Il Vice Primo Ministro di Delhi Manish Sisodia, Sua Santità il Dalai Lama e il Primo Ministro di Delhi Arvind Kejriwal presentano il “Curriculum della felicità” per le scuole governative di Delhi. Nuova Delhi, India, 2 luglio 2018. Foto di Tenzin Choejor
2 luglio 2018. Nuova Delhi, India – In occasione della sua prossima visita nei Paesi Bassi, Sua Santità il Dalai Lama ha rilasciato questa mattina un’intervista ad Adriaan van Dis per la televisione olandese; la prima domanda è stata “Lei non si arrabbia mai?”. “Qualche volta – ha risposto il Dalai Lama – ma non dura molto”. L’intervista è proseguita sul tema della rabbia e poi sul divario tra ricchi e poveri: “storicamente – ha osservato Sua Santità – le classi abbienti hanno sempre sfruttato i poveri i quali, anche quando godono di pari diritti, fanno molta fatica ad avere fiducia in se stessi”. Van Dis ha menzionato la rabbia espressa dai giovani scrittori tibetani nei libri che ha avuto occasione di leggere. “Il Tibet non è solo materialmente occupato, ma i funzionari cinesi sostenitori della linea dura considerano qualsiasi manifestazione di identità tibetana, come la cultura e la lingua, un’espressione di separatismo. Di conseguenza, lo studio del buddhismo e del tibetano sono molto limitati”.
“Ci sono anche alcuni tibetani che sono arrabbiati con me perché dal 1974 non ho più fatto pressioni per l’indipendenza. In termini di sviluppo materiale, possiamo trarre vantaggio dal fatto di rimanere con la Repubblica Popolare Cinese, ma dobbiamo essere in grado di preservare la nostra lingua e cultura e proteggere l’ambiente naturale della nostra patria. Quest’ultimo punto non è solo una questione interna per i tibetani, dato che i principali fiumi asiatici sorgono sull’altopiano tibetano e più di un miliardo di persone dipendono dalle loro acque”.
La conversazione si è poi spostata sull’interesse scientifico per il funzionamento della mente e del cervello.
“Abbiamo due tipi di emozioni – ha spiegato Sua Santità – quelle distruttive, come la rabbia e la gelosia, che distruggono la nostra tranquillità e danneggiano la nostra salute. Ma abbiamo anche altre emozioni costruttive, come la compassione, che ci danno forza interiore”.
Alla domanda su come sbarazzarsi delle emozioni negative, Sua Santità ha risposto: “Analizzatele! Cercate di arrivare a una comprensione generale del nostro sistema di emozioni, di come l’egocentrismo e l’ansia danno luogo alla rabbia, per esempio. Le persone hanno bisogno di comprendere come stanno realmente le cose, qual è il ruolo delle proiezioni mentali e la necessità di un’etica laica”.
Riguardo alla sua reincarnazione, Sua Santità, ha ammesso che non vi sono state reincarnazioni riconosciute del Buddha o di Nagarjuna e che in alcuni casi è prevalso il sistema di pratiche feudali che vedeva gli attendenti di un Lama interessati soprattutto alla preservazione delle proprie proprietà e privilegi. Ha ribadito che già nel 1969 aveva chiarito che l’esistenza o meno di un XV Dalai Lama dipenderà dal popolo tibetano. Ha anche aggiunto che si terrà una riunione dei leader religiosi tibetani per discutere nuovamente la questione verso la fine di quest’anno. Una delle opzioni seguite in alcuni casi, ha detto, è la nomina di un candidato alla successione prima della morte del predecessore. Sua Santità ha anche espresso la sua approvazione per il modo in cui un Papa è eletto da persone qualificate.
Suggerendo un modo per creare di un mondo migliore, Sua Santità ha dichiarato che il fattore chiave sta nel riconoscimento dell’umanità come un tutt’uno, nella consapevolezza che i 7 miliardi di esseri umani che vivono oggi sono veramente fratelli e sorelle.
Un breve viaggio attraverso Delhi ha portato Sua Santità allo stadio Tyagaraj, dove più di 5.000 direttori e insegnanti delle scuole pubbliche di Delhi lo attendevano per il lancio del nuovo “Curriculum della felicità”. Il Dalai Lama è stato accolto dal vice primo ministro Manish Sisodia e scortato all’interno, dove è stato subito raggiunto dal Primo Ministro Arvind Kejriwal. Un caloroso applauso ha accolto il loro ingesso.
Dopo alcune brevi presentazioni, Sua Santità e i suoi ospiti sono stati invitati ad accendere una lampada votiva, simbolo della luce della saggezza che squarcia le tenebre dell’ignoranza. Un gruppo di insegnanti di musica ha poi cantato una canzone di benvenuto da loro composta e gli studenti hanno offerto un omaggio floreale a ciascuno dei dignitari.
Nel suo discorso, il vice ministro Sisodia ha ringraziato Sua Santità per l’ispirazione che ha guidato l’elaborazione del “Curriculum della felicità”. Ha detto che, dopo aver migliorato le infrastrutture e ridotto il lavoro amministrativo delegato agli insegnanti, lui e i suoi colleghi si erano impegnati a garantire una migliore istruzione ai ragazzi, aiutandoli ad essere più felici. Ha citato Sua Santità ricordando che l’India è in una posizione unica per combinare l’educazione moderna con le antiche conoscenze che insegnano ad affrontare le emozioni negative. Il nuovo “Curriculum della felicità” comprende la meditazione, la consapevolezza di sé e del mondo esterno e la formazione sui valori umani universali. Sisodia ha concluso il suo intervento dicendo che gli insegnanti erano entusiasti di poter ascoltare ciò che aveva da dire il Dalai Lama; uno addirittura non si è presentato a un esame per una promozione pur di venire ad ascoltarlo. Il Primo Ministro Arvind Kejriwal ha criticato il sistema di istruzione lasciato dai britannici, definendolo adatto solo al il superamento degli esami. Ha detto che il suo obiettivo è educare gli studenti perché possano un giorno diventare la nuova classe dirigente del Paese ed è per questa ragione che il governo di Delhi ha raddoppiato il bilancio destinato all’istruzione.
Ha descritto il nuovo curriculum come una pietra miliare per la formazione di esseri umani migliori, più felici e con più valori.
Il Primo Ministro ha aggiunto che non esiste persona migliore di Sua Santità il Dalai Lama per inaugurare il “Curriculum della felicità”. Lo ha ringraziato personalmente per aver accettato l’invito del governo di Delhi. Lui, Sisodia e Sua Santità hanno poi aperto la scatola che era stata loro consegnata, mostrando per la prima volta ufficialmente il libro dedicato al Curriculum.
Gli obiettivi del nuovo programma includono lo sviluppo della consapevolezza, del pensiero critico, della capacità di comunicare efficacemente, dell’empatia nei confronti del prossimo, la gestione dello stress e lo sviluppo di un maggiore senso di consapevolezza sociale e dei valori umani.
Sua Santità è poi salito sul podio, da dove ha salutato tutti i presenti. “Miei cari amici, Primo Ministro di Delhi e i suoi Vice, fratelli e sorelle maggiori e fratelli e sorelle più piccoli, credo che questa sia un’occasione davvero speciale. Apprezzo gli sforzi che avete compiuto e sono veramente onorato che oggi mi abbiate invitato a partecipare a questo evento. Sono convinto che sia possibile combinare ciò che di buono c’è nell’educazione moderna con l’antica saggezza indiana”.
“Io stesso sono uno studente del pensiero indiano antico. Nell’VIII secolo, nonostante i rapporti di lunga data con i cinesi, l’imperatore tibetano scelse di sviluppare la scrittura tibetana sulla base del Devanagari e invitò insegnanti di buddhismo qualificati dall’India tra i quali Shantarakshita, un monaco puro, grande studioso, filosofo e logico, e il suo allievo Kamalashila. Arrivarono in Tibet dall’Università del Nalanda e instaurarono il buddhismo nel Paese delle Nevi. L’approccio allo studio di questi maestri era caratterizzato dallo scetticismo e dall’uso della ragione. Si tratta di un sistema che prevede 30 anni di studio”.
“Anch’io ho imparato a studiare in questo modo e, anche se da piccolo ero pigro e svogliato, in seguito ho imparato ad apprezzarne l’utilità. Uno studioso tibetano ha detto che, sebbene fosse conosciuto come il Paese delle Neve, finché la luce della conoscenza non è arrivata dall’India il Tibet era al buio.
“Noi tibetani ci consideriamo non solo come a chela, o discepoli, dei guru indiani, ma anche chela affidabili perché abbiamo mantenuto in vita ciò che abbiamo imparato più di mille anni fa”.
“Dico sempre che siamo noi ad aver creato molti dei problemi che dobbiamo affrontare. Siamo afflitti da rabbia, odio, gelosia e diffidenza e l’istruzione moderna ha ben poco da offrire rispetto a come raggiungere la pace della mente. È orientata esclusivamente verso obiettivi materiali. Ovunque vado, ogni volta sottolineo l’inadeguatezza dell’educazione moderna e il suo fallimento nel promuovere i valori interiori; si insegna l’igiene fisica, ma c’è anche bisogno di coltivare anche l’igiene emotiva, dal momento che oltre ad essere fisicamente sani, dobbiamo essere anche mentalmente sani”.
“Le antiche pratiche indiane per coltivare una mente calma (shamatha) e la visione profonda (vipashyana) hanno permesso una comprensione profonda e sottile del funzionamento della mente. Inoltre, l’antica conoscenza indiana ha sempre incoraggiato la compassione e la non violenza (karuna e ahimsa). Queste sono le basi del grande pluralismo religioso dell’India, dove molte tradizioni convivono in armonia, dimostrando chiaramente che ciò è possibile”.
“Lo scopo della nostra vita è quello di essere felici. Viviamo costantemente nella speranza di esserlo. Il piacere basato sulle esperienze sensoriali è di breve durata, mentre la fonte ultima di una felicità duratura è nella mente”.
“Anche se le spiegazioni sui modi per affrontare le nostre emozioni distruttive sono esposti nei testi buddhisti, non c’è ragione per cui non possiamo attingere a quella conoscenza ed esaminarla in modo accademico e laico. I metodi per affrontare le nostre emozioni distruttive sono molto importanti nel mondo contemporaneo. Non si tratta di templi, rituali o preghiere, ma di un’educazione razionale e laica”.
“Quando questo paese avrà sviluppato un sistema di istruzione più integrato, che includa il meglio delle fonti moderne e antiche, credo che anche la Cina manifesterà il suo interesse. E ciò comporterebbe il coinvolgimento di oltre 2,5 miliardi di altre persone e un impatto di vasta portata in tutto il mondo. In questo contesto, gli sforzi che state facendo qui, nella capitale dell’India, assumono un significato ancora più grande”.
Nelle sue risposte alle domande del pubblico Sua Santità ha convenuto che essere benestanti non garantisce la felicità. Ha citato il caso di un vice-cancelliere americano, ben pagato e con una buona reputazione, perennemente infelice a causa dello stress e dell’ansia, e di un monaco cristiano, conosciuto in Spagna, che ha trascorso cinque anni in isolamento da eremita a meditare sull’amore. Non possedeva nulla, eppure la scintilla nei suoi occhi dimostrava che aveva fatto esperienza dell’autentica felicità.
Infine, per rispondere alla domanda su che cos’è che cos’è l’illuminazione e come raggiungerla, Sua Santità ha chiarito che si ottiene più facilmente con l’addestramento della mente che non con le preghiere. Lo studio e la contemplazione, giorno dopo giorno, permettono di superare l’ignoranza. Combinando questi aspetti con l’altruismo e la compassione è possibile iniziare il percorso verso l’illuminazione.
Al termine dell’evento, Sua Santità ha ricevuto un ritratto realizzato da un insegnante d’arte e ha a sua volta donato simboli di buon auspicio e sciarpe bianche al Primo Ministro e al Vice Primo Ministro. Dopo i ringraziamenti del Segretario all’Istruzione, tutti si sono alzati per l’inno nazionale. Sua Santità ha poi pranzato con il Primo Ministro e i membri del suo gabinetto. Domani Sua Santità volerà in Ladakh.
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