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IO, DALAI LAMA, AVEVO SPERATO IN LUI
Febbraio 21st, 1997 by admin

Repubblica — 21 febbraio 1997   pagina 10

Il Dalai Lama, Nobel della pace e leader spirituale dei tibetani in esilio dal 1959, quando la Cina invase il Paese delle nevi, ha detto che la morte di Deng è una “grave perdita” per il suo popolo. Deng, ha dichiarato, “era capo di un sistema totalitario”. E “anche se personalmente avrebbe voluto fare qualcosa di buono, il sistema stesso imponeva le scelte”. Questo che pubblichiamo è l’ estratto di una lettera spedita dal Dalai lama a Pechino su Deng e i rapporti tra Cina e Tibet.
Nel 1979 Deng Xiaoping invitò il mio fratello maggiore Gyalo Thondup a Pechino e gli disse che – a parte la questione della totale indipendenza del Tibet – tutto il resto poteva essere discusso e i problemi risolti. Deng offrì inoltre a Thondup di metterci in contatto, autorizzando l’ invio di una nostra commissione d’ inchiesta in Tibet. Questo naturalmente ci fece sperare fortemente in una soluzione pacifica dei contrasti, e predisponemmo subito l’ invio della delegazione. Il 23 marzo dell’ 81 scrissi quindi una lettera a Deng, nella quale dicevo: “Le tre commissioni d’ inchiesta hanno potuto constatare gli aspetti sia positivi che negativi della situazione in Tibet. Se l’ identità del popolo tibetano fosse stata preservata, e se la gente fosse stata davvero felice, non avremmo avuto ragione di lamentarci. Ma in realtà, oltre il 90 per cento dei tibetani hanno dichiarato di trovarsi in una condizione di sofferenza, mentale e fisica. Queste tristi condizioni non sono state provocate da disastri naturali, ma dall’ azione degli uomini. Per cui grandi sforzi devono ancora essere fatti, tenendo conto ragionevolmente delle condizioni reali. Per questo dobbiamo aumentare le relazioni tra Cina e Tibet, così come tra i tibetani e il mondo esterno. E come fondamento della nostra azione dobbiamo tentare di sviluppare l’ amicizia tra i nostri due popoli con una migliore comprensione reciproca. Da parte mia, manterrò l’ impegno di contribuire all’ assistenza di tutti gli essere umani e, in particolare, i poveri e i deboli, al meglio della mia abilità, senza fare distinzioni in base all’ appartenenza nazionale. Spero che lei mi faccia sapere il suo punto di vista in proposito”. Non ci fu nessuna replica alla mia lettera. Invece, nel giugno ’81 il segretario generale Hu Yaobang consegnò a Gyalo Thondup un documento intitolato ‘Cinque punti politici nei confronti del Dalai lama’ . Ne fummo sorpresi e delusi. I nostri sforzi consistenti verso il governo cinese erano mirati a ottenere una duratura e genuina felicità per sei milioni di tibetani che devono vivere come vicini della Cina da generazioni e generazioni. Invece i dirigenti cinesi hanno scelto di ignorare queste nostre intenzioni, riducendo l’ intera questione al caso del mio personale status e alle condizioni per il mio ritorno”.
Nonostante tutto, continuavo a sperare nel motto di Deng “cercando la verità dai fatti” e nella sua politica di liberalizzazione. Ho anche continuato a spedire delegazioni in Tibet, in Cina e ovunque fosse opportuno spiegare il nostro punto di vista per promuovere la discussione e il dialogo. Come inizialmente suggerii a Deng, avrei voluto inviare insegnanti tibetani dall’ India per accrescere l’ educazione della mia gente in Tibet. Ma il governo cinese non accettò mai questa richiesta. Furono autorizzate quattro commissioni d’ inchiesta in Tibet e due delegazioni a Pechino, e si permisero le visite tra alcuni tibetani e le loro famiglie in esilio. In ogni caso questi gradini non portarono a nessun sostanziale progresso per risolvere i problemi tra noi e la rigidità della posizione dei leader cinesi che, io credo, non ha riflettuto la politica di Deng Xiaoping.
(…) Ma è venuto il tempo perché i cinesi mostrino la strada che permetterà a Tibet e Cina di convivere pacificamente, Io ho fiducia nella lungimiranza e saggezza dei leader cinesi e spero che tenteranno di prendere in considerazione i cambiamenti politici e la necessità di risolvere i problemi pacificamente, favorendo una genuina e concreta amicizia tra i nostri due popoli vicini. –
Dalai Lama


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