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I Racconti di Jataka: Shakra, Signore degli Dei
Marzo 8th, 2023 by admin

Sua Santità il Dalai Lama legge i Jataka Tales nel cortile dello Tsuglagkhang a Dharamsala, HP, India, il 7 marzo 2023. Foto di Tenzin Choejor

7 marzo 2023. Thekchen Chöling, Dharamsala, HP, India – Questa mattina, nell’ultimo giorno delle Celebrazioni della Grande Preghiera, Sua Santità il Dalai Lama è giunto allo Tsuglagkhang per leggere un Racconto di Jataka, la storia di una delle precedenti vite del Buddha.

Sua Santità, sorridendo a tutti e preceduto da un gruppo di monaci che suonavano i corni, ha attraversato il cortile del tempio, mentre svolazzava sopra la sua testa un brillante ombrello giallo. Ha quindi salutato il Ganden Tri Rinpoché e preso posto sul trono.

Il corpulento Maestro dei Canti di Drepung Gomang ha guidato una vivace recitazione del “Sutra del cuore” seguita da una “Preghiera ai Maestri del lignaggio”. Nel frattempo, sono stati serviti tè e riso dolce alle oltre 12.000 persone presenti.

Facendo a Sua Santità una richiesta formale di conferire l’insegnamento, il Ganden Tripa, seguito dal Sikyong, ha offerto la triplice rappresentazione del corpo, della parola e della mente dell’illuminazione. Successivamente, hanno reso omaggio gli abati riuniti e gli ex abati dei grandi monasteri Gelukpa.

Rivolgendosi ai presenti, Sua Santità ha osservato che a Lhasa era consuetudine riunirsi in questo giorno durante il Mönlam Chenmo, il Grande Festival della Preghiera, un evento che si celebra da più di 600 anni. Al momento è difficile organizzarlo nel Paese delle Nevi, ma i tibetani in esilio, ispirati dal coraggio del popolo tibetano, sono stati in grado di mantenere viva la tradizione. Una parte fondamentale della tradizione in questo quindici del mese, il primo giorno di luna piena dell’anno, è la lettura di uno dei Racconti di Jataka https://www.sangye.it/altro/?cat=6, le storie delle vite precedenti del Buddha.

Sua Santità ha scherzato dicendo che il nome del suo predecessore, il Tredicesimo Dalai Lama Thupten Gyatso significava “Oceano degli Insegnamenti di Shakyamuni”, ma il suo stesso nome “Tenzin Gyatso” significa Sostenitore della Dottrina, il che è ancora meglio. Ha ricordato di essere originario della regione di Siling, nel Tibet nord-orientale, dove è nato anche Jé Tsongkhapa https://www.sangye.it/altro/?p=11772.

Jé Rinpoché https://www.sangye.it/altro/?p=942 ha reso un grande servizio alla dottrina”, ha rimarcato Sua Santità, “affinandola e mostrando come studiare e praticare il contenuto dei ‘Tre Canestri(Tripiṭaka, “tre canestri”: così sono chiamati i testi sacri del Buddhismo raccolti nel Canone pāli, nel Canone cinese e nel Canone tibetano, in base alla lingua. Includono gli insegnamenti, i sermoni, le parabole e i detti del Buddha, le regole). Prego di poter seguire le sue orme.

Quando sono nato, il signore della guerra cinese Ma Bufang era il sovrano locale. L’incontrai quando avevo circa tre o quattro anni e mi fece sedere accanto a lui. Apparentemente il mio comportamento impavido e dignitoso, nonostante la mia giovane età, lo spinse ad annunciare che, per quanto lo riguardava, ero la reincarnazione del 13° Dalai Lama.

Da allora, ispirato dalla seguente preghiera, ho anche cercato di servire l’insegnamento nel miglior modo possibile.

Ovunque l’insegnamento del Buddha non si è diffuso

Ed ovunque si è diffuso ma è declinato

Possa io, mosso da grande compassione, chiarire compiutamente

Questo tesoro di eccellente beneficio e felicità per tutti gli esseri.

In Occidente è sorto un nuovo interesse per ciò che il Buddha ha insegnato, là gli scienziati sono ansiosi di saperne di più sul funzionamento della mente e delle emozioni. Il buddismo fiorì anche in Tibet, Cina e Mongolia, declinò ed ora sta mostrando un certo risveglio.

In quanto detentore del titolo di Dalai Lama, sono determinato a servire l’insegnamento del Buddha incoraggiando lo studio e la pratica dei Tre Addestramenti: etica, concentrazione e saggezza.

In Tibet, grazie agli sforzi di Shantarakshita, abbiamo mantenuto l’autentica tradizione del Nalanda. L’importante è disciplinare la vostra mente e controllare le vostre emozioni, integrare ciò che studiate ed imparare con la vostra mente.

“Noi tibetani, pur essendo dei rifugiati che vivono in esilio, siamo stati in grado di preservare compiutamente le nostre tradizioni”.

Passando al “Jataka-mala”, Sua Santità ne ha letto per prima cosa un verso che riassume il racconto precedente sul Bodhisattva che scoraggiava il sacrificio di animali.

Ferire gli animali non porta mai alla beatitudine,

ma la carità, l’autocontrollo, la continenza e simili hanno questo potere;

per questo motivo, colui che desidera la beatitudine

deve dedicarsi a queste virtù.

In questo modo il Signore, il Buddha, quando era ancora nelle sue precedenti esistenze, mostrò la sua inclinazione a prendersi cura degli interessi del mondo.

Il racconto che Sua Santità stava per leggere parlava di Shakra, Re degli Dei, Signore del Paradiso dei Trentatré (Il secondo paradiso del regno del desiderio, situato sulla sommità del Monte Meru e presieduto da trentatré dei di cui Indra è il capo). Prima di cominciare, accennò al fatto che il Buddha nacque in una famiglia reale e che, spinto a cercare un rimedio alla sofferenza, per sei anni si dedicò a pratiche austere, al termine delle quali conseguì il completo risvegliò.

Come si dice, i Saggi non lavano via le azioni malsane con l’acqua, né rimuovono le sofferenze degli esseri con le loro mani. Né trapiantano la propria realizzazione negli altri. È insegnando la verità della talità che liberano (gli esseri). Ciò che è importante ricordare è che il Buddha insegnava sulla base di ciò che lui stesso aveva praticato e sperimentato.

“Oggi abbiamo ancora accesso agli insegnamenti del Buddha”, ha osservato Sua Santità. “Possiamo applicarli a noi stessi e spiegarli agli altri. Facciamo affidamento non solo sulle citazioni scritturali, ma anche sulla ragione, come hanno fatto Nagarjuna https://www.sangye.it/altro/?p=10906 e i suoi discepoli. È solo nella tradizione tibetana che troviamo questa dipendenza dalla logica e dalla ragione. Un simile approccio si trovava anche in Cina ed in Mongolia, ma da allora è diminuito. Contribuisco da parte mia a farla rivivere perché rifiorisca in quei luoghi.

Come ho detto prima, sono nato nelle stesse vicinanze di Jé Rinpoché https://www.sangye.it/altro/?p=11772, ma in un tempo diverso, ho fatto del mio meglio per preservare e sostenere gli insegnamenti”.

Sua Santità ha quindi ripreso il racconto di Jataka https://www.sangye.it/altro/?cat=6. In una vita precedente, il Buddha divenne Shakra https://www.sangye.it/altro/?p=275, il Signore degli Dei. La sua magnificenza, come Capo dei Celesti, era come quella di un palazzo ornato da un rivestimento di fresco stucco reso risplendente da raggi di luna.

Ora, gli “ashura”, gelosi della sua felicità e fama, gli mossero guerra. Salì sul suo superbo carro d’oro, sul quale furono messi mille eccellenti cavalli. Ebbe luogo una grande battaglia, ma alla fine il suo esercito prese il volo. Solo il Signore dei Celestiali teneva ancora il campo, sbarrando l’esercito dei suoi nemici con il suo carro. Tuttavia, all’improvviso, scorse alcuni nidi d’aquila che, costruiti su un albero di cotone-seta, proprio in linea con l’asta del suo carro, sarebbero stati inevitabilmente schiacciati da esso.

Istruì così Matali, il suo auriga: “I nidi degli uccelli su questo albero di cotone di seta sono pieni di giovani non ancora alati. Guida il mio carro in modo tale che questi nidi non vengano schiacciati dall’asta del carro e non cadano. Gira il carro. Sarebbe stato meglio per me morire per i terribili colpi dei capi degli “ashura” piuttosto che vivere una vita piena di biasimo e disonore perché avevo ucciso quelle povere creature terrorizzate.

Matali girò il carro ed i nemici cedettero come oscure nuvole di pioggia scacciate dal vento, mentre Shakra tornava alla sua città.

I meschini compiono azioni malvagie come conseguenza della loro crudeltà. Gli uomini comuni, anche se pietosi, lo fanno quando sono in difficoltà. Ma i virtuosi, anche quando le loro stesse vite sono in pericolo, sono tanto poco capaci di trasgredire una corretta linea di condotta quanto l’oceano è la sua riva.

In questo modo il Signore, il Buddha, molto tempo fa protesse la vita animale, anche a rischio della propria. Tenendo presente che non si addice affatto ad un uomo saggio offendere gli esseri viventi, tanto meno far loro del male: un uomo pio deve essere intento a praticare la compassione verso tutte le creature.

Successivamente, Sua Santità ha guidato l’assemblea attraverso il processo dello yoga onnicomprensivo, che unisce le due menti di bodhicitta.

Sebbene viviamo in un’era degenerata, abbiamo ancora l’opportunità di studiare, riflettere e meditare su ciò che il Buddha ha insegnato. Possiamo riconoscere che tutti gli esseri umani desiderano la felicità e riflettere sul fatto che ciò che provoca sofferenza è in realtà dentro di noi: l’ignoranza e un atteggiamento egoistico. Se rimaniamo egoisti, la sofferenza non diminuirà.

Pensate a come tutti gli esseri senzienti sono proprio come noi. Non vogliono soffrire; vogliono solo essere felici. Qui siamo in un buon luogo, dove abbiamo incontrato l’insegnamento del Buddha. Abbiamo l’opportunità quotidiana di coltivare la mente del risveglio di bodhichitta e una comprensione della vacuità. Quanto siamo fortunati!

In tali circostanze pensate: ‘Come sarebbe bello se tutti gli esseri senzienti dovessero superare la sofferenza e raggiungere la felicità. Li aiuterò a fare proprio questo. In questo modo generate una determinazione per liberare tutti gli esseri senzienti dalla sofferenza. Esprimete un desiderio per portarli all’onniscienza. Fate nascere il desiderio di diventare un Buddha per liberarli tutti. Visualizzate questa bodhicitta convenzionale che si trasforma in un disco lunare nel vostro cuore.

Poi, se vi chiedete perché soffriamo, scoprirete che è perché le cose ci appaiono come se avessero un’esistenza solida, oggettiva e per errore ci aggrappiamo a questo malinteso. Se analizzate le cose con il quintuplice o settuplice ragionamento https://www.sangye.it/altro/?p=10437, scoprirete che non potete individuare nulla come questo o quello come esistente di per sé. Il modo in cui le cose esistono realmente è in dipendenza, come semplicemente designato. Tutti i fenomeni sono semplicemente imputati per convenzione, etichette, attraverso il linguaggio.

Il Buddha ha insegnato la vacuità della vera esistenza sul Picco dell’Avvoltoio https://www.sangye.it/altro/?p=6098. Pensate a come le cose non hanno un’esistenza solida ed oggettiva e visualizzate questa comprensione della loro vacuità come un vajra bianco eretto sul disco lunare che avete già immaginato al vostro cuore.

La Buddhità si ottiene sulla base di questi due principi: l’altruismo e la comprensione della vacuità. Ed è da loro che sorgono il corpo della forma ed il corpo di verità del Buddha.

Ciò che trasforma davvero la vostra mente è coltivare bodhicitta e la saggezza che comprende la vacuità. Ecco perché medito su entrambi non appena mi sveglio ogni mattina. Questa è la chiave per esercitarsi. Lo yoga della divinità è molto benefico, ma, senza il fondamento di questi due principi, non è di grande utilità.

“È tutto per oggi.”

Dopo un’offerta del mandala di ringraziamento, il maestro del canto ha guidato una recita della “Preghiera delle parole di verità https://www.sangye.it/wordpress2/?p=715“.

Sua Santità ha quindi percorso con passo deciso il cortile sorridendo e salutando i presenti, mentre l’ombrello giallo cerimoniale fluttuava sopra il suo capo.


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