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Dichiarazione Buddista sui cambiamenti climatici
Novembre 30th, 2009 by admin

Siccità in Cina

Siccità in Cina

Una dichiarazione Buddista sui cambiamenti climatici

Nel periodo che precede la Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima, prevista a Copenhagen nel mese di dicembre 2009, la Dichiarazione che segue presenterà agli organi di stampa mondiali una prospettiva spirituale sui cambiamenti climatici che è unica nel suo genere nonchè il nostro appello affinché le problematiche legate al clima siano affrontate con tempestività. Il documento è stato tratto dal contributo fornito da più di 20 maestri buddisti al libro “A Buddhist Response to the Climate Emergency (Una risposta buddista all’emergenza del clima)”.

Il testo Il momento di agire è ora, è stato preparato quale dichiarazione pan-buddista dal maestro Zen David Tetsuun Loy e dal maestro Theravada Ven. Bhikkhu Bodhi con l’ausilio scientifico del Dott. John Stanley.

Il Dalai Lama vedi http://www.ecobuddhism.org/350_target/350_target/350_target___background_and_dalai_lama_s_endorse/ è stato il primo firmatario di questa dichiarazione. Chiediamo a tutti i membri della comunità buddhista internazionale di prendere visione del documento e di unirsi all’appello sottoscrivendolo a http://www.ecobuddhism.org/index.php/350_target/350_target/buddhist_declaration_on_climate_change___read_an/ .

IL MOMENTO DI AGIRE É ORA

Dichiarazione buddhista sui cambiamenti climatici

Oggi viviamo in un’epoca di grandi crisi, in cui dobbiamo affrontare la più seria sfida che l’umanità abbia mai fronteggiato: le conseguenze ecologiche del nostro karma collettivo. Il consenso scientifico è schiacciante: l’attività umana sta scatenando un disastro ambientale su scala planetaria. In particolare, il riscaldamento globale si sta verificando molto più velocemente di quanto fosse previsto in precedenza, in maniera molto più evidente al Polo Nord. Per centinaia di migliaia di anni, l’Oceano Artico è stato coperto da un’area di ghiaccio marino grande quanto l’Australia, ma ora questa si sta rapidamente sciogliendo. Nel 2007 il Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) prevedeva che entro il 2100 l’Artico sarebbe stato privo di ghiaccio marino durante l’estate; è ora evidente che questo accadrà entro un decennio o due. Allo stesso modo, anche l’ampia copertura di ghiacci della Groenlandia si sta sciogliendo più rapidamente di quanto si pensasse. L’innalzamento del livello del mare in questo secolo sarà di almeno un metro – sufficiente per allagare molte città costiere e aree vitali per la coltivazione del riso, come il Delta del Mekong in Vietnam.

In tutto il mondo, i ghiacciai stanno rapidamente regredendo. Se le politiche economiche attuali verranno mantenute, i ghiacciai dell’Altopiano del Tibet, sorgenti di grandi fiumi che riforniscono di acqua miliardi di persone in Asia, spariranno entro trent’anni. Gravi siccità e carenze di raccolti stanno già interessando l’Australia e la Cina settentrionale. I principali rapporti – stilati da IPCC, Nazioni Unite, Unione Europea e l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura- concordano sul fatto che senza un cambiamento collettivo di direzione, la diminuzione delle riserve di acqua, cibo e altre risorse, potrebbe creare entro la metà di questo secolo condizioni di carestia, innescare conflitti per accaparrarsi le risorse e migrazioni di massa – forse entro il 2030, secondo il capo consigliere scientifico del Regno Unito.

Il riscaldamento globale gioca un ruolo principale in altre crisi ecologiche, inclusa la perdita di molte piante e specie animali che condividono questa Terra con noi.
Gli oceanografi denunciano che metà del carbonio rilasciato bruciando combustibili fossili è stato assorbito dagli oceani, aumentando la loro acidità del 30 percento. L’acidificazione sta distruggendo la calcificazione delle conchiglie e delle barriere coralline, così come sta minacciando lo sviluppo del plankton, origine della catena alimentare per la maggior parte della vita marina.

Eminenti biologi e rapporti delle Nazioni Unite concordano che “andare avanti come se nulla fosse” porterà all’estinzione la metà delle specie viventi sulla Terra entro questo secolo. Collettivamente, stiamo violando il primo precetto –“non danneggiare gli esseri viventi”- nella più ampia scala possibile e, inoltre, non possiamo prevedere le conseguenze biologiche per la vita umana, una volta che saranno scomparse così tante specie che contribuiscono in maniera invisibile al nostro benessere.

Molti scienziati sono giunti alla conclusione che è in gioco la sopravvivenza stessa della civiltà umana. Abbiamo raggiunto un punto critico della nostra evoluzione biologica e sociale. Non c’è mai stato un momento più importante nella storia per mettere le risorse del Buddhismo a disposizione di tutti gli esseri viventi. Le quattro nobili verità forniscono una struttura per diagnosticare la situazione attuale e formulare appropriate linee guida – perché le minacce e i disastri che abbiamo davanti derivano, in definitiva, dalla mente umana, e pertanto richiedono profondi cambiamenti nelle nostre menti. Se la sofferenza personale deriva dall’attaccamento e dall’ignoranza- dai tre veleni di avidità, intenzione malevola e illusione – lo stesso principio si applica alla sofferenza che ci affligge su scala collettiva. La nostra emergenza ecologica è una versione più ampia delle perenni difficoltà umane. Sia come individui, sia come specie, soffriamo di un senso del sé che si sente scollegato non solo dalle altre persone, ma dalla Terra stessa. Come ha detto Thich Nhat Hahn, “noi siamo qui per risvegliarci dall’illusione della nostra separazione.” Abbiamo bisogno di svegliarci e capire che la terra è la nostra madre e anche la nostra casa – e in questo caso il cordone ombelicale che ci lega ad essa non può essere reciso. Quanto la terra si ammala, anche noi ci ammaliamo, perché siamo parte di essa.

Le nostre attuali relazioni economiche e tecnologiche con il resto della biosfera sono insostenibili. Per sopravvivere ai turbolenti cambiamenti che abbiamo davanti, i nostri stili di vita e le nostre aspettative devono cambiare. Questo implica nuove abitudini e anche nuovi valori. L’insegnamento buddhista che la salute complessiva dell’individuo e della società dipende dal benessere interiore, e non meramente dagli indicatori economici, ci aiuta a determinare i cambiamenti personali e sociali che dobbiamo fare.

Individualmente dobbiamo adottare comportamenti che aumentino la quotidiana consapevolezza ecologica e riducano la nostra ”impronta del carbonio.” Quelli di noi che vivono nelle economie avanzate hanno bisogno di ristrutturare e isolare le case e i luoghi di lavoro per avere maggiore efficienza energetica, abbassare i termostati in inverno e alzarli in estate, usare lampadine e apparecchi ad alta efficienza, spegnendoli quando non li usano, guidare auto che consumino il meno possibile e ridurre il consumo di carne a favore di una salutare dieta a base di vegetali, amica dell’ambiente.

Queste attività personali non saranno di per sé sufficienti ad evitare future calamità. Dobbiamo anche apportare dei cambiamenti istituzionali, sia tecnologici, sia economici. Dobbiamo “decarbonizzare” i nostri sistemi energetici nel modo più veloce e fattibile, sostituendo i combustibili fossili con fonti d’energia rinnovabili, che sono illimitate, benevole e in armonia con la natura. In particolare, abbiamo bisogno di fermare la costruzione di nuove centrali a carbone, di gran lunga la più inquinante e pericolosa fonte di carbonio atmosferico. Se utilizzati avvedutamente, l’energia eolica, solare, delle maree e geotermica possono fornire tutta l’elettricità di cui necessitiamo senza danneggiare la biosfera. Poiché fino a un quarto delle emissioni carboniche risulta dalla deforestazione, dobbiamo invertire la distruzione delle foreste, specialmente la fascia vitale delle foreste pluviali dove vive la maggior parte delle specie animali e vegetali.

Recentemente è diventato piuttosto ovvio che sono necessari anche significativi cambiamenti nel modo in cui il nostro sistema economico è strutturato. Il riscaldamento globale è intimamente correlato alla pantagruelica quantità di energia che le nostre industrie divorano per sostenere i livelli di consumo che molti di noi hanno imparato ad esigere. Da un punto di vista buddhista, un’economia sana e sostenibile dovrebbe essere governata dal principio della sufficienza: la chiave per la felicità è la soddisfazione, piuttosto che una sempre crescente abbondanza di merci. Il desiderio irresistibile di consumare sempre di più è un’espressione dell’attaccamento, che è proprio quella cosa che Buddha indicò come la causa radice della sofferenza.

Invece di un’economia che enfatizza il profitto e richiede una perpetua crescita per evitare il crollo, dobbiamo muoverci insieme verso un’economia che procuri un soddisfacente standard di vita per tutti, permettendoci di sviluppare pienamente le nostre potenzialità (incluse quelle spirituali) in armonia con la biosfera che sostiene e alimenta tutti gli esseri, comprese le generazioni future. Se i leader politici non sono in grado di riconoscere l’urgenza della crisi globale, o riluttanti a mettere il benessere a lungo termine dell’umanità al di sopra del beneficio a breve termine delle aziende dei combustibili fossili, potremmo aver bisogno di sfidarli con prolungate campagne di azione civile.

Il Dott. James Hansen della NASA e altri climatologi hanno recentemente definito l’obiettivo preciso, necessario per evitare che il riscaldamento globale raggiunga picchi catastrofici. Affinché la civiltà umana sia sostenibile, il livello di sicurezza di anidride carbonica nell’atmosfera non deve essere superiore alle 350 parti per milione (ppm). Questo obiettivo è stato sottoscritto dal Dalai Lama, insieme ad altri premi Nobel e noti scienziati. La situazione attuale è particolarmente preoccupante in quanto il livello attuale è già di 387 ppm, e cresce ogni anno di 2 ppm. Siamo chiamati non solo a ridurre le emissioni carboniche, ma anche a rimuovere le grandi quantità di gas carbonico presenti nell’atmosfera.

Come firmatari di questa dichiarazione di principi buddhisti, riconosciamo l’urgenza della sfida del cambiamento climatico. Ci uniamo al Dalai Lama sottoscrivendo l’obiettivo di 350 ppm. In accordo agli insegnamenti buddhisti, accettiamo la nostra responsabilità individuale e collettiva per fare qualsiasi cosa in nostro potere al fine di soddisfare questo obiettivo, incluse (ma non solo) le risposte personali e sociali delineate più sopra.

Abbiamo una breve finestra di opportunità per agire, per preservare l’umanità dal disastro imminente e per essere di aiuto per la sopravvivenza delle molte, diverse e meravigliose forme di vita sulla Terra. Le generazioni future e le altre specie, che condividono la biosfera con noi, non hanno voce per chiederci compassione, saggezza e autorità. Dobbiamo ascoltare il loro silenzio, dobbiamo essere la loro voce e agire per loro.

http://www.ecobuddhism.org/


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