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Sua Santità il Dalai Lama: Visita alla statua del Grande Buddha a Stok
Agosto 2nd, 2023 by admin

Una troupe di ballo locale in abiti tradizionali si esibisce durante la visita di Sua Santità il Dalai Lama alla statua del Grande Buddha a Stok, Leh, Ladakh, India, il 31 luglio 2023. Foto di Tenzin Choejor

31 luglio 2023. Shewatsel, Leh, Ladakh, India – Questa mattina, Sua Santità il Dalai Lama si è recato in macchina dalla sua residenza a Shewatsel Phodrang al Tempio di Kalachakra all’estremità del campo di insegnamento. All’interno, un gruppo di monaci di diversi monasteri locali, tra cui Samten Ling, Spituk, Rizong, Likir e Zanskar, che hanno formato un gruppo di pratica del Kalachakra, stavano conducendo un rituale Kalachakra. Un vecchio dipinto thangka del Kalachakra era affisso al muro davanti a loro ed un mandala dipinto era stato disposto nel padiglione del mandala. Sua Santità ha salutato questi e la statua del Buddha prima di prendere posto con i monaci ed unirsi alla loro recitazione.

Successivamente, si è mosso per parlare a 70 delegati, che hanno partecipato all’incontro annuale della Rappresentanza generale di U-tsang appena concluso qui a Leh, e che avevano preso posto sulla veranda del tempio. Sua Santità ha consultato il loro rapporto scritto mentre venivano cantate le preghiere.

Noi tibetani delle Tre Province del Tibet (Amdo, Kham e U-tsang) siamo uniti sin dai tempi dei grandi re religiosi. Il re Songtsen Gampo sposò una principessa cinese, eppure quando decise di creare una forma di scrittura tibetana, scelse di modellarla sull’alfabeto indiano, perché era dotato d’una visione lungimirante e di un forte spirito tibetano.

Al tempo del re Trisong Detsen, su consiglio di Shantarakshita, fu avviato un progetto per tradurre la letteratura buddista indiana in tibetano. Questa è stata la fonte degli oltre 300 volumi del Kangyur e del Tengyur che abbiamo oggi.

Shantarakshita ha stabilito in Tibet la gloriosa tradizione del Nalanda e da allora l’abbiamo mantenuta viva. L‘abbiamo conservata bene. Quando si tratta di spiegare le concezioni psicologiche e filosofiche presentate dalla tradizione, il tibetano è la lingua in grado di farlo nel modo più accurato. Seguendo i maestri ed i re del passato, abbiamo mantenuto viva la tradizione: studiando, riflettendo e meditando sul contenuto dei trattati classici. Iniziamo con “Argomenti raccolti” e “Mente e consapevolezza”, che ho memorizzato da bambino.

Ho anche un vivido ricordo di aver visitato, quando ero molto piccolo, il monastero del Kumbum vicino al mio luogo di nascita. Ho visto giovani monaci fare le prostrazioni e recitare il mantra Om ara patsa nadhi e volli imitarli.

Come risultato di uno studio ampio ed approfondito dei trattati classici, vi furono molti grandi studiosi-adepti nell’Amdo, nel Do-tö e nel Tibet centrale.

Più recentemente abbiamo vissuto momenti difficili, ma i tibetani in Tibet hanno un forte spirito di resilienza. Hanno lavorato duramente per mantenere viva la nostra lingua e la nostra cultura. Inoltre, oggi un numero crescente di cinesi si interessa al buddismo ed al buddismo tibetano in particolare. Gli studenti dell’Università di Lanzhou mi hanno detto che i cinesi ora possono governarci, ma, a lungo termine, saremo noi ad insegnare loro. I comunisti cinesi mi chiamavano con ogni sorta di epitteti, ma ultimamente sembra che abbiano smesso”.

Sua Santità ha osservato che il buddismo tibetano è compatibile con la scienza, perché si basa sulla logica e sulla ragione, così come sul processo di studio, riflessione e meditazione. Ha aggiunto che un numero crescente di persone in Cina e in Occidente presta attenzione a questa tradizione senza necessariamente assumere un impegno religioso. Questo gli ricorda ciò che Jé Tsongkhapa https://www.sangye.it/altro/?p=11772 scrisse alla fine del suo “Grande trattato sugli stadi del sentiero verso l’illuminazione” https://www.sangye.it/altro/?cat=110:

Ovunque l’insegnamento del Buddha non si è diffuso

Ed ovunque si è diffuso ma è declinato

Possa io, mosso da grande compassione, chiarire compiutamente

Questo tesoro di eccellente beneficio e felicità per tutti gli esseri.

Ha ribadito che in passato il buddismo tibetano era conosciuto solo per nome, ma ora le persone in generale ne hanno una comprensione molto più ampia, poiché le persone istruite e gli scienziati si interessano ad esso.

Il buddismo tibetano deriva dalla tradizione del Nalanda”, ha proseguito Sua Santità, “e dagli scritti di Nagarjuna, Chandrakirti, Dharmakirti e Dignaga. Abbiamo sviluppato una cultura che ha un contributo benefico da dare al mondo. Per queste ragioni possiamo essere fieri di essere tibetani.

In questi giorni molte persone parlano di pace nel mondo, ma la si troverà solo se un numero sempre maggiore di noi avrà amore e compassione nei nostri cuori. La pace nel mondo è radicata nella pace della mente. I quanto il Dalai Lama sono stato in molti posti diversi e sono giunto alla conclusione che possiamo essere orgogliosi delle nostre tradizioni culturali. La loro essenza è che la pace nel mondo dipende dal raggiungimento della pace interiore.

Dovreste sentirvi tutti a vostro agio. Ho quasi 90 anni, ma mi sento in forma ed i miei medici lo confermano. Le indicazioni nei miei sogni ed altre fonti suggeriscono che vivrò oltre i 110 anni”.

Prima i delegati di Utsang, quindi i monaci del gruppo del Kalachakra si sono riuniti attorno a Sua Santità per farsi fotografare con lui.

Da Shewatsel Sua Santità è giunto fino al villaggio di Stok ed alla sua colossale statua dorata del Buddha. La strada era fiancheggiata da gente del posto nei loro abiti di cerimonia che offrivano fiori e sciarpe di seta e dai volti sorridenti. Alcuni di loro avevano portato vasi di gerani e altri fiori per decorare il ciglio della strada.

Un ombrello ornamentale di seta gialla proteggeva Sua Santità dalla implacabile luce del sole, ha fatto quindi ingresso nel tempio sotto la grande statua cui ha reso omaggio e acceso una lampada di burro. Successivamente, ha lanciato fiori in aria come segno di buon auspicio mentre recitava preghiere per consacrare statue, “mala” (rosari di preghiera) ed altri oggetti da essere benedetti.

Assiso nella veranda del tempio, Sua Santità si è unito alle preghiere che venivano officiate. Un portavoce della popolazione di Stok, Geshé Tsewang Dorjé, ha innanzitutto annunciato quanto tutti fossero felici di salutarlo oggi, riferito che, da quando è stata costruita la grande statua del Buddha nel 2016, ogni anno hanno letto insieme il Kangyur e il Tengyur ed hanno anche creato strutture per studiare il buddismo ed imparare insieme il tibetano.

Le persone anziane, che prima non erano in grado di farlo, hanno imparato a leggere i testi e le preghiere. Ci sono classi in cui le persone studiano il buddismo e la scienza. Il 15 e il 30 di ogni mese lunare gli abitanti del villaggio di Stok si riuniscono per pregare per la lunga vita di Sua Santità e di altri grandi esseri.

Tuttavia, ha proseguito il portavoce, non stanno solo recitando preghiere. Imparano anche le “Fasi del Sentiero” (Lamrim) https://www.sangye.it/altro/?p=3149 e l'”Addestramento Mentale” (Lojong) secondo i consigli di Sua Santità. Ha concluso ringraziando Sua Santità per aver visitato oggi la statua, cui è seguita una presentazione di canti e danze in lode di Sua Santità con l’accompagnamento di tamburi e corni.

“Quando sono a Shewatsel Phodrang e guardo in alto e vedo questa grande statua in lontananza”, ha detto Sua Santità alla folla, “ho voglia di venire a vederla. Ed oggi, eccoci qui.

Tra i maestri fondatori delle grandi religioni del mondo, solo il Buddha ha insegnato il sorgere dipendente https://www.sangye.it/altro/?p=11735, un insegnamento profondo quale è. Per quanto mi riguarda, capisco che, poiché sono sorte in modo dipendente, le cose sono prive di esistenza inerente.

Generiamo attaccamento o repulsione verso le cose e gli esseri perché pensiamo che siano intrinsecamente od oggettivamente esistenti. Ci appaiono in un certo modo, che in realtà è solo un’illusione.

Nagarjuna https://www.sangye.it/altro/?p=10906 scrisse:

Attraverso l’eliminazione del karma e delle afflizioni mentali c’è la liberazione.

Il karma e le afflizioni mentali provengono dal pensiero concettuale.

Questi provengono dalla fabbricazione mentale.

La fabbricazione cessa attraverso la vacuità. 18.5

Lo scopo della meditazione è ridurre le nostre afflizioni mentali e raggiungere l’illuminazione. Ogni giorno rifletto il più possibile sulla vacuità. Tuttavia, pensare solo alla propria liberazione significa essere strettamente egocentrici. “La Via di un Bodhisattva” https://www.sangye.it/altro/?p=2352 ci dice:

Per coloro che non riescono a scambiare la propria felicità con la sofferenza degli altri,

la Buddità è certamente impossibile: come potrebbe esserci felicità nell’esistenza ciclica? 8/131 https://www.sangye.it/altro/?p=2418

Dovremmo tutti coltivare un cuore gentile ed evitare l’egoismo.

Siamo tutti uguali nel voler essere felici, quindi dovremmo preoccuparci della felicità di tutti.

Qui, in presenza di questa grande statua del Buddha che può essere ammitata da lontano, dovremmo ricordarci di essere grati al Buddha per la sua gentilezza nei nostri confronti, il suo insegnamento.

Le persone del Ladakh e di altre parti della regione himalayana sono seguaci del Buddha, in particolare in relazione ad Avalokiteshvara, ne recitano il mantra ‘mani’ e meditano sulla bodhicitta https://www.sangye.it/altro/?p=11569 che porta la pace della mente.

Quando mi sveglio ogni mattina, genero bodhichitta e recito il mantra Om mani padme hum. Tutti vogliono essere felici, ma c’è tanta violenza e sofferenza nel mondo. Quando ognuno di noi troverà la pace della mente, saremo in grado di realizzare una pace diffusa.

Le scritture buddiste parlano di vite passate e future, non solo di questa vita. Se hai un buon cuore e fai affidamento su Avalokiteshvara, vivrai una vita pacifica e sarai di beneficio a molti esseri.

Il buddismo non riguarda solo l’avere fede nel Buddha, nel Dharma e nel Sangha. Si tratta di trasformare le nostre menti. Questo è ciò che ha insegnato il Buddha. Rispetto tutte le religioni perché tutte raccomandano di avere un buon cuore. Il Buddismo ci insegna come coltivarlo e praticarlo.

Il buddismo non è solo una questione di fede; implica spiegazioni dettagliate di concezioni filosofiche. Questo è il motivo per cui dobbiamo studiare, riflettere su ciò che abbiamo imparato e meditare su questo, finché non acquisiamo esperienza. Questo è quello che volevo dirvi.”

A nome degli abitanti del villaggio di Stok, Geshé Tsewang Dorjé ha ringraziato Sua Santità per aver effettuato questa sua seconda visita al loro villaggio. Ha ripetuto che la gente di Stok ha studiato e recitato insieme il mantra “mani” come consigliato da Sua Santità e prega anche affinché Sua Santità visiti il Ladakh ancora ed ancora.

Dalla grande statua del Buddha sopra Stok, Sua Santità è sceso alla residenza di Stok Gyalmo, l’ex regina del Ladakh, dove lei e suo nipote lo avevano invitato a prendere il tè. In giardino era stata allestita una piccola tenda quadrata per accomodare all’ombra Sua Santità e, mentre venivano serviti tè e rinfreschi, conversavano insieme.

Sorridendo, mentre s’incamminava verso la sua automobile, Sua Santità ha salutato dei membri della famiglia ed altri sostenitori, che si spingevano in avanti per essergli più vicini. Da Stok è quindi sceso attraverso Choshot Yakma, attraversando il ponte sull’Indo e facendo ritorno a Shewatsel Phodrang.

Prima bozza di traduzione, salvo errori ed omissioni, da https://www.sangye.it/dalailamanews/?p=15589 del Dott. Luciano Villa del Centro Studi Tibetani Sangye Choeling di Sondrio, il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama, nell’ambito del Progetto “Free Dalai Lama’s teachings” per il beneficio di tutti gli esseri senzienti.


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