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2-Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama a Bodhgaya su “Elogio al Dhammadhatu” di Nagarjuna
Dicembre 31st, 2023 by admin

Sua Santità il Dalai Lama: “È perché ricordo la vacuità e la coltivazione della mente del risveglio di bodhicitta, dal momento in cui ogni mattina mi sveglio, che mi sento rilassato ed a mio agio. Per favore, tenetelo a mente.

30 dicembre 2023. Bodhgaya, Bihar, India – Questa mattina le persone lungo la strada che dal monastero tibetano conduce al Kalachakra Ground, il luogo d’insegnamento, erano ansiose d’intravedere Sua Santità il Dalai Lama mentre passava, che contraccambiava con sorrise di gioia, sorridendo e salutando la folla del palco prima di voltarsi per salutare gli eminenti Lama seduti attorno al trono.

Non appena Sua Santità ha preso posto, un gruppo di otto ragazze indiane, studentesse della Root Institute School qui a Bodhgaya, con due dei loro insegnanti, si sono seduti davanti a lui ed hanno deliziato l’assemblea cantando il “Sutra del Cuore” https://www.sangye.it/altro/?p=6098 in un sanscrito impeccabile. Lo stesso sutra è stato poi recitato nuovamente in tibetano, seguito dai versi di saluto tratti dall’“Ornamento per la Chiara Realizzazione” e dalla “Saggezza Fondamentale https://www.sangye.it/altro/?p=9194 della Via di Mezzo” di Nagarjuna https://www.sangye.it/altro/?p=10906.

Oggi, in questo luogo molto speciale, Vajra-asana, la sede dell’illuminazione”, ha osservato Sua Santità, “persone si sono riunite da molti paesi diversi ed hanno l’opportunità di pregare. Tutti gli esseri senzienti sono uguali nel non volere la minima sofferenza e, soprattutto nel caso degli esseri umani, nel cercare la gioia.

Come esseri umani abbiamo la capacità di cercare metodi affidabili per superare la sofferenza e generare felicità. Tuttavia, troppo spesso guardiamo le cose da un punto di vista ristretto e finiamo solo per renderci infelici. Perdiamo la strada alla ricerca di gratificazioni a breve termine.

Nessun’altra creatura è paragonabile agli esseri umani che, pur essendo intelligenti, creano sofferenza a se stessi ed agli altri. Abbiamo visto gli orrori della prima e della seconda guerra mondiale eppure c’è chi vorrebbe che ci preparassimo per la terza. Investiamo energia e risorse nella costruzione di armi sofisticate il cui unico scopo è la distruzione.

Dobbiamo essere consapevoli degli errori che abbiamo commesso ed impegnarci invece in pratiche che creeranno felicità e ridurranno la sofferenza per tutti. Dobbiamo lavorare per evitare la guerra e rinunciare all’uso delle armi. Non dovremmo più pensare in termini di vittoria completa per noi stessi e di abietta sconfitta dei nostri avversari. Dobbiamo evitare di pensare ai nostri simili in termini di “noi” e “loro” e cercare di vivere in pace ed armonia gli uni con gli altri.

La vera radice della felicità è avere una mente compassionevole. Se ci lasciassimo scagliare qua e là dalla rabbia e dall’odio, non ci sarebbe pace nel mondo. Ma se coltiviamo un atteggiamento affettuoso verso gli altri ci sarà speranza.

Quando siamo nati non avevamo armi in mano. In effetti, a quel tempo eravamo nutriti dall’amore e dall’affetto di nostra madre. Faremmo bene a mantenere viva questa esperienza man mano che cresciamo.

È allo stesso tempo triste e spiacevole che così tante persone sembrino decise a uccidersi a vicenda. Quanto sarebbe meglio se si concentrassero invece sulla creazione di un’atmosfera amorevole intorno a loro. Poiché vogliamo essere felici e non soffrire, dovremmo lavorare per coltivare “karuna”, la compassione, dentro di noi. Allora contribuiremo alla pace nel mondo. Se abbiamo amore e compassione nei nostri cuori, saremo in buoni rapporti con coloro che ci circondano. Abbiamo la responsabilità di creare la pace nel mondo. Ciò significa fare del nostro meglio per costruire la pace dentro e fuori”.

Sua Santità ha osservato che nel mondo esistono diverse religioni, ma tutte trasmettono un messaggio comune sul valore di coltivare l’amore e la compassione. Ciò porta ad apprezzare l’unità dell’umanità. Preghiamo affinché tutti gli esseri senzienti siano felici ed evitino la sofferenza, ma le parole da sole non bastano. Dobbiamo adottare misure concrete per aiutarci a vicenda.

Ha aggunto che il testo di ieri trattava principalmente della vacuità. In quel contesto, tutti gli esseri senzienti sono uguali nel senso che le loro menti sono vuote di esistenza intrinseca. Applicando le intuizioni dell’insegnamento di ieri, possiamo superare l’attaccamento, la rabbia e l’odio che causano divisione tra noi. Più siamo amorevoli e compassionevoli, più saremo felici. Se abbiamo amore e compassione nei nostri cuori, potremo morire in pace.

Oggi”, ha annunciato Sua Santità, “coltiveremo la mente onnicomprensiva dello yoga. La maggior parte di noi qui sono buddisti, che pregano per raggiungere la Buddità. La prima sillaba della parola tibetana per Buddha – Sang – indica che ha superato tutte le contaminazioni. La seconda sillaba – gyé – si riferisce al fatto che ha acquisito tutte le qualità. Quindi, il nostro obiettivo è ridurre le contaminazioni nella nostra mente e acquisire tutte le buone qualità, pensando non solo a noi stessi, ma a tutti gli esseri senzienti. Più ci concentriamo sul benessere degli altri, più qualità positive accumuliamo”.

Quando si trattava di coltivare la mente yogica onnicomprensiva, Sua Santità ha consigliato ai suoi ascoltatori di concentrarsi sul pensiero di portare beneficio a tutti gli esseri senzienti, infiniti come la distesa dello spazio, aspirando a condurli tutti allo stato di Buddha. Ciò equivale a generare la bodhicitta convenzionale. Sua Santità ha spinto i discepoli a visualizzare questa mente che si trasformava in un disco lunare nei loro cuori.

Successivamente, Sua Santità ha ricordato che, sebbene le cose sembrino esistere in modo indipendente ed oggettivo, in realtà dipendono da altri fattori ed esistono semplicemente come designate. Ha aggiunto che anche noi siamo tutti sorti in modo dipendente e non abbiamo uno status oggettivo. Anche il Buddha esiste solo in termini di designazione.

Sua Santità consigliò ai suoi ascoltatori di immaginare questo pensiero della bodhicitta ultima, l’intuizione che tutti i fenomeni sono privi di esistenza intrinseca, e che sorge sotto forma di un vajra bianco a cinque raggi in piedi sul disco lunare che avevano già immaginato nei loro cuori, chidendo loro di ripetere: Om sarva yogacitta utpatayami. Poi, per stabilizzare le loro menti e rendere salda la mente dello yoga onnicomprensivo, chiese loro di recitare: Om surate samaya satvam ho siddhi vajra yatha sukham.

Sua Santità ha dichiarato che questa cerimonia era sufficiente a comportare la concessione di Voti del Bodhisattva, affermando che la cosa più importante è che i discepoli acquisiscano completa familiarità con la mente del risveglio di bodhicitta e con la saggezza che comprende la vacuità.

Ciò che ho imparato su queste due pratiche l’ho riflettuto e meditato per molti anni. Ed ho visto l’impatto che hanno avuto sulla mia mente. Se coltivi bene anche queste pratiche, sarai in grado di intraprendere in questa stessa vita il percorso verso l’illuminazione.

È perché ricordo la vacuità e la coltivazione della mente del risveglio di bodhicitta, dal momento in cui ogni mattina mi sveglio, che mi sento rilassato ed a mio agio. Per favore, tenetelo a mente. È tutto. Tashi delek.»


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