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Dove rinascerà il Dalai Lama?
Gen 29th, 2010 by admin

dalai-lama20novdi Raimondo Bultrini, Pubblicato su Limes 6/2009.

Iniziamo la collaborazione con Raimondo Bultrini, giornalista di “La Repubblica” e corrispondente dall’Asia, che ha particolarmente studiato la situazione tibetana, vedi il suo libro “Il Demone e il Dalai Lama” (Baldini Castoldi ed.) che tratta un tema di scottante attualità e fa luce su una questione per troppo tempo sottovalutata ma della massima delicatezza.

Il caso del monastero di Tawang, nell’estremo Nord dell’India, dove potrebbe reincarnarsi la guida spirituale tibetana. Un altro motivo di tensione nei rapporti fra Pechino e Delhi. Se l’Oceano di Saggezza si sdoppia.  

Sono cinquant’anni che lungo le strade di McLeod Ganj, a venti minuti di strada dissestata da Dharamsala nell’Himachal Pradesh, tra tonache amaranto e mendicanti sadhu, monasteri di stile himalayano e mandir hindu, il Tibet si mischia con l’India nel primo e riuscito trapianto di massa di esuli del Popolo delle Nevi. E’ stato un vero e proprio trapianto politico, visto che i tibetani fuggivano dal regime comunista entrato con la forza prima nel Sichuan e poi nelle altre regioni intermedie fino a Lhasa, la capitale.

Oggi ci sono molte altre regioni dell’India dove vivono le seconde e terze generazioni di quelle comunità che cercarono di rispettare la tradizione e ricostruirono il più realisticamente possibile – come a Dharamsala – l’ambiente abbandonato in fretta mezzo secolo fa. Read the rest of this entry »

Nuova politica per il Tibet: repressione e modernizzazione
Gen 29th, 2010 by admin

Pechino si vanta della modernizzazione industriale del Tibet che sta portando benessere alla regione. Ma secondo il Dalai Lama questa politica sta portando al “genocidio culturale” del Tibet.
Pechino si vanta della modernizzazione industriale del Tibet che sta portando benessere alla regione. Ma secondo il Dalai Lama questa politica sta portando al “genocidio culturale” del Tibet.

Riprendono oggi i dialoghi fra gli inviati del Dalai Lama e il governo cinese. Ma le posizioni rimangono immutate: il Dalai Lama chiede l’autonomia culturale e religiosa; Pechino lo accusa di voler dividere la nazione. Intanto in Tibet la Cina ha lanciato un nuovo programma che prevede arresti e aspre sentenze contro monaci e fedeli, insieme a un enorme sforzo finanziario e di personale. Sono giunti oggi nella capitale cinese gli inviati del Dalai Lama per la ripresa dei colloqui sulla situazione della regione himalayana. I negoziati sono stati aperti e chiusi diverse volte dal 2002. L’ultima occasione è stata nel novembre 2008, dopo le Olimpiadi di Pechino e dopo la violenta repressione dei moti tibetani di marzo dello stesso anno. L’analisi di uno dei più grandi esperti di politica cinese. Il Dalai Lama cerca una soluzione per poter tornare in Tibet, da dove è fuggito nel 1959. In cambio egli ha da tempo annunciato la rinuncia al potere politico e all’indipendenza della regione, domandando però l’autonomia religiosa e culturale.
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2009: l’anno nero per diritti umani in Cina
Gen 28th, 2010 by admin

Il 25 dicembre il Tribunale di Pechino ha condannato il dissidente Liu Xiaobo, a sinistra con la moglie, a 11 anni di carcere per “incitamento alla sovversione” per avere scritto “Carta 08”, documento che chiede al governo il rispetto dei diritti umani riconosciuti nella Costituzione cinese e riforme democratiche. Liu è in carcere dall’8 dicembre 2008.
Il 25 dicembre il Tribunale di Pechino ha condannato il dissidente Liu Xiaobo, a sinistra con la moglie, a 11 anni di carcere per “incitamento alla sovversione” per avere scritto “Carta 08”, documento che chiede al governo il rispetto dei diritti umani riconosciuti nella Costituzione cinese e riforme democratiche. Liu è in carcere dall’8 dicembre 2008.

Nel 2009 il governo cinese ha inasprito la repressione contro dissidenti e attivisti, con carcerazioni, gravi condanne detentive anche per semplici proteste o contro gli avvocati che difendono i diritti civili e umani, una sistematica persecuzione contro tibetani e uiguri, la mancanza di riforme legali. All’opposto, sono diminuite le proteste e le critiche della comunità internazionale.  E’ il triste quadro dell’annuale Rapporto mondiale del gruppo Human Rights Watch, pubblicato ieri. Lo dice Human Rigths Watch nella sua relazione annuale. Pechino ha molto inasprito la persecuzione contro dissidenti e attivisti. Intanto l’Occidente diminuisce sempre più le critiche e la difesa dei diritti umani. Solo per il mese di dicembre, il rapporto ricorda come il 19 dicembre il governo cambogiano, pressato da Pechino, ha rimpatriato con la forza 20 profughi uiguri. L’Alto Commissario Onu per i rifugiati aveva espresso “preoccupazione” che i profughi, se rimpatriati, fossero soggetti a torture o arresti arbitrari. Il 25 dicembre il Tribunale di Pechino ha condannato il dissidente Liu Xiaobo (nella foto) a 11 anni di carcere per “incitamento alla sovversione” per avere scritto “Carta 08”, documento che chiede al governo il rispetto dei diritti umani riconosciuti nella Costituzione cinese e riforme democratiche. Liu è in carcere dall’8 dicembre 2008. Read the rest of this entry »

L’eroismo di Google e la paura della Cina
Gen 28th, 2010 by admin

Obama e Hillary Clinton vogliono la fine della censura su internet. Ma la Cina non è disposta a allentare la presa sulla censura, fondamentale per il mantenimento della dittatura del Partito comunista. A rischio i rapporti fra le due nazioni, mentre gli attivisti per i diritti umani applaudono. … Read the rest of this entry »

Google abbatte la censura cinese
Gen 25th, 2010 by admin

Un navigatore del web legge su Google le notizie, finora censurate, su Sua Santità il Dalai Lama ed il Tibet

Un navigatore del web in Cina legge su Google le notizie, finora censurate, su Sua Santità il Dalai Lama ed il Tibet

 Le diatribe scoppiate in questi giorni fra Google e la Cina e poi fra Washington e Pechino sono un messaggio importante per l’intera comunità internazionale. A metà mese il gigante di internet ha scoperto che i suoi sistemi in Cina sono stati violati da alcuni hacker locali (forse su commissione del governo di Pechino), che sono riusciti a rubare indirizzi e-mail e dati su dissidenti cinesi. Google ha ritenuto che questo era troppo. La compagnia americana aveva già accettato una buona dose di censura entrando nel mercato cinese nel 2006: filtraggio delle notizie critiche del Partito comunista; cancellazione di temi legati a Tibet, Taiwan, Falun Gong, persecuzione religiosa, ecc… Al tempo, la scelta di Google era stata criticata dai cybernauti come un tradimento della libertà della rete, uno dei principi sbandierati dalla stessa compagnia che si è difesa dicendo che “un po’ di informazione libera è meglio che niente”.

 Google continua ad offrire ai suoi utenti cinesi materiale senza censura, nell’attesa di ridiscutere con Pechino gli accordi per la sua presenza in Cina. La compagnia americana è pronta anche a chiudere i suoi uffici in Cina. Attualmente Google possiede almeno un terzo del mercato cinese di internet. La sua principale rivale, Baidu, sostenuta dal governo come l’anti-Google, copre invece il 60%. Ma la maggioranza degli utenti di Google sono persone con un alto livello di educazione, sono concentrati nelle città e hanno un buon salario medio. Read the rest of this entry »
Tibet : il governatore dà le dimissioni
Gen 25th, 2010 by admin

Hu Jintao propone più investimenti nella regione. Ma esperti osservano che quIl governatore dimissionario del Tibet Qiangba Puncogesti aiuti beneficiano soprattutto gli etnici han e che nel lungo termine non impediscono nuove proteste. Intanto Qiangba Puncog, che ha vissuto la repressione del 2008, si dimette. Pechino vuole garantire la “stabilità nel lungo termine” in Tibet aumentando “gli investimenti e l’assistenza economica”. E’ quanto il presidente Hu Jintao ha indicato l’8 gennaio durante un incontro del Politburo centrale del Partito comunista sulla regione himalayana. L’incontro ad alto livello ha dato le indicazioni per il raduno del Congresso del popolo tibetano che si tiene dal 10 al 15 gennaio a Lhasa. Il governatore della regione autonoma, Qiangba Puncog (v. foto), e il presidente del Comitato permanente del Congresso tibetano Legqog daranno entrambi le dimissioni. Dopo le proteste di piazza esplose nel marzo 2008 a Lhasa e altrove, represse nel sangue con centinaia di morti e migliaia di arresti, la situazione in Tibet è rimasta tesa e molte zone sono ancora sotto legge marziale di fatto. Read the rest of this entry »

Non dovevano diventare più buoni?
Gen 18th, 2010 by admin

Ma dopo le Olimpiadi non dovevano diventare più buoni?

di Piero Verni

Ve li ricordate quelli che nel 2008, mentre tibetani, uiguri, dissidenti cinesi, praticanti della Falun Gong e molti altri critici del governo cinese protestavano in tutto il mondo contro l’infamia che i Giochi Olimpici si stavano per tenere in un Paese dove anche le più elementari forme di democrazia sono conculcate e qualsiasi voce critica è ridotta al silenzio livido delle prigioni, dei laogai quando non delle esecuzioni capitali, ci davano degli estremisti? Read the rest of this entry »

Appello per fermare l’esecuzione dei tibetani condannati a morte
Gen 16th, 2010 by admin

tibet_-_protesta_contro_cinaÈ in corso l’invio di una lettera di petizione da inviare al Ministro della Giustizia cinese per fermare l’esecuzione delle condanne a morte sentenziate lo scorso 8 aprile 2009 nei confronti di quattro tibetani coinvolti nelle manifestazioni del marzo 2008 a Lhasa. È possibile firmare la petizione on line collegandosi al sito web di International Tibet Support Network in seguito riportato: http://org2.democracyinaction.org/o/5380/t/5114/p/dia/action/public/?action_KEY=598  La lettera di petizione sarà automaticamente inviata.  Assieme ai tibetani e al tutte le organizzazioni che nel mondo operano a difesa dei diritti umani, facciamo sentire la nostra voce a difesa della vita dei condannati!

Appello per il rilascio di Dhondup Wangchen
Gen 14th, 2010 by admin

 Dhondup Wangchen fu arrestato il 26 marzo 2008, poco dopo aver completato le riprese del film – documentario “Leaving Fear Behind”. Nel documentario sono riportati i sentimenti dei tibetani circa i Giochi Olimpici del 2008 e i loro punti di vista sull’attuale situazione in Tibet e sul ritorno del Dalai Lama.  Vi invitiamo a visitare il sito:http://www.freetibetanheroes.org/   e a firmare la lettera on line indirizzata al Presidente cinese Hu Jintao che troverete nel sito menzionato cliccando su “TAKE ACTION” (di fianco alla foto di Dhondup Wangchen). LEGGI TUTTO Read the rest of this entry »

Dhondup Wangchen condannato a sei anni di carcere
Gen 12th, 2010 by admin

Dhondup Wangchen, trentacinque anni, fu arrestato il 26 marzo 2008 assieme al suo assistente, il monaco Jigme Gyatso, per aver girato, in Tibet, il film Leaving Fear Behind, un documento sulla vita e le aspirazioni dei tibetani alla vigilia dei Giochi Olimpici.

Dhondup Wangchen, trentacinque anni, fu arrestato il 26 marzo 2008 assieme al suo assistente, il monaco Jigme Gyatso, per aver girato, in Tibet, il film Leaving Fear Behind, un documento sulla vita e le aspirazioni dei tibetani alla vigilia dei Giochi Olimpici.

Dhondup Wangchen, trentacinque anni, fu arrestato il 26 marzo 2008 assieme al suo assistente, il monaco Jigme Gyatso, per aver girato, in Tibet, il film Leaving Fear Behind, un documento sulla vita e le aspirazioni dei tibetani alla vigilia dei Giochi Olimpici. Jigme Gyatso fu rilasciato su cauzione sette mesi dopo, il 15 ottobre 2008 . Dhondup Wangchen, il documentarista tibetano arrestato dal governo cinese per aver girato un filmato nel quale intervista i suoi connazionali sulla situazione nel paese occupato, è stato condannato a sei anni di carcere. La sentenza è stata pronunciata il 28 dicembre 2009. Le autorità cinesi non hanno ancora dato comunicazione ufficiale della sentenza né è stato comunicato il nome della località in cui si è tenuto il processo ma la notizia è stata diffusa da Radio Free Asia, dal Governo Tibetano in Esilio e dai famigliari dei documentarista.

Wangchen, in un primo tempo incarcerato presso il centro di detenzione di Ershilibu, a Sining, in Amdo, fu trasferito pochi mesi dopo in un alloggio governativo per essere interrogato. Fu poi rinchiuso nel Centro di Detenzione N. 1 di Sining.

Nel luglio 2009, il governo cinese sostituì Li Dunyong, l’avvocato liberamente scelto da Wangchen, con un difensore di nomina governativa. Human Rights Watch condannò senza riserve questo gesto definendolo “una violazione della legge penale cinese e una violazione dei diritti umani internazionali che garantiscono agli accusati il diritto di scegliere liberamente il proprio difensore e di incontrarlo durante il periodo della detenzione”. .. Read the rest of this entry »

Dure condanne di Pechino a monaci e lama tibetani
Gen 9th, 2010 by admin

Il 3 gennaio 2010, il console generale cinese in India Wang Donghua ha definito il Dalai Lama “un monaco politico, che presto mostrerà anche a Delhi la sua vera faccia. Per questo, deve essere cacciato dal Paese”.

Il 3 gennaio 2010, il console generale cinese in India Wang Donghua ha definito il Dalai Lama “un monaco politico, che presto mostrerà anche a Delhi la sua vera faccia. Per questo, deve essere cacciato dal Paese”.

Una manifestazione a Delhi chiede il rilascio di Tenzin Delek, del Panchen Lama e di tutti i leader religiosi e politici del Tibet. Pechino, in risposta, manda i soldati nella contea di Nyagchuka e condanna un abate buddista a otto anni di galera. Il Dalai Lama, per la Cina, è un “monaco politico”. Un folto contingente dell’Esercito di liberazione popolare cinese sta piantonando in questi giorni Thang Karma, nella contea tibetana di Nyagchuka, per intimidire la popolazione locale che chiede a gran voce il rilascio del lama Tenzin Delek (condannato senza prove a 20 anni di carcere per la sua fedeltà al Dalai Lama), del Panchen Lama e di tutti i dissidenti politici arrestati. Nell’ultimo anno, Pechino ha messo in galera circa 60 leader (politici e religiosi) tibetani. Il governo centrale cinese ha pure condannato l’abate tibetano Phurbu Tsering Rinpoche a 8 anni e sei mesi di reclusione per “appropriazione indebita di suolo pubblico e detenzione illegale di munizioni”. In realtà, la condanna (emessa il 23 dicembre) è collegata ai moti anti-cinesi scoppiati in Tibet nell’estate del 2008. Il leader buddista, molto rispettato dalla popolazione, è stato arrestato il 18 maggio 2008: alcuni giorni prima, circa 80 monache avevano protestato contro la “ri-educazione patriottica” (una pratica di lavaggio del cervello) imposta dalla Cina nei luoghi di culto tibetani. Rinpoche, 53 anni, avrebbe confessato: i suoi avvocati dicono però che la confessione gli è stata estorta con la tortura. Il lama ha già passato circa 15 anni in galera.   Read the rest of this entry »

La svolta nepalese: il Tibet è cinese, basta protestare
Gen 5th, 2010 by admin

Il primo ministro nepalese Madhav Kumar col presidente cinese Hu Jintao
Il primo ministro nepalese Madhav Kumar col presidente cinese Hu Jintao

Il Nepal “farà di tutto per fermare le attività anti-cinesi sul proprio territorio, e riconosce il Tibet e Taiwan come parti inalienabili del territorio governato da Pechino. Per questo, non sarà permesso a nessuno di usare il territorio nepalese per danneggiare gli interessi cinesi”. Lo ha detto ieri il primo ministro di Kathmandu Madhav Kumar Nepal al presidente cinese Hu Jintao, nel corso della sua prima visita ufficiale a Pechino. Il premier in visita ha incontrato anche il primo ministro Wen Jiabao e il membro del Politburo Wu Bangguo.

Il nuovo primo ministro di Kathmandu arriva a Pechino e garantisce al presidente cinese Hu Jintao che non saranno permesse attività secessioniste sul territorio del Nepal. In cambio, accordi commerciali e di sviluppo.

Per la delegazione nepalese era presente anche il ministro per le Risorse idriche, Prakash Sharan Mahat, che ha aggiunto: “In meno di mezz’ora di colloqui, i due leader hanno riconosciuto la grande cooperazione che si è formata fra i due Paesi sin da quando, 54 anni fa, sono nati i rapporti diplomatici bilaterali. Il presidente cinese ci ha assicurato del suo sostegno totale”. il consigliere politico Raghuji Panta ha aggiunto che Hu Jintao “ha definito il Nepal un amico molto importante per la Cina”.

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