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Namkhai Norbu, dal Tibet all’Italia, l’eredità di un Maestro
Ottobre 1st, 2018 by admin

Namkhai Norbu e il Dalai Lama

Di Raimondo Bultrini. “Giovedì 27 settembre 2018, alle ore 21.00, il Maestro Namkhai Norbu ha lasciato questa esistenza terrena, all’età di 80 anni, in modo sereno e pacifico, nella sua residenza di Gadeling, Merigar (Arcidosso).”

Con queste righe la famiglia e i discepoli hanno annunciato la morte di uno dei più importanti e stimati maestri del buddhismo tibetano nel mondo. A lui voglio rendere omaggio ricordando per chi non lo conosceva le tappe fondamentali di una vita straordinaria e difficile da sintetizzare.

Namkhai Norbu lascia una massiccia eredità di pratiche spirituali e testi di storia e antropologia culturale tibetana raccolti dalla casa editrice della Comunità, la Shang Shung. Pochi altri saggi degli antichi lignaggi dell’Himalaya venuti in Occidente hanno contribuito come lui alla diffusione e divulgazione del buddhismo tibetano delle origini. Ma anche in Cina numerosi studiosi hanno revisionato i testi di storia sulla base delle deduzioni e scoperte del professor Norbu, per 30 anni docente dell’Università Orientale di Napoli.

Sembra quasi un paradosso il percorso che porto’ in Italia all’inizio degli anni ’60 un giovane “tulku” o reincarnato tibetano poco più che ventenne dal regno del Sikkim dov’era consulente del re per l’educazione. Solo dentro un archivio storico del nostro Paese Namkhai Norbu poté studiare testi difficili da reperire perfino nel suo Tibet, lasciato per il suo viaggio in Sikkim e costretto all’esilio dal deteriorarsi della situazione nel Paese delle Nevi invaso dalle truppe cinesi. Il suo arrivo nel Centro Ismeo per gli studi sul Medio ed Estremo Oriente di Roma avvenne su invito di una figura leggendaria nel campo dell’orientalistica, il tibetologo Giuseppe Tucci che possedeva all’Ismeo una collezione unica al mondo di testi, icone e oggetti dal Tibet messa insieme durante i suoi numerosi viaggi di studio sugli altipiani. Molte fonti sconosciute allo stesso Norbu erano raccolte in quei vasti archivi, ahinoi, credo oggi seriamente devastati dalle tarme e dalla burocrazia.
Di particolare importanza, nella gran mole di documenti, furono per Tucci le ricerche svolte da Namkhai Norbu sull’’essenza di antichi insegnamenti specialmente dello Dzog chen, o Grande perfezione, una Via iniziatica al di fuori di ogni scuola e parte integrante delle pratiche di yogi e lama delle diverse tradizioni compresi molti Dalai lama. L’attuale XIV leader tibetano ha più volte incontrato lama Norbu per scambi di opinioni e consigli spirituali reciproci, oltre ad aver inaugurato nell’81 il suo centro di Arcidosso chiamato “Merigar” (vuol dire il fuoco sotto la terra, per via dei soffioni boraciferi della zona).

Dopo aver studiato, catalogato e spesso scritto numerosi testi usati da Tucci nei suoi acclamati libri di viaggio e trattati sul Tibet, lama Norbu ottenne la cattedra di storia e letteratura tibetana e mongola dell’Orientale che ha mantenuto per più di 30 anni, ha sposato Rosa, una donna italiana e ha avuto due figli, Yeshe e Yuchen.

Il professor Norbu, da noi studenti chiamato con l’appellativo di Rimpoche, prezioso, è stato mio mentore e maestro quando era ancora docente a Napoli e su pressione dei suoi studenti aveva già aperto il suo primo centro di “Merigar” dove ha lasciato questo mondo. Ad Arcidosso ho partecipato per la prima volta a un suo ritiro spirituale nella metà degli anni ’80 e grazie alla gentilezza e disponibilità del maestro nell’88 ho viaggiato quasi un anno tra Cina e Tibet come suo assistente personale. Durante quel periodo lama Norbu insegnava storia e fondamenti dei regni tibetani più antichi agli studenti e docenti dell’Istituto cinese per le minoranze di Pechino, oltre a tenere seminari e incontri pubblici dal Tibet orientale a Lhasa.

Quelle lezioni divennero un libro culto sul periodo pre-buddhista destinato a rivoluzionare l’approccio scolastico verso una materia pressoché sconosciuta o male interpretata. Ho avuto la fortuna e l’onore di condividere ogni momento del viaggio tra le sue genti e le sue terre, concluso sulla montagna sacra del Kailash culla dell’antica civiltà Shang Shung. Ovunque ho potuto assistere alla devozione di anziani e giovani per la sua figura nella quale i tibetani e i suoi stessi studenti occidentali vedevano al di là di ogni dubbio una prosecuzione della mente di saggezza di importanti maestri del passato. Il lama allora cinquantenne aveva già numerose migliaia di discepoli in tutto il mondo, col maggior numero attualmente in Russia e specialmente in Cina. Ma anche all’esterno della comunità internazionale il contributo di Chogyal Namkhai Norbu è stato riconosciuto e premiato. Il presidente Sergio Mattarella lo ha nominato Commendatore al Merito della Repubblica, primo tibetano credo a ottenere questo riconoscimento, per il suo contributo al prestigio del Paese che gli ha dato la cittadinanza.

Purtroppo pochi giorni dopo aver ricevuto l’onorificenza è entrato in ospedale in condizioni critiche e per rendergli omaggio centinaia di studenti hanno iniziato a raggiungere da ogni parte del mondo il centro da lui creato 37 anni fa sulle colline dell’Amiata. Nei giorni scorsi Rimpoche è stato trasportato a casa assistito dalla famiglia, mentre a pochi passi, nel grande gompa o tempio tibetano di “Merigar” si svolgevano le pratiche rituali che continuano in questi giorni, con le prime visite alla casa del Maestro autorizzate da domani, primo ottobre.

Lama Norbu ha cambiato le vite e il modo di pensare di tante persone dalle provenienze sociali e culturali più varie, dopo aver condiviso per oltre 40 anni il suo tempo con gli studenti delle varie comunità sparse in ogni angolo del pianeta e risposto a tutte le email, finché le energie glielo hanno permesso. Le dirette video dei suoi insegnamenti venivano seguite regolarmente da una media di 4000 persone e le registrazioni sono parte di una vasta documentazione dell’attività del maestro.

Va aggiunto che il professor Norbu ha avviato in Tibet diversi progetti di centri per lo studio e la pratica di varie tradizioni, oltre a scuole per bambini, ospedali, abitazioni e fondi ai aiuto ai nomadi, attraverso le donazioni dei suoi studenti alla Onlus A.S.I.A. riconosciuta da molti anni dal MAE, un progetto che ho visto nascere durante quel viaggio del 1988 al suo fianco. Ancora oggi A.S.I.A. continua a sostenere la cultura tibetana nello spirito di un Maestro che non ha mai smesso di amare la sua terra e ha trasmesso al mondo la profondità di conoscenze filosofiche e spirituali tramandate da millenni assieme ad aspetti particolari dell’arte popolare e della stessa danza tradizionale e moderna.

Per noi studenti è stato l’ispiratore di una condotta di vita libera da gabbie mentali all’origine delle emozioni negative, propagatore di un insegnamento sulla vera natura della mente libera da ogni condizionamento, compresa la dipendenza dalla presenza stessa del maestro. Il salto spirituale evolutivo compiuto grazie a lui da tante persone, oggi orfane di una guida straordinaria e insostituibile, è l’eredità più importante lasciata da Chogyal Namkhai Norbu.

Se si scopre la gabbia del dualismo della propria condizione – scrisse Rimpoche nei consigli ai discepoli del suo maestro Changchub Dorje in Tibet – si riconoscerà quanto siano condizionati il corpo, la voce e la mente, e sorgerà la vera comprensione dello Stato che non si puo’ modificare (ovvero inalterabile dalle emozioni e dalle circostanze, ndr). Senza costruire mentalmente la meditazione, se si scopre la presenza al di là del meditare, non servirà sforzarsi con i concetti” (…). “In un praticante che vive in questo modo nascerà spontaneamente il prezioso bodhicitta che è il desiderio di aiutare tutti gli esseri, e per tutti loro egli svolgerà le sue azioni benefiche”.

Ps – A questo link il Pdf di un mio articolo per “Il Venerdì” di Repubblica su Namkhai Norbu e la sua comunità. http://desalling.org/wp-content/uploads/2015/02/Arriva-il-lama-libera-tutti-Raimondo-Bultrini-Venerd%C3%AC-La-Repubblica-07.08.2015.pdf


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