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Una certa idea del Tibet
Marzo 28th, 2013 by admin

Tsetang Sheldrak Pan, considerata terra di origine della stirpe tibetana

Tsetang Sheldrak Pan, considerata terra di origine della stirpe tibetana

Una certa idea del Tibet

di Claudio Cardelli

Un universo sconfinato, spazi immensi e disperate solitudini, montagne invalicabili e monasteri arroccati su inaccessibili speroni di roccia. Monaci, briganti, pastori, nomadi erranti sugli altopiani con mandrie di yak e scure tende al cui interno fumose stufe mescolavano il loro fumo con quello degli incensi e delle lampade votive. Visi scuri e rugosi segnati dal sole e arcani sorrisi testimoni di una serenità interiore generata da un antico e solido pensiero religioso e filosofico. Prodigi, miti e leggende delle montagne intrisi del buddhismo proveniente dall’India e del culto sciamanico, il Bön.

Questo, più o meno, è come l’immaginario popolare occidentale ha vissuto per almeno tutto il secolo scorso il misterioso mondo tibetano.

Il Tibet è stato anche etichettato come una “teocrazia feudale”! Con questo termine semplicistico si è spesso liquidato quel complesso sistema governativo che per secoli ha guidato la nazione tibetana. Un sistema dove si mescolavano pragmatismo e metafisica, religione e secolarità, che vedeva nel Dalai Lama la sua figura centrale ma che contemplava anche una struttura consigliare complessa e articolata, il Kashag, dove confluivano religiosi e laici.

Se per un occidentale è difficile comprendere o accettare, alle soglie del terzo millennio, un tale sistema di potere, è indubbio che, sia pur con risvolti a volte contraddittori, nel corso dei secoli la società tibetana si è distinta per un generale equilibrio e un’armonia sociale derivante sostanzialmente dal pensiero buddhista. Tale pensiero permeava, e permea tuttora nonostante il prepotente “moderno” si sia inserito in molti strati della società, gran parte dell’esistenza nel mondo tibetano conferendogli peculiarità e unicità.

L’immagine del mondo tibetano è indissolubilmente legata all’immagine dei monasteri arroccati su inaccessibili speroni di roccia o adagiati sui fianchi delle montagne. Inquietanti nell’aspetto ed enormemente attrattivi, sembrano, come suggerisce Alexandra David Neel (1868 – 1969; esploratrice e scrittrice francese, prima donna europea a visitare il Tibet nel 1925) “laboratori misteriosi ove operano forze occulte”. Ma al di là delle suggestioni metafisiche i monasteri del Tibet sono stati per secoli il centro del sapere universale sugli altipiani. Ai monasteri era, ed è ancor oggi in parte, delegato tutto l’insegnamento non solo religioso, ma anche medico, artistico e astrologico.

Essi organizzavano le festività e determinavano quella presenza forte dell’elemento religioso buddhista anche nel vivere quotidiano del mondo laico.

Claudio Cardelli, Presidente dell’Associazione Italia-Tibet, da oltre 30 anni impegnato per il riconoscimento dell’identità di questa terra e strenuo sostenitore della causa tibetana. Documentarista e reporter, autore di diverse pubblicazioni e documentari, fra cui il volume Tibetan Shadows, Ed. Mediane 2008.


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