Il Monastero Kumbum
Piombo nell’acqua potabile nella zona del monastero di Kumbum, luogo di speciale devozione per i tibetani, per gli scarichi di miniera e fonderia locale. Le autorità falsificano le analisi, la polizia caccia chi protesta, intanto i residenti stanno male e centinaia di bambini hanno troppo piombo nel sangue.
Dharamsala (AsiaNews) – E’ “molto inquinata” l’acqua potabile del famoso monastero tibetano di Kumbum (in cinese: Ta’ersi) e del vicino villaggio, nella contea di Rushar (Huangzhong) nel Qinghai, per gli scarichi di una miniera e di una fonderia locali. Il gruppo International Campaign for Tibet (Ict) denuncia il disinteresse delle autorità e il tentativo di mettere tutto a tacere, nonostante i frequenti malori dei residenti, avvelenati per il piombo.
Secondo Ict, il 30 giugno è stata anche presentata una petizione alle autorità, riportata su un blog, che denuncia come “l’attività estrattiva molto inquinante e priva di controlli ha causato una situazione disastrosa per i residenti”. Il problema è vecchio ma i precedenti appelli alle autorità non hanno nemmeno ricevuto risposta e “quest’anno la situazione è molto peggiorata, specie durante i mesi da maggio a luglio, con 8 residenti che hanno trovato la loro acqua potabile molto inquinata, torbida e disgustosa”. “Monaci e residenti che hanno bevuto l’acqua hanno avuto nausee, si sono sentiti privi di forze e storditi e alcuni si sono dovuti ricoverare in ospedale”.
“Gli abitanti del villaggio più volte hanno occupato l’entrata della miniera, chiedendo che la montagna, che è sacra per i tibetani, non sia scavata e chiedendo una speciale tutela per il monastero Kumbum”. Ma nell’agosto 2010 la polizia cinese ha sparato contro una protesta pacifica, uccidendo un tibetano.
Kumbum è luogo natale di Tsongkhapa, fondatore della setta Galugpa, la più seguita in Tibet. Oggi è una meta abituale di pellegrini buddisti e di turisti.
Il grave inquinamento è stato già denunciato nel 2006 persino dall’agenzia statale Xinhua. Ma da allora non si è fatto nulla e Ict denuncia che le autorità sono corrotte, hanno manipolato gli esiti degli esami sull’acqua potabile e hanno cercato di far tacere residenti e attivisti per i diritti. Le autorità, invece di controllare la miniera, stanno cacciando circa 30mila contadini dalle loro terre per espandere la zona industriale e portarvi molte aziende non più gradite in altre parti della Cina perché “molto inquinanti”. Fonti locali riportano che oltre 100 bambini e ragazzi hanno un’eccessiva quantità di piombo nel sangue. Quando soffia il vento, polveri ed esalazioni maleodoranti della fabbrica arrivano al villaggio.
Il piombo è tossico se ingerito e può causare anemia, avvelenamento, malattia alle ossa e all’apparato digerente e anche tumori. Inoltre può bloccare lo sviluppo cerebrale dei bambini.
Lo sviluppo industriale della Cina è spesso avvenuto senza rispetto per l’ambiente e il problema si ripropone ora per le fabbriche che sempre più sorgono nelle zone tibetane. Il 15 maggio 2010 a Labrang, nella provincia di Gansu nel Qinghai, la polizia ha sparato su pacifici dimostranti tibetani contro una locale fabbrica di cemento molto inquinante, causando 15 feriti (vedi AsiaNews del 19/05/2010, Gansu, la polizia spara contro i tibetani: 15 feriti e 4 arresti).
Pechino si vanta di avere molto migliorato l’economia e il tenore di vita in Tibet. In realtà sfrutta i ricchi giacimenti della zona senza preoccuparsi per l’inquinamento ma portando via le materie prime a vantaggio delle ricche province del sud.