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Darsi fuoco per il Tibet: è il 12° caso
Dicembre 4th, 2011 by admin

Quello dell'ex monaco Tenzin Phuntsog è il dodicesimo caso di auto immolazione avvenuto in Tibet nell’arco di pochi mesi.
Quello dell’ex monaco Tenzin Phuntsog è il dodicesimo caso di auto immolazione avvenuto in Tibet nell’arco di pochi mesi.

L’emittente Radio Free Asia ha confermato oggi la notizia dell’auto immolazione di un ex monaco tibetano proveniente dal monastero di Karma, situato a Khamar, una cittadina sulla sponda orientale del fiume Dzachu, nella prefettura di Chamdo, all’interno della Regione Autonoma Tibetana. È il dodicesimo caso di auto immolazione avvenuto in Tibet nell’arco di pochi mesi e il primo ad avere luogo nella Regione Autonoma. Le notizie pervenute sono al momento molto scarne. L’ex monaco, Tenzin Phuntsog, poco più che quarantenne, si è dato fuoco dopo aver distribuito volantini e aver gridato alcuni slogan inneggianti alla libertà del Tibet. È stato immediatamente soccorso e ricoverato all’ospedale. Non sembra sia in pericolo di vita. Nella prefettura di Chamdo la situazione è particolarmente tesa dal 26 ottobre quando in seguito all’esplosione di una rudimentale bomba carta avvenuta nelle vicinanze di un edificio governativo, le autorità cinesi hanno vietato qualsiasi lo svolgimento di attività religiosa all’interno del monastero di Karma e stanno strettamente sorvegliando i monaci, sospettati di essere gli autori del presunto attentato. Radio Free Asia riferì allora che la maggior parte dei monaci, non potendo sopportare le pressioni esercitate dalle forze di sicurezza cinesi, avevano abbandonato il monastero. Solo qualche monaco anziano era rimasto all’interno dell’istituto religioso.Come riportato nel sito in data 31 ottobre 2011, un residente nella zona aveva scritto a Radio Free Asia: “La polizia cinese e le forze di pubblica sicurezza, accompagnate da funzionari governativi, sono entrate nel monastero ogni giorno”. “Hanno indetto riunioni, minacciato la gente e bloccato il traffico in tutta l’area”. “Hanno fotografato tutti i monaci, prese le loro impronte digitali e prelevato campioni di sangue di ognuno”. “Molti monaci, di conseguenza, hanno preferito abbandonare il monastero per sfuggire alle perquisizioni e agli arresti”. Gli stessi organi di informazione cinesi definiscono Chamdo come un’area modello nell’attuazione delle campagne di rieducazione patriottica attuate dal Partito Comunista per prevenire le proteste. Negli ultimi mesi sono state prese nuove misure per combattere il dissenso e ogni tentativo di dimostrazione. Le autorità ne hanno dato notizia specificando l’invio in zona di speciali squadre di vigilanza, di militari, e la creazione di ulteriori posti di blocco per monitorare i movimenti delle persone. Il governo cinese (come pubblicato nel Tibet Daily il 17 aprile) considera Chamdo un punto strategico tra la Regione Autonoma e le vicine province del Sichuan, Yunnan e Qinghai. Fonti: SaveTibet – Radio Free Asia – DIIR


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