piccoli animali quando ci laviamo, puliamo la casa, andiamo a fare la spesa. Insomma accumuliamo tante non virtù involontariamente, ma se non vogliamo subirne le conseguenze, dobbiamo confessarle e purificare con motivazione pura.

Nel Lam Rim si parla delle 10 azioni negative, della loro gravità e dei loro effetti. Se si fa attenzione, lo si sa, ci si rende conto che si sono e si stanno commettendo azioni negative. È necessario un pentimento forte e puro in modo da rendere efficace la purificazione, il che è molto importante al fine di non sperimentare gli effetti delle azioni negative. Ad esempio, nel I capitolo del Bodhisattvacharyavatara sono illustrati i benefici della mente d’illuminazione, ed avendoli ascoltati, si desidera che la mente d’illuminazione sorga nel proprio continuo, ma se non si confessano le negatività, come esposto nel II capitolo, è impossibile che sorga la mente d’illuminazione. La confessione forte e sincera è importantissima sia per chi vuole o non vuole la mente d’illuminazione, perché non v’è altro modo per placare il karma negativo.

Cosa non desideriamo? Non vogliamo problemi, sofferenza, tutte le situazioni di sofferenza che derivano dall’aver accumulato negatività. Il non vedere i propri obiettivi irrealizzati dipende dal nostro karma negativo. Perciò dobbiamo confessare e purificare il karma accumulato.

Realizzare la vacuità di essere stabiliti per propria natura non basta, occorre confessare le negatività e realizzare meriti perché questi fanno da supporto alla realizzazione delle vacuità.

Se abbiamo molto karma negativo e non lo confessiamo, non lo purifichiamo, maturerà. E se ci ammaliamo come faremo a realizzare la vacuità? Per evitare i problemi, la sofferenza è importante confessare le negatività. Anche se non abbiamo sufficienti meriti non riusciremo a portare a termine i nostri obiettivi, se invece le cose andranno come vorremmo, dovremmo realizzare sia le condizioni interne che esterne, ed i meriti sono fondamentali ed inderogabili per giungere a risultati positivi.

La confessione va fatta con motivazione pura, perfetta ed avrà un grandissimo beneficio sulla pratica. L’accumulazione di meriti va fatta con una motivazione ed intenzione pura e ci stiamo così addestrando e creando una abitudine che sarà di beneficio alla nostra pratica ed dalla nostra mente. Allora la nostra mente migliorerà e ne avrà un gran beneficio ed avremo la speranza di poter realizzare la vacuità.

Ostacoli esterni dipendono dalle situazioni, persone problematiche derivano dal karma negativo, ostacoli interni = mente che non riesce a stare tranquilla e rilassata. Purificando la nostra mente ed addestrandola diminuiscono le malattie ed i problemi e ci avviciniamo sempre più a realizzare la vacuità. Meriti e confessione se lo facciamo solo per un certo tempo, solo per qualche anno, non abbiamo purificazione le negatività, né abbiamo portato al culmine l’accumulazione dei nostri meriti. Dobbiamo continuare a farlo.

Se per 5 anni ho accumulato meriti, è comunque positivo. Ma non basta, perché continuerà ad accumulare azioni negative. Né può aver purificato in 5 anni le azioni negative maturate da un tempo senz’inizio. Non disamoratevi, perché dovrete comunque rinascere. Dobbiamo pensare di non essere riusciti a purificare tutte le negatività, se non sono ora riuscito a purificare le mie negatività, vita dopo vita continuando a farlo, riuscirò a purificare completamente tutti i meriti.

Se si hanno accumulato meriti e purificato per 5 anni, andrebbe innanzitutto verificata la qualità della pratica, comunque costui non si dovrebbe ritenere soddisfatto, non si dovrebbe pensare in questo modo.

Quale può essere un problema? Il pentimento è abbastanza facile. Pensiamo alla mente che desidera impegnarsi di determinazione, non farò mai più questa azione a costo della mia stessa vita. Quindi le negatività non sono state perfettamente purificate se dovrò ricaderci.

La mente che decide di non ricaderci più in quella azione negativa imbocca una strada difficile, è meglio che lo fissi per l’indomani, per i prossimi 2-3 giorni, la prossima settimana, mese, anno. Così addestriamo la mente all’impegno a non commettere le non virtù. Questo perché abbiamo l’abitudine a commettere azioni negative. Dovremmo prendere l’impegno di non ricaderci nella misura in cui siamo in grado di rispettarlo, evitando così di infrangere le promesse.

Come si giunge a studiare e realizzare la vacuità? Innanzitutto occorre purificare le negatività e realizzare i meriti. Prima di arrivare all’oggetto di negazione sottile, la vacuità, che è un concetto sottile, dovremmo fare negazioni a partire da quelli grossolani, negazione di un sé permanente unitario autonomo, di un sé autosufficiente, altrimenti non comprenderemo la vacuità di esistenza per propria natura, autostabilito.

Nei tre grandi monasteri si dibatte sullo studio fatto e s’è visto che non è sufficiente, avendo studiato per diversi anni, essere esperti di un argomento. Rimangono tanti dubbi e non si può dire che siano dei veri esperti.

Chiediamoci: quando accumuliamo le virtù lo facciamo in modo puro? Se abbiamo una motivazione, è rivolta solo al ns beneficio? È rivolta al beneficio altrui? E, se lo è, quanto? Lo facciamo con un’intenzione pura, dal profondo del cuore? Con quale o meno motivazione compiamo le azioni negative?

Sprecheremmo il nostro tempo se accumuliamo le virtù in modo impuro e se la motivazione è rivolta a noi stessi o agli altri, in particolare a tutti gli esseri senzienti.

Se non accumulo virtù in modo puro, corretto con la dedica vs tutti gli esseri allora sto sprecando il nostro tempo. Se si compiono azioni negative, anche involontarie, è necessario rendersene conto, altrimenti non le purificheremo.

Nel Lamrim le non virtù hanno una forza maggiore delle virtù, perché la motivazione era carente, la dedica non era genuina, corretta. Pratichiamo molte virtù, ma è difficile che vengano praticate in modo corretto.

Anche quando compiamo una piccolissima non virtù, è facile che lo abbiamo fatto in modo perfetto, riuscendo ad es ad insultare l’altro e rallegrarci se sta male. Leggete in proposito i testi di Lam Rim, come la Liberazione nel Palmo della Tua Mano dove queste situazioni vengono descritte chiaramente.

Alla morte, prenderemo una rinascita, nel nostro continuo le negatività sono molto più delle non virtù. E la rinascita può essere positiva o negativa. Nel testo – la liberazione nel palmo della propria mano si parla del fatto che, dato che sono preponderanti le nostre azioni negative, rispetto alle positive, non possiamo che aspettarci una rinascita sfavorevole. Perciò è necessario porre molta attenzione.

Domanda. Mi può razionalmente spiegare le vite passate e future?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Ci si basa sulla coscienza, il primo momento di coscienza del feto nell’utero della madre ha un momento di coscienza di tipo simile? Sì, ed è un cognitore.

Un anziano sta per morire, la cui coscienza ha un momento successivo che èè di tipo simile successivo conseguente ad esso, perché è un conoscitore. Ma occorre conoscere cos’è la coscienza, altrimenti non c’è molto su cui discutere. Esistono poi persone che, pur essendo delle persone ordinarie, si ricordano delle vite precedenti e lo possiamo verificare. Ma sono ricordi solo finché sono dei bambini piccoli, fino a tre o quattro anni, poi svanisce. Nella nostra vita ci sono molte cose che non ricordiamo di alcuni anni fa. Cosa fa si che si possa ricordare una vita precedente? Lo favorisce una morte serena.

Domanda. Il modo in cui guardiamo i nostri figli, genitori, cane, va oltre la mente: è un po’ come percepire la vacuità.

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Non è così. Altrimenti non servirebbe studiare e si avrebbe la visione diretta della vacuità.

Domanda. È corretto allora vedere gli altri come se fossero nostri figli?

Ven. Ghesce Tenzin Temphel. Dire che guardiamo la mente delle persone è difficile dire se conosciamo la mente di una persona. Non intendiamo per amore osservare la mente dell’altra persona. Se una persona ci apprezza, pensiamo, questa è una brava persona, ma se poi i rapporti cambiano possiamo vedere quella persona in modo completamente diverso.

Sabato 05/08/2023 ore 10. Esorto voi tutti a generare una motivazione positiva per il beneficio altrui e, quando ascoltate gli insegnamenti, fatelo con attenzione e non dimenticatevi di esprimere la dedica in particolare perché siano pacificati i numerosi conflitti e trovino conforto e guarigione tutti gli ammalati.

La confessione pura e l’accumulo di perfetti meriti: allora la pratica diventa davvero un’ottima pratica. La confessione da un lato ci purifica e dall’altro, con la pratica della Confessione ai 35 Buddha https://www.sangye.it/altro/?p=2935 ci fa accumulare meriti in relazione al corpo, parola e mente, proprio per purificare le non virtù accumulate da tempo senz’inizio col corpo, la parole e la mente.

Il che vale per qualsiasi pratica, ad esempio, recitando i mantra, se lo facciamo con attenzione per il beneficio di tutti gli esseri senzienti, ne deriva il beneficio di aver accumulato mantra pari all’infinito numero di esseri senzienti, così con la motivazione purifichiamo le negatività che da tempo senz’inizio abbiamo generato. Se accumuliamo delle virtù perfette e di qualità, allora la nostra è una buona pratica.

Se abbiamo un pensiero rivolto al beneficio altrui, dobbiamo capire quanto è puro. Se penso che desiderando il beneficio altrui ne traggo un vantaggio: allora lo facciamo per il nostro tornaconto. Il pensiero genuino è la motivazione rivolta unicamente al beneficio altrui, non pensando al mio tornaconto. Se così si pensa, così facendo, si può pensare d’aver accumulato grandissimi meriti e virtù, ma non è così. Non si persegue il proprio beneficio fingendo di farlo per gli altri.

Se siamo dei praticanti puri non ci si aspetta qualcosa di ritorno.

Inoltre, quando cerchiamo di beneficiare gli altri, può succedere che ad un certo punto non vogliamo più farlo. Se accade, magari è perché l’altra persona che stiamo aiutando ci sembra che non ce ne sia riconoscente o non collaborante od addirittura ostile. Se la nostra motivazione è pura, incrollabile, non smetteremo di essere d’aiuto.

Ma questo è un segno che non si ha una motivazione pura, anche se tale praticante all’inizio si può essere impegnato ad avere una motivazione pura, fino a realizzarla, ma non definitivamente.

Se pensiamo già da subito a rinunciare al beneficio per noi stessi a favore di quello altrui, allora può essere controproducente. È opportuno addestrare gradualmente la nostra mente: allora giungeremo più saldamente alla motivazione di beneficiare gli altri.

Se desidero unicamente il bene altrui, ma non perseguo i miei desideri, allora ci danneggiamo? Qualcuno lo potrebbe pensare e sbaglia.

Noi siamo da tempo senz’inizio nel samsara a causa dell’egoismo, da cui deriva il disprezzo ed i comportamenti negativi verso gli altri.

Se vogliamo evitare di soffrire dobbiamo cambiare la visione egoistica, mettendo gli altri al primo posto, chi ha questa motivazione non lo fa per il proprio beneficio, anche se poi riceve un grande beneficio.

I Bodhisattva dicono: “Il beneficio altrui è il proprio beneficio”.

Addestrandoci nel pensiero altruistico, impegnandoci nelle pratiche, come nella generosità, nelle Sei Paramita (1 Generosità Dana Jimpa: Dono di beni materiali, del Dharma, della Protezione, dell’Amore; 2 Moralità Shila Tsultrim: Evitare azioni negative, Proteggere gli altri dalle azioni negative, Esercitarsi nelle virtù; 3 Pazienza Kshanti Zopa: Rifiuto di nuocere, Accettazione della sofferenza, Pazienza nella pratica del Dharma; 4 Sforzo entusiastico Virya Tsondup: Perseveranza del Dharma, Perseveranza che protegge da leggerezza e ozio, Confidare nelle proprie capacità; 5 Concentrazione Dhyana Samten; Saggezza Prajna Sherab), fino all’assorbimento meditativo, si ottiene un proprio stato perfetto che non è egoista, non dà più importanza a sé stesso. Si raggiunge lo stato di Buddha solo con l’altruismo, da cui otteniamo un beneficio che non è solo a lungo andare lo stato di Buddha, ma anche un effetto benefico immediato. Se abbiamo un forte egoismo, accumuliamo moltissime non virtù, rinascendo nel samsara con rinascite inferiori, ottenendo solo sofferenza.

Se siamo egoisti si può ottenere solo la liberazione, come gli uditori e i realizzatori solitari, che hanno dell’egoismo. Nel continuo di chi ha ottenuto la liberazione sono ancora presenti le oscurazioni all’onniscienza. L’egoismo può essere più o meno presente: più è forte, più non virtù vengono accumulate. Non sono tutti uguali coloro che stanno abbandonando la rabbia, se ne possono avere gradi diversi e differenti tendenze ad agire motivati dalla rabbia.

La confessione è basata sulla determinazione a non ricadere nelle negatività, se non ci impegniamo a confessare le negatività e a rinunciare a non ricadervi allora la nostra pratica sarà senza effetto.

In qualsiasi pratica c’è sempre la possibilità di unire la purificazione delle negatività ed allo stesso tempo accumulando meriti. Ma non basta. Occorre studiare, comprendere la vacuità, riconoscere l’oggetto di negazione, iniziando dalla concezione di permanenza anche grossolana per poi giungere a quella sottile https://www.sangye.it/altro/?p=11514 e, se non conosciamo questi oggetti di negazione grossolani, non potremo negarli e progredire per poi comprendere l’oggetto di negazione sottile. In proposito è consigliabile studiare i quattro sistemi filosofici, verificando se nel nostro continuo ci sono le menti che comprendono gli oggetti di negazione fino alla realizzazione della vacuità.

Il primo dei Quattro Poteri Opponenti (1 Riconoscere l’effetto negativo delle azioni non virtuose e pentirsi di quelle compiute. 2 Determinarsi a non commetterle più in futuro. 3 Si utilizza la forza dell’oggetto: fare offerte e chiedere benedizioni. 4 Si purifica il karma negativo con il potere di un antidoto specifico: mantra, meditazioni) è la mente di Pentimento che riconosce gli errori commessi, più questa è forte più è difficile che si riduca la mente che tende a compiere azioni non virtuose. Se abbiamo questa mente negativa è segno che non abbiamo in noi questa mente di riconoscimento e quindi di pentimento delle azioni negative. All’inizio generiamo pentimento per le non virtù e determinazione a non ricadervi, ma se poi si incorre in non virtù, significa che la nostra mente di pentimento non è perfetta, perché insorge di nuovo il desiderio a compiere azioni negative.

Se abbiamo una mente non virtuosa, c’è sempre il pericolo di ricadere nelle azioni non virtuose. Addestriamoci quindi riducendo la rabbia, la tendenza ad uccidere, la condotta sessuale scorretta, a disprezzare e a parlar male degli altri. Non lo possiamo fare immediatamente, ma per gradi. Per farlo occorre una mente rilassata, libera e tranquilla.

Pensiamo che qualsiasi virtù che accumuliamo sia per purificare le negatività e per accumulare meriti è positivo, l’importante che ci sia un forte pentimento delle azioni negative compiute.

Ad es se si fa una domanda sulla vacuità, magari ne ha già un’idea e la mia risposta può non corrispondere ai suoi desideri, così si può essere insoddisfatti. Ma non dipende dalla mia risposta ma dall’idea In ogni caso siamo noi stessi che dobbiamo ragionare e capire come stanno le cose.

Domanda. Lo stato di Buddha si nasconde oltre le menti che apprendono l’oggetto di negazione?

Ven Ghesce Tenzin Temphel. Si, le menti che comprendono l’oggetto di negazione oscurano, ostruiscono lo stato di Buddha. Nel continuo di tutti noi c’è lo stato di Buddha ma non è manifesto e quando vengono eliminate le afflizioni si manifesta. Diventiamo un Buddha solo quando le afflizioni vengono abbandonate. La Buddhità non è nel nostro continuo, altrimenti sarebbero dei Buddha decisamente strani.

Domanda.

Ven Ghesce Tenzin Temphel. Se facciamo da subito attenzione non svilupperemo una mente chiusa e rigida, invece se non facciamo attenzione la nostra mente lo sarà sempre più. Le persone più vicine erano prima già cosi con questa facilità d’arrabbiarsi? Probabilmente tale tendenza ad arrabbiarsi è peggiorata sempre più, ma non vuol dire che non si può fare niente, facendoci attenzione possiamo stare gradualmente in pace ed armonia con gli altri. Per quanto noi facciamo attenzione, ma si gli altri non ne fanno, ci possono essere dei problemi. Comunque è importante non arrabbiarsi, non sviluppare disprezzo per gl altri.

Domanda. Si può mantenere la pazienza o porre un limite alla tolleranza?

Ven Ghesce Tenzin Temphel. Se non si è abituati non si riuscirà ad essere pazienti, che può essere incrementata sempre più in base all’addestramento. Alcuni esternamente non mostrano la rabbia, non la mostrano esternamente. Ma dentro siamo già arrabbiati. E non va bene.

Ed altri, pur comportandosi così, comprendono che continuando ad incrementare dentro la rabbia, non è positivo e cercano di porvi rimedio. Altri invece non lo fanno e scoppiano e dichiarano che c’è un limite alla propria sopportazione.

Ma non è sempre la cosa migliore subire e non mostrare esternamente rabbia. Non va bene accumulare la rabbia dentro di noi. La cosa da fare è impegnarsi per migliorarsi, lavorando in noi stessi.

Reagire, mostrando un aspetto irato deve essere fatto senza rabbia, con compassione, così come lo sono le divinità irate.

Sabato 05/08/2023 ore 15. Desiderando la felicità, dobbiamo giocoforza intraprendere una vita virtuosa. Sia che desideriamo o meno realizzare la liberazione o la vacuità, desideriamo comunque che i nostri desideri si realizzino, perché, quando non riusciamo a portare avanti i nostri obiettivi, siamo delusi, non siamo affatto contenti e cadiamo nella sofferenza.

Perciò è sempre necessario accumulare meriti ed evitare le azioni negative, anche per realizzare i nostri desideri.

Il Buddha disse: “Dedicati alla pratica delle virtù ed evita espressamente le non virtù”. Se non si desidera la sofferenza non si compiano le non virtù, se si desidera la felicità occorre accumulare virtù e questa è la pratica del puro Dharma. Così praticando, riusciremo ad abbandonare le non virtù ed a praticare le virtù, il che dipende se la nostra mente cade o meno sotto il controllo delle afflizioni. In caso negativo tutto ciò che penseremo, diremo o faremo sarà solo non virtù ed infelicità. Ma non lo vogliamo. E, per conseguire la felicità, dobbiamo domare la nostra mente. La pratica che facciamo con la mente è il nostro impegno per disciplinarla, per migliorare il nostro modo di pensare.

Se facciamo attenzione alla direzione del nostro pensiero, è di grande beneficio, altrimenti, facilmente, in quanto ne è abituata, la nostra mente cadrà sotto il giogo delle afflizioni.

Come fare attenzione se non si è abituati prima? Innanzitutto occorre acuire la vigilanza sul nostro modo di pensare, e, se lo faremo con costanza, il nostro modo di pensare diventerà sempre più positivo e dovremo sforzarci sempre meno.

A cosa dobbiamo fare attenzione?

Innanzitutto a non arrabbiarci e a non litigare, sopratutto improvvisamente per situazioni di poco conto. E non c’è nessuna necessità d’arrabbiarci e di essere infelici. Se ci fate caso, se ci impegneremo positivamente, la nostra capacità di attenzione migliorerà. Se ci arrabbiamo o litighiamo per poco, come possiamo conseguire la mente della grande compassione, il calmo dimorare, la vacuità e la felicità? Vi prego di far attenzione, vi prego di non litigare e di non arrabbiarvi, sopratutto per problemi di poco conto. Se v’impegnate in ciò, le vostre situazioni miglioreranno ed andrete da felicità in felicità.

Chiedetevi: tutte quelle piccole arrabbiature od irritazioni, sono utili? Sono necessarie? Se ci pensiamo, non ha senso arrabbiarci in queste situazioni. Succede perché abbiamo l’abitudine ad arrabbiarci. Se ci pensiamo: è bello arrabbiarci? Non siamo forse noi stessi ad arrabbiarci? In particolare quando non ce ne è bisogno. Chi vuole stare con un qualcuno che è sempre arrabbiato, litigioso? Se lasciamo che la piccola sofferenza di oggi, domani diventi grande, poi la nostra mente si chiuderà sempre più ed andiamo incontro sempre più a sofferenza. Quindi costantemente fate attenzione a pensare in modo corretto in ogni situazione che s’incontra, senza diventare infelici.

Se poi siamo praticanti, questo impegno va a beneficio della pratica. Se faremo la confessione delle negatività e l’accumulazione dei meriti, anche gli ostacoli alla pratica del Dharma si faranno meno intensi e svaniranno. Se non si hanno sufficienti meriti, non si realizzerà la vacuità, ma occorre anche da parte nostra innanzitutto capire gli Oggetti di Negazione Grossolani ed i Quattro Sistemi Filosofici https://www.sangye.it/altro/?p=10963, il che ci faciliterà il nostro cammino verso la vacuità e la felicità.

Per far cessare la concezione dell’oggetto di negazione sottile occorre prima giungere alla comprensione degli oggetti di negazione grossolani: della concezione illusoria di un sé autosufficiente, permanente, che è continuamente presente nel nostro continuo.

Per capire l’oggetto di negazione sottile è necessario comprendere quelli grossolani, di cui abbiamo familiarità perché sono tutti presenti nel nostro continuo.

Com’è la concezione della persona: è inerentemente esistente o stabilita per proprie caratteristiche?

Perché lapprendiamo come esistente in quanto tale?

E qui sono compresi i requisiti di permanenza, come sostanziale, autosufficiente o con un sé sostanziale autosufficiente autonomo. Sorgere dipendente è stabilire che i fenomeni sono vuoti di proprie caratteristiche intrinseche.

Sorgere dipendente è di diversi tipi: 1 di causa effetto, 2 dalle proprie parti, 3 da essere meramente posto da nomi e termini. Il che è applicabile anche alla persona, perché cambia da istante ad istante, quindi va incontro a distruzione.

Se dipende da parti è vuota da essere autonoma, ma dipende da cause e condizioni, né è permanente, quindi è soggetta a distruzione.

La persona è vuota per proprie caratteristiche, altrimenti, se non neghiamo tutte queste condizioni, realizziamo solo un sorgere dipendente parziale e non lo realizziamo completamente. Accumulazione di meriti e purificazioni di confessione sono il presupposto alla realizzazione della vacuità. È importante studiare i Quattro Sistemi Filosofici https://www.sangye.it/altro/?p=9979 ed un giorno giungeremo a realizzare la vacuità.

Quando nei monasteri Buddhisti tibetani gli studenti dibattono, per eliminare gli ostacoli, recitano il Sutra del Cuore https://www.sangye.it/altro/?p=6098, le Lodi a Tara https://www.sangye.it/altro/?p=600, fanno richieste a Sua Santità su che puja fare, recitare il Kangyur e Tengyur, l’Essenza delle Buone Spiegazioni https://www.sangye.it/altro/?p=1008 di Lama Tzong Khapa https://www.sangye.it/altro/?p=11772. Mentre si fa ciò, se sopraggiungono ostacoli, occorre accumulare meriti per superarli. Se mancano meriti possono sopraggiungere ostacoli.

Se ragioniamo ed analizziamo, possiamo realizzare la vacuità, ma occorre il calmo dimorare o rimanere concentrati univocamente sulla vacuità, occorre anche la visione speciale, sempre più chiara. Possono queste essere ottenute primo o dopo aver realizzato la vacuità. Se tuttavia abbiamo un forte attaccamento od avversione sarà impossibile mantenere la concentrazione univoca. È perciò importantissimo domare, disciplinare la propria mente.

Perché dobbiamo realizzare la vacuità?

Per liberarci dalla sofferenza. E si deve partire dall’individuo di scopo inferiore, poi da quello intermedio, poi superiore. Se lo si fa per il beneficio di tutti gli esseri si è nel Mahayana, mentre se lo si fa per sé stessi, lo si può fare o per ottenere la liberazione o l’onniscienza.

Meditiamo il Samadhi o assorbimento meditativo univoco, qualsiasi oggetto d’osservazione va bene, nel Lamrim https://www.sangye.it/altro/?p=6032 si parla del corpo di Buddha, in quanto questa meditazione comporta molti benefici in termini di virtù. Lo si immagina, molto piccolo, pesante e luminoso, alla distanza di un braccio da noi, guardandolo inizialmente con gli occhi, poi visualizzandolo in modo univoco, guardandolo ad occhi socchiusi alla punta del nostro naso.

Domanda. La caratteristica di pesantezza del corpo di Buddha come oggetto di meditazione è tipica del calmo dimorare o vale per tutte le pratiche?

Ven Ghesce Tenzin Temphel. Serve principalmente nel calmo dimorare per ridurre il torpore e l’eccitazione, la luce previene il torpore, la pesantezza lenisce l’eccitazione o la tendenza della mente a distrarsi e a far sì che la mente diventi stabile e chiara.

Domanda. Cos’è la visione speciale?

Ven Ghesce Tenzin Temphel. È una saggezza congiunta alla flessibilità data dalla forza dell’analisi riguardo ad un oggetto che sorge dall’essenza del calmo dimorare o Shinè, ottenuto il quale non c’è più torpore ed agitazione, che sopravviene nuovamente con la visione speciale, che consiste nell’analizzare, così la mente viene disturbata, facendo sorgere torpore ed eccitazione. Unendoli, il corpo e la mente non avranno problemi.

Nei sutra si ha prima il calmo dimorare poi la visione speciale.

Domanda. Per realizzare la vacuità serve molta forza etica, vero?

Ven Ghesce Tenzin Temphel. Sì, è fondamentale, altrimenti non si ottiene nemmeno l’assorbimento meditativo.

Domanda. Come fa a rinascere bello e grazioso l’essere del bardo, praticando la pazienza?

Ven Ghesce Tenzin Temphel. Si dice che rinascere belli è il risultato della pazienza. Se si è buoni e gentili, ma brutti, quella persona apparirà bella, viceversa se si è belli ma irascibili, sarà sempre spiacevole da guardare. Se siamo spesso arrabbiati saremo sgradevoli da vedere.

Domanda. Praticando i Quattro Poteri Opponenti (Riconoscere l’effetto negativo delle azioni non virtuose e pentirsi di quelle compiute. Determinarsi a non commetterle più in futuro. Utilizzare la forza dell’oggetto: fare offerte e chiedere benedizioni. Purificare il karma negativo con il potere di un antidoto specifico: mantra, meditazioni) in modo corretto e puro: si può arrivare ad avere un cuore compassionevole e privo d’egoismo? Si può giungere alla liberazione solo impegnandosi per sé stessi? E se sì, ottenuta la liberazione per sé stessi, non sorge la compassione?

Ven Ghesce Tenzin Temphel. Solo ottenendo la liberazione, non è che viene eliminato l’egoismo o l’importanza data a sé stessi o avere cura per sé stessi o considerarci più importanti, ma non significa che non sia presente la compassione.

Colophon

Questa prima bozza d’appunti, non revisionati, a cura del Dott. Luciano Villa, nell’ambito del Programma Free Dharma Teachings per il beneficio di tutti gli esseri senzienti, sui preziosi insegnamenti del Ven. Ghesce Tenzin Tenphel, è da ritenersi provvisoria, quindi lacunosa, con possibili errori, nonché imperfezioni, anche rilevanti, e non rappresenta affatto una trascrizione letterale delle parole che il Ven. Ghesce Tenzin Tenphel espresse direttamente o tradotte dal tibetano in italiano, ma semplicemente un limitato spunto di riflessione.