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TIBET, UN PAESE VIOLATO
Giugno 14th, 2009 by admin

Il Tibet, dall’inizio della sua storia è sempre stato un paese indipendente fino al 1950 quando i militari cinesi invasero il suo territorio. Il 10 marzo del 1959 i cinesi repressero nel sangue l’  estremo tentativo di dare un governo indipendente alla nazione tibetana. Da allora si stima che quasi due milioni di cittadini tibetani siano  periti  a  causa  dell’ uso  selvaggio,  continuo  ed indiscriminato dell’ omicidio politico, della tortura, e dei lavori forzati da parte delle autorità cinesi.

La situazione in relazione al rispetto dei diritti civili e politici rimane ancora molto pesante. Durante tutto il periodo dell’  occupazione militare cinese al popolo tibetano è stato garantito quasi nulla di ciò che è affermato inalienabile nella  Dichiarazione  Universale  dei  Diritti    Umani  inclusi  i  diritti  di autodeterminazione,  libertà  di  parola,  di  riunione,  di  espressione  e  di spostamento.

La polizia cinese  fa uso massiccio della forza  per  annientare  ogni  minima dissidenza:  organizzazioni  internazionali  come  Amnesty  International  hanno documentato continui casi di arresti arbitrari,  torture ed esecuzioni anche sommarie. Almeno 60 persone sono state uccise durante pacifiche manifestazioni dall’ 87. Sono migliaia al momento attuale i prigionieri politici e molti di essi vengono tenuti in carcere anni senza neanche un processo; molti vengono inviati in  “campi  di  lavoro”,  dove  le  condizioni  di  vita  sono  al  limite  dell’ immaginabile. Varie organizzazioni umanitarie hanno segnalato come la tortura sia prassi  comune  anche  su  persone  che  vengono  poi  rilasciate:  deprivazioni sensoriali e di cibo, shock elettrici, esposizione al freddo, violenze fisiche e mentali (finte esecuzioni, etc.) sono estremamente diffuse sui detenuti.La libertà di culto è stata violentemente sradicata e molti monasteri nei quali venivano conservati tesori di cultura e  saggezza   sono stati distrutti ed infiniti tesori artistici conservati per migliaia di anni sono andati perduti per sempre:  6.000  sono  i  monasteri  distrutti  e  migliaia  i  monaci  uccisi  o incarcerati. La pratica religiosa completamente sospesa fino a pochi anni fa viene ora mostrata come  possibile;  in  realtà viene esercitato  uno  stretto controllo sulle istituzioni religiose ed i Tibetani non sono liberi nemmeno di organizzare i modi istituzionali della propria religione.

Prima dell’invasione cinese il Tibet aveva un efficace sistema di protezione ambientale: il rispetto stesso per la natura. Le autorità cinesi hanno abbattuto indiscriminatamente alberi per un ricavo in legname di oltre 50  bilioni di dollari; nella sola provincia dell’ Amdo dal  1959 ad oggi oltre il 70 del patrimonio forestale è stato saccheggiato: è inutile sottolineare che i proventi di tutto questo non sono serviti a creare infrastrutture in Tibet! La massiccia deforestazione cambia il microclima di varie  zone del  Tibet,  crea erosioni irreversibili del terreno, aumenta la quantità di melma nei fiumi determinando frane e riducendo le potenzialità dei terreni coltivabili. Dall’ altopiano del Tibet nascono i principali fiumi che danno vita e risorse a centinaia di milioni di abitanti delle pianure dell’  India e della stessa Cina e questa politica violenta e sconsiderata del governo cinese è una seria minaccia per tutte le popolazioni dell’  Asia del  Sud,  come hanno dimostrato le  recenti  tragiche inondazioni  in Bangladesh;  inoltre esiste un  rischio consistente che  venga alterato il ciclo monsonico con danni irreversibili per l’agricoltura dell’ India! La rigogliosa vita naturale del Tibet è stata sconvolta; un tempo c’erano lupi, orsi, pecore blu, antilopi, leopardi delle nevi, panda……….. ora la maggior parte di questi animali è estinta.

La politica mineraria è forse anche più grave! Attualmente più di 126 minerali diversi vengono estratti dalle autorità cinesi senza riguardo alcuno per la sopravvivenza delle residue foreste pluviali e per il  retaggio culturale e religioso della popolazione come ha dimostrato il recente caso della creazione di una centrale idroelettrica in uno dei laghi più sacri ed incontaminati del Tibet. Ci sono prove inconfutabili che varie zone desertiche del “Tetto del Mondo” vengano usate come pattumiera per scorie nucleari delle centrali cinesi ma anche di paesi occidentali.

Gli arresti, le torture e le detenzioni arbitrarie non risparmiano ovviamente donne e giovani: sono decine i casi riportati da Amnesty ed altre organizzazioni di detenzioni e condanne di giovani sotto i 14 anni!  Nelle scuole non si insegna più la cultura, la lingua e le tradizioni dell’ antico popolo tibetano, nelle università è obbligatorio l’  uso del cinese e comunque più del  70  della popolazione di etnia tibetana è lasciata analfabeta. La colonizzazione imposta dal  potere  centrale  (unita  ad  un  severo  controllo  delle  nascite  per  la popolazione tibetana e alla pratica dell’ aborto forzato) ha reso, in cinquanta anni di occupazione, il popolo tibetano una minoranza nella propria terra; la stessa popolazione cinese in Tibet, infine, gode di libertà sociali ed economiche a cui i tibetani non possono accedere. I tibetani per esempio continuano a vivere nelle vecchie case mentre alla popolazione di origine cinese sono riservati nuovi complessi con moderni comfort.

La Cina ha trasformato in una vasta zona militare quello che è stato per secoli un territorio smilitarizzato,  un pacifico cuscinetto fra  India e Cina.  Con l’occupazione del Tibet per la prima volta nella storia le truppe indiane e cinesi sono entrate in contatto: nel 1962, tré anni dopo l’occupazione militare, è stata combattuta la prima sanguinosa battaglia. Il sostegno cinese al discusso governo del Pakistan, la concentrazione di personale militare e gli insediamenti nucleari in Tibet,  l’infiltrazione militare nei confini indiani,  nonché 1′ assistenza al regime militare dittatoriale di Burma tendono ad attuare una politica destabilizzante della situazione  centro  asiatica.  Attualmente gli effettivi cinesi in Tibet sono stimati in 500.000 unità di cui 200.000 schierati contro l’India. Si rivelano 17 basi radio segrete, 14 aeroporti militari, 5 basi missilistiche con missili a corto e medio raggio, la maggior parte al confine indiano. Inoltre la Cina utilizza l’altopiano del Tibet per esercitazioni di guerra chimica e, come già detto, per scaricare residui nucleari di altre nazioni. Fonti USA confermano la presenza di una base nucleare militare presso il lago Kokonor.

Nonostante questo, la comunità internazionale, per un lungo periodo, è rimasta indifferente a causa della potenza politica ma soprattutto economica della Cina. Anche se ora le cose sembrano un pò ‘  mutate e il  sostegno che arriva da importanti settori del mondo culturale e politico americano, europeo ed asiatico fa ben sperare, è necessario continuare a portare il nostro contributo a sostegno della lotta del popolo tibetano rappresentata da S.S. il Dalai Lama e dall’Assemblea dei Deputati del Popolo Tibetano, democraticamente eletto dagli oltre 100.000 tibetani in esilio in India.

SOSTIENI LA LOTTA NON VIOLENTA DEL POPOLO TIBETANO Comitato Save Tibet http://www.samantabhadra.org/articles.php?lng=it&pg=202


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