Ven. Ghesce Tenzin Tenphel “Come praticare il puro Dharma”

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel: Meditiamo con la motivazione che tutti gli esseri possano eliminare la sofferenza e conseguire la felicità e che questa pandemia possa scomparire nel più breve tempo possibile.

Insegnamenti del Ven. Ghesce Tenzin Tenphel “Come praticare il puro Dharma” all’Istituto Lama Tzong Khapa, Pomaia, Pi, 22-25/07/2021 basati sul testo di Gyalsey Thokme Sangpo: “Le 37 Pratiche dei figli dei vittoriosi o le 37 Pratiche dei Bodhisattva”.

Appunti ed editing del Dott. Luciano Villa MD, nell’ambito del Progetto Free Dharma Teachings, per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. 

Ven. Ghesce Tenzin Tenphel

Sapete l’importanza di generare una buona motivazione. Ma non dimentichiamo che questa va espressa sempre. Perché coltivando una motivazione positiva, questa renderà ogni vostra azione sempre positiva. È importante! Perché, dal momento che la nostra mente non è sottomessa, non ne abbiamo il controllo, quindi, pur non desiderando affatto la sofferenza, non avendo il controllo della nostra mente, vi ricadiamo costantemente ed invariabilmente.

È davvero importante avere i controllo della nostra mente, perché così abbiamo il controllo delle nostre afflizioni mentali e così ne diventiamo autonomi e ne siamo felici.

Tutto il mondo è spaventato dalla pandemia, anche i potenti che sono costretti a comportarsi come tutti noi. Come tutti, anche i potenti devono mettersi la mascherina ed adottare tutte le precauzioni. Altrimenti, come tutti gli altri, possono ammalarsi fino a morire.

Ma il mancato controllo della nostra mente è molto più grave del covid 19, perché dal mancato controllo della nostra mente nascono non solo l’invidia, l’attaccamento e la rabbia, ma da questi nascono i conflitti e le guerre che portano sciagure e distruzioni immense. E tutto dipende dal mancato controllo della nostra mente.

Perché il mancato controllo della nostra mente è ben peggio di questa pandemia? Perché, mentre la pandemia è sorta nel 2019, e prima o poi se ne andrà, se non ci emancipiamo, se non conquisteremo il controllo della nostra mente, saremo sempre in preda alle afflizioni che generano infelicità e conflitti da cui derivano devastazioni. Quindi non finirà mai.

Non serve studiare tanto per stare meglio, basta applicare alcune regole e si otterranno dei benefici, ma, per conseguire la felicità perfetta dovremo dedicarci ad approfondire gli argomenti per comprenderli e, se ne siamo convinti, farli nostri.

Bisogna diventare buddisti per accedere ai testi del Buddha e dei suoi seguaci?

No, affatto. Si possono assumere tutti quei consigli che sono volti al miglioramento dell’essere umano, e tutti noi abbiamo bisogno d’essere felici, di affrancarci dalle afflizioni mentali. In tal modo miglioriamo e trasformiamo la nostra mente. E, per farlo, dobbiamo contrastare ed annullare tutte le menti negative. Tutto il cammino è volto a sviluppare le menti valide che si oppongono a quelle negative. Perché, se siamo in preda alle negatività, saremo in preda alle malattie, perché il nostro organismo diventa più debole se cade in preda alle afflizioni mentali e, quindi cade in preda alle malattie. Perciò non è necessario essere buddisti per considerare e studiare i testi, è solo necessario essere animati da buona volontà.

La felicità e la pace derivano dalla compassione.

Ma, se gli altri ci contraddicono siamo infelici, viceversa, se ci lodano, siamo felici. È un controsenso.

Dovremmo provare gentilezza ed amore verso gli altri perché anche noi abbiamo bisogno d’amore.

Perché non ricambiamo l’affetto che riceviamo dagli altri? Tutto il nostro malumore deriva dagli aspetti negativi dei nostri rapporti interpersonali.

Quante volte custodiamo in noi le gentilezze dagli altri?

I nostri modi distruttivi di pensare creano la nostra sofferenza.

Come reagisce l’altro di fronte ad un atteggiamento rabbioso?

Non lo sappiamo. Potrebbe anche reagire con ancor più rabbia. Potrebbe poi deprimersi. Ma potrebbe anche utilizzare quell’evento per considerare la propria situazione ed applicarlo come la necessità di comportamenti positivi da applicare da parte sua. Quello che possiamo sapere è comprendere l’opportunità di volgere in positivo le azioni pur negative in cui ci imbattiamo per la nostra crescita spirituale.

È difficile sviluppare amore e compassione, pur essendo facile enunciarne la necessità, pur essendoci la base, pur essendoci le condizioni. Ma, comunque, non sono qualità che riusciamo a realizzare in modo perfetto, sono limitate. Incontriamo tante persone diverse e tanti modi di pensare, ed anche problematici.

Se le condizioni ci sono avverse all’esterno e noi continuiamo ad entrare in condizioni negative, finiremo per soffrire sempre di più.

Ma potremo soffrire per svariati motivi, perché inerenti la condizione umana.

Dobbiamo cercare la felicita, che non è fisica.

La possiamo sviluppare solo attraverso la nostra mente. Come? Trasformandola! E dipende solo da noi!

Se analizziamo la nostra situazione, comprenderemo che non desideriamo incontrare problemi, ma finiamo per imbattercene.

Ma, da dove sorge la sofferenza? Essa sorge dalla nostra mente.

Pensiamo a chi per avidità inganna anche i propri parenti, e non ne sarà affatto felice. E da dove deriva tutto ciò? Dal mancato controllo della nostra mente. La nostra infelicità indesiderata dipende dal mancato controllo della nostra mente. E, se siamo in balia dei pensieri affliggenti, delle negatività, possiamo precipitare perfino nella pazzia.

Se viviamo in coppia o con altri, dobbiamo essere responsabili del nostro modo di pensare. Ma, quando ci sono i problemi, sia che viviamo soli o in compagnia, dobbiamo vedere quanto riusciamo a gestire la nostra mente. Perché, ogniqualvolta si scatenano conflitti, la nostra situazione dipende eminentemente dalla mancanza o meno di controllo della nostra mente.

Non capisco chi sta in ritiro anche a lungo e poi torna a casa e finisce per litigare e a comportarsi negativamente. Se non posso risolvere una certa situazione, ora, invece di preoccuparmi è meglio che mi impegni per far di meglio domani. Se ho sbagliato, è normale. Ciò che posso fare è impegnarmi a non cadere negli stesi errori. Pensa a qualcosa di semplice ed applicalo se è positivo.

Anche se sono un rifugiato, come nel mio caso, e sono lontano dalla mia casa e patria, sono in una condizione svantaggiata, dovrei forse sentirmi triste? Se lo fossi non apprezzerei e non valorizzerei questa vita. E mi sarebbe più difficile apprezzare il Dharma.

Venerdì 22/07/2021

All’inizio degli insegnamenti, ma in generale, all’inizio di ogni azione è importante generare una buona motivazione, dedicando il nostro impegno a beneficio di tutti gli esseri senzienti. All’inizio, durante la pratica ed al finale – all’inizio, nella pratica intermedia ed alla fine – è molto importante generare la motivazione corretta, perché in questo modo si amplieranno a dismisura i meriti ed i benefici che arrecheremo agli altri esseri.

Perché desiderare il Dharma? È la ricerca della felicità.

Come praticare? Meditare non è stare tanto a gambe incrociate, recitare preghiere, circumdeambulare uno stupa. Sono pratiche di Dharma a seconda della motivazione di chi le compie. Manteniamo costantemente una mente positiva, libera da attaccamento, rabbia, invidia.

Dal momento che sempre pensiamo, non possiamo eliminare i nostri pensieri, ma li possiamo modificare, possiamo sostituire quelli positivi a quelli negativi. La pratica è trasformare la propria mente ed è fondamentale capire come riuscirci. Il punto è impegnarsi per farlo: sostituire le pulsioni negative con quelle positive, in modo continuo e costante.

Se, allora la pratica principale è osservare la propria mente, allora non c’è bisogno di recitare dei mantra, fare prostrazioni, né circumdeambulazioni di stupa. Sono pratiche secondarie che devono sempre basarsi su una mente positiva, l’ideale è combinare la cura della propria mente con atti come prostrazioni, recitazione di mantra, circumdeambulazioni.

Se avete ricevuto iniziazioni avete ricevuto anche degli impegni, che siete tenuti a fare.

Se si fa fatica a meditare, se fa troppo caldo o freddo, questa è la condizione umana e, con le nostre pratiche, potremo sopportare meglio anche queste sofferenze fisiche. Se non ci prendiamo cura di noi stessi, allora sarebbe stato meglio rinascere come animali. Perché anche i felini più feroci sono talvolta meno aggressivi degli esseri umani. Perciò prendiamoci cura della nostra mente, ma anche del nostro corpo, perché questo risente molto dei nostri stati mentali e, se la mente è volta a beneficiare gli altri, anche il corpo ne risentirà positivamente.

Molte delle nostre sofferenze sono create da noi stessi. Come, ad esempio, tutte le situazioni di litigi in famiglia. Tutte le famiglie sono così problematiche? Dato che tutto dipende da come pensano le persone, quindi, la risposta è no. Non tutte le famiglie sono conflittuali.

Perché tutto dipende dalla nostra mente che è sempre con noi di vita in vita.

Quando constatiamo i molteplici problemi del nostro mondo, chiediamoci: chi li crea? Noi stessi. Sì, anche i problemi che viviamo in famiglia.

È importante capire come funziona la nostra mente. Se penso che sono immune dal creare problemi e che sono gli altri a creare problemi, finiamo per desistere dal migliorarci. Pensiamo a quanto in più possiamo fare per gli altri, il che ricade poi inevitabilmente a favore di noi stessi.

È fondamentale studiare per sapere, indagare sui significati.

Il Buddha stesso disse che è fondamentare studiare ed analizzare il Dharma, verificandone la veridicità.

C’è chi dice che basta meditare, che è inutile studiare per anni ed anni. Ma, se non studiamo non conosciamo e, se non conosciamo, come possiamo meditare? No è forse vero che il Buddha ha insegnato tutto quello che ha comunicato se non per studiarlo, comprenderlo, approfondirlo, verificarlo ed applicarlo?

Ci sono tanti tipi e tradizioni del buddismo, possiamo comunque avere un punto autorevole d’insegnamento in Sua Santità il Dalai Lama. Possiamo sempre ascoltare i suoi insegnamenti e continuare a studiare i Dharma: e più si studia più si conosce.

Non è comunque corretto sostenere che non è necessario studiare ma basta meditare. Lo studio è molto importante, lo stesso Dalai Lama confida che continua ad approfondire, a studiare.

Io stesso trovo di grande aiuto lo studio. Studiare è importante, è il nutrimento della mente.

È la mente che entra in gioco nella ricerca della felicita, mentre il corpo è condannato alla nascita, malattia, invecchiamento e morte.

Generalmente colleghiamo l’invecchiamento all’anzianità, il che è fisiologico. Ma, se si è in grado di controllare la nostra mente, pur invecchiando il corpo, la mente può rimanere serena.

Un vero praticante pensa a queste Quattro Sofferenze (nascita, malattia, invecchiamento e morte) altrimenti la vita di una persona che non segue questi insegnamenti, rispetto anche all’invecchiamento, andrà incontro a molte sofferenze. È importante capire bene la sofferenza dell’invecchiamento. Non c’è bisogno di preoccuparci eccessivamente dell’invecchiamento e della morte stessa. Altrimenti saremo ancora più tristi. Cerchiamo innanzitutto di accettare la nostra condizione: l’invecchiamento e la morte. Allora vivremo ancor meglio il momento presente.

Come si fa a riconoscere il guru, l’amico spirituale?

Non abbiate fretta nella scelta del vostro maestro spirituale. È importante ascoltare gli insegnamenti, il che non significa aver scelto quel tal maestro da cui abbiamo ascoltato gli insegnamenti. Non seguite i suggerimenti degli altri nella scelta del vostro maestro, ma seguite la vostra propensione, la vostra motivazione, che sia la più pura possibile.

Non necessariamente i maestri famosi sono coloro che ci beneficiano maggiormente, certamente sono d’aiuto, ma non c’è una garanzia in tal senso. L’importante è riconoscere la nostra motivazione e sopratutto quella del maestro e, di conseguenza, le sue qualità interiori. E, proprio per questo motivo, non abbiate fretta a scegliere il vostro maestro.

Il tantra piace a tutti e tutti, anche i tibetani e non solo gli occidentali, sono desiderosi di prenderne le iniziazioni. E spesso le prendono delle persone che sono a digiuno di queste conoscenze. Ma non importa, l‘iniziazione tantrica è comunque una grande benedizione https://www.sangye.it/altro/?p=6163. Comunque, in questi casi sconsiglio di ripetere le parole del maestro, perché, in tal caso se ne assumono gli impegni https://www.sangye.it/altro/?p=10869, https://www.sangye.it/altro/?p=6257. Ci sono infatti i voti del Bodhisattva https://www.sangye.it/altro/?p=6252, https://www.sangye.it/altro/?p=6248, Mahayana, del tantra https://www.sangye.it/altro/?p=6256, https://www.sangye.it/altro/?p=6262 ed occorre valutare attentamente se siamo in grado di prendere questi voti.

Come si riconosce una reincarnazione? E secondo quali criteri?

Occorre un lama qualificato, ad esempio Sua Santità il Dalai Lama e c’è tutta una procedura per arrivare a riconoscere una reincarnazione. Stiamo parlando di persone con delle realizzazioni. Il riconoscimento dell’attuale Dalai Lama è partito da un consiglio speciale in un luogo particolare, il lago Lamo Latzo, dove il Reggente Reting Rinpoche identificò tre lettere sulla superficie: A come Amdo, la regione a nod est di Lhasa dove nacque l’attuale Dalai Lama, KA come il monastero di Kumbun, vicino al villaggio natale di Sua Santità il Dalai Lama, MA come Lamo Dundrup il nome da piccolo di Sua Santità il Dalai Lama. E poi, una volta individuato, dovette riconoscere gli oggetti del precedente Dalai Lama. E lo fece.

La paura del giudizio altrui è una motivazione negativa?

È mescolata alle afflizioni mentali, all’attaccamento verso sé stessi, alla propria identità. La sua radice è l’oscurazione che ci impedisce di conoscere la realtà così com’è. Da qui nascono le varie oscurazioni, le paure. Tuttavia queste sono solo le mie risposte. Analizzate bene, verificate!

La motivazione positiva consiste nell’ignorare il giudizio che può venire dagli altri? Oppure a tenerne conto?

Ci sono tante sfumature di motivazione positiva. È col tempo, che arriveremo a generare la mente di compassione, di bodhicitta, altrimenti la nostra motivazione non diventerà stabile. Anche da parte di chi possiede bodhicitta, la pratica, il suo comportamento dipende dallo spessore delle sue realizzazioni. Molti aiutano gli altri, così come ci si aiuta tra amici, parenti e genitori. Quasi tutte le persone al mondo pensano di aiutare i propri genitori nella vecchiaia.

Strofa 28

28 Se vedi che anche gli Uditori ed i Realizzatori Solitari che perseguono il loro unico beneficio,

Si impegnano come per spegnere un fuoco che arde sul loro capo,

Allora, per il beneficio di tutti gli esseri (e per il loro),

Coltivare lo sforzo entusiastico per far sorgere qualità positive,

È la pratica di un Bodhisattva. https://www.sangye.it/altro/?p=134

Il concetto base del Lamrim https://www.sangye.it/altro/?p=10952 si fonda sulla concezione dei tre individui. A quelli di scopo inferiore non interessa tanto questa vita, ma il raggiungimento di vite future fortunate. Quello di scopo intermedio vuole anche la liberazione dal samsara, coltivando un senso di rinuncia. Quello di scopo superiore aspira a beneficiare tutti gli esseri affinché raggiungano la buddità, tuttavia, prima di arrivare a quello stadio si è già addestrato negli altri due percorsi. I più intelligenti dello scopo superiore scelgono di praticare il tantra, mentre quelli meno intelligenti si dedicano esclusivamente alle pratiche dei sutra.

Esistono poi tre suddivisioni dei praticanti di scopo inferiore: la prima, i praticanti dalle facoltà intellettive più ottuse si dedicano solo alla pratica di scopo inferiore, mentre quelli di scopo intermedio, una volta conclusa la pratica di scopo inferiore, comprendono l’opportunità di praticare anche la via dello scopo intermedio, mentre in quelli dalle facoltà intellettive più elevate sorge anche l’aspirazione all’ottenimento del risveglio. Quelli dallo scopo inferiore hanno sviluppato bodhicitta e ci sono coloro che comprendono i vantaggi di praticare il sentiero tantrico https://www.sangye.it/altro/?p=2913, quello veloce, che li condurrà celermente al risveglio. Coloro che praticano solo il sutra lo fanno perché si rendono conto di avere la possibilità di praticare solo quella pratica.

Tra gli individui dallo scopo intermedio ce ne sono alcuni che si limitano esclusivamente alla pratica di scopo intermedio. E, dal momento che questa pratica è più complessa, man mano che ascendiamo verso gli individui dallo scopo superiore, il loro numero va decrescendo.

Gli uditori ed i realizzatori solitari, pur praticando il Dharma, non se la sentono di praticare la via del Bodhisattva.

Un Bodhisattva https://www.sangye.it/altro/?p=7081 sceglie questa strada volontariamente e con quegli atti è in grado d’accumulare infinite virtù.

Come mai ci sono tantissimi che praticano il tantra https://www.sangye.it/altro/?p=1438? Anche fra i tibetani ci sono decisamente meno presenze di laici agli insegnamenti, mentre questi accorrono in moltissimi agli insegnamenti del tantra https://www.sangye.it/altro/?p=3304. Ma non sono molti i realizzati. Quindi non è che in tutti costoro il tantra https://www.sangye.it/altro/?p=10979 abbia dato buoni frutti.

Le iniziazioni tantriche sono segrete, fino al 1959 le iniziazioni tantriche https://www.sangye.it/altro/?p=6243 si davano ad un massimo di 25 persone. Ma ora sono aperte a tantissime persone, ma ciò non sembra aver dato origine a delle realizzazioni. Ma, pur essendo in moltissimi che hanno accesso a questi insegnamenti, gli illuminati mi paiono sempre meno. Agli individui di scopo intermedio basta solo praticare il sutra, non necessitano di alcuna iniziazione tantrica, così anche per quelli di scopo superiore, ma che decidono di praticare esclusivamente i sutra.

La pratica del Bodhisattva è di applicare sopratutto lo sforzo gioioso, lo sforzo entusiastico https://www.sangye.it/altro/?p=2412.

Il miglior modo di studiare il Lamrim è d’iniziare dal sentiero dell’individuo dallo scopo inferiore e, se non lo si realizza, occorre perseverare, per poi passare man mano agli stadi successivi: intermedio e superiore.

Possiamo effettuare inoltre la pratica di Sette Cause ed Un Effetto https://www.sangye.it/altro/?p=6610 considerando tutti gli altri come nostri genitori, o quella di eguagliare noi stessi con gli altri, il ton len. Ed anche se non riusciamo a realizzare completamente questi insegnamenti, ne avremo almeno gettato i semi per le vite future.

Se avete preso i voti di Bodhisattva significa che avete preso l’impegno di adoperarvi affinché tutti gli esseri raggiungano l’illuminazione. Quindi, è importante impegnarsi per beneficiare gli altri o almeno per non danneggiarli.

Quando proviamo avversione per gli altri è comunque un qualcosa di negativo. In ogni caso, se solo mentale, l’avversione in sé non danneggia gli altri, a meno che non aggrediamo l’altro con parole od azioni offensive. Ed è ciò che va evitato.

Se continuiamo a soffrire o a pensar male degli altri, come potremo migliorare? Se abbiamo la tendenza di guardare ai difetti altrui, dimenticandoci dei nostri, non ne ricaveremo un granché. Se non facciamo attenzione a come reagiamo, rischiamo di finire come gli altri: come quelli che parlano male di tutti, che sono invidiosi, irosi e così via.

Il testo dice che la pratica del Bodhisattva è di applicare lo sforzo gioioso. Ma per conseguirlo da parte nostra, dovremmo continuativamente impegnarci in quella pratica. È difficile praticare costantemente lo sforzo entusiastico, ma quello che possiamo fare fin d’ora è di evitare che ci siano delle interruzioni della nostra pratica. Se agiamo con consapevolezza ed introspezione instaureremo una pratica. Vi suggerisco d’iniziare con 10 minuti al giorno. Possiamo fare di tutto, ma ricordiamoci di non interrompere mai la nostra pratica.

Il mantra di Tara https://www.sangye.it/altro/?p=600 non va recitato per beneficiare noi stessi, ma per beneficiare tutti gli esseri affinché raggiungano la felicità

Cosa posso dire alle molte persone sofferenti, che incontro in questo periodo, per dare loro un po’ di fiducia e felicità?

Occorre conoscere le persone. Solo chi le conosce può usare le frasi adatte. Occorre sapere le credenze, la fede di quella persona che vogliamo aiutare. Aiutare gli altri non è facile. Occorre conoscere il modo di pensare di quella persona. Se ha forti attaccamenti e desideri, accontentarla non è facile.

Non è affatto facile aiutare gli altri. Dobbiamo curarci particolarmente della nostra motivazione. Se non riusciamo a raggiungere il nostro scopo: pazienza. Poi possiamo approfondire le ragioni per cui non abbiamo raggiunto il nostro scopo, per quindi fare di meglio la prossima volta. Quando inizialmente decidiamo d’aiutare qualcuno, se non coltiviamo appropriatamente la nostra mente, tendiamo a star male, a star male per la sofferenza altrui. Il che può succedere coi nostri cari in famiglia. C’impegniamo ad aiutare un componente della nostra famiglia, ma poi ci rendiamo conto di non essere in grado d’aiutarlo ed allora ci scoraggiamo o ci arrabbiamo. Perché? Semplicemente perché non controlliamo la nostra mente. Magari vogliamo aiutare l’altra persona perché è ammalata, è anziana. E dobbiamo costantemente ricordarci del perché lo facciamo. Così, anche di fronte a reazioni negative dell’altro, riusciremo a fermare l’infelicità incipiente.

Nell’Addestramento Mentale in Otto Strofe https://www.sangye.it/altro/?p=27 si dice di aver a cuore l’altra persona come la più preziosa. Mi riferisco, in particolare, alla quarta strofa dell’Addestramento Mentale in 8 Strofe.

Quando devo affrontare un essere malvagio,

preda di intense sofferenze e gravi mancanze,
mi terrò caro un simile individuo, così raro a trovarsi,

come se avessi scoperto un prezioso tesoro.

Ci sono condizioni che ci rendono infelici, l’opportunità è capire quando è il momento per applicare l’addestramento mentale.

Come faccio a capire quando è il momento di prendere rifugio https://www.sangye.it/altro/?p=4636?

Devo conoscere e capire chi e cosa sono i Tre Gioielli: Buddha Dharma Sangha, il cui postulato fondamentale è di non danneggiare gli altri https://www.sangye.it/altro/?p=5798. Ma non è che tutti quelli che hanno preso rifugio evitano di danneggiare gli altri. Cosa va adottato e viceversa evitato da chi prende rifugio https://www.sangye.it/altro/?p=1932.

Che testo consiglia ai principianti del tantra?

Ce ne sono molti, ad esempio uno di Sua Santità il Dalai Lama “la pace mentale”, comunque qualunque testo di Sua Santità il Dalai Lama è un’ottima lettura.

Come faccio a capire se una testo è valido o meno, visto che un principiante non ha gli strumenti per discernere la qualità dei testi?

È bene far riferimento a maestri qualificati, se si sceglie Sua Santità il Dalai Lama la scelta non può essere sbagliata.

Lama Tzong Kapa https://www.sangye.it/altro/?p=942 disse:All’inizio ascolta quanto più possibile finché genererai la saggezza che nasce dall’ascolto e confrontando e vagliando quanto espresso dai testi sorgerà la saggezza che nasce dalla riflessione e quindi, attraverso l’approfondimento della meditazione del calmo dimorare e della introspezione profonda, scoprirai quella che nasce dalla meditazione”.

Se vi approcciate ora al Buddha, Dharma e Sangha non vi sarà difficile trovare delle motivazioni per cambiare in meglio la propria vita. Ma, all’inizio, si cambia perché si applicano delle cognizione che si ignoravano. Ma poi in seguito è sempre più difficile cambiare.

Sabato mattino 24/07/21

Generiamo una buona motivazione e, proprio perché siete qui, lo siete per ascoltare non solo per voi stessi, ma per tutti gli esseri. Avete sacrificato una parte del vostro tempo, perciò fatene buon frutto e cercate di mettere in pratica, se dopo averli vagliati e se li troverete utili, i consigli che ascolterete.

Molti, e non solo tra gli occidentali, ma anche dove il pensiero del Buddha è predominante, non studiano i testi e pensano che basti pregare. Ma, proprio perché nessuno desidera la sofferenza e tutti aspirano alla felicità, per capire da dove vengono le nostre sofferenze, che sono all’interno di noi, non fuori, dobbiamo sconfiggere l’ignoranza. Per farlo ci serve l’addestramento mentale a tutto ciò che è positivo, quindi la pratica è l’addestramento mentale.

Finche saremo immersi nell’ignoranza non saremo in grado di uscire dalla sofferenza, qui intendiamo l’ignoranza oscurante la realtà dei fenomeni. Ci sono antidoti specifici per le varie afflizioni mentali, ma, finche non realizzeremo la saggezza che realizza la vacuità, non elimineremo l’ignoranza. E, per farlo, dobbiamo eliminare la confusione che ci oscura. Ma non basta, per farlo dobbiamo realizzare il calmo dimorare e la visione speciale. L’allenamento mentale ci serve per modellare la nostra mente e generare pensieri privi di afflizioni.

Ci sono alcuni che in meditazione tendono ad addormentarsi, altri che pensano molto o moltissimo, altri che stanno tranquilli. Dipende dalla abitudine mentale, dai pensieri che siamo abituati a generare. Se creiamo abitudini mentali negative, allora non riusciremo a concentrarci, perché, se la mente non è tranquilla si andrà incontro a malesseri e staremo male. Inoltre abitudini negative producono a loro volta altre comportamenti negativi in un giro vizioso senza scampo. Non solo, queste abitudini nefaste produrranno impronte negative per le vite successive. Attaccamento: sebbene non equivalga al desiderio, ma, quando quest’ultimo è intriso di attaccamento, ne deriverà una riduzione della nostra pace mentale.

Se ci rendiamo conto delle nostre capacità cognitive, capiamo quanto sia importante dimorare nella pace, il che equivale ad aver eliminato le afflizioni mentali. Un grande maestro Song Rinpoce non girava attorno alle cose, era molto diretto, ed era solito dire: “Conoscete il Dharma, ma, allora, perché la pratica non ha portato i suoi frutti?” Perché sprecate il vostro tempo a ridere, scherzare, dormire, mangiare, chiacchierare e non avete più tempo per la pratica”.

Se siamo in preda a grande sofferenza, dobbiamo renderci innanzitutto conto che questa non dipende dagli altri, ma da noi stessi. Se ce ne rendiamo conto, dobbiamo impegnarci ad eliminare i pensieri negativi, generando quelli positivi. Sappiamo come pensare bene, se lo sappiamo, allora facciamolo. Non limitiamoci all’aspetto esteriore, guardiamoci dentro. Innanzitutto in noi stessi. Andiamo a fondo nelle cose. Generiamo buon cuore e compassione.

Quando meditate, non chiudete completamente gli occhi, perché potremmo cadere nel torpore, meglio socchiudere gli occhi guardando in basso, il che vi può aiutare moltissimo nella pratica meditativa formale. Quando siete distratti nella meditazione si può tendere a distrarsi o ad assopirsi. Il che non è affatto salutare.

Quando cala l’attenzione è il momento di desistere per poi reiniziare. Poi pian piano si potrà meditare sempre più a lungo.

Si potrebbe poi scoprire che è bellissimo meditare, quindi focalizzatevi più che sul tempo o sulla durata, sulla qualità della meditazione. E scoprirete pure di farlo senza sforzo. Non dovremmo aspettarci subito dei cambiamenti. Ci vorrà molto tempo. Altrimenti, se vogliamo tutto subito, rischiamo di rimanere disillusi e di abbandonare il tutto. Occorre invece generare tre qualità, innanzitutto un’intenzione lungimirante. Ci sono infatti tre elementi fondamentali da conseguire: il primo la lungimiranza, il secondo la mente calma e tranquilla e come terzo la fiducia in sé stessi.

Come posso far sì che la mia sofferenza non costituisca un ostacolo per la mia azione benefica?

Quando meditiamo sulla compassione e sulle sofferenze degli altri proviamo malessere e non dobbiamo scoraggiarci, ma dobbiamo nutrire coraggio e fiducia di poter essere di beneficio per gli altri. Se vogliamo aiutare i nostri cari che stanno male, possiamo diventare infelici e rattristarci perché non riusciamo comunque a guarirli, ma non dobbiamo affliggerci perché gli altri stanno male, ma dobbiamo adoperarci affinché stiano meglio, facendo quindi tutti i tentativi in tal senso. Riuscire ad aiutare l’altra persona dipende anche dalla collaborazione dell’altro. In ogni caso dipende dalla purezza della nostra motivazione, dipende se avremo agito con sincerità. Non dobbiamo aiutare gli altri pensando che l’altro dovrebbe rispecchiare i nostri desideri. Dobbiamo sapere e capire quali sono i suoi bisogni e desideri.

Cosa significa jenang https://www.sangye.it/altro/?p=4464? È l’iniziazione susseguente. Lo stadio preliminare ad un’iniziazione, occorre che capiamo bene la fase preliminare: di cosa si sta parlando, di quali impegni. Imprescindibile è una buona conoscenza del Lamrim https://www.sangye.it/altro/?p=10957 a cui si può aggiungere un jenang. Non si dovrebbe aver fretta in tal senso. Visto che a molti interessa, perché è il sentiero veloce, il tantra, ma non dimentichiamo che il sutra è la base di tutto. Una buona pratica di tantra deriva da una buona pratica di sutra. Lo stadio preliminare del tantra è proprio il sutra. Se per illuminarsi basterebbe il tantra tralasciando i sutra, che senso ha che noi monaci ci dobbiamo impegnare a studiare per cosi tanti anni? Il tantra è il mantra segreto che tuttavia oggi è piuttosto aperto. L’importante è praticare in modo corretto. Anch’io avrei preferito saltare tutti gli studi di sutra per passare direttamente al tantra.

Il tantra è un sentiero veloce solo per chi possiede bodhicitta https://www.sangye.it/altro/?p=5464 ed ha realizzato la vacuità. E, per ottenerle vanno coltivate e fatte seguire poi dagli stadi del sentiero. Occorre anche essere un po pazienti: non è affatto facile cambiare.

Sabato pomeriggio

Importante è capire da dove arrivano le nostre sofferenze se vogliamo eliminarle. Tutto dipende dal fatto che non abbiamo il controllo della nostra mente. Dobbiamo far in modo di potenziare, fortificare la nostra mente e questo lo possiamo fare grazie all’addestramento mentale. E questo lo dobbiamo avere ben presente. Se coltiviamo la nostra mente aggiungendovi la pratica sulla pazienza, poi giungiamo alla pratica di Shamata https://www.sangye.it/altro/?p=7603 e vipassana: ma ci vuole una gran fermezza mentale, altrimenti non ci riusciremo.

Come medita la persona che al termine della meditazione è nervosa?

È perché la pratica e la vita, il comportamento non coincidono. Ci sono diversi tipi di meditazione. Consideriamo la vacuità in termine di oggetto, mentre amore e compassione lo dovremmo generare dentro di noi.

La pratica del Bodhisattva è applicare lo sforzo gioioso ed è importante applicarlo sempre, altrimenti non avremo i risultati sperati. La pigrizia https://www.sangye.it/altro/?p=10603 è all’opposto dello sforzo entusiastico. Ci sono tre tipi di pigrizia: 1 quella dello scoraggiamento di chi dice che non ce la può fare; 2 quella di chi ha più interesse per le cose ordinarie, che non sono virtuose; 3 la pigrizia della procrastinazione, che rimanda sempre al domani. Ad esempio, quest‘ultimo tipo di pigrizia fa dire: “Al posto di impegnarmi nelle pratiche, cerco di farle il più velocemente possibile, perché poi devo uscire. Ora non posso perché devo vedere la televisione, ecc.”. Sono tutti casi in cui prediligiamo le azioni ordinarie, il chiacchiericcio alla pratica. Attenzione al tempo che perdiamo in cose futili, in chiacchiere, anche se intendo dire che non si debba stare con gli amici o parenti. Ma, se vogliamo usarlo bene, cerchiamo di usare il nostro tempo per conseguire la pace e la felicità, proprio perché il nostro tempo è prezioso e non è infinito. Facciamo particolarmente attenzione alla nostra mente, sopratutto se non ne abbiamo il controllo.

29 Comprendendo che con la visione speciale, perfettamente dotata di calmo dimorare,

si sconfiggono completamente le emozioni distruttive,

coltivando la concentrazione al di là dei quattro assorbimenti senza forma

È la pratica di un Bodhisattva.

Qui si parla di coltivare la concentrazione. Consideriamo tre reami: del desiderio, della forma e della non forma. Il reame del desiderio è quello in cui ci troviamo e dove ci sono le afflizioni mentali, in particolare l’attaccamento per la vita. Il reame della forma si suddivide in 4 livelli in rapporto alle 4 concentrazione, in cui, man mano che si sale, si raggiungono livelli sempre sottili.

I 4 assorbimenti dei senza forma vanno dal 1° o lo spazio infinito, quindi si raggiungono altri 3 assorbimenti sempre più sottili.

Il Reame del desiderio comprende gli umani, gli animali e tanti altri esseri. Ma è il reame in rapporto agli umani perché sono sempre insoddisfatti, vogliono sempre qualcosa di più, mentre gli animali si accontentano.

Nel praticare il Ton Len https://www.sangye.it/altro/?p=3661 si dice che esistono delle difficolta in rapporto agli umani perché sono sempre insoddisfatti. Molti problemi del mondo derivano dal forte desiderio, dal forte attaccamento. Shamata https://www.sangye.it/altro/?p=6032 o calmo dimorare si distingue in 2 modi: 1 per conseguire il calmo dimorare Shamata mondano e l’altro 2 sovra-mondano. Nel primo caso, quando si vuole realizzare il reame della prima concentrazione del reame della forma, si vedono come grossolane le afflizioni del livello precedente della forma e come qualità quelle del livello superiore successivo. In particolare, nel reame del desiderio ci si concentra sull’attaccamento. C’è ancora attaccamento quando si ottiene la prima concentrazione, ma è meno intenso di quello del reame precedente. Anche nei reami superiori c’è un certo attaccamento, ma questo non è in grado d’interferire con la concentrazione negli stadi superiori. Si ottiene la prima concentrazione col calmo dimorare https://www.sangye.it/altro/?p=3686 e le afflizioni manifeste permangono, ma non sono in grado d’annullare la concentrazione verso gli stadi successivi. Per progredire, si osservano come grossolane le afflizioni dei livelli precedenti e come qualità le concentrazioni dei livelli successivi. Visto il conseguimento di un certo calmo dimorare, le afflizioni, pur presenti, ora non sono manifeste.

Abbiamo visto come procedere dal reame del desiderio ai vari reami della forma, ma occorre stare attenti, perché le afflizioni sono ancora forti e, se diventano manifeste, impediscono l’instaurarsi del calmo dimorare.

La persona che ascende i vari livelli del calmo dimorare https://www.sangye.it/altro/?p=3159 lo fa perché comprende che c’è bisogno di migliorarsi e così prosegue verso i reami dello spazio infinito senza forma. Ci sono comunque delle afflizioni e quindi sofferenza. E quindi si continua in questo cammino di ascesi fino al picco dell’esistenza, l’ultimo livello in cui ci si rende conto che ci sono ancora le afflizioni mentali, perché non sono state eliminate alla radice. E si può pensare di cadere nella visione distorta di negare l’esistenza della liberazione, il che può significare di cadere in un reame inferiore. Innumerevoli volte abbiamo già raggiunto il picco dell’esistenza, ma proprio per questo fraintendimento siamo sempre precipitati nei reami inferiori.

Occorre realizzare la concentrazione ed il calmo dimorare per conseguire i nostri scopi: la liberazione e la felicità. Nel secondo caso del calmo dimorare si vedrà la grossolanità del reami del desiderio e, quando si ha realizzato il calmo dimorare, s’inizierà a realizzare la visione speciale, il sentiero, la vacuità e così via e si proseguirà verso il conseguimento della seconda poi della terza e via via verso il raggiungimento di concentrazioni sempre più sottili. Così si avanza verso i senza forma, lo spazio e la coscienza infinita, con lo scopo di realizzare una vacuità sempre più potente possibile. La concentrazione diventa un antidoto, che deve diventare sempre più potente, così il praticante si addestra affinando sempre più la propria concentrazione.

Nei testi della letteratura della perfezione della saggezza, si parla molto del modo in cui si procede nella concentrazione fino al picco dell’esistenza per tornare indietro per rafforzare la propria concentrazione. Ed i Bodhisattva lo fanno sempre più, in quanto gli oggetti d’abbandono sono più attrattivi e, di conseguenza, occorre una concentrazione sempre più stabile. Se la mente è distratta ed afflitta od eccitata od in preda all’attaccamento, non sarà possibile coltivare la concentrazione. Bisogna fare attenzione al desiderio intenso, anche all’attaccamento sessuale, ma non bisogna pensare di rinunciare ad un uomo, una donna, al cibo, ma dobbiamo gestire l’attaccamento presente in noi. Il vero problema non è il cibo, il compagno o la compagna, i vestiti ecc, ma è l’attaccamento. La vita di coppia possiede la possibilità della pratica, perché è possibile controllare l’attaccamento sessuale. La pratica della gestione dell’attaccamento è in relazione al soggetto, non all’oggetto dell’attaccamento. Occorre, per controllare l’attaccamento, verificare i propri pensieri.

Dopo la realizzazione del calmo dimorare si realizza la visione speciale o vipassana https://www.sangye.it/altro/?p=7603, è la capacità analitica, che vede chiaramente l’oggetto in quanto ha ottenuto la flessibilità mentale. Se si vuole la realizzazione diretta della vacuità si sviluppa la visione speciale che osserva la vacuità e tale visione diventa sempre più diretta. Il calmo dimorare è una concentrazione univoca che ci permette di stare sull’oggetto mentre la visione speciale vipassana ci porta ad analizzare l’oggetto.

La vacuità, se unita alla rinuncia, porta al nirvana.

La vacuità unita alla bodhicitta porta alle condizioni per l’ottenimento dello stato di Buddha.

Cos’è la realizzazione? Cosa s’intende?

È un qualcosa che sorge senza sforzo, significa che è presente perché l’abbiamo coltivata. Ad esempio, a livello di concentrazione possiamo scegliere un sentiero mondano od uno sovra-mondano. Ma tutto dipende dal percorso che si sta facendo. Se si fa un percorso mondano e si acquisisce una certa chiaroveggenza, da queste realizzazione si può degenerare, come pure da uno sovramondano può manifestarsi chiaroveggenza, ma non è altamente realizzata. Perché questi poteri, anche una volta ottenuta la prima concentrazione, possono sempre degenerare, anche negli stadi più alti, anche una volta raggiunto il picco dell’esistenza. Quindi, non sono considerate realizzazioni. E si tratta di stadi che abbiamo conseguito innumerevoli volte.

Nel lamrim https://www.sangye.it/altro/?p=6032 c’è infatti un certo ordine nel presentare prima l’individuo di scopo inferiore, intermedio e superiore ed alla fine la visione speciale. Non si possono ottenere, senza seguire quest’ordine, gli stadi del sentiero dello scopo intermedio e superiore, è necessaria la concentrazione, che non è indispensabile per l’individuo di scopo inferiore.

Ed è cosi quando recitiamo le preghiere, quando effettuiamo attività virtuose, e vediamo che la mente si svaga, allora è necessario concentrarsi e ci sono alcuni che ci riescono meglio perché sono addestrati.

Che differenza c’è tra rinascita e reincarnazione?

È la stessa cosa. Tutti rinasciamo all’interno dell’esistenza ciclica. Anche se alcuni sono riconosciuti per le loro qualità speciali precedenti, non tutti hanno alte realizzazione. Comunque siamo tutti qui, quindi siamo sullo stesso piano. Possiamo estendere la mancanza di garanzia, non necessariamente un reincarnato ha delle qualità speciali. Comunque ovunque ci sono emanazioni di Buddha e Bodhisattva.

Come si fa a proteggere la nostra mente da critiche ed offese?

Non soffermiamoci sulle critiche, non prendiamocela, non badiamoci, facciamo attenzione alla nostra mente ed alla nostra pratica. Evitiamo di star male, di soffrire per critiche ed offese. Così, all’opposto, evitiamo di cadere nell’orgoglio se dovessimo ricevere lodi.

È importante che la nostra mente resti stabile: non si rattristi per le critiche e non s’inorgoglisca per le lodi. Se riceviamo critiche, analizziamo se sono vere, se lo sono: è un’esortazione a cambiare, a rimediare. Cosi, la critica diventa positiva, è di beneficio. Se ce la prendiamo con chi ci ha criticato, diventiamo negativi come quella persona, se la critica era malevola. Anche se ci accusa ingiustamente non c’è bisogno di prendercela, perché non c’è nulla da migliorare. Non dimentichiamo che non possiamo ammutolire tutte le persone del mondo. Se ce la prendiamo per un insulto o per quello che credevamo un insulto, saremo noi che ne rimarremo afflitti. Se sai come pensare positivamente: allora applicalo. Pensa a qualcosa di semplice, a qualcosa di leggero, che si possa facilmente applicare. Perché non tutti soffrono? Perché devo diventare triste se gli altri mi insultano? Non posso controllare tutto in una volta sola. Ma lo posso fare poco per volta.

Domenica 25/07/21

Generando una motivazione positiva possiamo includere non solo noi stessi, ma tutti gli altri, in modo che sia di beneficio per tutti gli esseri. Se anche non siamo buddisti, possiamo esprimere la motivazione che questi insegnamenti siano di beneficio per tutti gli esseri senzienti, ed a maggior ragione se lo fossimo.

Possiamo vivere le situazioni più difficili. Ma, se non controlliamo la nostra mente, produrremo ancor più sofferenza, per noi stessi e per gli altri. Altrimenti, se non ci curiamo della nostra mente, la nostra pratica sarà inutile, anche se avremo intrapreso degli studi di Dharma, i nostri sforzi saranno vani, perché non avremo compreso la necessità del cambiamento. Quando stiamo sempre male, la nostra felicità declinerà sempre più, diventiamo intrattabili, irascibili, anche verso le persone più care. Proprio per questo è importante l’attenzione verso la propria mente. La ricerca della felicità passa attraverso un impegno vigile e gioioso.

Consideriamo la nostra sofferenza, che deriva dalle afflizioni mentali, che a sua volta deriva dalla ignoranza. Visto che sono tutte menti, dobbiamo usare la nostra mente. Ma, se anche la nostra mente è malata, dobbiamo capire, capire che non abbiamo il controllo della nostra mente. Cerchiamo di coltivare un pensiero positivo. Prestiamo sempre più attenzione alla nostra mente. E così potremo cimentarci nella introspezione, nella visione speciale, nel calmo dimorare. Così miglioreremo la nostra mente.

Tutti noi siamo spaventati dalla pandemia, di ammalarci, fino a perdere la vita. Se consideriamo la paura rispetto al virus, questa è giustificata, ma deve stimolarci a prendere delle precauzioni, non a vivere nella paura. Ed anche le precauzioni incrementano la paura.

Ma, se consideriamo queste emozioni disturbanti connesse alla sofferenza, queste sono ancora peggiori del virus, perché prima o poi questo se ne andrà, mentre i difetti mentali, che distruggono la nostra vita, la nostra crescita, rimangono. Ci sono misure di prevenzione e terapie contro il virus, mentre per i difetti mentali non abbiamo fattori di prevenzione, ma qualcosa c’è, basta applicare ciò che è giusto, ossia impegnarci a cambiare la nostra mente, liberandoci innanzitutto dell’ignoranza. Quando stai male e pensi ai motivi del tuo malessere e sarai stimolato a capire perché si è giunti a quel tipo di reazione, cercando di cambiarle, spesso poi ci si rende conto che non c’era bisogno di giungere a quella estrema reazione negativa. Ci arrabbiamo, irritiamo spesso, se usiamo la nostra introspezione notiamo che spesso troviamo che le cose non vanno bene. Se siamo sempre irritati, la tensione salirà sempre di più, fino a fare scoppiare la rabbia. Poi, quando le cose si appianano, ci rendiamo conto che non ne era il caso, che è stato assurdo reagire o peggio ancora inveire in quel modo. Ed utilizzando la nostra capacità di analisi comprenderemo che, se non vogliamo precipitare in tensioni sempre più accentuate, dobbiamo coltivare la nostra mente eliminando l’ignoranza.

Per coltivare la pazienza https://www.sangye.it/altro/?p=9998 non occorrono grandi occasioni, così all’opposto, ci può bastare poco per perdere la nostra tranquillità. E, per evitarlo, non serve il calmo dimorare o l’introspezione speciale, basta un briciolo d’intelligenza.

Il punto è capire da dove viene la nostra infelicita e, quando l’avremo compreso, lo dovremo mettere in pratica, considerando che, come tutte le cose, i difetti possono essere eliminati. Dovremo quindi cercare di diventare persone migliori, positive. E c’è bisogno d’essere cosi perché in tal modo saremo più sorridenti, allegri, felici. Ma siamo noi soli ad attuare il nostro cambiamento. Siamo noi i primi responsabili del nostro benessere e malessere.

Che siamo credenti o meno, buddisti o meno, tutti desideriamo essere felici.

Ma, se stiamo male: come possiamo aiutare gli altri?

Non è sbagliato fare opere di carità, ma quel che serve è aiutare gli altri a cambiare la mente. Ci saranno sempre delle persone cui non piaceremo, lo dobbiamo dare per scontato. Sa siamo ingenuamente buoni, poi staremo male quando troviamo delle persone che ci criticano e cui non piaciamo affatto. Quindi, per evitare di rimanere disillusi, dobbiamo semplicemente esserne consapevoli. Ci sono tante persone positive. E un esempio importante è Sua Santità il Dalai Lama, che tuttavia ha dei nemici: i cinesi che lo accusano addirittura d’essere un demone. Al che egli reagisce generando compassione, invitando i tibetani a non reagire con rabbia. Anzi, a manifestare amore e compassione. Quindi è importante riconoscere i propri errori e, se non lo facciamo, non solo staremo male noi, ma anche tutte le persone che ci sono vicine.

30 Senza la saggezza, con le altre cinque Perfezioni

non è possibile raggiungere la perfetta illuminazione.

Coltivare la saggezza non concettuale delle tre sfere insieme al metodo

È la pratica di un Bodhisattva. https://www.sangye.it/altro/?p=134

È necessario per la liberazione ed il conseguimento dello stato di Buddha l’acquisizione di metodo e saggezza https://www.sangye.it/altro/?p=4206. Abbiamo bisogno d’entrambi per la liberazione, il metodo è la bodhicitta https://www.sangye.it/altro/?p=5464, ma anche noi abbiamo bisogno di metodo, il metodo nella vita di tutti i giorni, che può iniziare dal desiderio di ricerca della felicità e, conseguentemente, d’eliminare la sofferenza, e la saggezza https://www.sangye.it/altro/?p=5961 che ci porta a chiederci il perché della mia situazione, del perché della mia sofferenza. È sufficiente pregare per eliminare la sofferenza? No, occorre la mente che indaga rispetto ai fenomeni ed alle situazioni.

Ad esempio, le Quattro Nobili Verità https://www.sangye.it/altro/?p=3785. È fondamentale comprendere, conoscere la sofferenza, grazie a questa comprensione ti rendi conto della sofferenza e con la Seconda Nobile Verità https://www.sangye.it/altro/?p=10772 capiamo le situazioni e la necessità d’abbandonarne le cause. Se vogliamo eliminare la causa, dobbiamo eliminare tutte le occasioni che la possono innescare. Con la Terza Nobile Verità https://www.sangye.it/altro/?p=4371 realizzi le cessazioni. Quando facciamo cessare le cause della sofferenza, nel contesto della vita quotidiana, allora la sofferenza scompare.

La Quarta Nobile Verità ci porta al Sentiero https://www.sangye.it/altro/?p=6194 che nel nostro caso si tratta di praticare gli antidoti. Dovremo cercare di avere il controllo della nostra mente e fare attenzione a ciò che pensiamo. La Quarta Nobile Verità https://www.sangye.it/altro/?p=3430 è la meditazione e pratica del Sentiero, ma nel nostro caso non meditiamo a gambe incrociate sulla pazienza, ma cerchiamo proprio d’avere pazienza nel corso della vita quotidiana.

Meditiamo con la motivazione che tutti gli esseri possano eliminare la sofferenza e conseguire la felicità e che questa pandemia possa scomparire nel più breve tempo possibile.

Immaginate infinite copie di voi stessi, con la motivazione più pura e sincera moltiplicando tutti i mantra per il numero delle vostre copie che vanno a beneficiare gli infiniti esseri senzienti. In tal modo la vostra meditazione assumerà un significato sempre maggiore e ne sarete sempre più soddisfatti.

Cos’è la vacuità?

Per capirlo meglio vi consiglierei di studiare la Quattro Scuole Filosofiche https://www.sangye.it/altro/?p=6315. Consideriamo i diversi modi in cui ci appaiono le cose: come coscienze sensoriali. Noi ci afferriamo all’apparenza dei fenomeni, al modo in cui appaiono. Ebbene questa apparenza è la vacuità. Ci possono essere diverse comprensioni dell’affermazione che i fenomeni sono vuoti del modo in cui appaiono. Il che dipende dalla capacità della persona. Ad esempio, prendiamo una persona che è osservata da altri: c’è chi pensa che sia bella o brutta, ma sempre con diverse sfumature, diverse comprensione. Continuiamo a pensare e riflettere su ciò. Ed è importante. È vacuità di esistenza intrinseca. Quindi non esiste indipendentemente, perché sempre dipende da altro, perché ha un’origine interdipendente. I fenomeni non esistono in modo intrinseco.

È origine dipendente https://www.sangye.it/altro/?p=4206 od interdipendente perché ha origine da cause e condizioni, o perché ha origine dalle sue parti o è meramente designato. Tutte le scuole filosofiche eccetto i Madyamika Prasangika ammettono un’esistenza intrinseca. Origine interdipendente è: 1 da cause e condizioni, 2 di parti, 3 da origine verbale o come mera designazione nominale, solo a quel punto abbiamo capito la mancanza di esistenza intrinseca. Sebbene tutti i fenomeni siano privi di identità, di per sé non è detto che siano privi di esistenza intrinseca.

Distinguiamo tra l’io ed il corpo quando diciamo “il mio corpo”. E non troviamo, quando la cerchiamo, la persona né nel mero corpo fisico, né nelle sue parti! Quindi il mio corpo non è la persona. Dove sono io? È la mia coscienza? La coscienza è la persona? Ma ci sono tante coscienze: quella valida, distorta, inferenziale? La persona non è nemmeno una delle sue coscienze. Allora, la persona c’è ed è soltanto designata sulla base dei suoi aggregati, perché riconosciamo la persona sulla base dei suoi aggregati. Ma gli aggregati non sono la persona. Quindi la persona è solo convenzionalmente designata sulla base dei suoi aggregati. Al punto che, se mi chiamate per nome, rispondo. Quindi la persona non è identificabile né col suo corpo, né con la sua coscienza. Tutto è interdipendente. Tutte le parti, anche quelle subatomiche, esistono in dipendenza da altro. Esistono dipendentemente. Nulla si può trovare che a sua volta sia inscindibile. La conclusione del Buddha è sovrapponibile a quello della scienza, ma il Buddha l’ha enunciata molto prima che la scienza lo provasse.

Come possiamo praticare la visione della vacuità rispetto alle afflizioni?

Occorre capire la vacuità e, capendo che l’ignoranza è la radice delle afflizioni, allora l’applichiamo alla radice delle afflizioni stesse. Ad esempio, nel caso dell’attaccamento, capiamo che l’oggetto del nostro desiderio non esiste nel modo in cui appare. Chi realizza la vacuità vede gli oggetti più piccoli di come si vedono normalmente. È come se vedessimo la realtà dei fatti. Ci si rende conto che tutto ciò che si vede è simile ad un sogno.

Come comportarci rispetto ad interferenza, voci, immagini che ci sorgono nella mente?

Cerca di non dagli troppo peso. Cerca d’ignorarli, coltiva amore e compassione e pazienza ed altruismo. Sono solo apparenze, non sono reali. Migliora la qualità delle tue parole, pensieri e comportamento. Coltiva il tuo atteggiamento mentale, verbale e fisico positivo, affinché diventiamo migliori, il che è la radice della nostra pace interiore. I nostri problemi, sofferenze, epidemie dipendono dal fatto che non esiste sufficiente amore nel mondo.

Come incrementare la nostra volontà di praticare?

La volontà e determinazione s’accrescono con l’addestramento mentale e lo vedremo ancora meglio, perché, se non le coltiviamo, non s’accrescono. È importante non avere fretta, perché la fretta è un ostacolo al miglioramento del nostro comportamento. Cosi, mano a mano correggiamo i nostri errori.

Colophon

Questa prima bozza d’appunti, a cura del Dott. Luciano Villa MD, nell’ambito del Programma Free Dharma Teachings per il beneficio di tutti gli esseri senzienti, sui preziosi insegnamenti del Ven. Ghesce Tenzin Tenphel, è da ritenersi provvisoria, quindi lacunosa, con possibili errori, nonché imperfezioni, anche rilevanti, e non rappresenta affatto una trascrizione letterale delle parole che il Ven. Ghesce Tenzin Tenphel espresse direttamente o tradotte dal tibetano in italiano da Fabrizio Pallotti, ma semplicemente un limitato spunto di riflessione.