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Sua Santità il Dalai Lama: il Sutra del Cuore, 2° giorno
Gennaio 7th, 2021 by admin

Sua Santità il Dalai Lama: “Per raggiungere la Buddità dobbiamo familiarizzarci con la mente risvegliata di bodhicitta e con la quotidiana comprensione della vacuità.”

6 gennaio 2021. Thekchen Chöling, Dharamsala, HP, India – Il Ven JinOk ha aperto il secondo giorno degli insegnamenti di Sua Santità il Dalai Lama con una recita ritmica del “Sutra del Cuore” in coreano. Sua Santità ha risposto: “Oggi continueremo con la nostra spiegazione di questo testo che viene recitato dalla maggior parte dei seguaci della tradizione sanscrita dell’Asia.

“Nella prima fase dei suoi insegnamenti, Buddha Shakyamuni ha chiarito che la sofferenza deve essere conosciuta, l’ignoranza deve essere eliminata e la vera cessazione deve essere realizzata coltivando il sentiero. La vera natura della mente è la chiarezza e la consapevolezza. Le contaminazioni mentali sono temporanee ed avventizie; quindi, possono essere eliminate dalla mente. I maestri di Nalanda hanno insegnato che il potenziale per ottenere l’illuminazione è naturalmente dentro di noi, pertanto la natura fondamentale della mente può essere riconosciuta. Quando eliminiamo le contaminazioni, le qualità di un Buddha, come i dieci poteri e così via, emergono naturalmente.

Nei nostri centri monastici di apprendimento studiamo le opere che Nagarjuna https://www.sangye.it/altro/?p=10906 e Chandrakirti https://www.sangye.it/altro/?p=10587 hanno composto sulla base della ragione e della logica. Chandrakirti dice che la visione profonda della vacuità può essere realizzata da coloro che ne hanno una propensione dalle vite passate.

La Scuola della Sola Mente e della Via di Mezzo sono le due principali scuole di filosofia buddista. La Scuola della Sola Mente afferma che non esiste dualità tra soggetto ed oggetto. La Scuola della Via di Mezzo afferma che le cose non esistono indipendentemente. I Conseguenzialisti della Via di Mezzo rappresentati da Chandrakirti dichiarano che, se si afferma che le cose hanno una qualche natura oggettiva od auto-caratterizzata, ne derivano quattro assurdità logiche.

Se le cose avessero una sorta di esistenza dalla loro parte, nel modo in cui l’ignoranza la concepisce erroneamente, dovrebbe essere individuabile. Le diverse forme, suoni e odori intorno a noi sembrano esistere dal loro lato, ma non si può trovare che esistano effettivamente in quel modo. Anche il corpo della forma ed il corpo della verità di un Buddha non possono essere trovati quando si cerca la loro identità intrinseca.

La forma è vuota“, quindi non può essere trovata con l’analisi. Ma questo significa che non esiste? Non è così, perché la forma esiste in dipendenza da altri fattori. Come ho citato ieri da Nagarjuna dicendo: “Ciò che è sorto in modo dipendente viene spiegato come vacuità. Ciò che è designazione dipendente è essa stessa la Via di Mezzo”. Poiché la forma e così via esistono e ci influenzano, diciamo che esistono, ma non per loro natura “.

Sua Santità ha letto il testo ed ha evidenziato il riferimento ai Dodici Anelli dell’Origine Dipendente https://www.sangye.it/altro/?p=6603: “Non esiste ignoranza, nemmeno la cessazione dell’ignoranza e così via fino a nessuna vecchiaia e morte, e nessuna cessazione della vecchiaia e della morte”.

Sua Santità ha chiesto: “Se comprendi la vacuità, sarai in grado di eliminare le oscurazioni alla conoscenza? La risposta è “No”, perché, per conseguire ciò, occorre accumulare meriti e saggezza”. Ha poi chiarito che, donando, si accumulano meriti. Ma, se i tuoi doni sono motivati dal desiderio di ottenere l’illuminazione per tutti gli esseri senzienti, finché durerà lo spazio, una visione così lungimirante genererà unimmensità di meriti. E, quell’immensità di meriti, ti aiuterà ad eliminare le oscurazioni alla conoscenza.

La mente risvegliata di bodhicitta, il cuore coraggioso che aspira a raggiungere la Buddità per il bene di tutti gli esseri senzienti, è un qualcosa di straordinario, che contrasta l’atteggiamento egoistico, oltre a minare il fraintendimento di un sé della persona e dei fenomeni. Se hai un buon cuore, la tua motivazione sarà pura. Le circostanze avverse si trasformeranno in condizioni favorevoli.

La mente del risveglio porta felicità a breve termine ed, alla lunga, porta all’illuminazione. Il mezzo più profondo per coltivarla è la pratica di equalizzare e scambiarestessi con gli altri https://www.sangye.it/altro/?p=2184 la cui essenza è immaginare di prendere su di la sofferenza degli altri donando loro la propria felicità.

Nel suo “Entrare nella via di un Bodhisattva”, Shantideva https://www.sangye.it/altro/?cat=15 esalta questa potente pratica come segue https://www.sangye.it/altro/?p=2418

Per coloro che non riescono a scambiare la propria felicità con la sofferenza degli altri, la Buddità è certamente impossibile: come potrebbe esserci felicità anche nell’esistenza ciclica? 8/131

Sua Santità ha rivelato come il progresso sul sentiero sia indicato dal mantra del “Sutra del cuore” https://www.sangye.it/altro/?p=6098. Gaté gaté – procedi, procedi – il primo gaté indica il percorso di accumulazione, che raggiungiamo con la nostra esperienza iniziale di bodhicitta, mentre il secondo gaté indica il percorso della preparazione associato alla comprensione iniziale della vacuità. Paragaté – procedi oltre – rappresenta il sentiero della visione, la prima intuizione della vacuità ed il raggiungimento del primo terreno del Bodhisattva. Parasamgaté – procedi completamente oltre – denota il sentiero della meditazione ed il conseguimento dei successivi terreni del Bodhisattva. Bodhi svaha – essere fondato nell’illuminazione – significa porre le fondamenta della completa illuminazione.

Sua Santità ha ribadito che, per raggiungere la Buddità, dobbiamo familiarizzarci con la mente risvegliata di bodhicitta e con la quotidiana comprensione della vacuità. Sua Santità ha quindi annunciato che domani condurrà una cerimonia per generare la mente del risveglio.

Il primo interrogante ha oggi chiesto se, nel corso della pratica spirituale, possiamo finire per attaccarci maggiormente a noi stessi. Sua Santità ha risposto che l’affetto per noi stessi avviene naturalmente ed istintivamente. Ha osservato che Buddha Shakyamuni era conscio di possedere il potenziale per raggiungere la perfezione, così ha accumulato meriti e saggezza per tre innumerevoli eoni.

Arya Asanga, a causa della sua passione d’aiutare gli altri, meditò a lungo su Maitreya di cui n’ebbe una visione e da cui ricevette insegnamenti. Anche il suo è un esempio in cui l’attaccamento allo scopo finale può essere visto come sinonimo di compassione.

Toccando i rapporti con un amico spirituale, Sua Santità ha citato l’affermazione di Jé Tsongkhapa https://www.sangye.it/altro/?p=942 nel suo “Grande Trattato sugli Stadi del Sentiero” https://www.sangye.it/altro/?cat=110, secondo cui, coloro che disciplineranno gli altri dovrebbero innanzitutto disciplinare sè stessi. Un maestro dovrebbe essere disciplinato e dovrebbe aver raggiunto la realizzazione nel contesto dei tre corsi dei tre addestramenti nell’etica, concentrazione e saggezza.

Sua Santità ha fatto notare che, per ripagare la gentilezza dei maestri, specialmente se non sei più con loro, devi mettere in pratica ciò che hanno insegnato. Ricorda i loro insegnamenti, rifletti e medita su di essi e quindi integra dentro di te ciò che ti è stato insegnato.

Rispondendo ad un artista che aveva chiesto se c’erano opere d’arte che lo avevano particolarmente commosso, Sua Santità ha dichiarato che le opere d’arte che ha trovato più sorprendenti erano le armi nucleari, così potentemente distruttive. Ha anche menzionato gli aeroplani. Ha chiarito che non si può dire che né l’arte né la tecnologia siano necessarie, ma il loro valore dipende da come vengono utilizzate. Se l’arte e la tecnologia vengono utilizzate per distruggere gli altri, è davvero un peccato. Se la creatività è guidata da uno stato d’animo negativo, il risultato è inutile.

Sua Santità ha continuato dicendo che ciò che tutti vogliamo e di cui abbiamo bisogno è l’affetto. Pertanto, sarebbe bello se l’arte ispirasse le persone a mostrare gentilezza ed affetto. Poiché tutti sopravviviamo grazie alla gentilezza degli altri, per contraccambiarla sarebbe eccellente se le opere d’arte ci ispirassero ad essere gentili ed affettuosi.

Commentando i diversi modi di avvicinarsi alla meditazione, Sua Santità ha suggerito che il semplice ritiro della mente, senza coltivare alcuna riflessione, non aiuterà ad affrontare le emozioni distruttive. Dal momento che ciò che ci porta alla rovina è il nostro atteggiamento egoistico ed il nostro fraintendimento sull’esistenza intrinseca degli esseri e delle cose, dobbiamo sviluppare una chiara comprensione della realtà ed imparare a coltivare la cura per gli altri. Sua Santità ha suggerito che la concentrazione e la semplice meditazione non concettuale non soddisfano questi obiettivi ed ha ribadito l’importanza di coltivare la mente del risveglio e la comprensione della realtà.

La sessione si è conclusa con Sua Santità che ha detto: “Ci vediamo domani”.

Traduzione da https://www.sangye.it/dalailamanews/?p=14515 del Dott. Luciano Villa del Centro Studi Tibetani Sangye Cioeling di Sondrio, il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama. http://it.dalailama.com/videos/sutra-del-cuore, guarda il video in inglese https://www.dalailama.com/videos/the-heart-sutra-1, guarda il video in italiano https://www.facebook.com/iltkpomaia/videos/2750659495173210, https://www.facebook.com/DalaiLamaItaliano/videos/221839959565914


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