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Sua Santità il Dalai Lama: Compassione in azione, una conversazione sulla leadership
Marzo 22nd, 2024 by admin

Sua Santità il Dalai Lama: “Quando siamo molto piccoli giochiamo con altri bambini senza alcun pregiudizio o sospetto tra di noi. Questo tipo di atteggiamento aperto e imparziale è quello che dobbiamo conservare. Ci vediamo in termini di “noi” e “loro” e questo può portare al conflitto. Per questo è utile ricordarci regolarmente quanto abbiamo in comune e che anche coloro che consideriamo ‘loro’ e non ‘noi’ sono esseri umani”.

20 marzo 2024 Thekchen Chöling, Dharamsala, HP, India – Questa mattina Sua Santità il Dalai Lama ha incontrato quattordici giovani leader che partecipano al programma Dalai Lama Fellows ed un gruppo di ospiti invitati. Il Dalai Lama Fellows è un programma unico di leadership di un anno per i leader emergenti del cambiamento sociale, progettato per integrare il lavoro contemplativo e la trasformazione personale intenzionale con gli sforzi per portare un cambiamento positivo nelle loro rispettive comunità.

Non appena Sua Santità ha preso posto nella sala riunioni, il Chancellor dell’Università del Colorado, Philip P. DiStephano, ha aperto i lavori. Ha raccontato a Sua Santità di essere venuto con amici e colleghi per condividere una conversazione sulla leadership compassionevole. Ha ricordato a Sua Santità che l’Università del Colorado lo aveva ospitato a Boulder nel 2016 e che si erano impegnati in un’ulteriore conversazione virtuale nell’ottobre 2021.

“È una gioia essere con lei e con i Dalai Lama Fellows dell’Università del Colorado, dell’Università di Stanford e dell’Università della Virginia”, ha osservato. “Questa è un’opportunità per formare i leader di domani”.

Come parte della sua introduzione, la moderatrice Sona Dimidjian ha detto a Sua Santità che i suoi consigli sono stati una guida per il suo lavoro in psicologia e neuroscienze e per la sua famiglia.

“Chiediamo di nuovo la sua guida”, gli ha detto, “per questi giovani che, guardando il mondo, vedono competizione e conflitti, guerra e sofferenza. E quando si guardano dentro, vedono sofferenza, dolore e disperazione.

Dimidjian ha raccontato che quando questa mattina ha raggiunto l’ingresso della residenza di Sua Santità, ha trovato il gruppo dei Dalai Lama Fellows che cantavano insieme mentre aspettavano di entrare. Questo è servito da stimolo per farli cantare ancora una volta, intonando: “Apri il mio cuore, apri il mio cuore, fallo traboccare d’amore”. Dimidjian ha poi chiesto a Sua Santità se avesse qualche parola da dire su come mettere in pratica la compassione.

“Per prima cosa”, ha risposto, “voglio dirvi quanto sono felice di incontrarvi qui. Fondamentalmente tutti noi siamo nati da una madre ed abbiamo ricevuto da lei il massimo dell’affetto. È una risposta naturale, vediamo che anche gli altri animali lo fanno. È un’esperienza che abbiamo in comune e significa che siamo tutti essenzialmente uguali. Sopravviviamo grazie alla gentilezza di nostra madre. Questo è un aspetto molto importante da ricordare.

“Quando siamo ancora giovani, il senso dell’affetto di nostra madre rimane vivido dentro di noi, ma quando cresciamo ed andiamo a scuola, comincia a diminuire. Quanto sarebbe meglio se potessimo mantenere fresco e vivo l’apprezzamento per la sua gentilezza fino alla morte? Un modo per farlo è sforzarsi di coltivare un senso di compassione e di buon cuore.

“Ovunque vada e chiunque incontri, sorrido e saluto calorosamente. È così che tutti diventano miei amici. La cosa fondamentale è essere cordiali con gli altri. Credo che la cordialità faccia parte della nostra stessa natura. Porta serenità ed attira gli amici. Il vero dono di nostra madre per noi è il suo sorriso e la sua affettuosa bontà”.

Sona Dimidjian ha detto che era entusiasta di presentare sette dei Dalai Lama Fellows che, a coppie, avrebbero posto delle domande a Sua Santità. I borsisti erano Khang Nguyen dal Vietnam e Damilola Fasoranti dalla Nigeria/Rwanda; Mansi Kotak dal Kenya e Serene Singh dal Regno Unito; Brittanie Richardson dal Kenya/USA e Shrutika Silswal dall’India, oltre ad Anthony Demauro dagli USA. Gli hanno domandato cosa potevano fare per promuovere il riconoscimento dei valori umani, condivisi e universali. Gli hanno chiesto consiglio su come ispirare gli altri a scegliere il servizio e la cura degli altri come stile di vita. Volevano sapere come usare la compassione come leader quando si sentono arrabbiati e frustrati ed hanno chiesto come resistere all’ingiustizia mantenendo la compassione anche per gli oppressori.

“Se mantenessimo vivo il senso di affetto che abbiamo ricevuto da nostra madre”, ha risposto Sua Santità, “non ci sarebbe motivo di litigare con nessuno. Tuttavia, invece di pensare a ciò che abbiamo in comune con le altre persone, tendiamo a concentrarci sulle differenze tra noi.

“Ovunque vada, penso a me stesso come a un altro essere umano e sorrido. Non penso a me stesso come al Dalai Lama ed in qualche modo separato. E ogni volta che incontro qualcuno di nuovo, sento che è proprio come me. Possiamo avere nomi diversi e la nostra pelle o i nostri capelli possono essere di un colore diverso, ma queste sono solo differenze secondarie.

“Vedo le persone che incontro come esseri umani, come fratelli e sorelle. Non mi soffermo sulle differenze tra noi, ma penso ai modi in cui siamo “La cosa essenziale che dobbiamo ricordare è che, in fin dei conti, siamo tutti uguali come esseri umani. A volte dimentichiamo i nostri valori umani fondamentali, la nostra generosità ed il nostro senso di gentilezza, perché lasciamo che il pregiudizio o la discriminazione negativa prendano il sopravvento. Qualunque sia la nostra religione, cultura od etnia, ad un livello fondamentale siamo uguali in quanto esseri umani. Pensare troppo all’essere “Dalai Lama” mi distingue dagli altri, quando invece mi preoccupo molto di più della nostra comune umanità siamo uguali. Quando ero molto giovane e vivevo nel Tibet nord-orientale, giocavo con i bambini dei vicini. Rispondevo a loro proprio come a dei bambini uguali a me. Solo più tardi ho capito che molti di loro provenivano da famiglie musulmane o che la mia famiglia era buddhista.

“La cosa essenziale che dobbiamo ricordare è che, in fin dei conti, siamo tutti uguali come esseri umani. A volte dimentichiamo i nostri valori umani fondamentali, la nostra generosità ed il nostro senso di gentilezza, perché lasciamo che il pregiudizio o la discriminazione negativa prendano il sopravvento. Qualunque sia la nostra religione, cultura o etnia, ad un livello fondamentale siamo uguali in quanto esseri umani. Pensare troppo all’essere “Dalai Lama” mi distingue dagli altri, quando invece mi preoccupo molto di più della nostra comune umanità.

“Come ho già detto, i bambini piccoli sono semplicemente aperti e amichevoli. Non fanno discriminazioni tra loro e gli altri. È solo quando crescono che diventano consapevoli dei modi in cui siamo diversi. E il rischio è che questo porti al conflitto. Il modo per riequilibrare la situazione è pensare a come siamo tutti uguali. È questo che dobbiamo ricordare a noi stessi. Ad un livello fondamentale dobbiamo riconoscere l’unicità dell’umanità, che nell’essere umani siamo uguali gli uni agli altri. I nostri volti hanno due occhi, un naso e una bocca.

“Il fatto che persone di diverso colore, nazionalità e così via possano procreare e dare alla luce bambini vitali, fertili e sani conferma che come esseri umani siamo fondamentalmente uguali.

“Abbiamo identità diverse e complementari, per esempio io sono tibetano, sono un monaco e ho il nome Dalai Lama, ma il punto più importante è che sono un essere umano.

“Siamo esseri sociali, creiamo legami gli uni con gli altri, ma questo non sembra essere sufficiente per impedire lo sviluppo di conflitti. Tuttavia, uno dei vantaggi di interiorizzare un senso di unicità dell’umanità, la convinzione che come esseri umani siamo tutti uguali, è che ci rende più rilassati”.

Sona Dimidjian ha ringraziato Sua Santità per aver accolto il gruppo e per aver condiviso con loro la sua saggezza. Ha invitato Vijay Khatri a fare alcune osservazioni conclusive.

“Questa settimana è stata una trasformazione”, ha esordito. Come dice il proverbio: “La mente non è solo un recipiente da riempire, ma un fuoco da accendere”.

Ci siamo impegnati con te ed abbiamo imparato da te la compassione ed il buon cuore e ti ringraziamo per questo gentile dono”.

“Come ho detto prima”, ha risposto Sua Santità, “quando siamo molto piccoli giochiamo con altri bambini senza alcun pregiudizio o sospetto tra di noi. Questo tipo di atteggiamento aperto e imparziale è quello che dobbiamo conservare. Ci vediamo in termini di “noi” e “loro” e questo può portare al conflitto. Per questo è utile ricordarci regolarmente quanto abbiamo in comune e che anche coloro che consideriamo ‘loro’ e non ‘noi’ sono esseri umani”.

Sona Dimidjian ha augurato a Sua Santità una giornata serena e gioiosa e gli ha detto che il gruppo non vede l’ora di rivederlo domani.

https://it.dalailama.com/news/2024/compassione-in-azione-una-conversazione-sulla-leadership


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