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Tibet: parla al NYT probabile futuro Dalai Lama
Lug 31st, 2011 by admin

Il 17° Karmapa vive in esilio in India.

Il 17° Karmapa vive in esilio in India.

Di lui si dice che ”ha 26 anni e allo stesso tempo ne ha 900”: e’ il 17/mo KarMapa, ovvero il capo della corrente del buddismo tibetano denominata Karma Kagyu, la setta ‘del Cappello Nero’, e soprattutto da quando e’ stato visto a Washington a fianco del Dalai Lama, che ha 76 anni e ha da tempo annunciato il suo ritiro, molti lo vedono gia’ come prossimo leader spirituale dei tibetani. Compreso il New York Times, che lo ha intervistato nel suo ritiro americano in un monastero a Woodstock, sottolineando che nell’esilio in India dove entrambi vivono, l’anziano Dalai Lama lo ha preso sotto la sua ala, facendogli da padre e maestro, dopo aver detto che le sue speranze per il futuro del Tibet sono nelle mani dei suoi giovani leader.

”Sua Santità e’ stato molto gentile con me, e’ stato il mio mentore e mi guida…ma io sono solo uno dei tanti”, ha risposto con modestia il giovane Karnapa, il cui vero nome e’ Ogyen Trinley Dorje. Pero’ e’ anche vero che il discepolo da poco ha anche iniziato a parlare di politica. ”Il Tibet e’ in emergenza”, ha detto al Nyt, aggiungendo che ”il governo cinese continua ad essere estremamente restrittivo” nei confronti del popolo del Tibet, dove ”la costruzione di infrastrutture, come strade ponti aeroporti e altro, e l’immigrazione di popolazione dalla Cina centrale minacciano la sopravvivenza della cultura tibetana e l’ecosistema”. E ancora, ha anche definito ”davvero un buon segnale” il fatto che il presidente americano Barack Obama abbia ricevuto il 16 luglio scorso il Dalai Lama. Read the rest of this entry »

La Cina arresta e esalta i suoi “progressi” nel Tibet. Il Dalai Lama: Pechino è ridicola
Lug 23rd, 2011 by admin

In Tibet continua senza sosta l'arresto di monaci fedeli al Dalai Lama

In Tibet continua senza sosta l'arresto di monaci fedeli al Dalai Lama

Un monaco ha onorato il compleanno del Dalai Lama appendendo dei piccoli vessilli bianchi beneauguranti: arrestato, è sparito nel nulla. Intanto il vice presidente Xi Jinping visita Lhasa, loda i “progressi” nella regione e promette: “Schiacceremo il Dalai Lama”. Mentre questi bolla le politiche religiose comuniste come “ridicole” e chiude la questione della propria successione: “Me ne occuperò io”. Lhasa (AsiaNews) – La polizia cinese ha arrestato lo scorso 6 luglio un monaco buddista nella contea tibetana di Nagchu, “colpevole” di aver augurato lunga vita al Dalai Lama in occasione del suo 76mo compleanno. Nel frattempo, il vicepresidente cinese Xi Jinping – in visita a Lhasa – loda “i grandi progressi” del Tibet e dichiara di voler “schiacciare la pulsione indipendentista della regione”. Mentre il Dalai Lama chiude la questione sulla sua successione, dichiarando che sarà lui a riconoscere la propria rinascita. Le autorità comuniste hanno fermato Dorgay, del monastero di Shabten, che dalle 5 del mattino del 5 luglio aveva iniziato a girare la contea per attaccare su ogni possibile  struttura verticale – pali della luce, alberi e pilastri di case – i “khatak”, piccole strisce bianche rituali che servono per annunciare le festività religiose. Il giovane monaco, 22 anni, intendeva in questo modo onorare il compleanno del proprio leader religioso. Tornato nel monastero, ha trovato ad attenderlo gli agenti: qui ha confessato ed è stato portato via. Fino ad oggi è stato impossibile scoprire dove è tenuto. Nonostante questi arresti siano all’ordine del giorno, non sembrano preoccupare più di tanto il regime comunista cinese. Parlando dai pressi del Palazzo Potala – icona del buddismo tibetano e dimora storica dei Dalai Lama – il vice presidente Xi Jinping in visita in Tibet ha lodato gli “enormi successi della provincia” e ha promesso: “Schiacceremo chiunque cerchi di minare la stabilità sociale”. Read the rest of this entry »

Obama incontra il Dalai Lama, la Cina attacca ma pensa al default
Lug 21st, 2011 by admin

Sua santità il Dalai Lama ed il Presidente Obama

Sua santità il Dalai Lama ed il Presidente Obama

Sebbene il presidente americano abbia ricevuto il leader del buddismo tibetano, il governo cinese teme una rottura seria dei rapporti a pochi giorni dalla fatidica decisione sul debito estero Usa. Toni come al solito infuocati, ma di facciata.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – L’incontro fra il presidente americano Barack Obama e il Dalai Lama “interferisce negli affari interni della Cina e potrebbe colpire le relazioni bilaterali fra Pechino e Washington”. A due giorni dal colloquio, avvenuto alla Casa Bianca, tutti i canali ufficiali del regime comunista hanno condannato il fatto e minacciato ritorsioni. Ma diversi analisti americani ritengono che non succederà nulla: “E’ un momento troppo delicato per l’economia mondiale. La Cina non può permettersi passi falsi”.

Washington deve infatti ancora trovare una soluzione per evitare il default dell’economia interna: se non trova l’accordo con l’opposizione repubblicana, la Casa Bianca sarà costretta a non pagare per un tempo limitato gli interessi sul debito estero. E la Cina ha oggi in cassa il maggior numero di obbligazioni statali Usa mai concesso a un investitore straniero, più di 1100 miliardi di dollari.

In ogni caso, il regime ha usato la solita propaganda per condannare l’incontro. Per il Quotidiano del Popolo, l’organo di stampa ufficiale del Partito, “i politici americani fanno finta di ignorare gli enormi progressi compiuti dal Tibet sotto la guida comunista”. La televisione di Stato, oltre a condannare, ha mostrato il vice presidente Xi (futuro leader cinese) che atterrava a Lhasa accolto da una folla festosa proprio il giorno prima della visita del Dalai Lama a Washington. Read the rest of this entry »

Il difficile rapporto tra India e Cina per il fiume Brahmaputra
Lug 11th, 2011 by admin


La diga sul Brahmaputra in Tibet che preoccupa tanto Indiani e Tibetani.

La diga sul Brahmaputra in Tibet che preoccupa tanto Indiani e Tibetani.

New Delhi (AsiaNews) – Rimane altra in India la preoccupazione per il progetto cinese di deviare le acque del fiume Brahmaputra, nel suo primo tratto in Tibet ,dove è chiamato Tsangpo. Intanto il governo dell’Assam ha chiesto all’amministrazione centrale indiana (Cp) di affermare in modo chiaro come utilizzare le acque del fiume. Un esperto spiega ad AsiaNews le ragioni del confronto e le vie a una difficile soluzione.

Tarun Gogoi, chief minister dell’Assam, chiede soprattutto che la Cp indichi come usare in modo più efficiente le acque del grande fiume, che da sempre ha causato “inondazioni devastanti ed erosione” delle terre e che sarebbe invece possibile controllare con grandi vantaggi. Gogoi spiega che non è invece troppo preoccupato per i progetti cinesi, perché “esperti mi hanno detto che la deviazione voluta dalla Cina non colpità il Brahmaputra, che quando entra in Assam dal confine cinese ha una portata di 78 milioni di metri cubi d’acqua e quando lascia lo Stato e si unisce al Gange ha una portata di 600 milioni di metri cubi. Grazie ai suoi affluenti, genera più acqua in Assam di quanta ne riceva dalle fonti in Cina”. “Il Cp – aggiunge – sta cercando di stipulare con la Cina un trattato per la spartizione idrica. Io sono convinto che occorra chiarire come usarne le acque”.

Intanto il Comitato dei Segretari degli Stati indiani ha chiesto all’Arunachal Pradesh di progettare come raccogliere l’acqua, nei pressi del confine internazionale, per riaffermare il diritto dell’India sopra il fiume e opporsi al progetto cinese di deviare le acque. Read the rest of this entry »

Oltre 5mila tibetani riuniti in Cina per riaffermare la loro identità nazionale
Lug 9th, 2011 by admin

Il professor Samdhong Rinpoche, ex Kalon Tripa (Capo di gabinetto) del governo tibetano in esilio: “Per partecipare allaffollatissimo 'incontro  di Kardze i tibetani hanno rischiato di essere arrestati o fatti sparire, hanno scelto di rischiare ogni cosa per celebrare e preservare la cultura tibetana”.

Il professor Samdhong Rinpoche, ex Kalon Tripa (Capo di gabinetto) del governo tibetano in esilio: “Per partecipare allaffollatissimo 'incontro di Kardze i tibetani hanno rischiato di essere arrestati o fatti sparire, hanno scelto di rischiare ogni cosa per celebrare e preservare la cultura tibetana”.

A Kardze (Sichuan) si sono riuniti per 10 giorni monaci e cittadini di decine di monasteri, parlando in tibetano, per discutere dei valori e dell’unità nazionale del Tibet. Grande emozione per i partecipanti, specie i più giovani. “Siamo pronti a rischiare tutto, per difendere la nostra cultura”.

Dharamsala (AsiaNews) – Oltre 5mila monaci e cittadini tibetani si sono riuniti presso il monastero Lithang Gonchen, a Kardze (Ganzi in cinese) nel Sichuan dal 15 al 24 luglio, per parlare dei valori e dell’unità nazionale del Tibet, sfidando il divieto cinese.

Atruk Tseten, membro del parlamento tibetano in esilio con sede a Dharamsala (India), ha spiegato all’agenzia Radio Free Asia che le autorità cinesi hanno dapprima cercato di limitare il numero dei partecipanti, ma poi hanno desistito dall’interferire, sebbene le forze di sicurezza siano rimaste schierate poco lontano. “Questo incontro – ha aggiunto – ha avuto un grande impatto sui partecipanti più giovani e li ha aiutati a comprendere la loro identità come tibetani”. Read the rest of this entry »

Per il compleanno del Dalai Lama, repressione in Cina e Nepal
Lug 6th, 2011 by admin


Sua Santità il Dalai Lama

Sua Santità il Dalai Lama

Le autorità di Pechino e Kathmandu impediscono ai buddisti di celebrare il 75esimo compleanno del leader spirituale. E la Cina attacca: “Non importa che si sia ritirato, il governo tibetano in esilio non esiste”.

Dharamsala (AsiaNews/Agenzie) – Il Dalai Lama, leader spirituale del buddismo tibetano, compie oggi 75 anni. Per evitare ogni celebrazione popolare, i governi di Cina e Nepal hanno lanciato un’enorme campagna di repressione: i negozi devono rimanere aperti nelle province tibetane e non è permesso ai buddisti di recarsi nei templi per pregare. Ma i fedeli celebrano la giornata in segreto delle proprie case.

Jampal Monlam, esule tibetano che oggi vive in India, racconta: “Il 6 luglio è il compleanno del nostro leader. Ma le autorità cinesi hanno rafforzato il controllo sul Tibet e sulle aree a maggioranza tibetana per impedire ogni celebrazione. Prima del 2000 la situazione era leggermente migliore: chi voleva poteva non lavorare e recarsi al tempio. Oggi non è più così”.

Tuttavia, continua l’esule, “tutti i tibetani sanno che giorno è oggi, e pregheranno in segreto all’interno delle proprie case”. Interrogata da Radio Free Asia, una tibetana ancora nella regione conferma: “So del compleanno, ma non posso parlare liberamente. La questione è molto sensibile per le autorità cinesi”. Read the rest of this entry »

Monaco tibetano muore dopo 15 anni di carcere
Lug 1st, 2011 by admin

La Cina è stata spesso accusata di praticare torture e condizioni dure di carcere per i detenuti.

La Cina è stata spesso accusata di praticare torture e condizioni dure di carcere per i detenuti.

Jampa Pelsang fu arrestato nel 1996, durante la prima campagna di “rieducazione patriottica” ordinata dalle autorità cinesi per i monaci tibetani. Si oppose e fu arrestato, insieme a decine di monaci. Numerosi monaci tibetani sono morti dopo anni di carcere.

Dharamsala (AsiaNews) – E’ morto il 23 maggio il monaco Jampa Pelsang conosciuto come Puloe, rilasciato il 6 maggio dal carcere di Chushul in gravissime condizioni di salute. Egli è stato 15 anni in prigione per essersi opposto alla “campagna di rieducazione” ordinata dalle autorità cinesi nel maggio 1996 presso i monasteri di Sera, Gaden e Drepung a Lhasa in Tibet. Nel maggio 1996 le autorità cinesi lanciarono la prima campagna di rieducazione, proibendo in tutti i monasteri le fotografie del Dalai Lama (è tuttora reato averne) e impedendo le preghiere per costringere in monaci a partecipare a incontri di indottrinamento. I monaci fecero una protesta, chiedendo ai funzionari di andare via. Per risposta arrivò l’esercito nei monasteri, che stroncò con la violenza ogni protesta. I monaci Gelek Jinpa e Dorjee furono feriti, oltre 100 monaci furono cacciati dal monastero e decine di monaci furono arrestati tra il 5 e il 7 maggio. Jampa fu arrestato il 6 maggio 1996, insieme ad altri 62 monaci. Di loro, 32 monaci sono stati condannati a pene tra uno e 15 anni di carcere., mentre gli altri furono condannati a campi di “rieducazione-tramite-lavoro”, veri lavori forzati. Jampa, ritenuto tra i leader delle proteste, fu condannato a 15 anni, scontati nei carceri di Lhasa, Drapchi e Chushul. Egli era nato a Dri-gung, contea di Meldro Gungkar, Lhasa, ed è entrato giovanissimo nel monastero di Gaden. Con Jampa fu condannato Tenzin Yeshi, che pure è morto poco tempo dopo il rilascio. Lobsang Wangchuk, condannato a 10 anni, è morto nel carcere di Drapchi il 4 maggio 1998, colpito con arma da fuoco da una guardia durante una protesta pacifica. La Cina è stata spesso accusata di praticare torture e condizioni dure di carcere per i detenuti. (NC)

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