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Insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama nello Zanskar
Luglio 23rd, 2018 by admin

Sua Santità il Dalai Lama durante il suo insegnamento a Padum, Zanskar, J&K, India, il 22 luglio 2018. Foto di Tenzin Choejor

22 luglio 2018. Padum, Zanskar, India – Questa mattina, sotto il sole cocente dello Zanskar, Sua Santità il Dalai Lama, protetto da un ombrello cerimoniale, ha camminato dal Phodrang fino al padiglione al centro di studi, sede degli insegnamenti. Come è sua abitudine, si è fermato più volte per scambiare sorrisi e saluti con la gente che aspettava di vederlo. Ha poi fatto una breve visita al tempio, che si trova dietro il padiglione degli insegnamenti, per poi scendere dalla parte anteriore del palco per salutare una folla di circa 16.000 persone tra monaci e monache, laici, giovani e anziani, per lo più Zanskari, e alcuni visitatori provenienti da altre parti del mondo. Le espressioni sul volto della gente andavano dalla più profonda devozione a una gioia incontenibile, dimostrando l’autentica felicità di trovarsi in presenza di Sua Santità. Alcune studentesse della CBAC Branch School erano nel frattempo impegnate in un dibattito. Quando Sua Santità è salito sul palco e ha preso posto sul trono è stato servito il tè ed è iniziata la recitazione delle preghiere introduttive.

“Sono molto felice di essere di nuovo qui nello Zanskar” ha esordito Sua Santità. “I monaci e il pubblico in generale continuano a dimostrare una devozione incrollabile e abbiamo ancora una volta l’opportunità di condividere un discorso di Dharma. Sono lieto di avere la possibilità di darvi anche qualche consiglio. Ringrazio gli organizzatori e tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questo evento”.

“Il signor Namgyal e il re dello Zanskar sono amici di vecchia data e sono contento di rivederli di nuovo”.

“Ovunque io vada nel mondo, dico sempre che come esseri umani siamo tutti uguali. Tutti vogliamo la felicità e non desideriamo la sofferenza. Siamo dotati di un’intelligenza brillante, in grado di distinguere il bene dal male. Come seguaci del Buddha, generiamo un atteggiamento altruistico e preghiamo per il beneficio anche di quegli esseri che vivono in galassie lontane, pur non avendo alcun legame diretto con loro. Anche su questa terra ci sono animali, uccelli, insetti e pesci che desiderano la felicità, ma c’è poco che possiamo insegnare loro. Con gli esseri umani invece possiamo comunicare. La nostra intelligenza ci permette di incrementare la nostra felicità, ma è particolarmente importante farlo sulla base della mente, della nostra sesta coscienza, piuttosto che attraverso le nostre facoltà sensoriali”.

“Pertanto, dovremmo mirare a raggiungere la pace della mente, un obiettivo a cui oggi anche gli scienziati stanno prestando attenzione. Abbiamo bisogno di buon cuore perché è la fonte del nostro benessere. Gli scienziati sostengono che la natura umana è essenzialmente compassionevole. Dobbiamo quindi imparare a sviluppare la compassione e a ridurre la rabbia, la gelosia e l’arroganza, ma non attraverso le preghiere, ma con lo studio. Il mio primo impegno è diffondere la compassione tra gli esseri umani”.

Sua Santità ha spiegato che il suo secondo impegno è la promozione dell’armonia e dell’amicizia tra le varie tradizioni religiose del mondo, perché sono tutte potenzialmente di beneficio per i loro seguaci. Ha aggiunto di avere amici giainisti, indù, ebrei, cristiani e musulmani e che oggi tutte le principali tradizioni religiose convivono pacificamente in India mentre, in altre parti del mondo, le persone si fanno la guerra e si uccidono in nome della fede. Eppure, tutte queste tradizioni insegnano amore e compassione, tolleranza e perdono, e quindi ci dovrebbero essere amicizia e rispetto reciproci. Questo è ciò che Sua Santità cerca di ottenere.

Nel Ladakh e nello Zanskar la gente è prevalentemente buddhista, ha aggiunto, ma ci sono anche musulmani e alcuni cristiani. Poiché tutti, anche coloro che non hanno una fede particolare, cercano la felicità, è necessario vivere in amicizia. Dobbiamo vedere gli altri esseri umani come nostri fratelli e sorelle. In alcuni testi si fa riferimento ai “nemici del Dharma”: anche loro dovrebbero essere oggetto di compassione, dal momento che sono le loro afflizioni mentali e le loro emozioni distruttive a renderli tali.

Sua Santità ha sottolineato poi l’importanza di conoscere il tibetano, specialmente di essere in grado di leggerlo e di comprendere il Kangyur e il Tengyur.

All’Università del Nalanda, ha detto, c’erano rappresentanti di tutte e quattro le scuole di pensiero buddhiste, di cui scrisse Bhavaviveka oltre a presentare altri diversi punti di vista filosofici. Tuttavia, non c’è stato alcun antagonismo tra di esse. In Tibet i Nyingma, che insegnano la pratica rivoluzionaria della Grande Perfezione, i Kagyu che insegnano il  Mahamudra e Sakya che sottolineano l’indivisibilità del samsara e del nirvana, rappresentano approcci diversi allo stesso obiettivo. A volte, purtroppo, c’era antagonismo tra queste tradizioni e  Sua Santità ha raccomandato che, qualora ancora permanga in Ladakh, è il momento di porvi fine.

Sua Santità ha poi chiarito che, da tibetano e in qualità di Dalai Lama, il suo terzo impegno è per il Tibet e per i sei milioni di tibetani che ripongono in lui le proprie speranze: “Ho rinunciato con orgoglio e felicità a tutte le prerogative politiche che i Dalai Lama hanno assunto a partire dal Quinto e le ho rimesse a una leadership democraticamente eletta. Non è utile che i leader religiosi siano troppo coinvolti negli affari politici. Sono contrario alla “Politica dei Lama” che porta alla divisione tra “noi” e “loro”. Se ci incontreremo di nuovo, ve lo ripeterò, ma se non ci incontreremo, questo è il mio ultimo augurio.”

“Come tibetano, ho la responsabilità di preservare e promuovere la cultura tibetana, non solo nell’interesse del mio popolo, ma anche per mantenere vivi gli insegnamenti del Buddha. Anche i cinesi sono interessati a questo aspetto”.

“C’è poi la questione della protezione dell’ambiente naturale tibetano. È stato un ecologo cinese a riconoscere che l’impatto dell’altopiano tibetano sul clima globale è altrettanto significativo di quello del Polo Nord e del Polo Sud, definendo il Tibet il Terzo Polo. La riduzione delle nevi perenni e lo scioglimento dei ghiacciai sulle montagne comportano l’esaurimento dell’acqua. La terra diventerà come i deserti dell’Afghanistan che si vedono quando si vola dall’India in Europa. Pertanto è importante cercare di preservare l’ecosistema tibetano”.

“Le relazioni tra Tibet e Cina non sono certo recenti. Nei secoli VII, VIII e IX esistevano stretti legami tra gli imperi tibetano, cinese e mongolo, suggellati da alleanze matrimoniali. Più tardi, durante il periodo della dominazione Sakya, si stabilì un rapporto “sacerdote-patrono”. Ora, però, il sistema totalitario della Repubblica Popolare fa si che molte persone in Cina ignorino il corretto status del Tibet. Tuttavia, studiando e viaggiando all’estero, i cinesi hanno comunque delle opportunità per informarsi”.

“Il motivo per cui vi ho citato questi tre impegni è perché, vista la vostra devozione, possiate condividerli con me.”

Riprendendo il libretto contenente il testo degli insegnamenti – stampato in in tibetano, hindi e inglese – precedentemente distribuito ai presenti, Sua Santità ha chiesto a tutti di andare alla “Lode ai 17 Maestri del Nalanda”. La lode inizia con un omaggio al Buddha e poi a Nagarjuna. Anche se è vissuto molto tempo fa (a cavallo tra il I e il II secolo d.C., ndt) – ha detto il Dalai Lama – possiamo apprezzare le sue qualità attraverso le opere giunte sino a noi, come il Madhyamakāvatāra. Ci sono 16 volumi dedicati alla Perfezione della Saggezza nel Kangyur e Nagarjuna ne ha rivelato il significato esplicito: la vacuità, mentre Maitreya, che può essere stato un essere umano o una divinità, ha spiegato il loro significato implicito”.

Sua Santità ha sottolineato poi l’importanza di distinguere la storia dal misticismo, facendo un esempio: esiste una leggenda in cui si narra che quando Songtsen Gampo morì il suo corpo si dissolse in una statua di Avalokiteshvara; tuttavia esiste anche un luogo che è stato identificato come la sua tomba.

La Lode prosegue poi con i discepoli di Nagarjuna – Ariadeva, Buddhapalita, Bhavaviveka e Chandrakirti – e al loro contributo alla nostra comprensione della saggezza. Shantideva, nel suo “Compendio alla Dottrina’ e nella “Guida allo stile di vita del Bodhisattva’, ha spiegato in modo completo come affrontare la rabbia e l’odio e generare la mente risveglio di bodhicitta. Shantarakshita e Kamalashila, grandi maestri di filosofia e logica, furono invece responsabili dell’affermazione della Tradizione del Nalanda in Tibet.

Asanga fu il fondatore della scuola Solo Mente, mentre suo fratello Vasubandhu scrisse a lungo sulla Conoscenza Superiore (Abhidharma). Dignaga e Dharmakirti sono rinomati per le loro opere dedicate all’epistemologia, all’uso della logica e della ragione. La tradizione tibetana del dibattito deriva proprio da questi due maestri, con i contributi di Sakya Pandita e Chapa Chökyi Sengey.

Vimuktisena, uno studente di Vasubandhu, ha contestato l’interpretazione del suo maestro quando ha adottato il punto di vista Madhyamaka anziché quello della Scuola Solo Mente. La Lode prosegue elogiando Haribhadra, un commentatore di spicco dell’”Ornamento della chiara realizzazione” di Maitreya, i maestri del Vinaya, Gunaprabha e Shakyaprabha e, infine, il grande maestro dell’XI secolo che creò la sintesi di queste diverse tradizioni, Dipankara Atisha.

Terminata la lettura, Sua Santità ha posto l’attenzione sull’aspirazione che aveva espresso quando aveva composto questa lode:

Possa io, vita dopo vita,
ottenere la perfetta base dotata dei tre addestramenti,
e contribuire alla dottrina come fecero i grandi Pionieri
preservando e diffondendo
le parole e l’essenza degli insegnamenti
attraverso le parole e la pratica,

E riguardo al contesto in cui la lode è stata composta, così come affermato nel colophon:

In questo momento, in cui nel mondo ordinario ci sono grandi progressi nel campo della scienza e della tecnologia, ma siamo anche distratti dalla frenesia della nostra vita, è estremamente importante che coloro che seguono il Buddha sviluppino la propria fede sulla base della conoscenza del suo insegnamento.

“Recentemente, un gruppo di rappresentanti buddhisti della regione himalayana si è incontrato a Gurgaon” ha detto Sua Santità ” e hanno deciso di convertire i templi e i monasteri presenti nella regione in centri di apprendimento. La notizia mi ha reso molto felice e li ho invitati a illustrare dettagliatamente la loro proposta durante le celebrazione per il mio compleanno a Leh”.

Sua Santità ha iniziato poi la lettura della versione concisa degli “Stadi del Sentiero” di Tsongkhapa con un’introduzione all’autore. Tsongkhapa è nato, cresciuto e ha iniziato i suoi studi nell’Amdo. All’età di 16 o 17 anni è partito per il Tibet centrale dove ha studiato in tutti i centri di formazione esistenti. Ha ricevuto molti insegnamenti dal maestro Sakya Rendawa e dai maestri Drikung e Nyingma. Nelle sue memorie, ricorda di non essere mai stato soddisfatto di uno studio solo parziale. Oltre alle sue opere sugli stadi del sentiero, ha composto cinque trattati di filosofia Madhyamaka.

Nella nona strofa chiede: “Quale essere intelligente non sarebbe completamente catturato dagli stadi del sentiero dei tre esseri?” Con le strofe 11 e 12 iniziano delle stanze accoppiate che terminano sempre con gli stessi due versi:

Io, uno yogi, ho praticato in questo modo.
Voi che cercate la liberazione dovreste fare altrettanto.

Sua Santità ha sottolineato che esiste anche una tradizione che modifica questi versi da esortazione a impegno:

Questo è ciò che ha fatto il mio venerato e santo maestro,
E io, che cerco la liberazione, farò altrettanto.

Le strofe 17 e 18 completano le istruzioni per la persona dalle capacità iniziali; la 19 e la 20 si riferiscono alla persona dalle capacità intermedie e la 21 e 22 introducono la “bodhicitta come pilastro centrale del sentiero del veicolo supremo” e iniziano a spiegare il cammino di una persona dalle capacità elevate. Le coppie successive di versi sono dedicate alla pratica delle sei perfezioni: generosità, etica, pazienza, sforzo, concentrazione e saggezza che comprende il modo in cui le cose esistono realmente. Il testo poi prosegue con la descrizione dell’impatto della combinazione di una potente calma dimorante con la visione profonda della saggezza.

Le strofe 40 e 41 si riferiscono alla vacuità simile allo spazio che si sperimenta in meditazione e alla vacuità delle apparenze simili a illusioni che si percepiscono quando si esce dalla meditazione. Ciò unisce mezzi abili e saggezza, ed è lodato come fonte di ispirazione per le opere trascendenti dei Bodhisattva. Il consiglio finale (42 e 43) menziona i requisiti per entrare nel sentiero causale e risultante del Grande Veicolo. Su questa base è possibile affrontare le classi del tantra e seguendo le istruzioni orali complet, rendere questa vita, libera e fortunata, davvero significativa.

Sua Santità ha concluso l’insegnamento di oggi con l’annuncio che domani darà l’iniziazione del Grande Compassionevole Avalokiteshvara. Seguirà un rituale per la lunga vita di Sua Santità viva a lungo.

http://it.dalailama.com/news/2018/insegnamenti-nello-zanskar


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