Ven. Ghesce Tenzin Tenphel: Le 37 Pratiche dei Bodhisattva, conclusione

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel: Solo insistendo sui nostri comportamenti possiamo cambiare noi stessi, in modo altruistico e generoso, senza aspettarci nulla dagli altri.

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel: conclusione del commentario basato sul testo di Gyalsey Thokme Sangpo: “Le 37 Pratiche dei figli dei vittoriosi o le 37 Pratiche dei Bodhisattva”, conferito dal 15 al 22 agosto 2021 all’Istituto Lama Tzongkapa, Pomaia, PI. Traduzione dal tibetano di Rita Trento.

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel 15 Agosto 2021. Sebbene questo incontro è chiamato ritiro, il vero ritiro è prendersi cura della propria mente. Ci sono vari metodi per farlo, ma ognuno di noi se ne deve prendere cura tutti i giorni, ed è fondamentale non essere sopraffatti dalle emozioni disturbanti.

Questo quindi non è un classico ritiro. Vi pregherei di fare attenzione al modo in cui parlate. Vi esorto pure a parlare meno del solito. Osservate voi stessi e vedete se ci riuscite.

Quando parliamo molto e senza controllo, i discorsi finiscono per essere sempre gli stessi e, spesso, non sono positivi, si parla frequentemente delle stesse cose. Il che non ci porta ed essere persone migliori. L’uso senza controllo della parola non ci aiuta ad allontanare i veleni mentali. Fate attenzione anche al modo in cui pensate. Vi esorto ad usare consapevolezza ed introspezione, ad avere sempre consapevolezza dei vostri pensieri, e quindi della vostra parola. Ma non limitatevi a questo, portate anche a casa questo tipo di pratica, portatela con voi appena lasciate questo luogo.

Il vero significato di praticare

Noi tutti possediamo afflizioni mentali: rabbia, attaccamento, invidia, malevolenza, ira, odio. Visto che sono presenti in noi, quando si presentano determinate condizioni, esse emergono. E questo ci porta a manifestare sofferenza. Essa ci privano della nostra felicità, per questo è importante portare attenzione alla nostra mente. Noi stiamo male e proviamo sofferenza indesiderata perché non controlliamo la nostra mente. Dobbiamo capire che per molte situazioni difficili noi non possiamo fare nulla, ma molte altre situazioni le creiamo noi, la stragrande maggioranza la creiamo noi, ed è per un modo di pensare sbagliato. Ci sono anche animali molto intelligenti, ma l’essere umano è speciale, ed è intelligente e, se usa male questa intelligenza, fa stare male sé e gli altri.

Nessun essere vivente non desidera altro che la felicita. Nel momento in cui una creatura vive ed è senziente vuole essere felice, il fatto che non riusciamo a sperimentare la felicità tanto desiderata dipende da noi, perché cominciamo a pensare male, non siamo in pace con noi stessi, la nostra mente non sta in uno stato naturale, e nascono le emozioni disturbanti, cominciamo ad offendere, a pensare male, e produciamo infelicità per noi e per gli altri. Quando abbiamo il controllo della mente riusciamo ad essere felici. Sperimentare situazioni avverse causate da gravi problemi, ricordiamoci che è normale e che sono situazioni temporalmente limitate.

La felicita risiede in questa consapevolezza, non nella propria casa, nell’andare al mare, nella ricchezza. Ma riusciamo ad ottenerla solo nel modo di pensare corretto, dobbiamo cercarla dentro di noi. Se andiamo al mare per stare bene siamo davvero felici? Quando siamo in vacanza siamo davvero felici? C’è un grande piacere nel prendere il sole, ma dobbiamo mettere la crema, altrimenti ci scottiamo e soffriamo. Vedete come la natura è sempre caratterizzata dalla sofferenza?

Se noi riusciamo a rimanere in un grado di sofferenza minimo, saremo sempre felici, altrimenti soffriremo sempre, perché non controlliamo la nostra mente.

Sperimentiamo naturalmente sofferenza e problemi perché possediamo un corpo, il quale ha la natura della sofferenza. È solo temporaneamente sano o malato, è sano solo per una combinazione di equilibri dei Quattro Elementi base (terra, acqua, fuoco, aria): non appena si altera l’equilibrio ci ammaliamo. Alla luce di questo, come pensiamo di essere felice solo sulla base di questo nostro corpo? Il corpo sente l’influsso del clima, dei fattori esterni. Se c’è caldo ci ventiliamo. Ma, se ci ventiliamo troppo: ci ammaliamo. È difficile mantenere un equilibrio e quindi la salute. Possiamo solo mantenerla per quanto ci è possibile. Naturalmente il corpo non è inalterabile, ma invecchia. Pensiamo a quanta fatica lavoriamo per questo corpo: per procuragli vestiti, cibo, dimore e via dicendo. Ce ne prendiamo cura ma lui ci darà solo tanti problemi. Per quanti soldi ed energie noi spediamo per questo corpo, lui non ci darà mai felicità perché il corpo cambia, invecchia e muore. E finiamo per buttarlo via. E buttiamo via anche tutti gli sforzi che abbiamo fatto per curarlo.

Invece, quante felicità possiamo avere se lavoriamo sulla nostra mente? Tanta!

Proprio per questo dobbiamo lavora bene con la mente, il corpo è una casa e quindi è corretto manutenerla appropriatamente, ma non dobbiamo provarne estremo attaccamento. Altrimenti pretenderemo da lui qualcosa che non potrà mai darci.

Non voglio dire di non prendersi cura del corpo, ma è più importante la mente. Dico che bisogna prendersi altrettanta cura della mente come ce ne prendiamo del corpo, anche perché, se la mente degrada, allora alla lunga ne risente anche il corpo.

La nostra mente peggiora sempre più, ma, tanto più la coltiviamo, tanto più migliora, non c’è limite al miglioramento della mente, mentre per il corpo eccome se c’è un limite. Anche se raggiungi ma forma migliore, se il tuo corpo è più energico, arrivi sempre ad un punto che non puoi oltrepassare, mentre per la mente il limite non esiste, il raggiungimento realizzabile è infinito!

Bisogna accettare le cose ed i loro limiti.

Anche i campioni in campo sportivo, pur essendo famosissimi, durano pochissimo tempo: ne arriva un altro più giovane o più forte! Il che è un segno inequivocabile che il corpo inevitabilmente deperisce. Bisogna sicuramente prendersi cura del corpo, ma dobbiamo sempre partire dalla mente, dobbiamo godere della felicità e quindi eliminare tutte le cause di sofferenza, i pensieri negativi. Solo nella nostra mente possiamo trovare felicità e solo così sperimentiamo l’eliminazione della sofferenza. Non serve avere tanti soldi, amici, case situazioni esterne. Questi oggetti esterni possono darci solo gioia momentanea. La vera sensazione di felicità deriva da come usiamo la mente. Gli elementi che consideriamo felicità servono solo per essere manutenuti e creano ancor più sofferenza. Unica chiave è cambiare dentro di noi i pensieri negativi ed accettare tutto ciò che non possiamo cambiare. Non voglio dire che non dobbiamo fare alcunché, dico solo che fatto tutto ciò che si può fare, dobbiamo accettare òe cose come stanno. Non possiamo fare altro. Tutto viene creato dalla mente. Se la mente non sta bene: anche il copro ne subisce. La sofferenza è un aspetto della nostra mente, è una sensazione.

In che cosa consiste una vita felice? Innanzitutto renditi conto che non puoi non avere problemi. Se una persona pensa bene: ha pace mentale. Ma non significa non avere problemi. Ma questi non riusciranno a disturbare la tua pace. Ci sono poi diversi gradi di problemi e diversi gradi di controllo dei pensieri. Se noi però riusciamo a gestirli, allora saremo felici. Ovunque troveremo persone invidiose che ci criticano. Ma, se sappiamo dove va la nostra mente, allora sappiamo come affrontare le situazioni. Sempre ci saranno situazioni positive e negative, ma prendersi cura della mente è il vero significato di praticare.

Pazienza ed amore

Tutti possediamo pazienza ed amore ma in diverse intensità, dobbiamo coltivarle per essere felici e per fare stare bene le persone intorno a noi.

La pace dovrebbe iniziare da noi stessi, iniziamo da noi e poi la espandiamo a famigliari ed amici, se noi non siamo in pace con noi stessi: come possiamo pretendere che tutti gli altri lo siano?

L’aspetto su cui lavorare è proprio pazienza ed amore.

La radice della felicità risiede nell’amore e l’amore si attua con la pazienza, tutte le religioni parlano di amore e pazienza, nel Buddhismo si parla di Buddha, Dharma e Sangha e di liberazione dalla sofferenza e che tutti gli esseri desiderano naturalmente questo stato.

Il senso della vita

16 Agosto 2021 mattina. Generiamo una buona motivazione a beneficio di tutti gli esseri. Non dobbiamo farlo solo quando ascoltiamo gli insegnamenti, ma dobbiamo farlo sempre. Ciò ci rende buone persone. Se ciò non avviene, la nostra mente sarà confusa e ci porta solo a generare errori.

Altrimenti sprechiamo il nostro tempo. Già ne buttiamo via tanto. Quindi, generiamo la motivazione in modo da ottimizzarlo e facciamolo sempre.

Se noi riusciamo essere sempre 24 ore su 24 positivi è ottimo! E, se non ci riusciamo, dobbiamo aspirare a ciò. Altrimenti la nostra vita sarà priva di significato. Il senso della vita è essere felici. Se non ci riusciamo la sprechiamo! Vogliamo la felicità, ma non facciamo le cose per bene. Le afflizioni ci saranno sempre e sono tuttora presenti e noi soccombiamo a loro. È fondamentale avere una motivazione positiva per cambiare la nostra vita e renderla utile per gli altri. Quando in famiglia qualcuno non si comporta bene, soffre ed è negativo, crea a tutti malessere e tutti ci lamentiamo. Esiste sempre nel gruppo tale figura. Ma possiamo anche essere noi quella figura. Se diventiamo irascibili e se facciamo stare male gli altri: pensiamo a questo. Altrimenti non vediamo il danno che provochiamo a noi ed agli altri con parole od attitudini o comportamenti. Anche quando noi siamo trattati male da altri: anche noi non siamo felici. E, quindi, anche verso gli altri funziona in modo uguale. Possiamo cambiare questo modo di comportarci, ma ci vuole interesse. E, quando riusciremo, staremo meglio ed anche gli altri staranno meglio, dobbiamo cambiare i nostri pensieri.

Soltanto noi possiamo realizzare la nostra pace.

Tutti desideriamo la pace il punto è che soltanto noi possiamo realizzarla e donarla. Per esempio, anch’io mi limito a dare consigli, ma voi siete liberi di prenderli. È solo una condizione per il cambiamento, ma siete voi che dovete realizzare la felicità e mai sperare che siano gli altri a farlo per voi. Noi tutti soffriamo e quindi se poniamo le nostre speranze in un altra persona, che anche essa soffre in quanto essere umano samsarico, come possiamo essere felici?

Nei testi si dice che anche se tutti gli esseri senzienti avessero realizzato la felicita allora comunque noi nn staremo bene, invece se noi la realizziamo e gli atri no allora noi staremo benissimo e potremmo aiutarli. Analizziamoci: come sono io? Sono irascibile? Discriminante? Se ci rendiamo conto di avere carenze e difetti dobbiamo cambiarli, altrimenti peggioreranno, perché, con l’invecchiamento il corpo ha problemi e le carenze si acuiscono. Bisogna riconoscere tutto ciò che è negativo e poi cambiarlo. E ciò è imprescindibile dall’ottenimento della felicità. Dobbiamo capire che questi stati mentali sono inutili e dobbiamo cambiali. Il Buddha stesso nutriva un’infinita compassione per tutti gli esseri, in modo imparziale. Lui stesso disse che solo noi esseri umani siamo in grado di eliminare la sofferenza e che lui stesso, anche se realizzato, non può trasferire la sua felicità, ma può solo consigliare.

Tu sei il tuo protettore tu sei il tuo nemico” se ci analizziamo davvero, capiamo che la nostra sofferenza deriva dai nostri pensieri. Quel malessere è creato da noi non da situazioni difficile, quindi è strano: noi non vogliamo soffrire ma non vogliamo cambiare, essendo così noi le cause della nostra sofferenza.

Fermare la reazione

Nel Lamrim https://www.sangye.it/altro/?p=6032 si dice che, se gli altri ci arrecano il minimo danno, noi ne siamo tantissimo indignati. È però strano che noi non ci curiamo invece di tutta lenorme sofferenza che provochiamo a noi stessi!

Se ci dicono: tu sei cattivo, nel tempo di pochi secondi noi stiamo male ed iniziamo a stare male ed il malessere si trasforma in rancore, lo diciamo in giro ad amici e diciamo: è impossibile che costui mi dica ciò. Dobbiamo fermare questa nostra reazione, perché è questa che ci fa soffrire, poi dobbiamo pensare: ma noi non facciamo la stessa cosa con gli altri? E pensiamo anche: ma come sarebbe possibile eliminare tutte le critiche e le voci negative del mondo? Pensiamo invece ad eliminare le nostre.

Poi dopo dei mesi incontriamo la stessa persona e stiamo ancora male, vedete come funziona? Se basta così poco a farci stare male: come potremmo aspirare ad essere felici?

Nel momento in cui qualcuno ci dice qualcosa di sgradevole, sussiste qualcosa di negativo e quindi almeno stiamo male per un motivo, ma noi riusciamo a stare male anche senza motivo, solo pensando, producendo paure, ansie, e così via. Poi, quando questi pensieri li facciamo per una volta, allora li ripetiamo e ritorneranno ancora ed ancora.

Il punto fondamentale sta nel modo a cui pensiamo, se cambiamo questi modi negativi ed irreali di pensare, allora staremo bene.

Nel Buddhismo si parla delle tecniche per stare bene, ma il cambiamento può avvenire solo tramite la pratica della consapevolezza e non tramite oggetti materiali o possedimenti. Il sollievo che queste condizioni esterne ci regalano è solo temporaneo. Se andiamo al mare: già scegliere il luogo è complicato, serve un accordo. Quando vi arriviamo poi dipende da altra gente, parcheggi e via via. E poi, quando finalmente stiamo stesi al sole: stiamo veramente bene? Magari siamo gelosi di qualcuno, ci da fastidio questo e quello.

Insomma, se qualcuno sa pensare bene, lo fa sempre e non ha bisogno di essere in un posto speciale o con persone speciali. Se ci sono queste condizioni: meglio.

31 Senza vedere i propri errori, anche se hai le sembianze del praticante,

è possibile che non sia Dharma.

Quindi, analizzare incessantemente i propri errori ed abbandonarli

È la pratica di un Bodhisattva. https://www.sangye.it/altro/?p=134

Capire i nostri errori

Come mettere in pratica il Dharma? Non basta conoscerlo, bisogna riconoscere le azioni dannose e cambiarle, altrimenti studiare e basta e non applicare l’introspezione non serve, anzi se non lavori su te stesso ma studi, magari questo studio diventa ancor più causa di orgoglio ed arroganza. Grazie alla conoscenza quindi molti errori si dipanano, ma serve volontà. Il difetto non sta quindi nel conoscere il Dharma ma sta nel non metterlo in pratica. Visto che le afflizioni sono presenti in noi, allora lo studio da solo non serve, bisogna mettere in pratica quello che si prova nel conoscere e studiare.

Molto importante è cercare di capire i nostri errori questa è la pratica del Bodhisattva, se lo hanno fatto loro possiamo farlo noi e diventare come loro: cambiando ciò che va cambiato in questo modo saremo veri praticanti.

Abbiamo questo corpo e questa vita samsarica, quindi arriveranno sempre situazioni avverse e noi dobbiamo lavorare su queste condizioni su noi stessi rispecchiandoci in esse. Se lavoriamo su di noi e analizziamo come pensiamo e come ci comportiamo, lo dobbiamo fare relazionandoci col mondo esterno. In questo modo può avvenire il cambiamento, è una condizione inevitabile per affrontare le avversioni. La natura della nostra esistenza è relazionarci gli altri: quindi il segreto è come gestire i nostri pensieri e le nostre parole.

Possiamo anche realizzare impermanenza e vacuità e poi stare bene, accettando la sofferenza e l’insorgere della infelicità. Su questa base possiamo realizzare altre qualità, ma, se se non partiamo dal conoscere ed usare bene la nostra mente, allora tutto è vano. Le condizioni di sofferenza spesso dipendono solo da noi, quando non abbiamo il controllo dei nostri pensieri. Se noi pensiamo bene riusciremo ad avere il controllo della nostra mente, non soffriremo, ci miglioreremo e potremmo allora anche cercare di raggiungere stati superiori di concentrazione, altrimenti è impossibile.

Allora, chi sta in ritiro e non ha relazioni, allora fugge?

Anche chi sta in ritiro ha relazioni con gli altri, altrimenti chi produce il cibo? Che pulisce? Milarepa era autosufficiente, ma, se ci pensiamo, anche lui forse in minima parte dipendeva dagli altri, lui dedicava tutto a tutti gli esseri. Anche i meditatori solitari nascosti nella foreste magari occasionalmente hanno relazioni con chi gli porta il cibo, quindi esiste sempre una relazione con gli altri.

Ci sono persone che non sono dei veri yoghi. Iniziano ad avere cattive relazioni con gli altri, ad esempio pensano: “Voglio interrompere le relazioni perché gli altri mi danno fastidio”. Oppure gli hanno fatto qualcosa che non gli va a genio: ma cosi si sta bene? Assolutamente no. E questo modo di “scappare” è estremamente diverso da quello degli eremiti.

Le relazioni sono estremamente importanti nella nostra pratica. In base alla nostra condotta vediamo come ci relazioniamo alla pratica.

Domanda. Cosa devo fare per controllare la mente?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Il controllo dei propri pensieri dovrebbe essere una cosa molto semplice, ad esempio: se sei al mare semplicemente dovresti apprezzare di esserlo. Non devi fare qualcosa di speciale per controllare la mente, la devi mantenere in uno stato di quiete e soprattutto consapevole, non ci deve essere uno sforzo, ma una retta comprensione sempre presente.

Domanda. Che rapporto c’è tra lo studio e la pratica del Dharma?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Quando noi studiamo non diventiamo dei praticanti, altrimenti tutti gli studenti del master sarebbero dei Buddha. La pratica viene dopo lo studio o a prescindere da questo, la solo conoscenza non è pratica.

Domanda.

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. La natura della mente è di essere chiara e conoscitrice, senza afflizioni. Quando noi riusciamo a dimorare nella natura della mente, allora abbiamo lasciato andare le afflizioni e le oscurazioni. Infatti, se le afflizioni facessero parte della natura della mente, allora noi dovremmo sempre averle! Invece fortunatamente non è così, e quindi la vera natura è ben diversa e non le contempla, sono tutte nostre aggiunte, e, proprio per questa natura, noi ci possiamo liberare da queste!

Si dice che la chiara luce è solo temporaneamente oscurata dalle afflizioni. Possedere un lignaggio del Buddha significa proprio ciò, ovvero poter abbandonare le afflizioni ed andare verso il vero stato della mente.

Un monaco tibetano è stato incarcerato per 18 anni e disse che non avrebbe potuto chiedere di meglio per praticare. Tuttavia ammise d’aver rischiato per ben due volte di perdere la pratica. Perché per ben due volte infatti, di fronte alle efferatezze dei carcerieri cinesi per due volte ha rischiato di perdere la compassione.

Dobbiamo quindi essere sempre pronti ed avere un allenamento mentale pronto ad ogni evenienza.

Noi non abbiamo bisogno di maltrattamenti per stare male perché facciamo tutto da soli e riusciamo a soffrire a causa della nostra mente.

Domanda.

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Non puoi amare gli altri se non ami te stesso, prima devi conoscere te stesso e le tue esigenze, altrimenti come puoi aiutare gli altri.

16 Agosto pomeriggio. Nella vita tutto è possibile e quindi dobbiamo capire che le cose non capitano solo a noi, viviamo diverse situazioni e abbiamo diversi amici. Tutto ciò può generare avversioni sempre maggiori, quindi, consideriamo tutti i punti di vista, è impossibile eliminare la sofferenza.

Normalmente il grosso del problema è dato dal desiderio, di solito nutriamo desideri anche spropositati e quindi irrealizzabili. Sforziamoci invece di vivere con appagamento e con progetti realizzabili, gioiamo di quello che abbiamo e limitiamo il desiderio.

Se noi non prestiamo attenzione all’intensità del nostro desiderio, vivremo sempre inappagati, quindi, da un lato cerchiamo di capire che certe cose sono irrealizzabili e dall’altro sentiamoci appagati per quello che abbiamo. Come facciamo altrimenti ad essere felici se abbiamo attaccamento ad un desiderio? Vivremo sempre scontenti ed in cerca di soddisfarlo, ma certe cose semplicemente non possono avvenire: sono irrealizzabili.

Noi tutti desideriamo la felicita, quindi dobbiamo capire quali sono le cause della sofferenza. Siamo convinti che siano all’ esterno, situazioni, circostanze, persone, litigi, danni e cosi via: quindi la colpa è sempre di altri o di quello che succede. Mai riconosciamo le cause nostre interne, i nostri difetti e questo mancato riconoscimento ci porta a non capire le vere origini della sofferenza. Non stiamo dicendo che le cause esterne non ci siano, che non esistano. Vediamo che ci sono diversi livelli di amicizie e di vicinanza, le differenze fra gli altri e noi esistono e quindi potremmo piacere o non piacere, le cause vere però dipendono proprio da noi e non dagli altri. Se noi abbiamo il controllo della nostra mente e non abbiamo chiaro che la radice della soluzione risiede in noi, mentre le cause esterne sono solo condizioni per manifestare questa sofferenza, sperimentiamo gli effetti delle azioni negative generate.

Il fatto che noi manifestiamo sofferenza dipende dal karma personale, infatti nessuno vive la medesima intensità di un avvenimento proprio perché abbiamo un karma diverso. Quando abbiamo il controllo della mente evitiamo di produrre karma sempre più negativo.

Non ci sono eroi per la legge di causa ed effetto.

Karma vuol dire azione e ci riferiamo a tutte le azioni eseguite con mente, parola e corpo e controllando la mente riduciamo le azioni negative che producono ulteriore karma negativo.

Tutto dipende da noi, il fatto di incontrare persone in questa vita, dipende dal karma prodotto in vite passate, oppure anche in questa vita: quindi dobbiamo stare sempre attenti ai nostri atteggiamenti.

Nei testi troviamo un insegnamento fondamentale: se non vuoi soffrire allora non commettere azioni negative, se vuoi felicità allora genera virtù. Se noi però non abbiamo cura della nostra mente, allora continuiamo a sbagliare. Corpo, parola e mente, ma la mente è più importante perché è quella che comanda ed è quella che fa fare tutto, che interpreta e comanda, per cui è sempre molto importante calmare e gestire la propria mente.

Quanto più cerchi di eliminare i nemici esterni tanto più aumentano, perché le persone chiamano altre persone ed altre persone che sono amiche delle prime e contro di noi, quindi, se vuoi eliminare il nemico esterno, oltre a fargli del male e produrre karma negativo, aumenti anche il numero dei nemici!

Mentre, se lotti coi nemici interni allora saranno sempre meno e veramente possiamo cambiare il nostro modo di pensare e di vivere e di rinascere.

Quando pensiamo ad azioni distruttive tipo uccidere, ingannare e così via, comprendiamo che questi comportamenti sono disprezzati ovunque, si condanna chi uccidere e chi ruba, però se due paesi entrano in guerra, le cose cambiano: più uccidi più diventi eroe di guerra e questo atteggiamento non concorda alla legge di causa ed effetto nel Buddhismo, uccidere è sempre un’azione negativa e quindi non produce nulla di buono.

Non ci sono eroi nella legge di causa ed effetto, se una persona compie molte negatività, allora quel male genera in lei ulteriore male.

Chi ha creato i problemi dal tempo senza inizio? Persone esterne? No sono i 3 veleni , noi pensiamo che provengano sempre da fuori, ma le condizioni esterne mutano costantemente, mentre i veleni mai. Gli altri, per quanto si possano schierare contro di noi, non potranno mai farci rinascere all’inferno, mentre solo noi possiamo farlo, ragionando male e compiendo azioni errate. Che senso ha uccidere un nemico che prima o poi morirà? È molto importante questo ragionamento, però nessuno lo fa, dobbiamo ragionare ed avere cura della nostra mente, contrastando le nostre azioni distruttive e capendo che noi siamo artefici del nostro karma.

Riconoscere il nostro vero nemico

Nei testi è detto che se tutti gli esseri di questa terra fossero coalizzati contro di noi non sarebbero in grado di farci produrre karma negativo, mentre basta una piccola avversione mentale per guidarci verso la strada sbagliata e condurci verso la distruzione.

Dobbiamo quindi cercare di riconoscere il nostro vero nemico, finche sono presenti in noi sperimenteremo l’incontro con nemici esterni, perché i nostri pensieri, parole ed azioni dannose saranno proiettate verso gli altri e quindi ci saranno persone che proveranno inimicizia verso di noi. Questi nemici esterni sono comunque solo temporanei e comunque frutto del nostro karma, per cui ancora una volta tutto dipende da noi!!!

Pensi male, quindi ti comporti male, quindi gli altri si arrabbiano con te, quindi vivi male, quindi produci cattivo karma, che si ripercuote nella generazione di ulteriori azioni che danno sofferenza!

Se riflettiamo, i nostri veri nemici sono le afflizioni mentali e poiché in passato abbiamo causato cause di sofferenza ora lo sperimentiamo con persone o fatti che generano sofferenza.

Se, per esempio, viviamo una giornata tranquilla senza disagi, possiamo comunque vedere che in questa giornata noi riusciamo a soffrire, perché siamo insoddisfatti o comunque pensiamo male. Infatti, se noi consideriamo i problemi inflitti dall’esterno, sono comunque rari o limitati, mentre la sofferenza che deriva dall’interno è sempre presente. Tutti gli eventi spiacevoli si presentano perché abbiamo condotto azioni negative in passato per cui è molto importante cercare di non ripeterle.

Oltretutto, anche gli altri hanno afflizioni mentali e quindi soffrono, e quindi ci fanno stare male.

Qualunque condizione ci faccia stare male dobbiamo smettere di ricondurrne la colpa a questa: che sia persona od ambiente. Se sappiamo pensare bene, aldilà delle condizioni e degli altri, riusciremo a limitare la sofferenza.

Infatti, anche gli altri soffrono e quindi in questa situazione non possono che continuare a sbagliare. Però dipende da noi dare o meno la corretta o scorretta importanza a quella loro parola od azione scortese. Accettiamo invece che quella persona od ambiente sono fatti in quel modo, l’accettazione fa diminuire la sofferenza e siamo sulla strada della buona pratica.

Se non riconosciamo i nostri errori continueremo a soffrire, la sofferenza e la felicità hanno delle cause, come tutte le cose. Quindi devo cercare di generare le cause per una buona vita felice.

La continuità nella pratica

Domanda. Possono tutte le persone riuscire a cambiare la mente?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. No non è possibile, ci sono persone che hanno disagi mentali, poi ci sono persone che sono ottuse e che quindi non potranno mai cambiare.

Poi ci sono persone che si dedicano e studiano il Dharma, questo lo possiamo fare tutti. Possiamo accumulare conoscenza: questo non è difficile. Il difficile è cambiare la nostra mente.

Consideriamo l’esigua minoranza delle persone interessate al Dharma, fra queste persone ci saranno diversi livelli di comprensione. Poi consideriamo quelli che lo capiscono: sarà ancora un numero inferiore. Fra questi – e saranno ancor meno – consideriamo quelli che praticano e, ancora meno, quelli che praticano proficuamente e, ancora meno, quelli realizzati.

Quindi, il problema non sta nel non sapere, nell’ignoranza, il problema sta nella mancanza di continuità nella propria pratica. Magari cominciamo bene e poi smettiamo o rallentiamo, con questi presupposti come possiamo cambiare? Inoltre, noi riponiamo troppe speranze ed aspettative nel rapido sviluppo, non vogliamo perdere troppo tempo a meditare, magari poi sbagliamo anche il modo, nel senso che meditiamo sulla compassione e poi ci comportiamo male, quindi a cosa serve?

Se sbagliamo i modi ed i tempi, quindi come possiamo costruire una sana abitudine e sperare di migliorare la nostra pratica?

È molto importante comprendere in cosa consiste Bodhicitta, l‘amore, l‘altruismo ed i suoi vantaggi e gli svantaggi dell’egoismo, bisogna sapere ciò, ma voi lo sapete! Il problema è che sapere soltanto non ci fa realizzare le Bodhicitta https://www.sangye.it/altro/?p=5464 o il Grande Amore e la Grande Compassione! Come fare? Non sono concetti astratti e, infatti, se li consideriamo tali, allora meditiamo in un modo e ci comportiamo in un altro. Analizziamo quindi noi stessi, prendiamo tutte le qualità che possediamo e vediamo come aumentarle, come incrementare la pazienza e tutte le sane abitudini. Se non lavoriamo su noi stessi davvero allora tutto è vano.

Se noi meditiamo su Bodhicitta https://www.sangye.it/altro/?p=2929 od il Grande Amore e poi vediamo che ci comportiamo in modo opposto, allora il problema siamo noi.

Quindi, l’obiettivo della pratica è quello di cambiare la nostra mente, in primis ridurre l’infelicità mentale. Non sarà un processo subitaneo, perché siamo abituati a comportarci in determinati modi e non è facile attuare un cambiamento, serve allenamento e pratica. Spesso tutti noi tendiamo ad arrabbiarci per piccolezze, l’irritazione subentra spesso. Il problema è che noi li trascuriamo e quindi poi ci ritroviamo a perdere la pazienza per pochissimo. Bisogna lavorare su questi aspetti, ma questo non è difficile, anzi è un lavoro grossolano.

Non è sufficiente meditare su Bodhicitta https://www.sangye.it/altro/?p=1666, abbiamo bisogno di un allenamento mentale, dobbiamo compiere errori e correggerli, fare tesoro dell’esperienza e un giorno magari ci riusciremo. Per riuscire a modificare questi aspetti grossolani non serve molta conoscenza basta usare l’intelligenza e dire: quanto felice posso essere quando riuscirò a non soffrire inutilmente?

17 Agoosto 2021 mattina. Generiamo la motivazione positiva! È molto importante, perché non si deve pensare solo al proprio beneficio personale ma a quello di tutti gli esseri: ora io ascolto e apprendo per tutti gli esseri ed alla fine dedico loro tutti i meriti di quello che ho ascoltato. Se ci predisponiamo ad ascoltare solo per noi stessi allora trascorriamo lo stesso tempo, ma accumuliamo molte meno virtù. Questa poi non deve rimanere una motivazione solo per me stesso, ma dobbiamo essere di beneficio agli altri o almeno dobbiamo cercare di non danneggiarli.

È importante generare la buona motivazione ed estenderla a tutti gli esseri e non solo per la nostra salute.

Allora uno pensa come posso aiutare gli altri se poi sto male? Noi sperimentiamo malattie perché abbiamo pochi meriti e quindi dobbiamo in tutti i modi accumularne. Quindi includere nei nostri meriti gli altri li fa aumentare tantissimo. Le nostre aspirazioni e progetti termineranno in questa vita, mentre se dico: che tutti gli esseri possano raggiungere lo stato di Buddha, allora non ci diamo un limite e la nostra capacità di accumulare meriti vola all’infinito. “Possa io ottenere lo stato di Buddha per tutti gli esseri” vuol dire fare l’interesse personale, un altruismo intelligente! I meriti si accumulano comunque su vari livelli.

L’intensità delle azioni positive e negative è spiegato nel Lamrim https://www.sangye.it/altro/?p=3762. Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di compiere azioni positive o negative? È importante conoscerlo, perché ti fa intensificare la motivazione.

Nella strofa 31 https://www.sangye.it/altro/?p=134 si parla di analizzare i propri errori e di imparare a conoscerli ed a capire che sono le cause della nostra infelicita.

Siamo infelici perché sono successe situazioni, litigi, aspettative e via dicendo, dobbiamo analizzare subito, oppure subito dopo la rabbia è cessata, con la calma e la quiete quali sono i motivi che ci hanno fatto soffrire. Se non facciamo cosi, intensificheremo la tendenza a ripeterli ed i nostri comportamenti andranno sempre in quella direzione e non potremo mai cambiarli e continueremo a soffrire inutilmente.

Bisogna assolutamente agire subito, appena ci facciamo prendere dalla collera o dall’infelicità e analizzare queste situazioni!

Per ribadire questo concetto, analizzare se facilmente ve la prendete, litigate, siete polemici, arrabbiati ecc.

Se lo siete, cercate di fermare questi atteggiamenti, perché sono negativi. Fino a quando potete sopportare questa infelicità?

Dobbiamo cambiare con intelligenza, non sono aspetti difficili da cambiare ma molto grossolani, ma sono molto importanti e non cambiamo da soli. Non basta desiderare di cambiare o pregare per cambiare, solo voi stessi potete farlo, se bastassero benedizioni e preghiere allora perché stiamo ancora male? Tutti i santi conferiscono benedizioni e allora perché la gente sta male? Perché non basta pregare: bisogna agire! Le benedizione più importanti sono quelle orali, i consigli dati da persone molto sagge: cerca di analizzare te stesso, analizza i tuoi errori, poni fine alla sofferenza e decidi di agire in questo proposito.

Quando parlo di lavorare su se stessi mi riferisco a lavorare sul malessere costante che ci accompagna, non sto parlando di malessere una tantum, sto parlando del nostro quotidiano, di tutte le cause che senza motivo ci fanno deprimere o diventare collerici, per tutte queste cause basta soltanto usare la nostra intelligenza nel quotidiano, non serve fare il Basic Programme!

Non dobbiamo pensare che il Dharma https://www.sangye.it/altro/?p=11445 ci cambi, dobbiamo cambiare il nostro modo di essere e ciò diventa Dharma.

Le aspettative

Un altro problema è che molti nutrono aspettative: che nella vita tutto andrà bene, che i desideri si avverano ecc.

Se tutto ciò avviene ottimo! Ma secondo voi è possibile che tutto nella vita vada bene? È impossibile, questa è la natura della nostra vita, domani può essere un giorno positivissimo ma anche molto negativo, ecco quando noi ben conosciamo questa legge samsarica allora siamo pronti a tutto e perfettamente consapevoli di come si manifestano le cose.

L’allenamento mentale è molto importante, ci prepariamo a tutto nella vita, non ci scoraggiamo se la situazione è difficile altrimenti nn potremmo riuscirci e rimaniamo fermi davanti al problema.

Questo nn è un difetto del non sapere ma è un difetto di non praticare!!! Puoi prendere tutte le benedizioni e meditar ma se ti comporti male a nulla serve.

Se vuoi praticare il tantra devi prima avere ben compreso saggezza e compassione altrimenti a nulla serve.

Un buon praticante di Dharma https://www.sangye.it/altro/?p=9268 non perde mai la consapevolezza e non si lascia andare in attacchi d’ira, impeti di collera o pensieri inutili.

Se siamo troppo litigiosi, o troppo desiderosi, o troppo permalosi questo non va bene perché ciò dimostra che non viviamo in accordo con la realtà.

32 Se spinto dalle tue stesse afflizioni

parli dei difetti degli altri Bodhisattva,

questo ti fa degenerare.

Quindi, non parlare dei difetti di coloro che hanno intrapreso il sentiero Mahayana

È la pratica di un Bodhisattva. https://www.sangye.it/altro/?p=134

Si parla qui dell’importanza di non parlare dei difetti di coloro che sono entrati nel grande veicolo. Non dice espressamente di non parlare male degli altri, dei difetti altrui, qui si parla dei Bodhisattva, ma, in generale, non si dovrebbe mai farlo. Parlar male degli altri è per noi distruttivo, perché aumentano le nostre afflizioni, poi esageriamo i difetti degli altri, aumentiamo l’avversione se non ci piacciono o l’attaccamento, se invece ci piacciono, sminuiamo le loro qualità, facciamo quindi diminuire i nostri meriti e aumentare la nostra sofferenza.

Tutti noi possediamo dei difetti, ma noi esageriamo i difetti degli altri! E, se qualcuno ci piace, ne vediamo solo le qualità e non i difetti, viceversa sminuiamo le qualità di chi non ci piace.

Si incrementa così un senso di parzialità e discriminazione.

Devo cercar di eliminare i difetti altrui, come? Anche con i figli come facciamo? Come possiamo cambiare i difetti degli altri?

Sempre dando l’esempio corretto.

Anche il peggiore che riceve delle critiche ha anche qualità, perché ci fermiamo sempre solo ai difetti degli altri e non alle loro qualità?

La maggior parte di noi guarda l’aspetto esteriore degli altri, a come sono vestiti, quando li vediamo belli ed aggraziati o ricchi tendiamo a protenderci verso di loro, invece ci allontaniamo da quelli sgraziati.

Questo non ci fa bene, non dovremmo mai soffermarci sull’esteriorità delle persone né sulla loro fede religiosa o nazionalità. Ci sono infatti molte persone che usano l’apparenza per ingannare gli altri.

Ho un fratello che vive in Francia e mi ha raccontato che nel monastero dove vive c’era un volontario molto magro e vestito male, non si presentava bene. Ma, quando se ne è andato, ha donato ben 10.000 euro al centro Buddhista, nessuno poteva immaginare che fosse ricco.

Stessa cosa successe con una signora che faceva le pulizie e non rivolgeva la parola a nessuno: lasciò la casa all’Istituto Lama Tzongkapa https://www.iltk.org/.

Se parliamo di Dharma https://www.sangye.it/altro/?p=4296 parliamo di qualità interiori, una persona può apparire in un modo ed essere realizzata, e questi aspetti infatti non sono visibili dall’esterno.

Milarepa https://www.sangye.it/altro/?p=8852 scopri un ladro di notte nella sua caverna, il ladro lo guardò e disse: “Ma tu sei un spirito perché sei talmente emaciato da sembrare tale!” E scappò https://www.sangye.it/altro/?p=8856, https://www.sangye.it/altro/?p=8861, https://www.sangye.it/altro/?p=8868, https://www.sangye.it/altro/?p=8893, https://www.sangye.it/altro/?p=8875, https://www.sangye.it/altro/?p=8880.

Insegnare col proprio esempio.

Se non si fa attenzione alla parole rispetto agli altri c’è la possibilità di aumentare le proprie afflizioni, fate grande attenzione a questo!

Se qualcuno vuole correggere ed aiutare gli altri, dobbiamo essere assolutamente imparziali e cercare di mostrare agli altri i difetti in modo oggettivo. Non ci riusciremo mai se il nostro atteggiamento non fosse sincero o viziato da distorsioni mentali: simpatie od antipatie.

In tutti i casi non c è garanzia di riuscita perché l’altro potrebbe semplicemente dire; perché non ti fai i fatti tuoi? Oppure può dire: si ho sbagliato ma a te cosa interessa?

Non è facile eliminare i difetti degli altri, anche se si è sinceri, gli altri possono rispondere in tanti modi, anche se si è mossi dalle migliori intenzioni. L’aspetto più importante è sempre insegnare con il proprio esempio, dobbiamo sempre avere un comportamento positivo e questo è l’unico grande mezzo per trasmetterlo alle persone intorno.

Penso che tutti i genitori vogliano il benessere per i loro figli, ma cosa avviene? Che i genitori devono avere un comportamento tale da insegnare ai figli senza doverglielo dire. Non puoi dire loro di non parlare male se invece lo fai tu!

17 agosto 2021 mattino. È molto importante generare una motivazione positiva ed è oltremodo importante che includa tutti gli esseri. Ad esempio: mi impegno ad ascoltare gli insegnamenti per la felicità di tutti gli esseri, altrimenti conseguiremmo molte meno virtù. Oltre ad ascoltare gli insegnamenti, aggiungiamo anche la motivazione che, se non siamo in grado di beneficiare gli altri esseri, vediamo almeno di non nuocere loro, di non far loro del male.

Perché è una motivazione inferiore se mi focalizzo solo su me stesso?

Se sperimentiamo malattie è perché abbiamo troppo pochi meriti, ed è per questo che includiamo anche tutti gli altri esseri, perché così conseguiamo molti più meriti. Se, invece di limitarmi a questa vita, aspiro a generare virtù per il beneficio di tutti gli esseri fino all’illuminazione, non pongo limiti alla mia motivazione: né nel numero di esseri interessati né nel tempo. Il che risulterà delle enormi ricadute positive per chi la esprime, ovviamente secondo diversi livelli. Nel Lamrim https://www.sangye.it/altro/?p=9998 trovate molte spiegazioni sulla necessità e vantaggi di compiere azioni positive e svantaggi di compiere quelle negative. Il che ci permette di dare impulso alla nostra motivazione altruistica.

Ci siamo ieri soffermati sul significato della Strofa 21 delle 37 Pratiche del Bodhisattva https://www.sangye.it/altro/?p=134, che sostanzialmente dice: “È importante osservare e vagliare costantemente la nostra mente”.

Infatti, in tutti i momenti in cui ci sentiamo tristi, dobbiamo riflettere sulla negatività degli stati d’animo che ci fanno soffrire. Non è infatti che tutti gli stati d’animo sono negativi, ma, per rendercene conto, dobbiamo costantemente avere sotto osservazione la nostra mente. E questi stati di tristezza, di depressione ci danneggiano, non solo mentalmente ma anche fisicamente, sono alla base di tante nostre afflizioni anche del nostro corpo. Perciò è fondamentale che, non appena la rabbia, lo sconforto, l’invidia, l’aggressività è scemata, ci sforziamo di renderci conto della nostra situazione, l’analizziamo, ci chiediamo il perché siamo così tristi ed irritabili e scostanti.

Lavorare sul malessere costante

Analizzate se siete facilmente infelici, polemici, tristi, cercate di fermare questi atteggiamenti perché sono negativi, perché se persevererete in questi atteggiamenti non farete che precipitarvi dentro sempre di più. Occorre impegnarsi per cambiare, non serve andare da un lama per chiedere le benedizioni. Anche se prendete le benedizioni di tutti i Buddha e Bodhisattva: se non vi impegnate a cambiare non avrete alcun beneficio dall’esterno. Solo analizzando se stessi, solo vagliando osservando i nostri pensieri saremo in grado di cambiarli e di volgerli al positivo.

Mi riferisco a lavorare sul malessere costante, non parlo di affrontare tragedie, eventi traumatici, parlo semplicemente di lavorare su tutte quelle cause che ci rendono irritabili, litigiosi. Qui non serve fare grandi studi ma occorre applicare la nostra intelligenza nel quotidiano, se non controlliamo la nostra mente, verificando che pensi in modo corretto, allora non stiamo praticando il Dharma.

Molti possono nutrire aspettative che tutto ciò che si desidera sia esaudito, che tutte le aspettative vengano realizzate. Ma è possibile che si realizzi? No, dobbiamo pensare che domani tutto possa succedere, sia in bene che in male.

L’addestramento mentale è importantissimo, perché ci permette di affrontare le situazioni della nostra vita. Chi ha ricevuto grandi iniziazioni ma è poi arrogante, litigioso, iroso, permaloso, invidioso, significa che non ha raggiunto granché dal punto di vista spirituale. Perché, se sopratutto si è impegnata nel cammino spirituale, cosa rende questa persona tanto litigiosa?

La qualità alla base del Dharma

La qualità che è alla base del Dharma, del percorso spirituale: la compassione.

Perché la compassione è alla base del tantra, la compassione è alla base dei sutra. Perciò, quando ci si comporta con compassione, si realizza veramente il Dharma.

Se pensiamo che tutto deve andare bene, ma se siamo molto litigiosi e depressi: questo non va bene.

Ricordiamoci della strofa 32 https://www.sangye.it/altro/?p=134

il Bodhisattva non parla dei difetti di coloro che sono entrati nel grande veicolo”.

In sostanza, la strofa 32 enuncia l’importanza di non parlare male degli altri, di nessuno, tantomeno dei Bodhisattva. Perché questo comportamento è distruttivo, perché fa in modo che aumentino le nostre afflizioni, che aumentiamo le nostre discriminazioni, esageriamo i difetti altrui e sminuiamo le loro qualità ed aumentano così i nostri difetti mentali. Se qualcuno mi piace, esageriamo le sue qualità e, viceversa, ne sminuiamo i difetti.

Come possiamo davvero aiutare gli altri ad eliminare i loro difetti?

Tutti abbiamo difetti ma anche qualità, perché ci dobbiamo sempre focalizzare sui difetti altrui senza soffermarci sulle qualità?

Ci soffermiamo spesso sull’aspetto esteriore delle persone, sui suoi attributi esteriori e tendiamo a fare amicizia, aduliamo chi è di bell’aspetto e ricco, perché?

In termini di Dharma parliamo di qualità interiori e si può essere poveri ma anche ricchi e detenere altissime realizzazioni e non lo possiamo sapere. Perciò non dobbiamo discriminare.

Le qualità di realizzazione non sono esteriori ma interiori. Se non si evita di parlare male degli altri non solo si offenderanno gli altri, ma creiamo condizioni negative in noi stessi, attitudini che se continuate produrranno negatività su negatività in noi stessi. L’unica è essere imparziali. Però non è facile non cadere nell’attaccamento ed avversione vs gli altri. L’altro potrebbe rispondere alle nostre osservazioni: perché non ti fai gli affari tuoi? Non è facile eliminare i difetti degli altri, in ogni caso possono rispondere in diversi modi.

Lesempio del comportamento positivo.

Se si vuole davvero aiutare gli altri, l’aspetto più corretto è di farlo col proprio esempio, con un comportamento positivo.

In generale tutti i genitori desiderano il meglio dei propri figli. Tuttavia, come cresceranno i figli se vedono i genitori continuamente criticare gli altri, parlar male degli altri, litigare tra di loro? Ad esempio, due fratelli che litigano, alla madre che li riprende rispondono: “Anche voi due genitori litigate spesso. Come puoi pretendere che noi fratelli non litighiamo?”.

È sempre difficile aiutare gli altri, non esiste un metodo universale, dobbiamo avere innanzitutto una mente veramente sincera e cercare di capire gli altri, se abbiamo fallito, se il nostro tentativo non è andato a buon fine, dobbiamo essere lungimiranti.

Dobbiamo essere attenti alla nostra infelicità: se stiamo male insorge la rabbia.

Non è mai utile chiedere qualcosa in contraccambio: “Ho fatto qualcosa per te, ma tu non fai nulla”. Ciò non fa che creare dissapori e conflitti. Un praticante Mahayana desidera ottenere lo stato di Buddha: l’illuminazione. Perché desidera essere in grado di capire il momento, il metodo giusto per aiutare gli altri, correggendo i propri errori.

Quale’è la strada giusta per la mia vita?

È importante analizzarsi. Cosi capirai qual’è la tua strada. Ma, se sei confuso, non saprai cosa fare e si spreca il tempo, si spreca la vita. Analizza te stesso, cosi eliminerai la confusione ed acquisirai sempre più chiarezza, cosi capirai quale’è la strada che ti porta alla felicità.

Bisogna sempre analizzare sè stessi, cosi capiremo sempre meglio la situazione. Talvolta qualcuno si ritrova perfettamente in quello che sto dicendo, ma sto parlando in generale.

L’importante è mettere in pratica, come? Con l’introspezione.

Chiediti: sono una persona depressa, litigiosa? Importante è scoprire il proprio limite. All’inizio è difficile scoprire i propri difetti, ma, perseverando, si scopriranno i propri difetti.

Non scoraggiamoci dei nostri difetti, ma facciamo ne tesoro per cambiare!

Ad esempio se due persone litigano fino a venire alle mani finche vengono poi separate. Ma entrambi crederanno d’aver ragione, anche a distanza di tempo, perché nessuno riconosce i propri errori.

Domanda. Come lavorare per dissipare i propri attaccamenti?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Dovremmo fare attenzione all’attaccamento perché lo dovremmo considerare come la radice di tutte le afflizioni. Ci sono tanti tipi di attaccamenti, non solo di tipo sessuale, ma per tutti gli oggetti dei sensi. Ma l’attaccamento è spesso mescolato al forte desiderio, da cui può nascere aggressività e rabbia.

Il peggior attaccamento è quello sessuale perché può portare alla pazzia, a drogarsi, cadere nell’alcolismo, nell’abulia, nell’anoressia, fino ad uccidere.

È chiaro che per un monaco ciò non esiste. Ma, anche se per i laici non sono vietate le relazioni sessuali, è bene moderarsi. Anche per i monaci è bene moderarsi, perché altrimenti si lasciano i voti. Il problema non è fare sesso, ma nell’attaccamento nel fare sesso, il che interessa sia i monaci che devono rispettare i voti e sia i laici che riescono o meno a rimanere col proprio partner.

Domanda. La meditazione sulla chiarezza della mente è una dimostrazione del mio essere intrinsecamente non esistente?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Sia che si mediti sull’impermanenza, o sulla vacuità, comunque la mente dev’essere calma, sufficientemente tranquilla per permanere nel suo stato naturale. Se si è tranquilli si è felici e si riesce a meditare meglio.

Perciò vi parlo del controllo della mente, che realizza i vari stadi del sentiero, se volete mantenere la concentrazione univoca sui vari oggetti del sentiero. Avete notato che questa dipende eminentemente dal benessere emotivo che si gode?

Nei anni ’70 ed ’80 molti andavano in India, di questi alcuni andavano a Dharamsala, diversi di loro presero coscienza del Buddhismo tibetano e se ne professarono praticanti, così alcuni di questi decisero di fare un ritiro di Shinè. A loro dire, erano tutti già dei provetti praticanti. e si presentò loro una donna che ne era completamente digiuna e che voleva partecipare al ritiro. L’accettarono lo stesso. Mentre tutti gli altri ebbero delle difficoltà, la donna spontaneamente giunse già a delle realizzazioni al 3° e 4° livello del calmo dimorare.

17 agosto 2021 pomeriggio. Abbiamo visto, in particolare, due strofe decisamente importanti: la strofa 31 che parla di analizzare i propri errori e la 32 di non parlare dei difetti degli altri, il che ci tocca nelle nostre abitudini. È infatti importante analizzare e riconoscere e porre rimedio ai nostri errori. Non vedere le qualità degli altri, ma solo i difetti è deleterio: è un nostro difetto. Perché, non solo non facciamo mistero di lodare le nostre presunte qualità, ma ci impedisce di vedere i nostri difetti e quindi di correggerli. Qualità intendo tutto ciò che è costruttivo, positivo. Gia il fatto di non cadere nelle afflizioni è un che di positivo. Qualità sono anche la cultura, la conoscenza, ma intendo tutte le conoscenza interiori che appartengono alla sfera cognitiva della bontà e dell’amore in opposizione allo studio di ciò che porta alla distruzione, le guerre e coloro che costruiscono le armi e studiano come condurre una guerra. Lo possiamo trovare nelle figure professionali che si basano sulla bontà di cuore come medici, insegnanti, avvocati o giudici. Ma se non si è ispirati dall’etica e dalla bontà allora i medici, come succede in india, possono prescrivere dei trattamenti e dei farmaci perché ne ricavano un tornaconto, a scopo di mero lucro. Il che è nefasto.

La bontà del cuore

Solo basandola sulla bontà, la bontà del cuore, saremo in grado di vivere una vita etica e serena. Quindi da un lato dovremo analizzarci continuamente per capire e rimediare ai ns difetti e dall’altro dovremo evitare di parlare dei difetti degli altri, perché questo atteggiamento ci impedirà di vedere i nostri e quindi di porvi rimedio.

Se non cerchiamo di riconoscere i nostri difetti non saremo in grado di vederli, e si incrementerà la nostra arroganza, invidia, gelosia, attaccamento: saremo sempre più intrattabili, perché proprio perché la nostra vita dipende dagli altri, ne risentiranno anche le nostre relazioni sociali. Non potremo comprare da altri questo cambiamento mentale, siamo noi che ci dobbiamo impegnare e ce lo dobbiamo guadagnare. Anche le persone più vicine, gli amici potranno fare ben poco.

Pensiamo che senza l’affetto e la cura dei nostri genitori non saremmo sopravvissuti. A seconda dell’intensità d’affetto ricevuto saremo quanto più sereni e tranquilli. A 14 – 15 anni si ha la sensazione di non aver bisogno degli altri e, più avanti negli anni, in base alle relazioni che si saranno instaurate con gli altri, saremo aiutati dagli altri.

Se vogliamo essere felici dovremo cercare di analizzare la nostra mente per comprenderne i difetti e migliorarla. Se invece siamo sempre chiusi ed intrattabili, gli altri non apprezzeranno la nostra presenza.

C’è stato un momento della nostra vita in cui non abbiamo avuto bisogno degli altri. Quando pensiamo male degli altri, comunque il difetto è nostro, perché il pensiero negativo nuoce in primis a noi stessi. Viceversa, una mente positiva ci porterà ad instaurare delle relazioni positive, a tenere in buona considerazione gli altri.

Quando pensiamo in modo negativi siamo forse felici? E, viceversa, quando pensiamo in modo positivo non siamo forse contenti? È semplicissimo per noi peggiorare: basta criticare, sparlare degli altri! E lo facciamo perché ne abbiamo un’abitudine consolidata, non abbiamo bisogno di sforzarci per comportarci male, ma ne abbiamo bisogno per comportarci bene.

I nostri errori sono tanti e solo se cerchiamo di riconoscerli riusciremo a cambiarli. Ed una volta realizzato il cambiamento, ne avremo dei benefici. Se, viceversa, ci si sente impotenti di fronte ai propri difetti, allora non consiglio di intestardirsi, ma di distogliersi almeno per un momento, con della buona musica, un paesaggio dolce. Se ad una persona caduta in depressione, che sta già male, diciamo che fa degli errori, sarà controproducente, perché non sarà in grado di sostenere il confronto, anzi, si deprimerà ancor di più. Quindi sarà meglio che si distoglierà.

Una situazione che potrebbe diventare problematica sono le amicizie ed i rapporti di coppia. Teniamo presente che la perfezione non esiste, che tutti noi abbiamo dei difetti. Ma nessuno espone i propri lati negativi all’inizio di un rapporto. Le cose iniziano sempre bene, ma, una volta che emergono i difetti, non si gradisce più l’altra persona ed insorgono separazioni e sofferenze.

Coltivare la pazienza

È bene conoscere approfonditamente l’altro prima di divenirne intimi, cosi si riesce meglio a costruire delle relazioni solide. Non basta che le persone siano positive, devono avere il controllo della propria mente! Quanto possiamo peggiorare se non controlliamo la nostra mente! Vedere a distanza di anni delle persone cambiate in peggio dipende dal mancato controllo della propria mente. Si può essere positivi e buoni, ma, se non si ha modo di controllare ed indirizzare la propria mente, inevitabilmente inizieranno i problemi, litigi, incomprensioni, qualcuno starà proprio male e dira: “Vado a meditare”. Ma non serve meditare. Basterebbe un po di attenzione.

Nel 2007 Sua Santità il Dalai Lama ricevette in udienza a Roma la comunità tibetana. In quell’occasione ricordo precisamente che esortò i tibetani a coltivare la pazienza. Proprio perché è normale arrabbiarci dobbiamo sempre cercare di migliorarci.

A che servono questi continui litigi? Sono forse proficui? Trasformando positivamente questo tipo di comportamento saremo sempre più sereni sia che viviamo in coppia che da soli. Esaminiamo la coppia. Conosco sia famiglie tibetane che italiane. In entrambi i casi le coppie litigano in continuazione. Lo fanno perché non hanno abbandonato la rabbia.

È una reazione utile? Ci fa star bene? Per nulla!

Anzi, è assolutamente inutile e tutte queste situazioni sono una ottima occasione di pratica. Inoltre ci si stanca moltissimo a meditare, questo è un rimedio che si pensa di adottare in queste situazioni.

Meditiamo e, come di consueto, generiamo la pura motivazione che tutti gli esseri possano trovare la felicità e le sue cause. È importante che la pratica provenga sempre dal profondo del proprio cuore.

Domanda. Cos’è la vacuità?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Si trova ovunque. Le apparenze non esistono così come appaiono: il livello più sottile di quest’affermazione è la vacuità. Anche la scuola Cittamatra lo condivide.

Ma è comunque considerato un punto di vista grossolano. Ad esempio, quando generiamo attaccamento, invidia, avarizia, ira, il che è frutto dell’ignoranza, proiettiamo sull’oggetto del desiderio delle qualità che non ha e proprio perché siamo erroneamente convinti che le detenga, ci attacchiamo all’oggetto. Nel momento dello scoppio della rabbia, vediamo l’altro in modo completamente sgradevole, se queste negatività fossero in lui davvero esistenti, dovrebbero essere sempre presenti. Ma l’oggetto non è intrinsecamente bello o brutto, esiste in dipendenza da cause e condizioni, di una designazione mentale.

Il tema della vacuità è estremamente profondo e dettagliato. Vediamo la vacuità della persona e dei fenomeni. È più facile comprenderla se lo facciamo sulla base della persona. Io sono una persona. Ma dove sono io? Dove’è il sé? Il mio corpo? Ma il mio corpo non è l’io! Allora cosa rimane? La mente, la coscienza? Nemmeno, perché la coscienza non è il sé. Dico la mia mente, ma la mente non è l’io, ma non abbiamo una sola mente ma molte, c’è la coscienza sensoriale, o quella mentale: quindi, dov’è l’io? Allora l’io non è nemmeno una delle coscienze. Allora l’io non c’è.

Ma allora la persona esiste? Certo, ma l’io la persona è solo designata sulla base dei suoi 5 aggregati. Perché? Sulla base dell’aggregato della forma o del corpo possiamo dire che è costui è alto, basso, magro, grasso, giovane, anziano. La persona convenzionalmente esiste, ma esiste in dipendenza dei suoi aggregati.

Ed è per questo che si dice che è vuota d’esistenza intrinseca.

Potete se volete approfondire studiare le 4 scuole filosofiche ed il Lamrim la Via di Mezzo ed il 6 capitolo Impegnarsi nella Via di Mezzo https://www.sangye.it/altro/?p=3259di Chandrakirti. È importante per capire la vacuità capire l’interdipendenza.

È il re dei ragionamenti.

Identifichiamo tre tipi origine dipendente: 1 origine dipendente da cause e condizioni, 2 origine dipendente che si basa sulle parti, 3 origine dipendente che si basa sulla mera designazione, quest’ultima è sostenuta solo dalla Madyamika Prasangika, perché sia la 1 che la 2 non sono in grado di asserire la completa mancanza d’esistenza intrinseca. La comprensione della vacuità ci aiuta a comprendere l’origine interdipendente e la comprensione di quest’ultima ci farà capire meglio la vacuità?

Domanda. Cosa sono Mahamudra e Dzochen?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Entrambe condividono sia la vacuità che l’unione di beatitudine e vacuità. La mente nello stato naturale è priva di afflizioni. Quando ci familiarizziamo fino ad ottenere il culmine del sentiero non c’è più differenza tra mente e felicità, né tra equilibrio meditativo e post meditativo. Le oscurazioni sono solo temporanee e non appartengono alla mente. Poiché non ne inquinano la natura, tuttavia la velano e finiamo per non apprezzare la felicita e, nel momento in cui ce ne liberiamo, apprezziamo l’autentica felicità.

La motivazione altruistica

Mercoledì 18 agosto 2021 mattino. L’importante è generare una buona motivazione, affinché tutti, ma proprio tutti gli esseri, raggiungano la felicità. Generiamo quindi una motivazione quanto più possibile altruistica, pensando alla enorme gentilezza ed ai benefici che abbiamo ricevuto dagli altri e ricambiando la gentilezza infinita che abbiamo ricevuto dagli altri, intesi come un infinito numero di esseri, non solo in questa vita ma in tutte le infinite vite passate. Facciamolo, considerando gli altri nel modo più ampio possibile, comprendendo anche gli animali, cosi evitiamo discriminazioni, e staremo meglio. Perché il pensar male ci fa star male e non possiamo sperimentare la felicità che tanto desideriamo.

Anche quando capiamo l’esigenza di migliorare il nostro pensiero, la visione degli altri, non sarà facile attuarlo, ma col tempo e la pazienza e l’addestramento mentale ci potremo riuscire. Come? Relazionandoci innanzitutto alle persone più vicine, parenti anche stretti, con cui stiamo bene ma anche male, è un rapporto altalenante. Col continuo addestramento mentale riusciremo gradualmente ad essere pazienti, anche se effettivamente è più facile star bene con gli amici che non coi propri familiari. Ma l’addestramento mentale, il controllo della mente serve proprio a questo.

Progressivamente, man mano che conseguiremo il controllo della nostra mente, riusciremo anche a comprendere i nostri parenti stretti, ricordandoci l’importanza di coltivare la pazienza con le persone che ci sono più vicine. Una volta migliorati i rapporti coi nostri famigliari, poi ci sarà più facile estendere questo approccio all’esterno. Se stiamo male a casa nostra e viviamo male con chi ci è vicino: come possiamo sperare d’essere felici?

Quando vogliamo migliorarci dovremmo iniziare a casa nostra.

Ma, come posso considerare gentile chi mi danneggia? Pensiamo che non possiamo piacere a tutti, che qualcuno sarà invidioso di noi. Ma ciò succede perché abbiamo creato le condizioni, il karma. E ci sono diversi livelli d’intensità per cui gli altri ci vogliono nuocere, comunque è nostra responsabilità.

Perché la pratica della pazienza ci permette di generare compassione?

Da parte nostra dobbiamo pensare bene, perché l’aggressività degli altri ci dà la possibilità di valutare il nostro livello di controllo mentale, quanto siamo pazienti e stiamo purificando il nostro karma e l’altro a causa nostra sta accumulando karma negativo. Proprio per questo nell’Addestramento Mentale in 8 Strofe https://www.sangye.it/altro/?p=27 si dice che dobbiamo considerare il nostro peggior nemico come il nostro maestro spirituale perché ci dà la possibilità di praticare la pazienza.

È molto importante la pratica della pazienza perché ci permette di generare compassione, compassione sincera verso l’aggressività, perché quella persona è afflitta e non dovremmo arrabbiarci ma provare compassione. Evitiamo di arrabbiarci subito, quando le cose non vanno come desideriamo, ma correggendo i nostri errori e così via via, in tal modo il nostro atteggiamento migliorerà.

Incontro tante persone diverse.

Talvolta mi fanno partecipi dei loro problemi in famiglia. Mi spiegano che i rapporti sono molto tesi sia coi genitori che coi coniugi, ed effettivamente in questi casi è difficile interagire, sia che pratichino e non pratichino il Dharma, perché tutto dipende dal controllo della mente. Se noi, che conosciamo il Dharma, ci arrabbiamo sempre e continuiamo ad arrabbiarci, il suo modo di pensare sarà sempre più chiuso. Invece di considerarli in modo negativo, dovremmo considerarli con compassione. Più passa il tempo, più la mente è abituata ad arrabbiarsi al minimo contrasto, dal momento che la sofferenza è inevitabile ed è durata tanti anni, è naturale che le persone si chiudano. Dovremmo quindi provare compassione, non tanto rabbia. Pensa piuttosto alla sofferenza di questa persona che hai di fronte e che è tanto chiusa e reattiva ed, a lungo andare, c’è il rischio che anch’io diventi come loro.

È importante saper pensare in modo giusto e corretto, il che ci permette di migliorare e risolvere le situazioni ed alleviare la sofferenza. Se desideriamo praticare bene dobbiamo ampliare i punti di vista, dobbiamo quindi fare tutto il possibile per stare meglio e per farlo dobbiamo comprendere gli altri. Se ci arrabbiamo stiamo perdendo completamente la nostra pratica.

Abbandonare l’attaccamento

La pratica del Bodhisattva è abbandonare l’attaccamento tramite l’ascolto la riflessione e la meditazione.

33 Discutere per acquisire ricchezze ed onori fa deteriorare

le capacità di ascolto, riflessione, meditazione.

Quindi, rinunciare all’attaccamento per i possedimenti dei cari, amici e sostenitori

È la pratica di un Bodhisattva. https://www.sangye.it/altro/?p=134

L’autore Ven. Togme Sampo era non solo un monaco ma un altissimo Bodhisattva, che aveva molti benefattori che lo sostenevano nei ritiri. In quanto praticanti dovremmo abbandonare l’attaccamento per benefattori e parenti che ci sostengono. Senza nutrire attaccamento per il cibo.

Non dimentichiamo che tra coloro che vanno in ritiro ci sono alcuni che lo fanno per farsi sostenere od altri che impazziscono.

Cosa significa in questo caso abbandonare l’attaccamento?

C’è un aspetto che assume rilevanza tra i praticanti.

Fintantoché non si ha abbandonato il desiderio di ricevere delle offerte o fintanto che non si ha abbandonato l’invidia verso il nostro compagno di ritiro che ha ricevuto delle offerte migliori delle nostre, non saremo degli effettivi praticanti.

Mi auguro che anche qui in Italia ci siano dei luoghi dove stare in ritiro. Questi ci sono sia in Spagna che negli USA, dove esiste il Centro Terra del Buddha della Medicina https://landofmedicinebuddha.org/ dove ci sono proprio delle piccole costruzioni apposta per i ritiri di meditazione e conobbi lì una coppia che si era costruita una casetta proprio per il loro ritiro di meditazione.

Domanda. Come affrontare i pensieri negativi?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Sai già quali sono i pensieri che ti fanno male. È già un primo passo. Quindi, lavora pian piano per eliminarli gradualmente.

Perché hai paura?

Cerca innanzitutto di mantenere il più possibile un atteggiamento tranquillo e calmo perché altrimenti generare paura non aiuta a risolvere le situazioni e tantomeno a vivere bene. Aver paura porta ad aver sempre paura, porta a pensare sempre che succeda qualcosa di negativo e si sta male e la nostra situazione di sofferenza non fa che peggiorare. Quindi è molto importante mantenere un’attitudine di consapevolezza e di controllo della mente. Tutte le nostre paure sono inutili, non ci fanno vivere bene e ci precipitano nelle angosce. Perciò è importante il controllo e la costante vigilanza sulla nostra mente.

Utilizziamo quindi sempre la nostra intelligenza ed utilizziamola bene. Se lo facciamo, acquisiamo sempre più consapevolezza della inutilità della rabbia, perciò con la nostra intelligenza cerchiamo di non cadervi, e, pian piano, la sofferenza diminuirà di molto. Lo scopo della meditazione e del Dharma è eliminare la sofferenza e conseguire la felicita.

Una meditazione analitica

Ora, cercate di osservare la mente.

Quindi, effettuate una meditazione analitica sulle vostre azioni e loro conseguenze. E, nella pratica effettiva del vostro comportamento, cercate di cambiarle, di migliorarle, e vedrete che pian piano la situazione migliorerà.

Si tratta di integrare la pratica della sessione meditativa analizzando i tuoi comportamenti, gli errori, quindi dopo, nel periodo post meditativo, cerca di mettere in pratica il modo di evitare gli errori, quindi questi due momenti si supportano l’un l’altro, il che ti permetterà di crescere meglio e la progressione sul sentiero sarà più rapida e gioiosa.

Quando viviamo incontriamo tante persone diverse, e, tramite la pratica, riconosciamo subito il nostro pensiero e cerchiamo di cambiarlo, e portiamo questo riconoscimento nella meditazione vera e propria.

Ora a pranzo c’è la coda, magari potete essere disturbati dal tempo che vi fa aspettare la persona davanti a voi, che indugia davanti al cibo che ha da scegliere: ma che senso ha? Accelera forse la mia impazienza, il mio turno di prendere il cibo? È quindi il caso di stare tranquilli.

Domanda. Ad una coppia dove non si litiga più, perché è subentrata la rassegnazione, cosa consiglia?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Vivere insieme deve essere sempre connotato dall’amore. Va bene che ci sia indipendenza, non gelosia. Ma l’indifferenza non va bene, perché non è un segno d’amore, va bene avere fiducia, altrimenti: perché stare insieme?

Mercoledì 18 agosto 2021 Pomeriggio. Sempre abbiamo la possibilità di indagare la nostra mente. Per farlo non è necessaria una sessione formale a gambe incrociate, perché abbiamo sempre la possibilità di osservare e vagliare la nostra mente. Sopratutto quando abbiamo problemi e malattie, possiamo capire i motivi che causano il nostro malessere e difetti, e cercare di cambiarli. Così, quando siamo particolarmente tristi: quelli sono i migliori momenti per capire perché stiamo male e quindi è il momento migliore per bloccare la sofferenza. Non dobbiamo in questi casi nutrire pensieri che portano ad ulteriore sofferenza.

Abbandonare le parole dure.

34 Parole aspre disturbano la mente degli altri

E degenerano la retta condotta del Bodhisattva.

Perciò, rinunciare a parlare in modo aspro e spiacevole

È la pratica di un Bodhisattva. https://www.sangye.it/altro/?p=134

Pratica del Bodhisattva è abbandonare le parole dure in quanto ne causano la caduta di condotta.

Chi intende percorrere la strade del Bodhisattva proprio perché cerca di sviluppare bodhicitta l’amorevole gentilezza sarebbe un controsenso se utilizzasse parole dure, se insultasse. Se è un vero Bodhisattva non utilizzerà mai parole dure verso gli altri. Questo è un consiglio per gli esseri ordinari che intraprendono la via del Bodhisattva. Lo dico con certezza perché un Bodhisattva è chi ha generato bodhicitta, ha iniziato un lunghissimo cammino, il sentiero graduale, il sentiero intermedio, ha generato bodhicitta ed ha praticato tecniche come eguagliare se stessi con gli altri, quindi è una persona che ha realizzato l’altruismo. Come quindi può utilizzare parole dure? Quando si realizza bodhicitta, l’amorevole gentilezza, nel proprio continuum mentale si utilizzeranno parole dolci e piacevoli, che sempre vorremmo ascoltare. Quindi questo passaggio non è rivolto ai Bodhisattva ma a chi nel Mahayana ha magari ricevuto iniziazioni tantriche prendendo impegni di fronte al maestro, promettendo di generare bodhicitta, di tenere la condotta del Bodhisattva. Ma chi usa le parole dure infrange le promesse ed i voti ed è molto negativo tutto questo.

Anche nel rifugio Mahayana si promette di operare per il bene di tutti gli esseri fino al raggiungimento dello stato di Buddha. È facile prendere i voti ed è ancora più facile infrangerli. Nella presa di rifugio, prendo rifugio nel Buddha, nel Dharma e nel Sangha fino all’illuminazione, così nei voti del Bodhisattva https://www.sangye.it/altro/?p=6252, https://www.sangye.it/altro/?p=6248 ed in quelli Mahayana https://www.sangye.it/altro/?p=10869. Chi ha preso questi voti, non solo non può rivolgersi in modo duro agli altri ma nemmeno il suo sguardo dovrebbe essere ostile, anzi, dovrebbe avere uno sguardo amorevole.

Comunque anche senza aver preso i voti del Bodhisattva o Mahayana o del tantra https://www.sangye.it/altro/?p=6256 ecc. non si dovrebbero usare parole dure, perché in questi casi commetteremmo una negatività naturale. Inoltre i voti del Bodhisattva sono più potenti di quelli del rifugio ed ancor più lo sono i voti tantrici rispetto agli altri. Se comunque manterremo una condotta onesta e positiva riusciremo a sviluppare ancor più positività. Se non ci curiamo delle nostre azioni, non solo non saremo delle persone positive ma porteremo sofferenza in chi ci sta attorno.

Se facciamo attenzione al modo in cui parliamo, comunichiamo con gli altri, ne riceveremo un riscontro positivo. Per conseguirlo dovremo creare un’abitudine che ci permetterà di parlare in modo positivo.

La nostra sofferenza è creata da tutte le nostre azioni negative mentali, verbali e fisiche.

Le parole dure possono essere vere o false. Nel Lamrim https://www.sangye.it/altro/?p=6032 si espongono le 10 azioni non virtuose https://www.sangye.it/altro/?p=6524 e le 10 azioni virtuose, ovvero l’abbandono delle 10 azioni non virtuose. Dobbiamo quindi applicare a noi stessi quello che abbiamo letto.

Le azioni non virtuose sono negatività naturali. Importante è non sminuirle, perché commetteremmo molta negatività, ancor più se abbiamo preso dei voti.

Le Quattro Nobili Verità

Mai sminuire l’importanza delle Quattro Nobili Verità https://www.sangye.it/altro/?p=3785. Sono infatti termini importantissimi, se non capiamo le Quattro Nobili Verità https://www.sangye.it/altro/?p=10772 non capiamo gli oggetti del rifugio, né perché siamo nel samsara ed il modo per poterne uscire. Dalla comprensione delle Quattro Nobili Verità https://www.sangye.it/altro/?p=4371 comprendiamo gli Stadi del Sentiero https://www.sangye.it/altro/?p=10261. Come praticare il tantra https://www.sangye.it/altro/?p=1438 senza conoscere le Quattro Nobili Verità? Il tantra https://www.sangye.it/altro/?p=3304 parla di indivisibilità di beatitudine e vacuità, ma come è possibile comprendere il concetto se non conosco le Due Verità (convenzionale ed ultima) https://www.sangye.it/altro/?p=3819 e le Quattro Nobili Verità? E, nel percorso dell’individuo di scopo superiore https://www.sangye.it/altro/?p=11445 la comprensione delle Quattro Nobili Verità https://www.sangye.it/altro/?p=6194 e delle Due Verità https://www.sangye.it/altro/?p=3824 diventa ancora più profonda. Non dovremmo rendere troppo semplicistico le Due Verità https://www.sangye.it/altro/?p=3828 e le Quattro Nobili Verità https://www.sangye.it/altro/?p=3430. Quando analizziamo la Quattro Nobili Verità https://www.sangye.it/altro/?p=8380 l’origine della sofferenza deriva dal karma e dalle azioni mentali. E, senza conoscere questo punto, non siamo in grado di proseguire.

Anche se tutti desiderano eliminare la sofferenza, basta il solo desiderio per uscire dalla sofferenza? No, cosi le Quattro Nobili Verità https://www.sangye.it/altro/?p=10182 ci danno la conoscenza del perché c’è la sofferenza ed i metodi per uscirne. Chi segue il sentiero desidera liberarsi della sofferenza. Proprio per questo intraprende la strada dell’individuo di scopo intermedio e superiore e desidera nel caso del praticante tantrico liberare tutti gli esseri dalla sofferenza ed in fretta.

Ricordiamoci delle Due Verità che vengono presentate in modi diversi dalle Quattro Scuole Filosofiche https://www.sangye.it/altro/?p=4206 indiane e non solo dal lato della Prasangika https://www.sangye.it/altro/?p=6032 perché conoscendo il pensiero delle altre tre scuole avremo una conoscenza migliore delle Due Verità.

Più studiamo meglio è, ci fa star bene, ci fa sentire felici.

Non ci sono svantaggi ma solo benefici dallo studio, che ci permette di mantenere una mente viva, anche nella vecchiaia. Se non studiamo, col passare degli anni rischiamo di perdere la memoria, e vivacità, nonostante l’età avanzata. Ci permette di conoscere il modo giusto di praticare.

Le parole dure possono essere vere se si riferiscono ad una situazione effettiva che, se palesata a noi, ci provoca sofferenza. Quando parliamo con gli altri dobbiamo far attenzione alle parole che usiamo, perché può ferire la persona e lo può fare in modo tale che può perdurare a lungo nel tempo. Inoltre può succedere che l’altro se la prenda tanto per quel che è stato detto. Perciò addestriamoci a far attenzione ai nostri pensieri in modo da procedere all’addestramento positivo della mente.

Quando abbiamo bisogno d’aiuto non ci sogneremo mai di rivolgerci in modo scortese. È estremamente importante coltivare le qualità positive della mente onesta, imparziale. E, cosi facendo, addestreremo la mente ad essere sempre più positiva, ricevendone dei riscontri positivi.

Le critiche degli altri.

Come devo pensare, in relazione alla strofa 32, quando sono gli altri a parlare male di me? Mi disprezzano e mi sminuiscono? Mi parlano duramente, mi ingannano?

In tali casi non dovremmo prendercela troppo, perché insistendo sull’evento avverso, ci facciamo del male. Siamo noi che permettiamo all’altro di ferirci, è un nostro difetto. E, come comportarsi in questi casi, se ne parla nel Lamrim https://www.sangye.it/altro/?p=6032.

Potrei dire che non mi interessa, non ho tempo per dar retta a queste cose. Questo è il rimedio più facile. Potrei quindi determinarmi a convincermi che non ho tempo per ascoltare le negatività degli altri. Se non stiamo comportandoci bene e ci viene fatto notare, in quella critica c’è del beneficio, perché è l’occasione per cambiare, e non c’è bisogno di star male. Se poi ci vengono attribuite cose non vere, allora che bisogno c’è di prendercela se non ho fatto nulla?

Se penso che queste parole ci feriscono e per giorni e mesi ed anni sto male, che senso ha tutto ciò? Forse che le parole hanno il potere di danneggiare? No, la differenza lo fa solo il nostro modo di pensare.

Non è intrinseco alla parola il potere di ferire, il che trova una dimostrazione nella pronuncia della stessa parola offensiva in una lingua sconosciuta, allora non comprendendola, non potrà in ogni caso ferirci.

Meditiamo, desiderando la felicita di tutti gli esseri augurando loro di essere disgiunti dalla sofferenza e cosi recitiamo il mantra di Tara o auguriamo semplicemente la felicità a tutti gli esseri, dedicando poi i meriti affinché tutti gli esseri siano liberi dalla sofferenza e possano conseguire la felicità.

Domanda. È possibile provare troppa compassione?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Certo che è possibile! Dipende dal grado di familiarizzazione con gli esercizi meditativi.

Domanda. Ci sono due tipi d’orgoglio, quello mondano è comprensibile. Ma, quando è divino, come attivarlo?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. L’orgoglio divino va coltivato e sorge quando fermiamo le apparenze ordinarie e generiamo l’orgoglio di esseri non ordinari: non è ottenibile con la concentrazione, col calmo dimorare. È l’unione di bodhicitta e vacuità che è il presupposto di questo orgoglio divino. Anche nelle iniziazioni è fondamentale generare bodhicitta e vacuità allorquando si conferisce un’iniziazione tantrica, ad esempio Guhyasamaja https://www.sangye.it/altro/?p=11213 o Yamantaka https://www.sangye.it/altro/?p=2913, https://www.sangye.it/altro/?p=7993 o Vajrayogini, e si dice genera l’orgoglio divino, ma non è detto che venga effettivamente generato.

Domanda. Nella quotidianità, come controllare la mente? Come evitare la proliferazione mentale, la mente scimmia? Ad es quando si aspetta il bus o in altre occasioni analoghe, come impedire alla mente di vagare?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Dipende a cosa pensi! Se pensi bene, utilizza quel tempo per pensare ancor meglio, se pensi male è il caso di cambiare. Se siamo in grado di controllare i nostri pensieri è positivo.

Domanda. Il mio compagno non segue il Dharma, ma non mi ostacola, tuttavia non vengo a Pomaia per non lasciarlo solo, cosa mi consiglia?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Va bene qualunque cosa, perché la pratica fondamentale è controllare la propria mente, quindi in tal senso va bene anche guardare un film, importante è la consapevolezza che vi porta attenzione, è l’introspezione che vi fa analizzare le vostre azioni ed in tal modo con consapevolezza ed introspezione ovunque andrete starete bene. Ti consiglio, dato che ti piace il Buddhismo ma non al tuo compagno, di mantenere un atteggiamento aperto, riconosci di evitare di certi ostacoli da sola, lavori su te stessa, vedrai che anche l’ambiente familiare sarà sempre più armonioso. Se avverti sempre più irritazione, il clima non sarà positivo e starai male. Sono di gran lunga peggiori gli ostacoli che creiamo a noi stessi rispetto a quello che ci creano gli altri. Puoi utilizzare tutto ciò come base di riflessione ed in particolare verifica se basta una battuta del tuo compagno per farti star male.

Domanda. Pazienza in italiano è spesso sinonimo di sopportazione, di tener dentro le cose che non ci piacciono. Ma è un comportamento che poi può far scoppiare.

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. È vero che molti ritengono così il significato di pazienza: pur mantenendo rancore non mostrare rabbia, ma ciò ci fa star male. Immaginiamo il rancore come un che di solido al nostro petto. Fino a quando sapremo sopportare tale rancore? Ad un certo punto questo spazio si esaurirà e la mia pazienza avrà un limite e scoppierò.. E c’è il pericolo d’ammalarsi. Ne esistono due tipi: chi, pur tenendo tutto dentro, riesce a trasformare la rabbia ed a dissolvere la rabbia, e chi non riesce ad annullare questa sofferenza e rabbia. È forse meglio esprimere subito la rabbia che tenerla dentro per tanto tempo. Perché, svanendo il senso di rabbia ci farà capire che non ne valeva proprio la pena d’essere arrabbiati. Proponetevi di trasformare la rabbia senza mantenere il rancore. E piano piano ci riusciremo.

Domanda. Può per favore spiegare la strofa 22?

22 Il modo in cui tutto appare alla mente,

la mente stessa fin dall’inizio è libera dalle elaborazioni.

Conoscere la precisa natura della realtà

E rimanere liberi dalla concezione dualistica

E’ la pratica di un Bodhisattva.https://www.sangye.it/altro/?p=134

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. I fenomeni non esistono come ci appaiono. Ma ci afferriamo alla loro esteriorità e ci attacchiamo alla loro apparenza e da qui nascono le afflizioni mentali. Quando produciamo attaccamento e rabbia, non siamo felici. Pensiamo che sono solo apparenze e non esistano come appaiono, cosi diminuiamo l’intensità del nostro attaccamento. Anche la scienza ci dice che le cose non esistono come appaiono. È importante seguire un punto di vista che concorda con la realtà. Se invece ne siamo convinti, produciamo afflizioni e sofferenza e vieppiù continuiamo nel circolo vizioso della sofferenza.

Il controllo della nostra mente

Giovedì 19/08/21 mattino. Sempre generiamo una motivazione positiva. Anche se non l’instauriamo sempre, proprio perché abbiamo dentro di noi amore e compassione verso gli altri, così la nostra gentilezza è già presente, ma occorre incrementarla, perché è spesso scostante, specialmente quando incappiamo in altri che ci trattano male o siamo in atteggiamenti troppo discorsivi, o quando si cerca un qualcosa ma non lo si trova, come il fidanzato o fidanzata, allora insorge il disappunto, lo sconforto, che porta a rabbia e chiusura.

Sforziamoci invece di avere il controllo della nostra mente, e di essere perciò vigili al nostro interno ed aperti verso gli altri. Perché solo in questo modo potremo incamminarci sulla strada della felicità e quindi dell’abbandono della sofferenza.

Se siamo immersi in questi pensieri ed atteggiamenti, sempre saremo infelici e ci sarà sempre più difficile uscirne anche perché le afflizioni si saranno incrementate moltissimo e sarà molto difficile uscirne fuori. Quindi iniziamo dal controllo dei nostri pensieri, a partire dal luogo di lavoro, in famiglia, il che ci permetterà di evitare di sprofondare nelle afflizioni mentali.

Spesso le disarmonie in famiglia, con gli amici, sul lavoro dipendono dall’orgoglio e sarà molto difficile instaurare dei rapporti con gli altri, ma anche se diciamo di essere autonomi ed indipendenti, dobbiamo comunque renderci conto che dipendiamo dagli altri.

Non dovremmo mai disgiungere la pratica del Dharma dalla vita quotidiana, sarebbe un grave errore avere da un lato la propria vita e dall’altra la pratica della meditazione.

Se i pensieri sono negativi, anche il percorso sarò negativo, viceversa: se i nostri pensieri sono positivi, tutto sarà positivo. La felicità è solo nella mente, non altrove. Le cause della nostra sofferenza sono solo mentali. Quindi evitiamo l’infelicita grazie alla pratica della gentilezza, della compassione e dell’introspezione.

L’ascolto del Dharma ci permette di migliorare la nostra mente, fino a conseguire l’apice delle realizzazioni. Come realizzarle? Cercando gradualmente di evitare l’insorgere dell’infelicità nella vita quotidiana. Tutti soffrono. Ma possiamo diminuire la sofferenza incrementando le nostre buone qualità, ma i problemi rimarranno. Quel che possiamo cambiare è la sofferenza che creiamo a noi stessi. Alcuni non hanno problemi in famiglia ed economici, ma sono sempre infelici, altri, che non sono abbienti, stanno meglio dentro di loro. Da cosa dipende? Dal fatto che sorrido a qualcuno mentre con altri sono arrabbiato?

Attenti ai nostri desideri

Non appena abbiamo dei problemi dobbiamo essere coscienti di vivere una situazione d’infelicità, di esserne subito consapevoli e di trasformarla.

È importante essere attenti ai nostri desideri in quanto sono spesso uniti all’attaccamento che è, al pari dell’ignoranza, la radice delle emozioni. Anche l’orgoglio è un’emozione molto distruttiva che ci porta a chiudere i rapporti con la persona che ci aveva espresso dei commenti sfavorevoli. L’orgoglio può portare a gravissime situazioni limite.

Così anche l’egoismo, che ci fa considerare noi stessi come i più importanti e ciò distrugge la felicità. Chiediamoci perché l’orgoglio e l’attaccamento sono negativi, perché sono le cause della sofferenza? Se lo comprendiamo, allora cerchiamo di distruggere l’orgoglio, perché ci danneggia, cerchiamo di annientare il nostro egoismo perché ugualmente ci danneggia.

Capendo che l’orgoglio porta solo alla nostra infelicità, dovremmo abbandonarlo.

Eliminare le afflizioni al loro primo apparire

35 Una volta abituati alle afflizioni mentali

È difficile contrastarle con antidoti.

Quindi, con memoria ed introspezione, impugnando l’arma dell’antidoto,

Eliminare l’attaccamento e le afflizioni mentali nel momento in cui affiorano

È la pratica di un Bodhisattva. https://www.sangye.it/altro/?p=134

Se lasciamo che le nostre afflizioni mentali si manifestino, allora queste si instaurano, creano un’abitudine. Dobbiamo cercare di eliminare le afflizioni al loro primo apparire, in tal modo impediamo che si consolidino nel nostro continuum mentale.

Rimarco sempre l’importanza di avere il controllo della nostra mente, in tal modo riusciamo a far si che le afflizioni non trovano spazio per manifestarsi, così non si precipita nelle afflizioni. Perciò dico spesso di cercare di evitare reazioni incontrollate, rabbia, pensieri negativi, perché è una pratica che ci evita di star male, saremo così sereni, non saremo in preda alle afflizioni, non saremo in preda alla nostra infelicità. Per coloro che sono abituati a comportarsi negativamente può essere difficile, ma per gli altri non lo è. Se non facciamo attenzione è possibile che anche noi diventeremo così, e non sa affatto felice, perché sa sempre confuso.

Invece di provare fastidio cerchiamo pian piano di coltivare compassione verso queste persone perché sono infelici. Possiamo poi comportarci in modo simile in tutte le situazioni della vita, perché troveremo sempre chi ci crea problemi.

Se riusciremo a trasformare la nostra mente, capiremo che se in passato anche noi stavamo male, ora stiamo meglio e capiamo che l’errore era nostro, ovvero che la situazione di per sé non ha il potere di renderci infelici. Cosi capiamo che il difetto non sta nella circostanza ma in noi. Per questo i Bodhisattva pregano per trovare problemi e difficolta. A quel punto i Bodhisattva pregano e si impegnano per il benessere dell’altro, considerandolo per la sua sofferenza. Sembra assurdo che ci sia qualcuno che sia contento di vivere le sofferenza. Lo fa per la profonda consapevolezza di volere aiutare gli altri sofferenti. Qualcuno pensa che se qualcuno è tranquillo e sereno e poco irascibile, allora lo si considera una persona fredda, priva d’emozioni.

Domanda. Il perdono è intrinseco nella compassione?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Si parla non tanto di perdono, ma di chiedere scusa quando si sono commessi degli errori.

Domanda. Potrebbe riassumere brevemente le prime due scuole filosofiche, escluse Chittamatra e Prasangika?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Le visioni filosofiche della Vaibashika https://www.sangye.it/altro/?p=6032 e Sautantrika non sono tanto difficili da comprenderle.

Per la Vaibashika tutti i fenomeni impermanenti sono verità ultime e sono stabiliti per loro natura e per la Sautantrica i fenomeni non sono in grado di sostenere una funzione, utile sono i concetti di impermanenza grossolana e sottile o mancanza del sé così come viene asserito dalle scuole superiori, cosi per la Sautrantrika i fenomeni sono permanenti ed impermanenti, per la Vaibhashika i fenomeni funzionanti possono essere sia permanenti che impermanenti e tutto ciò che è permanente è funzionante, ma sto ovviamente semplificando, entrambi asseriscono sia la mancanza del sé che l’impermanenza grossolana e sottile, quindi tutte sono d’accordo sull’impermanenza sottile e grossolana. Sulla mancanza del sè della persona, sono tutte d’accordo che non esiste di un autonomo e non esiste un sè autonomamente esistente, per i Prasangika sono aspetti della mancanza del sè della persona grossolana, la mancanza del autosufficiente autonomamente esiste è la mancanza del sè sottile e tutte sono sono d’accordo. La mancanza del della visione ultima: ma per i Chittamatra anche i fenomeni sono privi di un sé.

L’importante è che ci sia l’intenzione di giungere a quel punto e la determinazione a voler arrivare a quell’obiettivo.

Domanda. C’è bisogno d’un maestro?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Non avere fretta d’incontrare un maestro spirituale. Importante è ricevere insegnamenti. Non c’è certezza della correttezza della propria scelta se si è indotti dal suggerimento degli altri, perché magari è perché è un maestro famoso. Non necessariamente lo devi considerare il tuo maestro, ma puoi considera il maestro da cui ricevi gli insegnamenti come un amico spirituale. Inoltre ci sono 10 qualità che il maestro https://www.sangye.it/altro/?p=6524 deve possedere, poi ci sono almeno le minime qualità che il maestro deve possedere. Se non possediamo le qualità di un discepolo possiamo avere davanti un Buddha e non capirlo.

Domanda. Come seguire gli insegnamenti verso obiettivi futuri?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Non c’è nulla di male nel perseguire obietti futuri, anche un Bodhisattva è teso alla buddità, ma quel che si deve fare nel presente è osservare la nostra mente, quindi essere presenti, seri, tranquilli nella vita quotidiana.

36 In breve, ovunque tu sia e qualsiasi cosa tu faccia,

Esamina sempre lo stato della tua mente,

con continua memoria ed introspezione:

beneficiare gli altri

è la pratica di un Bodhisattva. https://www.sangye.it/altro/?p=134

Queste sono le pratiche del Bodhisattva, anche se non lo siamo, possiamo cecare di emularli, perciò anche noi dobbiamo sempre cercare di applicare la consapevolezza e la pazienza, altrimenti saremo sempre sopraffatti dalle emozioni, agendo per gli altri non solo realizziamo il beneficio altrui ma ci impegniamo anche per il nostro beneficio.

Ci sono tanti tipi d’introspezione, qui si tratta di stare attenti alla nostra mente, essere coscienti è la consapevolezza e vagliare, esaminare la nostra mente è l’introspezione. Entrambi: consapevolezza ed introspezione se li esercitiamo migliorano e funzionano sempre meglio nel capire sempre più chiaramente la nostra situazione. Altrimenti non riconosciamo le nostre azioni come errori. Come due persone che dopo essersi arrabbiate anche quando si sono calmate rimane in loro la presunzione d’essere nel giusto. Dobbiamo riconoscere che l’errore è nostro e lo facciamo grazie alla consapevolezza e l’introspezione. Se non riconosciamo la rabbia come difetto mentale non possiamo cambiare. È importante analizzare il nostro comportamento.

Consapevolezza è riconoscere che stiamo sbagliando, l’introspezione ci fa scoprire l’afflizione mentale al suo primo sorgere.

L’obiettivo della meditazione è ottenere la felicita che parte dal cambiare il nostro modo di pensare e dal comportamento corretto che si basa sul controllo della nostra mente.

Tutti questi consigli di riconoscere e praticare i nostri difetti senza lasciare che prendano il sopravvento, sono tutti indirizzati agli umani, ma ci sono tanti altri esseri. Gli animali possiedono il corpo e la coscienza, ma non possono né leggere né scrivere, né parlare in modo appropriato come gli umani. Abbiamo tutti gli strumenti per migliorare ed abbiamo la potenzialità per farlo. Abbiamo la possibile di parlare, anche in modo piacevole, ed in questo modo possiamo rendere felici gli altri. Usando bene questo corpo possiamo ricavare il massimo vantaggio proprio dal fatto di possederlo. Altrimenti, se usato male, possiamo fare molti danni. Corpo parola e mente sono le 3 caratteristiche speciali che ci contraddistinguono, se non le usiamo appropriatamente, possiamo andare incontro a situazioni molto gravi.

L’uomo è veramente in grado di distruggere, cosi di costruire.

Nel Lamrim https://www.sangye.it/altro/?p=3762 si dice che dalla preziosa rinascita umana https://www.sangye.it/altro/?p=423 il primo obiettivo, quello inferiore, è di rinascere come umani, il 2° obiettivo, quello intermedio, è d’ottenere il nirvana la liberazione, il 3° è d’ottenere il nirvana lo stato di Buddha. Lasciando perdere queste caratteristiche, se impieghiamo male la nostra vita non faremo altro che farci del male e precipitare in una spirale di malessere sempre peggiore. Tutti questi consigli sono volti al controllo della nostra mente: per riconoscere le afflizioni, per fermarle, se non cambiamo la nostra situazione non solo saremo infelici, ma faremo star male anche i nostri cari.

Tutte le emozioni che viviamo sono mentali. Innanzitutto c’è una mente che decide di mettere in pratica un’azione verbale o fisica. Tutto nasce dalla mente, dai pensieri.

Nel Lamrim https://www.sangye.it/altro/?p=11445 e nel Bodicharyavatara https://www.sangye.it/altro/?p=2346, https://www.sangye.it/altro/?cat=15 di Shantideva https://www.sangye.it/altro/?p=2340 gli umani non desiderano la sofferenza, ma pare che non la desiderano ma continuano a compiere azioni che portano alla sofferenza e rifiutiamo le azioni che portano alla felicità.

Tushita è la terra pura che si consegue con molta pratica, mentre gli inferni sono all’opposto. Un lama con chiaroveggenze pose in dubbio che gli inferni fossero tanto terribili perché, grazie alla sua chiaroveggenza, era in grado di vedere che erano molto affollati, quindi pareva che fossero molto richiesti, mentre, vedendo pochi a Tushita, pareva che fosse poco ambito.

Quanto più avremo controllo della nostra mente tanto più potremo affrancarci dalle afflizioni mentali.

Venerdì 20/08/21 mattino. Iniziamo generando una buona motivazione affinché tutti gli esseri siano liberi dalla sofferenza e possano conseguire la felicità. Ma non basta augurarlo, occorre impegnarci per capire da dove proviene il nostro malessere interiore e generare amorevole gentilezza almeno per quelli che ci stanno più vicino. Ci può risultare più semplice essere gentili coi nostri amici che incontriamo una volta la settimana o ancora più raramente. Ma può essere difficile essere gentili con chi vediamo tutti i giorni: i nostri familiari, ad esempio. Con loro spesso si vivono momenti alterni, di alto e basso. Si finisce magari per litigare spesso.

È bene cercare altrove la nostra felicità? Perché cerchiamo sempre la felicità negli altri? All’inizio mostriamo sempre il nostro lato migliore, poi col passare del tempo ci sono i problemi e pian piano la coppia si separa. Queste circostanze sono ottime possibilità per la pratica e dobbiamo cercare di non perderle, di non farcele sfuggire.

Se siamo sempre infelici perché non controlliamo i pensieri e la nostra mente dipende da noi, è un nostro difetto. Se tuttavia ci impegniamo riusciremo a cambiare il nostro modo di pensare e staremo meglio ed anche la nostra salute fisica ne beneficerà.

Possiamo addestrare la nostra mente, è un dato di fatto, la mente, attraverso l’addestramento, può essere portata al suo culmine.

Se non possiamo impedire l’invecchiamento, possiamo rallentarlo, come? Addestrando la nostra mente a comportamenti positivi. Con l’allenamento riusciamo a migliorarla, riusciamo ad avere pace e serenità. Non c’è limite al miglioramento della mente, mentre, pur prendendocene cura, il nostro corpo invecchierà.

Mio padre fino a 96 anni faceva molte circumdeambulazioni attorno al monastero. Ma a quel punto si è lasciato andare, ha iniziato a non muoversi più ed ha iniziato ad invecchiare molto più velocemente, finché ha lasciato il corpo. Il nostro corpo può andare facilmente incontro a malattie.

37 Quindi, le virtù accumulate con questo sforzo

per eliminare la sofferenza di tutti gli esseri,

tramite la saggezza delle tre sfere pure,

dedicarle all’illuminazione

È la pratica di un Bodhisattva. https://www.sangye.it/altro/?p=134

Le virtù accumulate, gli esseri sono privi di vera esistenza, mai dobbiamo dimenticarci della dedica non importa quanto sia ampia e profonda. L’ideale è generare la dedica con la realizzazione della vacuità, altrimenti generate la consapevolezza che i fenomeni siano privi d’esistenza intrinseca. Possano tutti gli innumerevoli esseri ottenere il risveglio, quanto più consideriamo positivamente gli altri tanto più efficace diventa la nostra dedica.

Pur non conoscendo tutti gli esseri, come possiamo capire quanto consideriamo gli altri esseri? Iniziamo dalla sensazione che proviamo quando ci sono molte persone.

Come sto? Che reazione ho?

Con una tale mente che non è scevra d’atteggiamenti negativi, capiamo che anche se ci auguriamo che tutti gli esseri siano liberi dalla sofferenza, questa non può essere una motivazione completamente pura, perché dentro di noi non lo siamo.

Anche nel Lamrim si invita ad eguagliare sé stessi con gli altri https://www.sangye.it/altro/?p=3661, visualizzando anche i nemici. Quando riusciamo a generare equanimità nei loro confronti sicuramente riusciremo a provare sentimenti positivi verso tutti gli altri esseri. Dovremmo giungere al punto di provare nei confronti di tutti gli esseri l’amore che una madre prova per il proprio figlio. Se ci addestriamo, senz’altro possiamo giungere a questo livello.

Quanto più inoltre riusciamo ad avere comprensione e convinzione delle nostre infinite vite passate tanto più riusciremo a progredire nel nostro cammino spirituale. Il che ci fa capire le connessioni con ciascun essere.

Non ricambiare la gentilezza, l’essere ingrati è molto negativo.

Praticare è guardare sé stessi

Generare l’amorevole gentilezza ci evita di compiere azioni negative, ci rende più sereni e pure coraggiosi.

Quando dedichiamo i nostri meriti affinché tutti gli esseri senzienti possano non soffrire, lo facciamo perché generiamo amore. Ma se poi, incontrando persone estranee, avvertiamo un atteggiamento scostante vs gli altri esseri, non è un controsenso? È chiaro che c’è qualcosa che non torna.

Praticare è guardare sè stessi, individuare i propri difetti ed impegnarsi ad eliminarli. Questa è la base del cammino spirituale. Anche nel Lamrim e nel Bodsattvachariavatara Shantideva non c’è certezza che le nostre relazioni rimangano tali.

Il difetto sta nel modo in cui consideriamo gli altri.

Da un lato abbiamo la condotta, ovvero la non violenza, la migliore è l’altruismo, il minimo è di non danneggiare, eliminare la discorsività negativa verso gli altri. A causa di questi pensieri possiamo danneggiare sia il nostro rapporto con gli altri, sia noi stessi. L’altro aspetto fondamentale del Buddhismo è l’origine dipendente.

È importante eliminare qualsiasi tipo di pensiero ostile verso gli altri, perché, se non lo facciamo, finiremo per danneggiare noi stessi. Probabilmente aiutiamo gli altri, o facciamo finta di farlo. Anche quando aiutiamo, non è poi così disinteressato il nostro aiuto. Analizzando possiamo giungere ad analizzare molti punti di vista diversi.

Domanda. Come si fa a realizzare la vacuità?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Ascoltando, riflettendo, impegnandosi nella comprensione della vacuità, leggere testi, 6° capitolo impegnarsi nella via di mezzo https://www.sangye.it/altro/?p=3259 sezione finale del Lamrim di Lama Tzong Khapa, meditare sulla mancanza sé della persona, acquisire la realizzazione diretta della vacuità, se siete veramente interessati dovreste leggere le 4 scuole filosofiche, evitando di crearci una nostra idea di vacuità, magari simile a quella un praticante della Chittamatra, oppure pensando che la vacuità sia il nulla. Per una profonda comprensione della vacuità Chittamatra, Madyamika Svatantrika e Prasangika, fondamentale è comprendere l’origine interdipendente di causa effetto, di parti, di designazione mentale. Come si stabilisce la mancanza di esistenza intrinseca e di vera esistenza? Dobbiamo avere la comprensione che nessun fenomeno esiste indipendentemente da altro, di per sé. Quando parliamo di vacuità di esistenza intrinseca, descriviamo la realtà profonda dei fenomeni, che non esistono né sono mai esistiti intrinsecamente.

Ci sono molti ragionamenti per conseguire la realizzazione della vacuità. Se pensiamo che gli oggetti esistono intrinsecamente, che sono stati creati ci sono dei ragionamenti per cogliere l’essenza dei fenomeni: la loro mancanza di esistenza intrinseca: la vacuità. Noi tutti, tutti i fenomeni sono impermanenti, cambiano, cessano, muoiono ed è l’impermanenza grossolana ma in ogni momento stiamo cambiando, ci stiamo disintegrando: questa è l’impermanenza sottile. Non comprenderla ci fa procrastinare le azioni, ce le fa rimandare al domani, ci fa credere di avere ancora molti anni davanti. Un segno dell’afferrarsi a noi stessi è di rallegrarsi per la solita frase di complimento: “ma non sei cambiato affatto, sei sempre uguale!”

Domanda. Quando ci si confronta con sofferenza tra madre e figlio e fratelli, come può il Dharma aiutare in queste situazioni?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. La pratica è capire qual’è la natura del disagio che proviamo. Perché ora sto male? Sto soffrendo? Attenzione a non scaricare la colpa sull’altro! Cosa scatta in me quando loro mi mostrano quell’espressione, magari di rabbia? Ora siamo qui e conoscendo il Dharma https://www.sangye.it/altro/?p=9268 non lo conoscono, e sarebbero sempre immersi nelle afflizioni, come posso pretendere che loro che non conoscono il Dharma https://www.sangye.it/altro/?p=5798 abbiano delle reazioni appropriate? Ma non hanno gli strumenti per affrontarle queste situazioni. Anzi siamo noi che conosciamo il Dharma a doverli applicare, a correggere il nostro comportamento. È naturale che loro si comportino così.

Tutti i desideri che ci portano all’insoddisfazione sono negativi.

20/08/21 pomeriggio. Nella dedica è bene includere l’infinito numero di esseri senzienti. Ci sono diversi livelli di rabbia, la più negativa è verso le persone, ancor più verso i nostri genitori, i nostri maestri, i Bodhisattva https://www.sangye.it/altro/?p=8505 in un secondo distruggiamo un’infinita quantità di meriti. Ma non sappiamo chi è un Bodhisattva. Le qualità interiori non si riconoscono dall’aspetto fisico, dall’apparenza esterna. Perciò è necessario avere il controllo della nostra mente, se lo facciamo evitiamo che la rabbia diventi un’abitudine, stiamo male e queste negatività diventano intense. A volte ci possiamo irritare anche solo se qualcuno ci saluta o ci dice aspetta. La pazienza è una delle qualità più importanti. Quando metterla in pratica? Proprio nei momenti in cui serve.

L’intensità e l’efficacia della nostra dedica dipende proprio dalla effettiva sincerità ed intensità. Lo stesso dipende dalla qualità ed intensità della vacuità che riusciamo a generare e da ciò dipenderà la nostra dedica.

Non protrarre, procrastinare la pratica delle azioni positive, perché è più importante la qualità della quantità, cercando di mantenere la circumdeambulazione e compiamo la nostra pratica per il beneficio di tutti gli esseri.

L’autore delle 37 Pratiche è un famoso Bodhisattva.

Nella Pramanavartica o trattato sulle cognizioni valide si dice che le persone che provano invidia per gli altri non riusciranno a ricavare benefici da questo testo. Quando proviamo troppo attaccamento per le azioni ordinarie, non riusciremo a praticare bene. Non dovremmo essere invidiosi degli altri che praticano bene e raggiungono delle virtù. Vediamo altri che recitano mantra, meditano, tra loro ci possono essere alcuni che ci piacciono o meno. Ebbene, dovremmo essere sempre equanimi verso di loro.

Sabato 21/08/21. Generiamo una buona motivazione, il che è un punto fondamentale. Quando parliamo di allenamento mentale per migliorarci, dobbiamo verificare se ci siamo comportati in modo coretto e tenendo costantemente sotto controllo la vostra mente, in tal modo sarete in grado di verificare se il vostro comportamento sarà stato aderente agli insegnamenti e se lo è stato dovrete solo rallegrarvene.

Può succedere che la motivazione non sia elevata, tanto che poi stiamo male, proviamo infelicità, che diventa d’ostacolo per la generazione di una motivazione positiva.

Chi non ha problemi. E spesso sono inevitabili. Perché magari abbiamo problemi con un parente stretto che vive con noi, ed è ovvio che vivendo con queste persone che ci provocano malessere ne saremo coinvolti, anche se non dipende da noi.

La felicità di una famiglia dipende da tutti i membri.

Cosa puoi fare da te stesso?

Sulla base della tua responsabilità puoi instaurare la tua pace mentale, capendo che tutti nella vita sperimentano problemi. Se vogliamo conquistare la pace ed eliminare la sofferenza, lo facciamo con le condizioni avverse, e, su quella base, cerchiamo di realizzare la nostra equanimità, tranquillità mentale e così via.

Non voglio dire che nelle nostra mani c’è solo il controllo della nostra mente e del nostro modo di pensare, dobbiamo capire che se riusciamo a risolvere il problema, bene, se la soluzione è andata a vuoto riproviamo in altro modo, ma non c’è motivo di scoraggiarsi, perché in ogni caso mi sono attivato per risolvere quella situazione.

Se alla mancata soluzione aggiungo anche la mia insoddisfazione, la mia delusione, che vantaggio ne ho? Non risolverò certo il problema, anzi peggiorerò la mia situazione.

Per progredire nel sentiero dobbiamo cercare d’essere confusi il meno possibile. Se non cambieremo il nostro stato di malessere quotidiano, saremo sempre irascibili e staremo sempre male, e sempre meno coltiveremo la pazienza. E, senza coltivare la pazienza, come potremo progredire lungo il cammino spirituale?

Anche se non si desidera coltivare rinuncia e bodhicitta, comunque tutti vogliono vivere in pace, ed anche in famiglia occorre vivere bene, e per farlo dobbiamo offrire ciascuno il proprio contributo. Prestare attenzione al modo in cui pensiamo e di conseguenza promuovere un cambiamento, non appena le situazione cambieranno c’è il rischio che anche noi diventeremo negativi ed ad un certo punto questa nostra vita finirà e non avremo vissuto in modo proficuo.

Non risolviamo i nostri problemi coi congiunti lasciando la famiglia o cambiando partner, perché le situazioni conflittuali si ripresenteranno sempre, se non abbiamo realizzato un cambiamento dentro di noi, altrimenti saremo sempre insoddisfatti, quindi staremo male. Sta a noi analizzare noi stessi se possiamo identificarci in tutto ciò. Interroghiamoci se potrò avere la pace, la liberazione, riusciremo a star bene in questa vita? No, perché la nostra mente non riesce ad essere pacifica. E lo possiamo fare facendo attenzione al modo in cui la cerchiamo. Allora, se ci impegniamo, riusciremo a realizzare i vari stadi del sentiero, a vivere in pace e stare sereni.

In accordo ai significati spiegati nei sutra, nei tantra e nei trattati, 

e al seguito delle istruzioni degli esseri puri,

ho composto le 37 pratiche dei figli dei vittoriosi. 

Poiché la mia intelligenza ed il mio addestramento sono limitati,

questi versi non delizieranno gli studiosi. In ogni caso, 

poiché si basano sui sutra e sulle parole degli esseri santi, 

penso che essi rappresentino la pratica non erronea dei figli dei vittoriosi. 

Tuttavia, per una persona dalla mente inferiore come la mia

è difficile penetrare la profondità delle grandi onde di azioni dei figli dei vittoriosi, 

perciò prego gli esseri puri di perdonare i molteplici errori,

contraddizioni, mancanza di attinenza e così via. https://www.sangye.it/altro/?p=134

Penso che sia questa la pratica non erronea dei Bodhisattva poiché sono insegnamenti che si basano sui sutra e sulla pratica corretta dei santi. Sono parole che ci insegnano a ridurre l’orgoglio e propagano errori e fraintendimenti. Se si studia il Dharma e si diventa sempre più orgogliosi significa che non si è tratto alcun beneficio da quello studio. Se siamo orgogliosi siamo noi stessi sofferenti.

A scuola non si parla delle qualità della pazienza, anzi insorge l’orgoglio, e non c’è nulla di speciale ma l’assurdo è quando insorge orgoglio, invidia studiando il Dharma. Sua Santità il Dalai Lama parla spesso dell’importanza d’inserire un curriculum d’etica universale nelle scuole. I bambini ed i ragazzi sono il nostro futuro e, se c’è in loro la pace, allora la pace fiorirà nel mondo.

Altrimenti avremo la prova di quanto gli esseri umani, proprio perché intelligenti e capaci, siano in grado di distruggere il pianeta.

Questi programmi di etica laica, portano al ragionamento: quello di far capire ai ragazzi che questo porta alla felicità, sicuramente porta a benefici, ma non per tutti e non del tutto. Perché dipende non solo dal sapere ma dall’effettivo cambiamento. Non tutti i ragazzi godono degli stessi benefici perché dipende dagli effettivi cambiamenti, il che mostra che la difficolta sta nel cambiamento di radicate abitudini mentali. Da tempo senz’inizio ci siamo abituati e radicati in comportamenti per nulla etici. Ma dobbiamo insistere nel cercare di cambiare, perché, altrimenti non solo il cambiamento sperato non si avrà, ma andremo incontro ad ulteriore sofferenze, per sé e per gli altri.

Generalmente, all’inizio il primo contatto col Buddha Dharma https://www.sangye.it/altro/?p=4296 porta a dei benefici, porta a modificare degli aspetti. Successivamente, se non si modifica tutto ciò che è sbagliato, si diventa arroganti, orgogliosi, ci si sente superiori agli altri. E si vanificano gli sforzi iniziali. Se siamo molto orgogliosi non riusciremo ad eliminare i nostri difetti.

Buddha Sakyamuni, per insegnare ai deva, che sono attraenti e luminosi ma anche molto pieni di sé, e poiché il troppo orgoglio non permette di comprendere gli insegnamenti, a tale scopo diventò ancora più bello e così diede insegnamenti ai deva.

Sono i nostri, insegnamenti che si basano su insegnamenti validi. Basatevi sempre sull’ascolto e riflessione, l’analisi, sempre mettendoli in discussione.

Domanda. Che differenza c’è tra invidia e gelosia?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Sono uguali.

Domanda. Può fare un esempio di origine interdipendente?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Origine dipendente di risultato, di parti che dipendono tra loro, ad esempio: il corpo è fatto di molte parti interconnesse, e ciascuna delle parti è costituita da altre parti e sempre più. Anche la più piccola parte del nostro corpo non esiste indipendentemente, ma in relazione ad altre parti.

Siamo giunti a ciò con la meditazione per cui nulla esiste che non dipenda da altro. Ed anche la scienza è d’accordo.

L’origine dipendente come mera designazione è che quando cerchiamo un fenomeno non lo troviamo, è solo una designazione, come ad esempio la persona.

Domanda. Come lasciar andare quella sofferenza che si manifesta come un vuoto interiore?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. La mia è solo un’opinione parziale, che va verificata. Hai avuto probabilmente un esperienza negativa, che trascurata, è all’origine del tuo malessere.

Sabato pomeriggio. Solo insistendo sui nostri comportamenti possiamo cambiare noi stessi, in modo altruistico e generoso, senza aspettarci nulla dagli altri, anzi, considerando che gli altri non esercitano alcun controllo mentale. Altrimenti c’è il pericolo di diventare sempre piu chiusi, di non desiderare di incontrare gli altri, né tantomeno di parlare con loro. Abbiamo bisogno di relazioni con gli altri, ma dobbiamo fare attenzione, se l’altro è particolarmente intrattabile, vediamo di esaminare le situazioni, di valutarle. Anche le persone che ci piacciono e che ci sembrano positive, talvolta possono esprimersi in modo strano, ed allora facciamo attenzione a non giudicare e tantomeno a non controbattere negativamente.

Alla gente piace molto criticare gli altri, ma non analizza sé stessi. Quindi evitiamo di criticare gli altri e facciamo attenzione ai nostri pensieri e quindi a come parliamo.

Le critiche possono essere rivolte a noi stessi ed agli altri, cerchiamo di fare attenzione, analizziamo come ci siamo comportati ed in tal modo pian piano riusciamo a cambiare. Possiamo anche non conoscere le persone che sono solite a criticare. Da parte nostra facciamo attenzione a noi che critichiamo gli altri e viceversa. In entrambi i casi facciamo attenzione. Quando abbiamo questa tendenza a criticare, non è forse che abbiamo un qualche malessere ed infelicità?

Quando sentiamo delle critiche verso di noi e non sono veritiere, evitiamo di alterarci.

Facciamo sempre attenzione perché è tutto relativo, in quanto dipende dalla nostra od altrui infelicità, il che è del tutto instabile.

Non possiamo piacere a tutti

Essendo in tanti, è normale che non possiamo piacere a tutti. Anche noi discriminiamo. Diamo quindi per scontato che ci sono quelli che ci lodano come quelle che ci criticano. In tal caso ne siamo consci, lo sappiamo che è così e siamo pronti e sappiamo che può succedere. Quando si pensa in questo modo anche il potere della nostra mente non è intenso e siamo piuttosto instabili. E così siamo più felici. Non potremo mai essere felici se il nostro concetto di felicità comprende che tutto vada nel modo esatto, che vogliamo e che tutti siamo gentili, perché noi crediamo di essere gentili. Ma è possibile? Visto che è così, sorgerà infelicità? E da dove sorgerà? Dalla mente! Se ci alleniamo in questo senso fermiamo la sofferenza che sorge in tale atteggiamento. Nel Lamrim e nel shatid potete trovare ulteriori elaborazioni.

Non dovete trovare piacere nelle lodi, perché possono incrementare il nostro orgoglio ed alimentare il desiderio di trovare delle persone che si comportano in tal modo, che ci lodano. E, dato che non sarà possibile, andremo incontro a disillusioni, a sofferenza. Quando veniamo lodati, dobbiamo verificare se sono vere e, se non lo sono, perché dobbiamo essere contenti se non è vero? Ugualmente non dovremmo provare tanto fastidio per le critiche, perché potrebbero diventare di beneficio. Perché, magari, stiamo generando orgoglio e questo è un monito per migliorarci.

Trovare chi ci critica può aiutarci a diminuire l’orgoglio.

Ma alcuni, se criticati intensamente, possono provare molta infelicità e sofferenza dalle critiche, pensando di non piacere a nessuno. Anche questo è sbagliato.

È vero quello che mi dicono?” – si chiedono.

Se l’altro sta mentendo, che senso ha arrabbiarci?

Se ci arrabbiamo, diventiamo negativi come quella stessa persona che mi calunniava.

Se invece era una critica vera, grazie a queste parole posso cambiare, è il beneficio della critica.

In Tibet diciamo che le persone che ci tengono a te, non usano parole dolci. Ma anche chi non ci vuole bene non ci parla dolcemente.

Chi è veramente onesto, ci dice le cose così come sono, ed è benefico. Un vero amico ci dice le cose così come sono, ad esempio: i genitori.

Nel Bodishattvacharyavatara si dice:Non essere triste se ti criticano, perché nel mondo c’è anche chi ti loda e viceversa non rallegrarti se ti lodano. Il che aiuta a controllare la mente, a valutare l’importanza dei propri pensieri, a riportare la mente in equilibrio.

Valuta sempre le circostanze e, quando vedi che commetti errori, impegnati a correggerli, così instauri un’abitudine proficua.

Ognuno dovrebbe innanzitutto a guardare ai propri difetti

Domanda. Che relazione c’è tra mente e materia?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Sicuramente c’è relazione, pensiamo ai Cinque Poteri Sensoriali. Il cervello è materia, le sensazioni sono connesse al cervello, ma la mente sottile della morte non ha più relazione con la materia grossolana. Ci sono infatti casi in cui il corpo non si decompone subito dopo la morte. Il Buddhismo lo spiega con la presenza della mente sottile nel corpo, che degenera nel momento in cui esce. Trovate spiegazioni in tal senso nel Lorig menti e cognizioni, nei 51 Fattori Mentali https://www.sangye.it/altro/?p=7336, nei trattati sulle scuole o sistemi filosofici, per gli aspetti della mente sottile è nel tantra che si studiano le menti estremamente sottili.

Le vite passate e future si realizzano grazie alla mente, grazie a ciò che ha forma la mente, in relazione alla coscienza mentale: mente, materia e fattori di relazione non associati.

La meditazione sulla pazienza va fatta quando gli altri ci parlano male e ci vuole abilità nel farla. Se la persona è ricettiva si può parlare con l’altro, ma non sappiamo quale sarà la sua reazione, la situazione potrebbe anche peggiorare. Bisogna vedere qual’è il proprio livello di pazienza. Se vediamo che non riusciamo a mantenere la pazienza, allora è meglio allontanarsi.

È bene evitare tutte le situazioni che senza motivo ci fanno perdere la pazienza, altrimenti staremo male. Anzi, molto male. E si instaurerà un’abitudine nefasta. Mai mantenere rancore, appena viene meno la rabbia, riflettiamoci, senza rancore, ripromettendoci di non comportarci più cosi.

Domenica 22/08/21. Generiamo la motivazione altruistica di beneficare tutti gli esseri.

Probabilmente siete stati bene in questi giorni, ma non pensate che è una seccatura tornare a casa con la propria famiglia e di tornare al lavoro.

Pensate invece che potete fare ovunque questo tipo di pratica e generare questa consapevolezza. Non c’è bisogno di essere qui per farlo.

Se non si fa sempre attenzione alla propria mente, non saremo mai felici, potremo cadere in depressione.

La felicita o l’infelicità non dipendono dalle condizioni esterne.

Anche qui potrete essere entusiasti ma poi, conoscendo la situazione e comprendendo che anche qui siamo nel samsara, potreste avere il desiderio di allontanarvi. Se non cambiamo dentro di noi, finiremo per stare sempre male. Ascolteremo discorsi che ci faranno star male. Non si tratta di cambiare il luogo dove viviamo, ma i nostri pensieri. I miei problemi derivano forse dall’esterno? O dipendono da me? Ad esempio, con la pandemia c’è chi sta male o molto male, pur senza essere stato contagiato dal virus e cadere ammalato. E c’è chi invece reagisce bene.

In india ci sono moltissimi poveri, che non hanno da mangiare. Ma quando riescono ad avere degli aiuti, non sono tristi, riescono anche a ridere.

La sofferenza è inutile. Dovremmo smettere di compiere azioni negative, distruttive. Èd è tutto mentale, perciò dobbiamo sempre avere sotto controllo la nostra mente, il che è importantissimo. È normale che ovunque, anche in famiglia e sul lavoro, avremo problemi, quel che è grave è aggiungere altra sofferenza.

Se cerchiamo di impegnarci, ci riusciremo e, pian piano, smetteremo di soffrire. Noi desideriamo essere felici, ma stando male, creando la nostra sofferenza, ostacoliamo il nostro cammino verso la felicità. Tutti, chi più e chi meno, hanno problemi nel mondo.

Lo sforzo maggiore dev’essere nostro, perché siamo noi a cercare di star meglio, a volerlo. La felicità tanto anelata non consiste nel trovare persone che ci rendono felici, ma anzi la felicità è vivere bene anche le situazioni avverse.

Anche chi ha raggiunto le realizzazioni più alte ha dovuto impegnarsi per eliminare le emozioni negative, ma non hanno eliminato tutti i problemi circostanti. Non sono un qualcosa che è nelle nostre mani, che dipende da noi, ma possiamo dentro di noi eliminare le cause della sofferenza e le afflizioni. Non nono esterne, ma dentro di noi. All’esterno troviamo solo delle condizioni e dipende solo da noi se hanno o meno il potere d’essere causa della nostra sofferenza.

Cosa s’intendo per perfezione?

Portare all’apice, ad esempio il donare, non significa che non ci saranno più persone bisognose. Così come per la perfezione della pazienza. È un qualcosa di mentale. La persona non cederà più alla rabbia. La perfezione è coltivare quella pratica, portare al culmine dentro di quella pratica. Sono infinite le cause esterne di sofferenza e non riusciremo mai a raggiungere la perfezione se non ci impegniamo.

Ovunque andrete, ciò che è fondamentale è fare attenzione alla propria mente. Facciamo attenzione anche ai tanti fastidi che proviamo nella giornata, facciamo attenzione alle nostre reazioni.

La condotta dei Bodhisattva è difficile da capire, è difficile da capirne la portata per una persona di scarso intelletto, se invece si riesce a comprenderla ed a generare fede, allora si riesce ad emularli, ad intraprendere la via del Bodhisattva.

In molti sutra troviamo storie del Buddha quando era ancora un Bodhisattva e stava ancora iniziando il sentiero. È incredibile per gli esseri ordinari comprendere l’entità e la portata del cammino dei Bodhisattva.

La condotta del Bodhisattva dipende anche dalle nostre predisposizioni individuali, si manifestano dei segni fisici, ci commuoviamo e sgorgano le lacrime ascoltando certi insegnamenti.

Se non abbiamo certe sensazioni, significa che siamo ancora lontani dal cammino.

Sono importanti anche le predisposizioni grazie all’ascolto, in questo modo creiamo delle impronte per intraprendere il cammino del Bodhisattva.

Nei monasteri si studiano tanti testi, alcuni monaci vanno benissimo negli studi dall’inizio alla fine, altri ad un certo punto hanno difficolta. Ci fu un monaco che, pur andando inizialmente bene, iniziò ad avere problemi, ad un certo punto, iniziò ad avere difficoltà. Ed un lama chiaroveggente disse che nella vita precedente era una rana che vivendo nello stagno vicino al monastero ascoltava i dibattiti, ma ad un certo punto la sede del dibattito fu spostata all’interno del monastero stesso, quindi la rana rimase senza le spiegazioni che riceveva nel dibattito.

Ripetete quanto studiate a voce alta, in modo che tanti esseri possono ascoltare, ma fatelo fino alle 10 di sera, poi dopo solo mentalmente per non disturbare gli altri che entrano nel sonno.

La Bodhicitta ultima è la realizzazione diretta della vacuità congiunta con la mente d’illuminazione, il che è spiegato nella Perfezione della Saggezza e si studia nel Master Programme. Bodhicitta è la mente che spontaneamente aspira all’illuminazione, senza sforzo.

L’estremo dell’esistenza è l’estremo del samsara delle afflizioni mentali, l’estremo della pacificazione è rimanere in quello stato per un tempo indeterminato. In entrambi i casi ci sono dei difetti. Perciò è importante ottenere il nirvana non dimorante.

Quali sono i difetti dei due estremi? Nell’estremo dell’esistenza ciclica del karma dato dalle afflizioni mentali siamo afflitti e non riusciamo ad essere di beneficio altrui, mentre l’estremo della pacificazione ci porta ad una sorte di nirvana, poi passiamo tanto tempo a non fare alcunché evitando anche i questo caso di essere di beneficio ad altri.

L’estremo della pacificazione ci può portare a rimanere a lungo in quello stato di pace, perché si rimane lì. Aspiro invece al nirvana non dimorante, perché aspiro al beneficio degli altri. È molto bello dimorare in questo stato di pacificazione. Sarò in questo tipo di assorbimento ma tutti gli altri esseri tanto gentili verso di me continuano a soffrire. Quindi non posso accettare che se io sono felice tutti gli altri soffrono.

Domanda. L’estremo della pacificazione si riferisca agli Hinayana?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Si si riferisce agli Arhat che godono di una pace stabile e duratura e vi permangono a lungo, proprio perché vi provano piacere, e vivono in questo assorbimento meditativo e non fanno nulla per gli altri, non insegnando il Dharma. Il Buddha non solo può rimanere in equilibrio meditativo, ma è in grado di compiere azioni per il beneficio degli altri esseri. Chi ha conseguito il nirvana ha ancora molto da realizzare, comunque non ha portato a compimento il suo allenamento mentale.

Domanda. Il Buddha ha provato a conciliare reincarnazione con l’evoluzione?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Questo mondo è in continuo cambiamento, perciò diciamo che è soggetto a distruzione. Qualunque cosa nasce, invecchia e muore. Così anche la Terra, i pianeti, le stelle, le galassie: tutto cambia e si distrugge. La durata di questo nostro pianeta dipende quasi esclusivamente dalla nostra capacità di conservarlo e tutelarlo, ma arriverà comunque il momento della sua distruzione. Ma questo pianeta è la nostra unica casa. Quando distruggiamo per guadagni questo pianeta ed il suo ambiente, ne accorciamo la durata. È il momento per intervenire e fare qualcosa ed ancora c’è speranza di cambiare.

Domanda. Chi parla male dei monaci e dei maestri può essere un Bodhisattva?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Non possiamo dire chi è o meno un Bodhisattva. Comunque chi parla male di altri in particolare di monaci e maestri compie un’azione negativa. Attenzione quindi a come parliamo. È negativo parlare male di chiunque, a maggior ragione se chi lo fa è un Bodhisattva. Quando siamo noi a venir criticati, dovremmo cercare di non arrabbiarci, provando compassione, senza sprecare il nostro tempo. L’unica cosa che possiamo fare è controllare noi stessi e le nostre reazioni. Anche Buddha Sakyamuni o il Dalai Lama hanno persone che li criticano. Se ci sono persone che li criticano perché devo offendermi se ci sono persone che mi criticano?

Domanda. Come coltivare le dediche negli insegnamenti di Sua Santità?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Non basta un’ora per generare la motivazione, ma si dovrebbe iniziare dalla motivazione dello scopo inferiore, quindi di quello intermedio poi quello superiore. L’ideale sarebbe aver realizzato bodhicitta, altrimenti almeno generandone una similitudine come ho appena spiegato.

Domanda. Proporrei un ritiro solo per giovani dai 18 ai 25 anni, solo per loro.

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Ottimo e sarebbe molto benefico se i giovani si ritrovano ad ascoltare insegnamenti e ci sono momenti di dialogo e scambio. Ho esperienza di ciò.

Domanda. Perché ride quando parla di una catastrofe?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Mi viene solo da ridere.

Domanda. Può fare l’esempio di una meditazione del mattino di pochi minuti?

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel. Dobbiamo come minimo esprimere:Oggi mi comporterò in un certo modo, mi comporterò meglio” e possiamo fare una meditazione analitica in tal senso. Sappiamo che comportarci in modo negativo fa male a noi ed agli altri, cosi decidiamo di comportarci al meglio.

È cosi terminato questo insegnamento, preghiamo affinché questa pandemia possa terminare velocemente e recitiamo il mantra di Tara.

Colophon

Questa prima bozza d’appunti, a cura del Dott. Luciano Villa col contributo del Dr. Matteo Carretta revisione di Graziella Romania e Daniela Razeto nell’ambito del Programma Free Dharma Teachings per il beneficio di tutti gli esseri senzienti, sui preziosi insegnamenti del Ven. Ghesce Tenzin Tenphel, è da ritenersi provvisoria, quindi lacunosa, con possibili errori, nonché imperfezioni, anche rilevanti, e non rappresenta affatto una trascrizione letterale delle parole che il Ven. Ghesce Tenzin Tenphel espresse direttamente o tradotte dal tibetano in italiano da Rita Trento, ma semplicemente un limitato spunto di riflessione.