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1 – Sua Santità il Dalai Lama spiega l’‘Ingresso nella Via di Mezzo” di Chandrakirti
Luglio 18th, 2020 by admin

Sua Santità il Dalai Lama: “Se abbiamo un buon cuore intento ad aiutare gli altri, abbiamo anche bisogno di intelligenza. Abbiamo bisogno di vedere che è possibile liberare gli altri dalla sofferenza.”

17 luglio 2020. Thekchen Chöling, Dharamsala, HP, India – Quando questa mattina Sua Santità il Dalai Lama è entrato nella stanza del webcast, ha scrutato i volti sugli schermi davanti a lui, ne ha riconosciuti diversi, li ha salutati con la mano, ha sorriso e si è seduto.

Il moderatore di questa mattina, Suresh Jindal, ha augurato a Sua Santità il buongiorno a nome del Sangha indiano. Lo ha anche ringraziato per aver accettato di insegnare.

“Nonostante la mia età, ho 85 anni – ha iniziato Sua Santità – non c’è nulla che non vada nelle mie condizioni fisiche. Ciò è dovuto principalmente al fatto che la mia mente è in pace. Non ho nessuna ansia e sono ispirato dai versi di Shantideva:

Da ora, finché perdura lo spazio,
Finché esistono gli esseri,
Possa io rimanere
Per eliminare le loro sofferenze

Proprio come la terra e lo spazio stesso
E tutti gli altri po
ssenti elementi,
Per una moltitudine infinita di esseri
Possa io essere sempre il terreno della vita, una varietà di fonti di sostentamento.

“Sono determinato a vivere altri 15 o 20 anni per essere al servizio degli altri, non solo a livello fisico, ma anche a livello di pace mentale,.

“Oggi mi avete chiesto di spiegarvi il testo Entrare nella via di mezzo‘. Ne ho ricevuto una spiegazione da Ling Rinpoché, il mio Abate, quello che mi ha dato i voti di bhikshu. Nonostante che ne avessi poco interesse, da quando avevo sette anni circa ho memorizzato questo testo insieme a l’Ornamento delle chiare realizzazioni’. Gradualmente, però, ho scoperto che questo testo, come molti altri dei maestri del Nalanda, è molto utile. Quando incontriamo delle difficoltà, quello che leggiamo qui ci dà coraggio e fiducia in noi stessi.

“Voglio farvi capire perché questo testo è importante. Poco dopo la sua illuminazione Buddha Shakyamuni insegnò le Quattro Nobili Verità, la base del Buddhadharma. Poiché nessun essere senziente vuole la sofferenza, egli insegnò prima la sofferenza. Poi ne spiegò l’origine. Poi rivelò la terza verità, la cessazione della sofferenza, che comporta la completa eliminazione delle sue cause. Infine, la quarta verità riguarda il sentiero.

L’importante è analizzare la cessazione, indagare sulla cessazione delle emozioni distruttive che sono la causa della sofferenza. Dobbiamo chiederci se possiamo eliminare queste afflizioni mentali. Nel menzionare brevemente la possibilità della cessazione, il Buddha ha fatto riferimento ai 37 fattori dell’illuminazione https://www.sangye.it/altro/?p=6946, primo fra tutti i quattro fondamenti della consapevolezza. Questi comprendono la consapevolezza del corpo, delle sensazioni, della mente e dei Dharma.

“Di solito siamo distratti dalle nostre esperienze sensoriali, ma queste dipendono in realtà dalla nostra coscienza mentale, cosa di cui spesso non siamo consapevoli. Quindi, dobbiamo sviluppare una consapevolezza della mente. Ciò comporta ignorare le cinque coscienze sensoriali e prestare attenzione alla sola mente. Abbiamo bisogno di praticare la meditazione e, determinati a concentrarci solo sulla mente, a sperimentarla. All’inizio sembra come un qualcosa come un vuoto, ma in seguito emerge la chiarezza. Per cominciare, saremo in grado di concentrarci su di essa per pochi secondi, poi per qualche minuto e così via. Col tempo acquisiamo un’esperienza più profonda.

“Un aspetto della natura della mente è la sua chiarezza. È questo che ci permette di sviluppare la concentrazione, una mente tranquilla, che, a sua volta, può essere applicata all’analisi ed alla generazione di intuizioni. Come gli scienziati analizzano la materia, così, utilizzando l’indagine mentale possiamo analizzare la mente. Questo è un vero metodo per cambiare le nostre menti. Abbiamo bisogno sia della concentrazione univoca che dell’analisi”.

Sua Santità ha osservato che coloro che seguono la tradizione Pali non si esercitano molto nell’analisi o nei pensieri filosofici. Hanno fede nelle parole del Buddha e le seguono. Coloro che seguono la tradizione di Nalanda, invece, hanno un approccio logico. Seguono il consiglio del Buddha ai suoi discepoli di essere scettici: “Come il saggio prova l’oro bruciandolo, tagliandolo e strofinandolo, così, o bhikshu, dovreste accettare le mie parole solo dopo averle provate, e non solo per rispetto nei miei confronti”.

Sua Santità ha dichiarato che i maestri di Nalanda come Nagarjuna non erano solo dei bravi monaci, ma anche dei grandi studiosi. Usavano ampiamente la logica. Erano determinati a rifiutare qualsiasi contraddizione che avessero trovato nei pensieri del Buddha. Di conseguenza, distinsero le Scritture tra quelle definitive e quelle che necessitano dessere interpretate.

“Nagarjuna era come un secondo Buddha”, continua Sua Santità. “La sua opera principale fu la ‘Saggezza fondamentale della Via di Mezzo’, un libro meraviglioso che leggo regolarmente. Il suo discepolo principale fu Aryadeva, che scrisse i “400 versi”. Nella “Saggezza fondamentale” Nagarjuna afferma:

Attraverso l’eliminazione delle azioni e delle emozioni distruttive si giunge alla liberazione.
Le azioni e le emozioni distruttive provengono da pensieri concettuali.
Quest
i provengono dalle elaborazioni mentali, e le elaborazioni cessano con la vacuità.

“Noi giriamo nel ciclo dell’esistenza a causa del karma negativo, dell’azione negativa, e la liberazione può essere raggiunta solo eliminando il karma e le emozioni distruttive che sono radicate nell’ignoranza che crede che le cose esistano così come appaiono. Nagarjuna scrive che le afflizioni mentali nascono da pensieri concettuali che nascono da una elaborazione esagerata. Tali opinioni sbagliate possono essere eliminate solo comprendendo la realtà, non attraverso la preghiera o la fede. Quando la fisica quantistica dice che le cose sembrano esistere oggettivamente, ma che l’osservatore vi contribuisce, ciò corrisponde al pensiero di Nagarjuna.

“Anche uno dei versi di Aryadeva fa riferimento a questo.
Come il tatto [pervade] il corpo
La confusione è presente in tutte le [emozioni afflittive].
Superando la confusione, si può anche
Superare tutte le emozioni afflittive.

“Distruggendo l’ignoranza e la confusione, tutte le afflizioni mentali possono essere eliminate. Le radici del problema sono le idee sbagliate sulla vera esistenza dei fenomeni e del sé.

Aryadeva sottolinea inoltre:

Quando si vede il sorgere dipendente
Non ci sarà confusion
e.
Così, ogni sforzo è stato fatto qui
Per spiegare esattamente questo argomento.

“Poiché la sofferenza affonda le sue radici nell’ignoranza, dobbiamo coltivare la saggezza comprendendo la mancanza del sé, che non è solo un’idea filosofica, ma una fonte pratica di sollievo. Quando si vede che le cose non esistono così come appaiono, cessano anche le emozioni afflittive. Per questo motivo Aryadeva dichiara che il sorgere per dipendenza deve essere insegnato fin dall’inizio.

“Questo testo, ‘Entrare nella Via di Mezzo’ ed il suo autocommentario sono importanti perché riassumono la ‘Saggezza fondamentale’ i ‘400 Versi’, ‘Buddhapalita’ e così via.

Nagarjuna aveva molti seguaci, ma chi spiegò il suo pensiero in modo più preciso fu Chandrakirti”.

Sua Santità ha sottolineato che i seguaci della Via di Mezzo Autonomista (Svatantrika Madhyamaka) propongono l’esistenza di una qualche forma di esistenza oggettiva. Dicono che l’oggetto di negazione consiste nel fatto che le cose hanno una modalità di esistenza unica dalla loro parte, non basata su una cognizione valida.

Se le caratteristiche intrinseche delle cose fossero nel loro sorgere in modo dipendente,
le cose verrebbero distrutte negandol
e;
l
a vacuità sarebbe allora una causa di distruzione delle cose.
Ma questo è illogico, quindi non esistono entità reali.

Chandrakirti continua (6.34- 6.38) a spiegare che l’esistenza oggettiva delle cose comporterebbe quattro logiche fallaci: l’assorbimento meditativo dell’essere Arya sulla vacui sarebbe il distruttore dei fenomeni; sarebbe sbagliato insegnare che le cose mancano di esistenza ultima; l’esistenza convenzionale delle cose sarebbe in grado di sopportare l’analisi ultima sulla natura delle cose, e sarebbe impossibile affermare che le cose sono vuote di esistenza intrinseca.

Quando analizziamo un oggetto, dividendolo in parti sempre più piccole, l’oggetto non lo si trova. Quindi, lo è anche con la coscienza che pensiamo come un continuum. Il passato non c’è più, il futuro deve ancora venire ed il presente non può essere individuato. Chandrakirti illustra come le cose non si possono trovare con la settuplice analisi del carro.

Non si può dire che un carro sia diverso dalle sue parti;
non è identico alle parti, né possiede le parti;
non è nelle parti, né le parti esistono in esso;
non è la semplice raccolta, né la forma.

Perché se la semplice raccolta costituisse il carro,
la carrozza esisterebbe anche quando i pezzi non sono assemblati;
poiché non ci possono essere parti senza il portatore delle parti,
che la forma da sola è il carro è anche illogico.

Col settuplice ragionamento troviamo che le cose non hanno una realtà vera, ma le cose esistono per convenzione. I consequenzialisti (Prasangika) dicono che le cose non hanno un’esistenza definitiva, ma esistono per designazione.

Quando diciamo che le cose non esistono così come appaiono”, continua Sua Santità, “esistono per dipendenza da altri fattori”. Esse danno origine ad effetti. Choné Lama Rinpoché disse: “La dipendenza non nega tale realtà; il sorgere per dipendenza non nega la convenzione mondana”. Il Buddha insegnava il sorgere dipendente in relazione alle due verità. Le cose sembrano esistere, ed è la realtà convenzionale. La realtà ultima è il modo in cui esistono.

“Quando il Buddha insegnava le Quattro Nobili Verità, spiegava prima la loro natura, poi la loro funzione. Ma alla fine ha spiegato che, sebbene la sofferenza debba essere compresa, non c’è nulla da capire. Anche se l’origine della sofferenza deve essere eliminata, non c’è nulla da eliminare, e così via: il che rivela le due verità. Allo stesso modo, anche se la cessazione deve essere raggiunta, non c’è nulla da raggiungere e, anche se il sentiero deve essere coltivato, non c’è nulla da coltivare.

“La vera cessazione è insegnata in modo più approfondito come parte della perfezione della saggezza. Il “Sutra del cuore” si riferisce alla quadruplice espressione della vacuità:

La forma è vacuità, la vacuità è la forma. La vacuità non è altro che forma; anche la forma non è altro della vacuità.

“I Buddha dei tre tempi si illuminano sulla base della realizzazione della vacuità“.

Sua Santità ha notato che il Buddha ha insegnato le Quattro Nobili Verità nel suo primo ciclo di insegnamenti e ha rivelato che c’è una vera cessazione. Nel secondo ciclo ha rivelato che tutti i fenomeni mancano di esistenza intrinseca. Nell’ultimo, terzo ciclo, che comprendeva il “Sutra della spiegazione del pensiero”, distingue tra fenomeni autocaratterizzati e fenomeni imputati, che non hanno caratteristiche autodefinite.

Sua Santità si è poi rivolto ai versi di ‘Entrare nella Via di Mezzo’, che cominciano con il notare che la causa principale dello stato di Buddha è la compassione: considerare gli altri più cari di se stessi. La mente del risveglio la bodhichitta ha la sua radice nella compassione. Così, la compassione è elogiata fin dall’inizio.

Egli ha osservato che i sette miliardi di persone che vivono su questa terra sono sostenuti dall’amore e dall’affetto. Tutti hanno bisogno di compassione, che è la radice della felicità. Si parla molto di pace nel mondo, ma deve provenire da individui che sviluppano la pace interiore. E la fonte di ciò è la compassione.

Le emozioni distruttive sorgono sulla base di idee sbagliate sulla vera esistenza. Chandrakirti fa notare nel suo autocommentario che, senza una comprensione della mancanza dei fenomeni, non è possibile apprezzare appieno la mancanza del della persona.

Sua Santità ha rivelato che 50 anni fa mentre leggeva il commentario di Jé Tsongkhapa a “Entrare nella via di mezzo”, “Illuminazione del pensiero” quando lesse che la persona non è tutt’una con gli aggregati psico-fisici, né separata da essi, ma esiste solo di nome, in quel momento si sentì come se fosse stato colpito da un fulmine. In seguito, anche se era stato in grado di  vedere sè stesso e gli altri come illusioni, si rese conto di aver avuto un’intuizione di una forma grossolana del non sè. A questo si riferisce Nagarjuna nella sua “Preziosa ghirlanda”:

La persona non è la terra, non è acqua,
Non il fuoco, non il vento, non lo spazio,
Non la coscienza, e non tutti insieme.
Cos’altro è una persona, oltre a queste?

Quindi, Sua Santità ha risposto a diverse domande del pubblico virtuale. Per distinguere tra le esigenze di compassione per sé e la compassione per gli altri, ha raccomandato di coltivare la comprensione basata sull’ascolto, analizzando e riflettendo su ciò che si è compreso e meditando sulla convinzione che ne deriva. Fare esperienza richiede meriti e saggezza e questo porterà alla trasformazione. Quando avrete una mente compassionevole, sarete di aiuto sia a voi stessi che agli altri. Questa, ha osservato Sua Santità, è la mia stessa esperienza.

Ha risposto ad una giovane donna del Ladakh: “Una mente compassionevole si dedica al bene degli altri. La mente compassionevole si concentra sugli esseri senzienti. La mente della saggezza mira all’illuminazione. Abbiamo bisogno di compassione e saggezza.”

Un giovane di Srinagar voleva sapere se gli aspetti della saggezza e dei mezzi abili possono essere insegnati nel contesto delle due verità senza toccare il sentimento religioso. Sua Santità ha risposto che, quando si parla delle due verità, ciò che ci appare è la verità convenzionale, ma guardando più profondamente nella realtà si rivela la verità ultima. Se abbiamo un buon cuore intento ad aiutare gli altri, abbiamo anche bisogno di intelligenza. Abbiamo bisogno di vedere che è possibile liberare gli altri dalla sofferenza.

“Oggi, a causa della pandemia – ha osservato Sua Santità – molte persone soffrono. Dobbiamo avere compassione unita alla comprensione che la minaccia della pandemia può essere superata prendendo misure precauzionali”.

Uno studente dell’Istituto di Dialettica Buddhista ha osservato che la mente che analizza la natura ultima della persona nega che una persona esiste oggettivamente. Ma, ha chiesto, perché non nega anche la persona? Sua Santità si riferiva ad un verso del testo,

Le parti, le qualità, l’attaccamento, le caratteristiche di definizione, il carburante e così via,
il tutto,
il portatore di qualità, l’oggetto di attaccamento, le caratteristiche, il fuoco e così via,
nessuno di questi esiste se sottoposto alla settuplice analisi del carro.
Eppure esistono in un altro modo, attraverso le convenzioni quotidiane del mondo.

Da un lato, ha chiarito, che sotto analisi non si trova nulla, eppure le cose esistono ancora per convenzione mondana. Citava l’osservazione di Dromtönpa che in analisi non si trovano né il fuoco né la mano, ma se si mette la mano nel fuoco si brucia.

Un professore a Delhi ha chiesto come si fa a sapere che l’oggetto della negazione del non sè della persona è corretto. Sua Santità si riferiva alla propria esperienza, che il suo sé non era separato dagli aggregati, ma era in grado di negare un sé sostanzialmente esistente. Ha ricordato che Nagarjuna afferma che, finché si ha un’idea sbagliata degli aggregati, si ha ancora un’idea sbagliata del sé. Per rendersi conto che il sé non ha un’esistenza intrinseca è necessario vedere che gli aggregati non hanno un’esistenza intrinseca. Il sé è solo una designazione.

Al termine della sessione, Suresh Jindal ha ringraziato Sua Santità a nome di tutti coloro che hanno partecipato.

“Ho pensato a queste cose per molto tempo”, ha ribadito Sua Santità, “alla vacuità per 60 anni ed alla bodhichitta per circa 50 anni”. Capirle richiede tempo, ma bisogna continuare la propria analisi”. È possibile ridurre le emozioni afflittive. Non è facile, ma se si fa lo sforzo può portare gradualmente ad un cambiamento, che porterà alla pace della mente.

“Tutti abbiamo il seme dell’illuminazione dentro di noi. La vacuità della mente del Buddha e la vacuità della mente degli esseri senzienti è la stessa.

Arrivederci”.

Traduzione da https://www.sangye.it/dalailamanews/?p=14204 del Dott. Luciano Villa del Centro Studi Tibetani Sangye Cioeling di Sondrio, il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama.

https://www.facebook.com/iltkpomaia/videos/1206107339756087, https://www.facebook.com/DalaiLamaItaliano/videos/587225611980319


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