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Lhasa: La polizia chiude il monastero di Drepung
Agosto 23rd, 2011 by admin

Un dissidente tibetano fuggito in India in stretto contatto con la popolazione in Tibet sottolinea che il controllo del governo è asfissiante e “vivere a Lhasa equivale ad essere in prigione”. Chi trasgredisce alle regole viene arrestato o scompare.

Un dissidente tibetano fuggito in India in stretto contatto con la popolazione in Tibet sottolinea che il controllo del governo è asfissiante e “vivere a Lhasa equivale ad essere in prigione”. Chi trasgredisce alle regole viene arrestato o scompare.

Tutte le monache costrette a fare ritorno ai propri distretti di origine. La polizia voleva fermare la continua crescita della comunità. Sconosciuta la sorte di 85 monaci arrestati in maggio.

Dharamsala (AsiaNews) – Ancora arresti e sfratti per monaci e monache tibetani. Lo scorso 14 agosto la polizia ha fatto sgombrare il monastero femminile di Drepung nella periferia di Lhasa. Secondo fonti locali la comunità aveva continue vocazioni e ciò ha spaventato le autorità che hanno chiuso il monastero e costretto tutte le monache a ritornare nei propri distretti.

Un dissidente tibetano fuggito in India in stretto contatto con la popolazione in Tibet sottolinea che il controllo del governo è asfissiante e “vivere a Lhasa equivale ad essere in prigione”. Chi trasgredisce alle regole viene arrestato o scompare.

A tutt’oggi resta sconosciuta la sorte di 85 monaci monaci dell’ex monastero di Tashi Lhunpu, arrestati in maggio. Dopo la chiusura della loro comunità nel 1995 essi erano riusciti a mantenere una loro dimensione “comunitaria”, aiutandosi l’un l’altro a trovare lavoro come camerieri, commercianti, autisti e sostenendo i più anziani. Nonostante gli appelli delle famiglie, le autorità non vogliono rivelare il luogo e le ragioni della loro detenzione.


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