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La Cina porta l’inquinamento nei monasteri del Tibet
Agosto 4th, 2011 by admin

Il Monastero Kumbum

Il Monastero Kumbum

Piombo nell’acqua potabile nella zona del monastero di Kumbum, luogo di speciale devozione per i tibetani, per gli scarichi di miniera e fonderia locale. Le autorità falsificano le analisi, la polizia caccia chi protesta, intanto i residenti stanno male e centinaia di bambini hanno troppo piombo nel sangue.

Dharamsala (AsiaNews) – E’ “molto inquinata” l’acqua potabile del famoso monastero tibetano di Kumbum (in cinese: Ta’ersi) e del vicino villaggio, nella contea di Rushar (Huangzhong) nel Qinghai, per gli scarichi di una miniera e di una fonderia locali. Il gruppo International Campaign for Tibet (Ict) denuncia il disinteresse delle autorità e il tentativo di mettere tutto a tacere, nonostante i frequenti malori dei residenti, avvelenati per il piombo.

Secondo Ict, il 30 giugno è stata anche presentata una petizione alle autorità, riportata su un blog, che denuncia come “l’attività estrattiva molto inquinante e priva di controlli ha causato una situazione disastrosa per i residenti”. Il problema è vecchio ma i precedenti appelli alle autorità non hanno nemmeno ricevuto risposta e “quest’anno la situazione è molto peggiorata, specie durante i mesi da maggio a luglio, con 8 residenti che hanno trovato la loro acqua potabile molto inquinata, torbida e disgustosa”. “Monaci e residenti che hanno bevuto l’acqua hanno avuto nausee, si sono sentiti privi di forze e storditi e alcuni si sono dovuti ricoverare in ospedale”.

Gli abitanti del villaggio più volte hanno occupato l’entrata della miniera, chiedendo che la montagna, che è sacra per i tibetani, non sia scavata e chiedendo una speciale tutela per il monastero Kumbum”. Ma nell’agosto 2010 la polizia cinese ha sparato contro una protesta pacifica, uccidendo un tibetano.

Kumbum è luogo natale di Tsongkhapa, fondatore della setta Galugpa, la più seguita in Tibet. Oggi è una meta abituale di pellegrini buddisti e di turisti.

Il grave inquinamento è stato già denunciato nel 2006 persino dall’agenzia statale Xinhua. Ma da allora non si è fatto nulla e Ict denuncia che le autorità sono corrotte, hanno manipolato gli esiti degli esami sull’acqua potabile e hanno cercato di far tacere residenti e attivisti per i diritti. Le autorità, invece di controllare la miniera, stanno cacciando circa 30mila contadini dalle loro terre per espandere la zona industriale e portarvi molte aziende non più gradite in altre parti della Cina perché “molto inquinanti”. Fonti locali riportano che oltre 100 bambini e ragazzi hanno un’eccessiva quantità di piombo nel sangue. Quando soffia il vento, polveri ed esalazioni maleodoranti della fabbrica arrivano al villaggio.

Il piombo è tossico se ingerito e può causare anemia, avvelenamento, malattia alle ossa e all’apparato digerente e anche tumori. Inoltre può bloccare lo sviluppo cerebrale dei bambini.

Lo sviluppo industriale della Cina è spesso avvenuto senza rispetto per l’ambiente e il problema si ripropone ora per le fabbriche che sempre più sorgono nelle zone tibetane. Il 15 maggio 2010 a Labrang, nella provincia di Gansu nel Qinghai, la polizia ha sparato su pacifici dimostranti tibetani contro una locale fabbrica di cemento molto inquinante, causando 15 feriti (vedi AsiaNews del 19/05/2010, Gansu, la polizia spara contro i tibetani: 15 feriti e 4 arresti).

Pechino si vanta di avere molto migliorato l’economia e il tenore di vita in Tibet. In realtà sfrutta i ricchi giacimenti della zona senza preoccuparsi per l’inquinamento ma portando via le materie prime a vantaggio delle ricche province del sud.


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