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Sua Santità il Dalai Lama: Commentario a Bodhichitta – 1
Novembre 6th, 2020 by admin

Sua Santità il Dalai Lama: “Per quanto riguarda aiutare i propri cari malati, specialmente durante questa pandemia, consiglio di esaminare se c’è qualcosa da fare e se c’è, farlo. Se non ci sono passi da fare, cedere alle preoccupazioni non migliorerà le cose “.

5 Novembre 2020. Thekchen Chöling, Dharamsala, HP, India – La sessione di questa mattina è iniziata con Telo Rinpocé, il rappresentante di Sua Santità il Dalai Lama in Russia, Mongolia e paesi della CSI, che ha ringraziato Sua Santità per aver conferito dal 2009 i suoi insegnamenti a gruppi di russi in generale e per aver dato loro insegnamenti dal 2014 a Riga, in Lettonia. Si è rallegrato del fatto che, nonostante la pandemia, grazie alle tecnologie attuali, è possibile che un gruppo come questo si riunisca su Internet.

Telo Rinpocé ha annunciato che innanzitutto ci sarebbe stata una recitazione del “Sutra del cuore” https://www.sangye.it/altro/?p=6098 dal Kuntse Choinoei Datsang a San Pietroburgo, che fu costruito su iniziativa di Tsenshab Ngawang Dorje con i contributi del 13° Dalai Lama e dei buddisti dalla Mongolia e di tutta la Russia. Rinpocé ha aggiunto che la seconda recitazione del “Sutra del Cuore” https://www.sangye.it/altro/?p=216 sarebbe stata in lingua buriata dal suo Bagsha Datsang a Ulaan Udé.

Una volta completate queste recitazioni del “Sutra del cuore”, Sua Santità si è rivolto al pubblico.

Devoti delle repubbliche russe, oggi possiamo incontrarci virtualmente tramite il collegamento video. Noi tibetani abbiamo avuto per secoli legami con persone provenienti da Kalmykia, Buriazia e Tuva. Nel 1959, quando ho sostenuto i miei esami di Ghesce, c’erano molti Gesce di queste repubbliche che discutevano con me. Tra loro c’erano Khensur Ngawang Lekden, l’abate Thupten Nyima di Buryat e Geshé Yangdak di Tuva, che credo parlassero bene il russo. Quindi, durante la mia vita c’erano i migliori studiosi come questi, e, generalmente, li chiamavamo col nome di “Sokpo”.

Ngodup Tsoknyi della Mongolia Interna era uno dei miei insegnanti. Mi ha introdotto alla visione della vacuità.

I tibetani e le persone di etnia mongola hanno intrattenuto legami da generazioni. Purtroppo, durante le rivoluzioni in Mongolia e successivamente in Cina, molti grandi studiosi furono giustiziati. Uno è stato tutore di Kunkhyen Jamyang Shayba. Sembra che sia stato giustiziato per il crimine di avere molti discepoli. Quando stava per morire, chiese un attimo di tempo per recitare una preghiera. E così pregava: “O mio guru, per favore benedicimi affinché le nefaste azioni degli esseri senzienti ricadano su di me e tutte le mie virtù portino loro dei frutti”. Ciò che è accaduto in Russia ed in Mongolia è avvenuto successivamente anche in Tibet.

“Le autorità hanno cercato di eliminare il Dharma, ma il Dharma non può essere eliminato con la forza perché, finché abbiamo dei sentimenti, tutti desideriamo essere felici e non soffrire. Come esseri umani siamo intelligenti e abbiamo la capacità di riflettere sulle cose. Possiamo usare la nostra mente per cambiare il nostro modo di pensare: coltivando così la felicità e riducendo la sofferenza. Il Dharma e la religione in generale sono un mezzo per trasformare le nostre menti.

“In India ci sono state due fasi di diffusione degli insegnamenti del Buddha, una è la tradizione pali e l’altra la tradizione sanscrita. In Tibet e nelle regioni mongole, seguiamo la tradizione di Nalanda, che enfatizza l’uso della logica e dell’analisi critica. Il Buddha incoraggiò i suoi seguaci ad adottare questo approccio quando disse loro: ‘Come il saggio testa l’oro bruciandolo, tagliandolo e strofinandolo, così, bhikshu, dovresti accettare le mie parole solo dopo averle verificate, e non solo per rispetto verso di me’.

“Come le sue Sei Collezioni di Ragionamenti https://www.sangye.it/altro/?p=1073 questo “Commentario alla Mente dell’Illuminazione o Commentario alla Mente del Risveglio” https://www.sangye.it/altro/?p=9127, https://www.sangye.it/altro/?p=9134 di Nagarjuna si basa sulla ragione e sulla logica.

Il Buddha predisse che il suo insegnamento si sarebbe diffuso da nord a nord, il che è interpretato nel senso che avrebbe viaggiato prima in Tibet e poi nelle regioni mongole. Noi siamo i seguaci della tradizione Nalanda che Shantarakshita introdusse in Tibet. Egli fu l’autore di un “Compendio della realtà” che tratta di logica ed epistemologia e dello “Ornamento della Via di Mezzo”, che è un testo filosofico. È anche considerato il fondatore della Scuola Autonomista di Condotta Yogica dei Praticanti della Via di Mezzo (Yogachara Svatantrika Madhyamaka).

Il buddismo fu introdotto in Mongolia dal Tibet al tempo di Chögyal Phagpa. In seguito, molti mongoli divennero discepoli del Terzo Dalai Lama e la tradizione Geluk si diffuse ampiamente. Il suo nome era Sonam Gyatso e Dalai, che significa “oceano”, è un equivalente mongolo del termine tibetano “Gyatso”.

Nel 1979 ho potuto visitare la Russia e visitare la Mongolia. Qui mi sedetti con un gruppo di anziani monaci all’interno del monastero di Gandan a Ulaanbaatar. Mi fecero un’offerta di lunga vita durante la quale hanno cantato con tale devozione da far sgorgare le lacrime dai miei e dai loro occhi. Così ho riflettuto su come il buddismo si fosse lì diffuso e su quante distruzioni avesse patito: eppure la fede non era diminuita. Le atrocità delle rivoluzioni russa e cinese non hanno potuto cancellare la fede dalle menti delle persone”.

Sua Santità ha parlato della riluttanza degli abati e dei monaci più anziani quando suggerì di introdurre la scienza moderna nei programmi di studio dei monasteri tibetani ristabiliti nel sud dell’India, sottolineando che c’erano cose che gli studiosi monastici potevano spiegare agli scienziati e, viceversa, imparare da loro. Ha osservato che ora egli è noto per il suo interesse per la scienza e per la sua formazione buddista, ed ha aggiunto che rispetta tutte le tradizioni religiose ed è felice di rendere omaggio ai loro luoghi di culto, ma la sua fede personale è con il Buddha.

Gli scienziati nati e cresciuti in Occidente hanno solo una comprensione superficiale della mente e delle emozioni, che i buddisti possono spiegare in dettaglio. Di conseguenza, oggi ci sono scienziati che si interessano a ciò che il Buddha ha insegnato. Nel frattempo, sono stati istituiti laboratori scientifici in luoghi come il monastero di Drepung Loseling. La formazione nella tradizione di Nalanda ha preparato i monaci a confrontarsi e ad apprendere dagli scienziati moderni.

Sebbene molte istituzioni monastiche nelle regioni mongole e in Tibet siano state distrutte, è in corso la loro rinascita. Sua Santità ha osservato che i comunisti hanno cercato di lavare il cervello alle persone sui presunti danni arrecati dal buddismo, ma invano. Tuttavia, ha sottolineato che se la tradizione vuole sopravvivere, è necessario studiare e praticare. La pratica buddista non si limita alla creazione di un altare ed al rispetto delle immagini e delle scritture poste su di esso. Il motivo per cui le raccolte dei Kangyur e Tengyur sono degne di rispetto è che sono libri di testo per lo studio degli insegnamenti del Buddha.

“Ho incoraggiato i tibetani a studiare”, ha dichiarato Sua Santità, “e vi consiglio di fare lo stesso. Quando si tratta del “Tesoro della conoscenza” (Abhidharmakoshakarika) potete saltare il terzo capitolo perché tratta della cosmologia in termini che non sono più coerenti con le osservazioni scientifiche. Tuttavia, ciò che il libro ha da dirci sulla mente e sulle emozioni è ancora prezioso. I libri che appartengono alla Perfezione della Saggezza rivelano come progredire sulla via dell’illuminazione. Lo “Ornamento per una chiara realizzazione” di Maitreya menziona dieci istruzioni che toccano le due verità, le quattro verità e gli oggetti del rifugio.

“Le Sei Raccolte di Ragionamenti di Nagarjuna chiariscono ciò che è presentato nella Perfezione della Saggezza. “Entrando nella Via di Mezzo” di Chandrakirti è un testo eccellente in questo stesso senso. Sono particolarmente affezionato alle strofe 34-36 del sesto capitolo che chiariscono che nulla ha un’esistenza intrinseca in sé e per sé. Ripeto regolarmente a me stesso queste strofe e vi rifletto sopra.

[6.34] Se le caratteristiche intrinseche delle cose dovessero sorgere in modo dipendente,

le cose verrebbero distrutte negandole;

la vacuità sarebbe allora causa di distruzione delle cose.

Ma questo è illogico, quindi non esistono entità reali.

[6.35] Pertanto, quando tali fenomeni vengono analizzati,

nulla si trova come loro natura a parte la talità (vacuità).

Quindi, la verità convenzionale del mondo quotidiano

non deve essere sottoposta ad analisi approfondite.

[6.36]Nel contesto della talità, alcuni ragionamenti non consentono il sorgere

da sé o da qualcos’altro, e quello stesso ragionamento

lo impedisce anche a livello convenzionale.

Allora, con quali mezzi viene stabilito il tuo sorgere?

“Entrare nella Via di Mezzo” afferma inoltre che tutte le emozioni negative sorgono come risultato dell’attaccamento alla vera esistenza. Anche i “Quattrocento versi” di Aryadeva affermano che l’ignoranza è la radice di tutte le afflizioni mentali, ma, se sviluppi una comprensione dell’origine dipendente, puoi superarla. Sperimentiamo attaccamento e rabbia a causa del nostro fraintendere che le cose abbiano un’esistenza oggettiva in sé e per sé. Quando esaminiamo stati mentali distorti come la rabbia e l’attaccamento, scopriamo che che non hanno basi solide.

“Quello che aspiro a fare è raggiungere la vera cessazione descritta nel sesto capitolo di “Entrare nella via di mezzo”. La liberazione può essere ottenuta sviluppando una comprensione della vacuità. E, anche se non aspiri alla liberazione, la comprensione della vacuità aiuta a contrastare la sofferenza.

Così, illuminato dai raggi della luce della saggezza,

il Bodhisattva vede chiaramente come un acino d’uva spina sul palmo aperto della mano

che i tre regni nella loro interezza non sono nati sin dall’inizio,

e attraverso la forza della verità convenzionale, avanza verso la cessazione. 6.224

Sua Santità si è quindi rivolto al testo che stava per insegnare: “Commentario sulla Mente del Risveglio” di Nagarjuna. Dopo aver letto la strofa di omaggio a Vajrasattva, ha notato che il primo verso preliminare proviene dal Guhyasamaja Tantra, che confuta il sé postulato dai non buddisti, cioè un sé che esiste indipendentemente dagli aggregati psico-fisici. Ha aggiunto che la Scuola della Sola Mente accetta l’esistenza oggettiva delle cose, ma rifiuta la loro esistenza esterna, postulando una “coscienza fondamentale” come base del sé. I seguaci della Via di Mezzo, d’altra parte, rifiutano del tutto l’esistenza intrinseca nelle cose.

Sua Santità ha richiamato l’attenzione su una strofa della “Saggezza fondamentale della Via di Mezzo” che parla del Tathagata.

Non é gli aggregati, né è diverso dagli aggregati,

Gli aggregati non dipendono da lui, né lui dipende dagli aggregati.

Il Tathagata non possiede gli aggregati.

Cos’altro è il Tathagata?

Ha rivelato che, rielaborando le parole, continua ad applicarle a se stesso così:

Non sono gli aggregati, né sono diverso dagli aggregati,

Gli aggregati non dipendono da me, né dipendo dagli aggregati.

Non possiedo gli aggregati.

Che altro sono io?

Capire che nulla ha alcuna esistenza intrinseca deve andare di pari passo con l’intenzione altruistica di diventare illuminato al fine di beneficiare tutti gli esseri. Le strofe dell‘ottavo capitolo della “Guida allo Stile di Vita del Bodhisattva” https://www.sangye.it/altro/?p=2418 di Shantideva indicano il significato cruciale di questa intenzione.

129 Tutte le gioie di questo mondo vengono dal desiderio che gli altri raggiungano la felicità, ed ogni sofferenza di questo mondo viene dai desideri egoistici che io esprimo.

130 Necessitano forse altre spiegazioni? Basta guardare la differenza che vi è fra Buddha e gli sciocchi, i primi si preoccupano del bene di tutti, i secondi egoisticamente solo del loro.

131 Per coloro che non riescono a scambiare la propria felicità con la sofferenza degli altri, la Buddità è certamente impossibile: come potrebbe esserci anche la felicità nell’esistenza ciclica?

Come osservano gli scienziati, siamo esseri sociali. L’amore e la preoccupazione per gli altri sorgono naturalmente dentro di noi “.

Sua Santità ha sottolineato che il Buddha dapprima ha insegnato la mancanza di un sé grossolano della persona, ma, in seguito, ha rivelato una sottile non dualità tra soggetto ed oggetto. I Conseguenzialisti (Prasangika), che rappresentano la visione più elevata, non accettano alcuna esistenza oggettiva.

Sua Santità lesse la seconda strofa https://www.sangye.it/altro/?p=9127 preliminare:

Proprio come i beati Buddha ed i grandi Bodhisattva hanno generato la mente del grande risveglio, anch’io, da ora fino a quando arriverò al cuore del risveglio, genererò la mente del risveglio per poter salvare coloro che non sono salvati, liberare coloro che non sono liberi, alleviare coloro che non lo sono e per portare nello stato completamente al di là della sofferenza coloro che lo non sono.

Sua Santità ha commentato che, solo attraverso la comprensione della vacuità è possibile diventare un Arhat o un Buddha solitario. Per ottenere l’illuminazione completa di un Buddha, questa comprensione deve essere uniata alla mente del risveglio. Solo in questo modo è possibile superare le oscurazioni alla conoscenza.

Sua Santità ha quindi letto le prime 26 strofe del testo https://www.sangye.it/altro/?p=9127.

Rispondendo alle domande del pubblico, Sua Santità ha chiarito che i due metodi per generare la mente del risveglio, il settuplice ragionamento di causa ed effetto e il metodo di equalizzazione e scambiare sé stessi con gli altri non sono contraddittori. Il primo è un approccio più graduale. Il secondo è più adatto a persone con facoltà più acute. Indipendentemente dall’approccio che adotti, più sei altruista, più sarai felice.

Sua Santità ha riconosciuto che abbiamo un senso dell’ “io” designato sulla base della mente.

Ha citato il Guhyasamaja Tantra affermando che la più profonda mente di chiara luce è la base fondamentale per la designazione del sé. Non c’è differenza tra la chiara luce della mente del Buddha e la nostra. Allo stesso modo, non c’è differenza tra la vacuità della mente del Buddha e la vacuità della nostra. Quando, attraverso la pratica, arriveremo a riconoscere la nostra natura di Buddha, diventeremo finalmente un Buddha.

Il più alto Yoga Tantra insegna che il percorso veloce verso l’illuminazione si basa sulla realizzazione della chiara luce come natura della mente. La mente del risveglio finale si riferisce alla mente che realizza direttamente la vacuità. Tuttavia, il “rigpa” menzionato negli insegnamenti della Grande Perfezione (Dzogchen) si riferisce all’esperienza della natura di chiara luce della mente stessa, cioè a renderla manifesta dentro di noi.

Dopo la sua illuminazione si dice che il Buddha abbia pensato: “Profondo e pacifico, libero da elaborazioni, luminosità assoluta: ho trovato un Dharma simile ad un nettare. Tuttavia, se dovessi insegnarlo, nessuno mi capirebbe, quindi rimarrò in silenzio qui nella foresta “. Sua Santità ha suggerito che le parole “profondo e pacifico” si riferiscono al primo ciclo di insegnamenti del Buddha. “Libero da elaborazioni” si riferisce alla vacuità così come è stato rivelata negli insegnamenti della perfezione della saggezza del secondo ciclo. “Luminosità non composta” si riferisce alla natura di Buddha, la mente di chiara luce, spiegata nel terzo ciclo.

Il più alto Yoga Tantra enfatizza la chiara luce soggettiva della mente. Gli insegnamenti della Perfezione della Saggezza si concentrano sulla vacuità: la chiara luce oggettiva. Sua Santità ha osservato che, a volte, parlando del Grande Sigillo e della Grande Perfezione (Mahamudra e Dzogchen), alcune persone sembrano trascurare la chiara luce oggettiva, la vacuità, per prestare attenzione solo alla chiara luce soggettiva.

Nel discutere le menti grossolane e sottili, Sua Santità ha citato l’esempio di persone i cui corpi rimangono freschi anche dopo la morte clinica. Questo perché, a causa della loro esperienza meditativa, la coscienza più sottile, la loro mente di chiara luce sottile è rimasta nel corpo. Ed ha annunciato che scienziati americani e russi stanno studiando questo fenomeno.

Sua Santità ha distinto tra livelli grossolani e sottili di impermanenza. La morte fisica è un aspetto grossolano. Il cambiamento momentaneo, che è continuo perché nulla rimane statico, è impermanenza sottile. Ha chiarito che i cinque fattori mentali sempre presenti – sensazione, percezione o discriminazione, contatto, volizione ed attenzione o impegno mentale – accompagnano ogni momento della mente e si verificano sempre insieme.

Per quanto riguarda l’aiutare i propri cari ammalati, specialmente durante questa pandemia, Sua Santità ha raccomandato di esaminare se c’è qualcosa che si possa fare e, se c’è, farlo. Se non ci sono passi da fare, cedere alle preoccupazioni non migliorerà le cose.

Alla richiesta di conciliare il senso prevalente della libertà di parola in Europa con l’apparente dogmatismo di alcuni individui, Sua Santità ha espresso ammirazione per l’idea di un’unione di nazioni incarnata dall’Unione Europea e ha suggerito che sia estesa ad altre parti del mondo come un modo maturo per gestire le relazioni.

Mentre Sua Santità ha ringraziato il pubblico, la sessione di oggi si è conclusa. I suoi insegnamenti sul “Commentario sulla mente del Risveglio o dell’Illuminazione” continueranno domani.

Traduzione da https://www.sangye.it/dalailamanews/?p=14419 del Dott. Luciano Villa del Centro Studi Tibetani Sangye Cioeling di Sondrio, il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama. http://it.dalailama.com/videos/commentario-a-bodhichitta, https://www.youtube.com/watch?v=CqOfTEUmp_A,


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