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Tibet: Dalai Lama invitato in Valle d’Aosta
Mar 31st, 2010 by admin

Il Consiglio regionale della Valle d’Aosta all’unanimità ha approvato il 25.03.10 una risoluzione in cui si esprime ”solidarietà nei confronti del popolo tibetano e delle minoranze etniche, culturali e religiose oppresse e private della loro libertà”’ e nella quale si invita il Dalai Lama per una visita. Il documento intende riaffermare, come riportato in una nota del Consiglio Valle, ”nello spirito di amicizia e di rispetto verso tutti i paesi presenti che ha contraddistinto la manifestazione sportiva, i propri valori irrinunciabili di solidarieta’ nei confronti delle minoranze etniche, culturali e religiose oppresse e private della loro liberta”’, invitando i Presidenti della Regione e del Consiglio regionale ”a rendersi interpreti di questo pensiero nelle sedi competenti e ad assicurare che venga sempre e comunque rispettato nella nostra Regione il diritto di esprimere sempre le proprie opinioni politiche”. (ANSA)

Conclusa l’assemblea generale del Partito Nazionale Democratico Tibetano
Mar 30th, 2010 by admin

morning-chimeSi sono conclusi a Dharamsala i lavori della terza Assemblea Generale del Partito Nazionale Democratico tibetano (NDPT) riunita il 27 e il 28 marzo a Dharamsala per deliberare sulla nomina dei prossimi candidati al 15° Parlamento Tibetano e alla successione del Kalon Tripa, il Primo Ministro, la cui elezione avverrà nel settembre 2011. Il presidente del NDPT, Chime Yungdrung, ha reso noto in una conferenza stampa che, dopo approfondita discussione, l’Assemblea ha designato i nomi di 45 candidati al Parlamento (15 per ogni provincia tibetana) e di 3 candidati alla nomina di Primo Ministro, sottolineando l’importanza che tutti i tibetani concorrano al processo democratico attraverso la partecipazione alle elezioni. Ha inoltre auspicato, ai fini di una maggiore e più significativa democrazia, l’adozione da parte del governo tibeano in esilio di un sistema multipartitico. Ospite d’onore alla sessione inaugurale dei lavori il presidente del Parlamento Tibetano, Penpa Tsering, il quale, nel ribadire l’importanza delle elezioni del 2011 per la democrazia tibetana, ha affermato che i tibetani, nell’esprimere il loro voto, devono accantonare ogni sentimento di appartenenza regionale o di affiliazione a qualsiasi gruppo e sostenere candidati qualificati e competenti. Read the rest of this entry »

La Cina evita un accordo vincolante su cambiamenti climatici
Mar 29th, 2010 by admin

Il Primo Ministro britannico Gordon Brown ammonisce che se la comunità mondiale non ha sottoscritto un accordo giuridicamente vincolante a Copenhagen, la responsabilità è prevalentemente della Cina. La verità è che né la Cina né la comunità mondiale erano pronte per un tale impegno; ma le ragioni per cui la Cina non ha accettato un accordo giuridicamente vincolante, sono ancora più controverse. Questo è quanto dichiarato da Knut H. Alfsen, direttore del Centro Cicero, per la Ricerca sul Clima. Al vertice di Copenaghen ha preso parte una delegazione tibetana non ufficiale, chiamata Tibet Third Pole (Tibet Terzo Polo). Scopo di tale delegazione era quello di portare all’attenzione l’importanza dell’ecosistema dell’altopiano tibetano e le politiche ambientali cinesi in Tibet. La definizione “Terzo Polo” proviene dal fatto che l’Himalaya custodisce la terza maggiore scorta di acque glaciali al mondo, dopo il Polo Nord e il Polo Sud. Read the rest of this entry »

Condannato monaco tibetano con processo segreto e senza garanzie
Mar 28th, 2010 by admin

Il fondatore dell’istituto Khenpo Jigme Phuntsok è morto per cause mai chiarite durante il ricovero in un ospedale di Chengdu, il 7 gennaio 2004.

Il fondatore dell’istituto Khenpo Jigme Phuntsok è morto per cause mai chiarite durante il ricovero in un ospedale di Chengdu, il 7 gennaio 2004.

Ngagchung è stato condannato a 7 anni di carcere, ma si ignora ancora persino l’accusa. Arrestato nel luglio 2008, da allora è in isolamento senza vedere nemmeno i familiari. Da sempre il suo monastero è “sorvegliato speciale” dalla polizia. Il Tribunale di Kardze (Sichuan) ha condannato il monaco tibetano Ngagchung a 7 anni di carcere e un anno di privazione dei diritti politici. La sentenza è di gennaio, ma il processo è stato tenuto segreto e solo ora è stato denunciato dal Centro tibetano per i diritti civili e la democrazia (Tchrd). Il monaco, 39 anni dell’Istituto buddista Larung Gar, a Sertha, è in isolamento da quando è stato arrestato l’8 luglio 2008, insieme a Taphun e Gudrak, per il sospetto di avere fornito notizie sulla situazione in Tibet a “forze separatiste”. Gli altri due arrestati sono stati rilasciati dopo l’interrogatorio, mentre il monaco è stato tenuto in isolamento, senza poter vedere nemmeno i familiari stretti. Si ignorano tuttora le accuse e persino se abbia potuto godere dell’assistenza di un difensore, ma non sono stati avvertiti nemmeno i familiari ed esperti ritengono che il processo sia avvenuto con violazione delle regole internazionali. Ngahchung è nipote dell’insegnante buddista Khenpo Jigme Phuntsok, molto rispettato e fondatore dell’Istituto buddista Larung Gar. Read the rest of this entry »

Free Tibet: “Google sia esempio per tutti”
Mar 27th, 2010 by admin

Nel novembre del 2008 Wangdu, un operatore sanitario tibetano, è stato condannato all’ergastolo per aver mandato una mail fuori dalla regione che conteneva informazioni sulle proteste della primavera precedente.

Nel novembre del 2008 Wangdu, un operatore sanitario tibetano, è stato condannato all’ergastolo per aver mandato una mail fuori dalla regione che conteneva informazioni sulle proteste della primavera precedente.

La direttrice dell’Ong, che vigila sulla situazione dei diritti umani nel Tibet, applaude alla scelta del colosso informatico e spiega: “La fine della censura, alla fine, conviene in primo luogo alla Cina stessa”. La decisione di Google di abbandonare la Cina a favore di Hong Kong “va applaudita, perché è una vittoria contro la censura. Noi speriamo che incoraggi gli utenti internet di Cina e Tibet a chiedere di buttare giù ‘Il Grande Firewall’, simbolo del controllo cinese sulla Rete”. È il commento rilasciato da Stephanie Brigden, direttore dell’Organizzazione non governativa Free Tibet, sulla scelta del colosso informatico di spostare i suoi server nell’ex colonia britannica. La libertà di internet, continua la Brigden, “deve essere garantita dai governi e da quelle multinazionali, come Microsoft, che operano sul territorio cinese. La libertà di espressione e l’accessibilità dell’informazione sono punti fondamentali per le nazioni sviluppate e per la loro economia.Read the rest of this entry »

Non si ferma la protesta non-violenta tibetana. Arrestati monaci e studenti
Mar 26th, 2010 by admin

I tibetani hanno dimostrato per ricordare gli anniversari della cacciata in esilio del Dalai Lama

I tibetani hanno dimostrato per ricordare gli anniversari della cacciata in esilio del Dalai Lama

Nel Qinghai ignoti distribuiscono opuscoli pro-Dalai Lama, la polizia occupa il vicino monastero e arresta tre monaci a caso. Nel Gansu studenti di scuola secondaria inneggiano al Dalai Lama, la polizia arresta almeno 20 giovani.

Le autorità cinesi hanno arrestato tre monaci del monastero di Ditsa nella contea di Bayan (in cinese: Hualong), prefettura di Haidong nel Qinghai, per il solo sospetto che siano coinvolti nella distribuzione di pamphlet di contestazione. Chiusa anche la scuola condotta dal monastero. Nonostante la repressione, continuano le proteste dei tibetani e le autorità cinesi arrestato anche numerosi studenti. Il Centro tibetano per i diritti umani e la democrazia (Tchrd) riferisce che il 14 marzo nei pressi del monastero sono stati distribuiti pamphlet con la richiesta di “un rapido ritorno del Dalai Lama in Tibet” e della “fine della repressione in Tibet”. Subito dopo polizia ed esercito hanno occupato il monastero e arrestato i monaci Tulku Woeser, Yeshi, e Jamyang. Read the rest of this entry »

Sciopero della fame dei tibetani detenuti per proteste anti-cinesi
Mar 25th, 2010 by admin

Repressione contro i tibetani in Nepal
Repressione contro i tibetani in Nepal

Il loro arresto è avvenuto il 10 marzo scorso durante gli scontri tra polizia e esuli in piazza per il 59° anniversario dell’invasione cinese del Tibet. I detenuti devono scontare una condanna a 90 giorni di carcere. Kathmandu (AsiaNews/Agenzie) – Ventitre tibetani hanno iniziato uno sciopero della fame per  protestare contro il loro arresto avvenuto il 10 marzo scorso durante le dimostrazioni per 59° anniversario dell’invasione cinese del Tibet. I detenuti sono in digiuno da ieri e devono scontare una condanna di 90 giorni. Essi hanno violato la legge che proibisce ogni tipo di manifestazione anti-cinese sul suolo del Nepal. Per evitare strumentalizzazioni la polizia ha già annunciato che ricorrerà alle cure mediche forzate se le loro condizioni di salute inizieranno ad aggravarsi. Il 10 marzo scorso migliaia di rifugiati tibetani hanno sfilato per le strade di Kathmandu per ricordare le vittime dell’invasione cinese del Tibet avvenuta nel 1951. Iniziata con 10 minuti di silenzio la manifestazione pacifica è però degenerata in scontri con la polizia. In totale la polizia ha arrestato 34 persone, di queste 11 sono state rilasciate dopo poche ore. Read the rest of this entry »

Google reindirizza il traffico al portale di Honk Kong: immediata contromossa cinese
Mar 24th, 2010 by admin

Tutto come previsto: nemmeno ventiquattro ore dopo la decisione di Google di chiudere il proprio servizio cinese e reindirizzare google.cn e google.com sul dominio di Hong Kong (google.com.hk), il Governo Cinese taglia i risultati prodotti dal motore: “the connection was reset” è la risposta che ricevono gli utenti che tentano di accedere a risultati o parole chiave non gradite al governo. Il Great Firewall cinese è quindi entrato in opera ristabilendo la “legalità”. Read the rest of this entry »

Protesta di ragazzi tibetani della scuola media. La polizia li arresta
Mar 23rd, 2010 by admin

La polizia cinese ferma i ragazzi tibetani.

La polizia cinese ferma i ragazzi tibetani.

Tibet quasi in stato d’assedio per gli anniversari di marzo Spiegato l’esercito e migliaia di poliziotti; negozi chiusi a Lhasa e altrove in segno di lutto. Esplodono lo stesso proteste di ragazzi della scuola media: la popolazione li spalleggia, la polizia opera arresti.

Dharamsala (AsiaNews) – Le autorità cinesi intervengono anche contro i ragazzi della scuola media, se osano protestare contro Pechino e per una maggiore libertà in Tibet. Per il 2° anniversario delle proteste anticinesi del 10-14 marzo 2008, scoppiate a Lhasa e represse dall’esercito sparando sulla folla con centinaia di morti, le autorità cinesi hanno disposto severe misure di controllo con grande spiegamento di forze dell’ordine, soprattutto nei pressi dei templi tibetani e luoghi turistici.

L’anniversario ricorda anche il 10 marzo 1959 quando i tibetani insorsero contro la Cina per ottenere l’indipendenza e vennero massacrati dall’esercito cinese. … Read the rest of this entry »

Bandiere tibetane: a proposito del caso di Gressoney
Mar 21st, 2010 by admin

Gressoney: un momento della cerimonia d’inaugurazione. La Stampa, 21 marzo 2010

Gressoney: un momento della cerimonia d’inaugurazione. La Stampa, 21 marzo 2010

Alcune settimane fa una delegazione di militari cinesi è arrivata in visita ispettiva a Gressoney Saint Jean in vista dei Giochi Militari Invernali inaugurati ieri 20 marzo. I militari hanno notato subito una bandiera del Tibet che sventolava sopra la locale scuola di sci (da due anni). Con i toni che ben conosciamo hanno preteso la rimozione immediata della stessa la cui presenza, hanno affermato, feriva la loro “sensibilità”, in quanto il Tibet farebbe parte della Cina, e costituiva un attentato all’unita della madre patria. Frasi e slogan ben noti.
Di fronte alla minaccia cinese, non vediamo come chiamarla diversamente, è iniziato un balletto di posizioni delle istituzioni locali, altalenanti tra la paura di veder compromessi i Giochi Militari, importanti per l’economia della vallata, e l’imbarazzo di dover sottostare a un diktat violento e ricattatorio che lede profondamente la dignità dei valdostani, degli italiani, delle nostre leggi, istituzioni, i nostri principi fondamentali di libertà di pensiero ed espressione.
Del resto è loro abitudine sbraitare indignati contro le interferenze negli affari interni della Cina ogni qual volta si ricordano i problemi di diritti umani, ambientali, sindacali della loro grande nazione, ma non esitare un attimo ad impartire ordini a casa altrui. Il direttore della scuola Mauro David ha dunque convocato un’assemblea dei maestri di sci per deliberare in modo democratico sul destino della ormai consunta ma ancora molto significativa bandiera e la maggioranza, erano in tutto nove maestri su venti soci, ha deliberato di toglierla dal tetto della scuola. La decisione, resa pubblica, ha suscitato l’indignazione di un gran numero di cittadini della vallata evidentemente solidali con il popolo del Tibet per svariate ragioni, non ultima il fatto di essere, come i tibetani, gente di montagna e costituire una “minoranza”. Si è scatenata dunque una caccia alla bandiera da parte di privati, albergatori e ristoratori e quindi assieme a nostri soci, alla comunità tibetana e a gente della cosiddetta società civile, abbiamo deciso di manifestare la solidarietà al popolo del Paese delle nevi, come sempre pacificamente, esponendo semplicemente bandiere del Tibet durante le gare. Per questo è stato fatta una regolare richiesta dalla nostra socia Sabina Caso alla questura di Aosta. L’autorizzazione è stata però negata. Le motivazioni, varie, comprendono anche il timore di “reazioni da parte della popolazione locale” che vedrebbe lesi i propri interessi e l’immagine turistica della zona.  Inoltre si richiama all’inopportunità di esporre le bandiere di fronte alla delegazione di 52 atleti cinesi e viene valutato l’interesse pubblico della riuscita della gara contro l’interesse “privato” della manifestazione di pensiero… Read the rest of this entry »

Giro di vite in Tibet: centinaia di arresti e monaci reclusi nei monasteri
Mar 11th, 2010 by admin

Samdhong Rinpoche, premier del governo tibetano in esilio
Samdhong Rinpoche, premier del governo tibetano in esilio

Dharamsala (AsiaNews) di Nirmala Carvalho
Per l’anniversario delle proteste di marzo 2008 (l’esercito sparò sulla folla facendo centinaia di morti, il fu Tibet precluso a visitatori e media) le autorità cinesi inaugurano nuove misure di sicurezza e potenziano i controlli.
Samdhong Rinpoche, premier del governo tibetano in esilio: “non perdiamo la speranza, proseguiamo una protesta non violenta”.

– Nuovo giro di vite delle autorità cinesi in Tibet con centinaia di arresti e inasprimento della già severe misure di sicurezza, in vista dell’anniversario delle proteste esplose a Lhasa il 10 marzo 2008. Intervista esclusiva di AsiaNews a Samdhong Rinpoche, premier del governo tibetano in esilio, dopo che le autorità cinesi hanno chiarito che sceglieranno loro il nuovo Dalai Lama.

Il Centro tibetano per i diritti umani e la democrazia (Tchrd) denuncia che dal 2 marzo, inizio di questa nuova “campagna per la sicurezza”, sono stati arrestati circa 500 tibetani solo nella città di Lhasa e c’è sorveglianza intorno ai 3 principali monasteri della capitale (Drepung, Gaden e Sera) con divieto ai monaci di uscire senza un apposito permesso delle autorità.

Dal 1° marzo è stato anche istituito un nuovo “corpo di sicurezza” che collaborerà con la polizia “per mantenere l’ordine sociale, attraverso ispezioni e fermo dei sospetti e arresto di chi è privo dei 3 documenti previsti: carta d’identità, registrazione della residenza (hukou in cinese) e permesso temporaneo di soggiorno.” I casi sospetti saranno segnalati alla polizia.

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DISCORSO DEL DALAI LAMA PER IL 51° ANNIVERSARIO DELL’INSURREZIONE DEL TIBET
Mar 10th, 2010 by admin

Sua Santità il Dalai Lama il 10.03.2010 mentre  tiene a Dharamsala, India, al popolo tibetano in esilio il discorso in occasione del 51° anniversario dell'insurrezione del Tibet

Saua Santità il Dalai Lama il 10.03.2010 mentre tiene a Dharamsala, India, al popolo tibetano in esilio il discorso in occasione del 51° anniversario dell'insurrezione del Tibet

DISCORSO DEL DALAI LAMA IN OCCASIONE DEL 51° ANNIVERSARIO DELL’INSURREZIONE NAZIONALE TIBETANA

Oggi ricorre il 51° anniversario della pacifica insurrezione del popolo tibetano contro la repressione comunista cinese in Tibet e ricorre anche il secondo anniversario delle proteste pacifiche scoppiate in Tibet nel marzo 2008. Rendo omaggio a quegli eroici tibetani, uomini e donne, che hanno sacrificato la loro vita per la causa del Tibet e prego perché abbiano fine al più presto le sofferenze di coloro che in Tibet subiscono ancora l’oppressione.

Nonostante le gravi avversità subìte da molti decenni, i tibetani sono riusciti a conservare il loro coraggio e la loro determinazione, a preservare la loro cultura ispirata alla compassione e a mantenere la loro peculiare identità. È fonte di ispirazione vedere che oggi una nuova generazione di tibetani continua a mantenere viva la giusta causa del Tibet. Rendo saluto al coraggio di quei tibetani che ancora vivono nella paura e sotto l’oppressione. Read the rest of this entry »

La guerra agli Usa del colonnello
Mar 3rd, 2010 by admin

Di Francesco SisciLa Stampa – 02.03.10

PECHINO – La Cina dovrebbe accelerare per diventare numero 1, creare le forze armate più potenti del mondo e spodestare gli Stati uniti come “campione” globale. Questo in una frase il “Sogno cinese” (Zhongguo meng) secondo l’autore dell’omonimo libro, il colonnello superiore Liu Mingfu. L’ufficiale, con un grado equivalente in sostanza a un nostro generale di brigata, non si fa illusioni sulle conseguenze di questo sogno. Read the rest of this entry »

Pechino, il falso Panchen Lama entra nel governo
Mar 3rd, 2010 by admin

il Panchen Lama di Pechino
il Panchen Lama di Pechino

 I tibetani in esilio puntano il dito contro il “pupazzo di Pechino”, che tuttavia “si dimostra sempre meno obbediente ai suoi padroni. È un tibetano, e il suo cuore prima o poi spezzerà le catene cinesi”. Oggi l’esordio del finto numero due del buddismo tibetano nella politica. Il governo cinese “non sembra essere troppo intelligente. Pensavano che, nominando un finto Panchen Lama, questi avrebbe obbedito a ogni loro ordine. Ma persino il pupazzo che si sono scelti, Gyaltsen Norbu, è un tibetano e prima o poi il suo cuore e le sue vere radici si manifesteranno e spezzeranno l’indottrinamento di Pechino”. … Read the rest of this entry »

La politica del Dalai Lama
Mar 3rd, 2010 by admin

Sua Santità il Dalai Lama presenta il 30 dicembre 2009 a Dharamsala il nuovo libro per ricordare la figura del Panchen Lama, in occasione del 20° anniversario della sua misteriosa morte.

Sua Santità il Dalai Lama presenta il 30 dicembre 2009 a Dharamsala il nuovo libro per ricordare la figura del Panchen Lama, in occasione del 20° anniversario della sua misteriosa morte.

Dalai Lama vuol dire maestro che è oceano di saggezza. Questo è il nome che da secoli si dà ai capi religiosi e politici del Tibet, considerati incarnazione di Avalokitesvara, il Bodhisattva della compassione. Alla morte di ciascuno di essi un complesso rituale è stato avviato per individuare la sua successiva incarnazione.

Il Tibet è un paese immenso, vasto quanto l’Europa occidentale, che sorge tra le più alte montagne del mondo. Ma proprio per la natura del territorio la popolazione è molto ridotta: solo sei milioni sono attualmente i Tibetani. Un piccolo popolo che deve la sua fama e il suo ruolo nella storia a una precisa ragione: all’aver conservato per un millennio una delle più grandi civiltà umane, quella del Buddhismo Mahayana dell’India, scomparso dall’India stessa a seguito di una lenta decadenza e poi definitivamente dopo l’invasione islamica.
Tra le vette inaccessibili di quello che veniva chiamato il Paese delle Nevi, quella civiltà ha conosciuto nuova vita, facendo del Tibet la terra favolosa dei mistici e dei santi. Una particolare struttura sociale organizzata intorno ai monasteri ha consentito ciò, una struttura facente capo a un monaco rivestito di autorità regale, per l’appunto il Dalai Lama.
Per secoli dunque il Tibet è riuscito a mantenere, nel cuore dell’Asia, un’autonomia dalle potenze circostanti. A ovest, nelle regioni dell’Asia centrale, il Buddhismo veniva sradicato e sostituito dall’Islam.

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APPELLO PER LA LIBERAZIONE DEL PANCHEN LAMA
Mar 1st, 2010 by admin

Perché il Governo cinese ha sequestrato il Panchen Lama ed i suoi genitori?

Perché il Governo cinese ha sequestrato il Panchen Lama ed i suoi genitori?

Il 14 Maggio 2010 ricorre il 15° anniversario della scomparsa del Panchem Lama. Attiviamoci con rinnovato impegno chiedendo sue notizie e la sua liberazione. Gedhun Choekyi Nyima, 11° Panchen Lama del Tibet, fu rapito dalle autorità cinesi, assieme ai suoi genitori, il 14 maggio 1995, all’età di appena sei anni. Nel 1996 il governo cinese ha ammesso di detenerlo in “custodia preventiva” e a nulla sono valse le innumerevoli richieste di notizie sulle sue condizioni di salute e sul luogo della sua detenzione avanzate, nel corso degli anni, da numerosi governi, organizzazioni a salvaguardia dei diritti umani e dalle Nazioni Unite.Il Panchen Lama, che il 25 aprile 2005 compie sedici anni, è uno dei più importanti leader religiosi tibetani. Al suo posto, le autorità della Repubblica Popolare Cinese hanno designato un altro ragazzo, Gyaltsen Norbu, che cresce e studia a Pechino sotto lo sguardo vigile degli organi del Partito. Spesso appare in manifestazioni pubbliche a fianco dei leader cinesi. E PARTECIPA ALA PETIZIONE …

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Condanna a morte per tre attivisti tibetani
Mar 1st, 2010 by admin

poliziotti cinesi pattugliano Lhasa. Secondo dati di Tchrd sono migliaia i tibetani detenuti dalle autorità cinesi, senza che siano formulate accuse specifiche a loro carico.
poliziotti cinesi pattugliano Lhasa. Secondo dati di Tchrd sono migliaia i tibetani detenuti dalle autorità cinesi, senza che siano formulate accuse specifiche a loro carico.

Pechino impone silenzio ai media. Il processo, a porte chiuse, si è svolto a novembre e solo nei giorni scorsi è circolata la notizia. Attivista diIl tribunale popolare di Kardze ha condannato tre tibetani per aver “fomentato il separatismo” e “disturbo dell’ordine sociale”, con pene che variano dalla condanna a morte, a 16 anni di galera. I giudici hanno emesso la sentenza il 17 novembre scorso, ma la notizia è filtrata solo in questi giorni. Attivisti per i diritti umani in Tibet spiegano che le autorità svolgono i processi “in gran segreto” per impedire il propagarsi delle informazioni e gli stessi tibetani sono “molto più cauti” nell’inviare notizie all’esterno, nel timore di ritorsioni delle autorità cinesi. Il 17 novembre la Intermediate People’s Court della Prefettura autonoma tibetana (Tap) di  Kardze, ha condannato a morte – ma la pena è sospesa per due anni – Pema Yeshi, di 28 anni. I giudici hanno comminato l’ergastolo a Sonam Gonpo, di 24 anni e 16 anni di prigione a Tsewang Gyatso, alias Tsok Tsok, di 32 anni. Lo rivelano fonti del Tibetan Centre for Human Rights and Democracy (Tchrd), secondo cui i tre tibetani provengono da Thangkyi, città della contea di Nyarong (Xinlong xian, nella dicitura cinese), provincia del Sichuan. A carico dei tre condannati le accuse di aver “fomentato il separatismo” e “disturbo dell’ordine sociale”.La notizia del loro arresto era stata pubblicata il 18 marzo 2009 sul quotidiano Ganzi Daily, che faceva risalire il momento del fermo all’11 dello stesso mese. Essi avrebbero – secondo quanto riportato nell’articolo – distribuito volantini inneggianti all’indipendenza del Tibet e incendiato gli edifici governativi di Thangkyi, causando ingenti danni. Per cinque mesi le famiglie non hanno saputo più nulla della loro sorte fino all’agosto successivo. I tre tibetani, in realtà, erano rinchiusi nel carcere di Chengdu e il 17 novembre hanno subito il processo. Il dibattimento in aula si è svolto a porte chiuse e senza il minimo rispetto dei diritti umani, fra i quali vi è anche il diritto alla difesa dell’imputato. Il 10 dicembre, infine, funzionari locali hanno avvisato i parenti della condanna. Tashi Choephel Jamatsang, membro di Tchrd, spiega ad AsiaNews che “solo la scorsa settimana abbiamo avuto la conferma della sentenza” perché il processo si è tenuto “in gran segreto nel novembre del 2009” e la famiglia “è stato informata solo un mese più tardi”. L’attivista aggiunge che “i tibetani sono molto cauti nell’inviare informazioni” all’estero, perché “troppi sono stati arrestati con l’accusa di tradimento” per aver “diffuso segreti al mondo esterno”. “Con questo motivo – conclude – si spiega il ritardo nella pubblicazione della notizia”, ma resta la “preoccupazione” per la sentenza e le condizioni del popolo tibetano. Secondo dati di Tchrd sono migliaia i tibetani detenuti dalle autorità cinesi, senza che siano formulate accuse specifiche a loro carico. Almeno 334 i condannati dai tribunali con pene detentive che variano da pochi mesi alla pena capitale. E nella maggioranza dei casi, gli imputati non hanno diritto alla difesa e i processi si svolgono in gran segreto. (NC)

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