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Sua Santità il Dalai Lama: Maha-Satipatthana Sutta – 2° giorno
Dicembre 19th, 2021 by admin

Sua Santità il Dalai Lama: “Attraverso la consapevolezza del respiro, ancoriamo la nostra attenzione ad un’attività umana naturale. Prestiamo attenzione a qualcosa che facciamo senza sforzo e quindi coltiviamo la disciplina mentale. Ha così luogo un acquietamento della mente tale che sperimentiamo ciò che la mente effettivamente è: consapevolezza.”

18 dicembre 2021. Thekchen Chöling, Dharamsala, HP, India – Non appena questa mattina Sua Santità il Dalai Lama è entrato nella sala delle udienze della sua residenza, ha salutato a mani giunte gli ascoltatori dal web. Quindi i monaci del tempio del Myanmar in Sri Lanka hanno iniziato a cantare i sutta in pali. Sono stati seguiti dai membri del Consiglio buddista Theravada in Malesia e poi da Bhante Santacito in Indonesia. Rivolgendosi al pubblico Sua Santità ha parlato in tibetano e Thupten Jinpa l’ha tradotto in inglese. Nel frattempo, interpreti invisibili traducevano le sue parole in altre lingue tra cui cinese, hindi, coreano, giapponese, vietnamita, russo, mongolo, spagnolo, francese, italiano, tedesco, nepalese, tailandese, singalese, indonesiano e ladakhi.

Oggi noi seguaci del Buddha ci incontriamo per il secondo giorno, il che è meraviglioso. In generale, si comprende che l’insegnamento del Buddha durerà per 5000 anni e di questi 2600 sono già trascorsi. La tradizione sembra salda nei paesi tradizionalmente buddisti. Inoltre, c’è un crescente interesse per il buddismo anche in altre parti del mondo. Pertanto, è importante per quelli di noi che sono stati tradizionalmente buddisti pensare a cosa possiamo fare per far fiorire il Buddhadharma.

Dobbiamo capire meglio le nostre diverse tradizioni, il che implica entrare in dialogo. Prego che il buddismo duri a lungo e prego che possa rinascere nei luoghi in cui è decaduto.

Esistono due correnti principali del buddismo, la tradizione pali e la tradizione sanscrita e coloro che ne fanno parte hanno bisogno di parlare tra loro. Quando visito Bodhgaya, per esempio, faccio regolarmente un pellegrinaggio per rendere omaggio al Tempio della Mahabodhi, ma visito spesso anche i miei amici al Tempio Tailandese.

Dobbiamo sviluppare una migliore comprensione delle reciproche interpretazioni del Dharma. Dovremmo apprezzare che ci sono anche persone interessate a ciò che il buddismo ha da insegnare, meno in termini di pratica religiosa e più in termini di intuizione psicologica e filosofica. Quindi, dobbiamo lavorare insieme per sostenere il Buddismo: sia nel suo ruolo tradizionale, sia come scienza della mente in un contesto laico.

Ora, fatemi leggere dal Maha-Satipatthana Sutta https://www.sangye.it/altro/?p=1872. Il preambolo stabilisce la scena. Il Buddha era tra i Kuru in una città chiamata Kammasadhamma. Rivolgendosi ai monaci affermò: “‘C’è, o monaci, questa sola via per la purificazione degli esseri, per il superamento del dolore e della sofferenza, per l‘eliminazione dell’insoddisfazione e dell’angoscia, per il raggiungimento della retta via, per la realizzazione del Nibbana: vale a dire i quattro fondamenti della consapevolezza”.

Questo è il nucleo dell’insegnamento del Buddha il cui obiettivo finale è la cessazione o Nibbana. È un percorso articolato nella pratica progressiva della triplice formazione. Il primo passo è frenare le azioni grossolane del corpo, della parola e della mente applicando la consapevolezza. Il prossimo è l’addestramento alla concentrazione, da considerarsi come una base per la pratica effettiva della saggezza del non-sé o della vacui, che è l’essenza del sentiero. Quindi, questa prima sezione delinea l’intero percorso.

Il Buddha spiega cosa sono le quattro consapevolezze. Descrive la postura fisica da adottare in un luogo tranquillo per calmare la mente. Quindi introduce la respirazione consapevole, portando consapevolezza all’inspirazione ed all’espirazione, sia in respiri brevi che lunghi. Mantenendo tale consapevolezza e meta-consapevolezza di essa, o semplice osservazione della mente: ci si concentra sul respiro. Questo porta ad una consapevolezza più profonda.

Poi il corpo è preso come oggetto di consapevolezza e coscienziosità. Si parla delle quattro posizioni: sdraiata, in piedi, camminando e seduta. Mindfulness e meta-consapevolezza (osservare i nostri pensieri senza applicarvi giudizi) devono essere applicate costantemente, altrimenti, quando la mente vaga liberamente, sorgono molti problemi.

L’attenzione al corpo è significativa, ma più importante è applicare la consapevolezza e la coscienziosità alla mente. Proprio come un abile vasaio sa quando deve imprimere alla sua ruota un giro breve o più lungo, così anche un meditatore esperto può applicare la consapevolezza e la coscienziosità secondo necessità.

Guardare la natura dei diversi aspetti del corpo ci ricorda che l’esistenza è condizionata dalla sofferenza. E se chiediamo: che cos’è la sofferenza? Qual è la sua origine? È nella mente.”

Per quanto riguarda l’applicazione della consapevolezza nelle nostre vite, Sua Santità ha menzionato che ogni quindici giorni i monaci e le monache devono partecipare ad una cerimonia di confessione dove viene recitata una versione lunga o breve del Pratimoksha Sutra https://www.sangye.it/altro/?p=4646 (il Sutra dell’Emancipazione individuale o Il Sutra della Liberazione Individuale). Ha ricordato che il suo tutore Kyabjé Ling Rinpoche gli disse che il 13° Dalai Lama aveva incaricato i monaci dei grandi monasteri di recitare il Pratimoksha Sutra almeno una volta all’anno durante il ritiro della stagione delle piogge.

Sua Santità ha rivelato che, avendo memorizzato personalmente il Pratimoksha Sutra, ha avuto l’opportunità di recitarlo una volta durante una assemblea monastica in Tibet e lo ha fatto diverse volte da quando è andato in esilio. Il sutra esamina in dettaglio l’attività monastica fornendo ai monaci pienamente ordinati una guida su come condurre la propria vita.

Dimostra quanto sia importante che i monaci mantengano la consapevolezza e la presenza mentale sulla loro condotta quotidiana.

Un elemento da notare è che il sutra doveva essere recitato a memoria. Non può essere letto da un testo. Tuttavia, c’era un’usanza che, se il monaco anziano che lo cantava non era in grado di completare la sua recitazione, un altro monaco ne prendeva il posto, riprenderlo da dove il monaco precedente s’era interrotto. Sua Santità ha aggiunto daver consigliato ai monaci dei grandi monasteri ristabiliti nel sud dell’India di mantenere quella che considera una bellissima tradizione: di cantare l’intero sutra almeno una volta all’anno.

“Il Maha-Satipatthana Sutta continua descrivendo delle riflessione sugli aspetti ripugnanti delle diverse parti del corpo”, ha affermato Sua Santità mentre continuava a leggere. “Il riconoscimento delle parti del corpo è paragonato al riconoscimento di diversi tipi di grani. In definitiva, dice il testo, il corpo è composto da sostanze impure che non sono degne di attaccamento. Successivamente, il corpo viene esaminato in termini di terra, acqua, fuoco ed aria. Sebbene lo pensiamo come un’entità solida, in realtà è composto da vari elementi.

I monaci sono incoraggiati a visitare i cimiteri per contemplare i corpi in decomposizione ed in disfacimento. Sono quindi incoraggiati a confrontare i propri corpi con quelli in putrefazione, pensando: “Questo mio corpo è della stessa natura, diventerà così, non è esente da quel destino”. Ciò consente di riconoscere la natura della sofferenza e punta all’insegnamento del non sé. Alla base delle nostre ipotesi sul corpo c’è la sensazione che ci sia un sé, un proprietario, a cui attaccarsi. Ma queste contemplazioni indicano che non c’è un corpo separato dalle parti che lo compongono. La consapevolezza del corpo ha l’effetto di ridurre l’attaccamento.

Poi, un monaco contempla i sentimenti. Siamo naturalmente attratti dai sentimenti piacevoli, perciò contrari a quelli spiacevoli. La consapevolezza dei sentimenti ci permetterà di essere meno estremi nelle nostre risposte. La brama di fondo sono l’ansia e l‘invidia. Se riduciamo il desiderio, saremo meno ansiosi.

Potremmo chiederci da dove vengono i sentimenti e perché reagiamo ad essi. Ci sono cose a cui siamo inclini ad attaccarci ed altre verso cui siamo avversi. Tale avversione può essere espressa come rabbia, odio e così via. Guardando ad un livello più profondo, dobbiamo esaminare l’intenzione, la motivazione e l’emozione.

La meditazione si sposta dalla mente agli oggetti della mente. Riconoscere che molte delle cose che crediamo siano costruzioni della mente ci avvicina alla comprensione della assenza di un sé o della vacuità. Poiché non c’è nulla di solido nella realtà, nulla che abbia un’esistenza indipendente, l’intera base dell’attaccamento è minata.

Il sutta rivela una comprensione crescente che sposta la sua attenzione dal corpo ai sentimenti e dai sentimenti alla mente ed agli oggetti della mente od ai fenomeni.

Nella mia pratica quotidiana, rifletto sulla Lode al Buddha di Nagarjuna https://www.sangye.it/altro/?p=10906 all’inizio della sua ‘Saggezza Fondamentale della Via di Mezzo’ https://www.sangye.it/altro/?p=9194 per aver insegnato il sorgere dipendente. Presenta la vacuità dal punto di vista della natura delle cose stesse.

Rendo omaggio al Buddha Perfetto,

Il migliore dei maestri, che insegnò che

Qualunque cosa sia sorta in modo dipendente è

Incessante, non nata, 1/1

Non annichilita, non permanente,

Non viene, non va,

Senza distinzione, senza identità,

E libera da costruzioni concettuali.

Da un punto di vista realistico, si nega di credere nel sorgere e nella cessazione. Dal punto di vista temporale, si nega di credere nella permanenza o nell’annichilazione. Dal punto di vista dell’attività, sono negati sia l’andare che il venire. Ed in termini di etichettatura, è negato l’afferrarsi alle cose come separate e distinte. Nagarjuna dichiara: “Rendo omaggio al Buddha Perfetto, il migliore dei maestri“. Rifletto spesso su questi importanti versi”.

Rispondendo alle domande del pubblico virtuale Sua Santità ha chiarito che la pratica del Dharma non si basa sulla fede, ma sulla conoscenza. E quella conoscenza sorge attraverso lo studio, la contemplazione e la meditazione. Jé Tsongkhapa https://www.sangye.it/altro/?p=942 riassume questo in un verso del suo “Destino Compiuto”

https://www.sangye.it/altro/?p=11556:

All’inizio mi sono molto impegnato nell’apprendere.

Nel mezzo, tutti gli insegnamenti mi sono apparsi come istruzioni spirituali.

Alla fine, ho praticato notte e giorno.

Ho dedicato tutta questa virtù affinché il Dharma fiorisse.

Sua Santità ha suggerito che, se le persone possono permettersi di dedicare del tempo per studiare ed impegnarsi nella contemplazione, getteranno le basi per una vita pacifica. Nella sua gentilezza, ha osservato, il Buddha ha tracciato un percorso su cui fare progressi che si avvicinano all’adozione di un approccio scientifico.

Attraverso la consapevolezza del respiro, ancoriamo la nostra attenzione ad un’attività umana naturale. Prestiamo attenzione a qualcosa che facciamo senza sforzo e quindi coltiviamo la disciplina mentale. Ha così luogo un acquietamento della mente tale che sperimentiamo ciò che la mente effettivamente è: consapevolezza.

Nella tradizione tibetana gli yogi riconoscono i diversi livelli di sottigliezza della mente. Imparano a riconoscere i vari livelli di dissoluzione. Al momento della morte si dice che si dissolvono in tutto 80 concezioni, 33 associate allo stadio di apparizione, 40 collegata allo stadio di incremento e sette in relazione allo stadio del quasi raggiungimento, che culmina nella manifestazione della mente innata di chiara luce. Uno yogi esperto mantiene la consapevolezza fino a questo stadio.

In risposta ad una domanda Sua Santità ha chiarito che la differenza tra “samatha” e “vipassana” non va ricercata nell’oggetto della meditazione, ma nello stile della meditazione. “Samatha” parla di stabilizzare la mente in una concentrazione univoca. “Vipassana” implica analisi ed indagine critica. Nella tradizione indo-tibetana la distinzione è tra meditazione non discorsiva e meditazione discorsiva. Entrambi gli elementi possono essere trovati nella pratica della consapevolezza.

In termini di consapevolezza degli oggetti mentali, l’attenzione è rivolta ai quattro attributi della verità della sofferenza: l’impermanenza, la natura della sofferenza, la vacuità ed il non sé. Sua Santità ha citato due versi della “Preziosa ghirlanda” https://www.sangye.it/altro/?p=2788 di Nagarjuna https://www.sangye.it/altro/?p=10906 che usa nella sua pratica.

Una persona non è terra, né acqua,

Nè fuoco, né vento, né spazio,

Non è la coscienza, e non è tutte queste.

Cos’altro è una persona oltre a questo? 80

Proprio come una persona non è reale,

Essendo un composto di sei componenti,

Quindi, anche ciascuno dei costituenti

Non è reale perché è un composto. 81

Facciamo un’ipotesi, perché parliamo di “mio corpo”, “mio linguaggio” e così via assumendo che c’è una persona proprietaria di queste cose. In definitiva, non troviamo una persona del genere, ma, a livello convenzionale, possiamo dire che io e te esistiamo. La persona è un costrutto. La scuola della Sola Mente dice che è la continuità della coscienza. La Scuola della Via di Mezzo afferma che una persona può essere compresa solo a livello nominale.

In una sezione chiave del suo “Entrare nella Via di Mezzo” https://www.sangye.it/altro/?p=3259, Chandrakirti https://www.sangye.it/altro/?p=10587 presenta tre importanti conseguenze dell’assumere che qualcosa sia oggettivamente reale.

Se le caratteristiche intrinseche delle cose dovessero sorgere in dipendenza,

le cose verrebbero distrutte negandole;

la vacuità sarebbe allora causa di distruzione delle cose.

Ma questo è illogico, quindi non esistono entità reali. 6.34

Pertanto, quando si analizzano tali fenomeni,

nulla si trova come loro natura, a parte la talità.

Quindi, la verità convenzionale del mondo di tutti i giorni

non deve essere sottoposta ad analisi approfondite. 6.35

Nel contesto della talità, alcuni ragionamenti non consentono il sorgere

da sé o da qualcos’altro, e, quello stesso ragionamento

li respinge anche a livello convenzionale.

Allora, in che modo viene stabilito il tuo sorgere? 6.36

Nagarjuna chiarisce la situazione nella sua “Saggezza Fondamentale” https://www.sangye.it/altro/?p=9194:

Ciò che è sorto in modo dipendente

Viene spiegato come vacuità.

Che, essendo una designazione dipendente,

È essa stessa la via di mezzo. 24/18

Non esiste alcunché

Che non sia sorto in modo dipendente.

Quindi non esiste nulla

Quello non sia vacuità. 24/19

“Quando menziono Nagarjuna e Chandrakirti”, ha rivelato Sua Santità, “sento una stretta connessione emotiva, come se una volta mi fossi seduto in un cantuccio lontano di una riunione in cui prendeva la parola Nagarjuna”.

Il moderatore ha ringraziato per la stimolante esperienza di ascoltare Sua Santità conferire insegnamenti. Il molto venerabile Narampanawe Ananda Nayaka Thero, abate capo dell’Asgiriya Maha Piriwena, Kandy, Sri Lanka, ha offerto le osservazioni conclusive.

Tutti qui noi riuniti siamo stati in grado di generare molte introspezioni dall’insegnamento. Oggi, il ‘satipatthana’ è diventato un insegnamento vitale per tutti. Invito tutti voi ad esercitarvi ogni giorno. Sono davvero grato a Sua Santità per questo grande insegnamento in un momento in cui la pandemia è ancora in corso. Possano tutti gli esseri essere benedetti dagli insegnamenti del Buddha”.

“Siamo tutti seguaci del Buddha”, è stato il commento finale di Sua Santità. “E quando si tratta della natura della realtà, tutti abbracciamo i quattro assiomi che tutti i fenomeni condizionati sono impermanenti; tutti i fenomeni contaminati sono della natura della sofferenza; tutti i fenomeni sono vuoti e privi di un sé. Questi assiomi appartengono a tutti noi”.

Il pubblico virtuale ha risposto nel modo consueto: “Sadhu, sadhu, sadhu”.

Prima bozza di traduzione, salvo errori ed omissioni, da https://www.sangye.it/dalailamanews/?p=15011 del Dott. Luciano Villa del Centro Studi Tibetani Sangye Choeling di Sondrio, il cui nome è stato conferito da Sua Santità il Dalai Lama. Guarda il video originale in inglese https://www.dalailama.com/videos/maha-satipatthana-sutta ed il video in italiano http://it.dalailama.com/videos/maha-satipatthana-sutta con la traduzione di Fabrizio Pallotti che ringraziamo.


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